La leggenda delle campane di Pasqua


La leggenda delle campane di Pasqua

Riccardo e Silvia erano ospiti dalla nonna Maria per le vacanze di Pasqua.
Stavano ascoltando con attenzione la nonna che raccontava loro una storia:
“Tutte le campane del mondo sono andate a Roma a trovare le loro sorelle che sono a San Pietro.”
“Ma sei sicura, nonna?” fece Riccardo dubbioso.
“Chi le ha portate?” s’incuriosì Silvia.
“Sono andate da sole!” rispose la nonna.
“Ma non è possibile!” esclamò Riccardo.
“Eppure da ieri non si sono più sentite suonare!” disse la nonna.

Riccardo l’interruppe:

“Lo so, tacciono perché è morto Gesù, ma quando Gesù risorgerà, suoneranno il Gloria.”
“Verissimo,” rispose la nonna, “ma si racconta che la notte del venerdì, quando la gente dorme, le campane di tutte le chiese, zitte zitte, volino a trovare le campane di Roma.
La notte del Sabato Santo ritornano alle loro chiese, volando assieme alle colombe pasquali, e nel loro passaggio depositano uova e dolci per i bambini.”
I due nipotini ascoltavano attenti, ma un po’ increduli.
“Che fanno le colombe?” chiese Silvia.
“Volano col rametto d’ulivo nel becco, in segno di pace!” disse la nonna.
“Davvero le campane lasciano uova e dolci per i bambini?” domandò Riccardo, interessato.

“Si, ma soltanto per i bambini che credono a questa storia.” concluse nonna Maria.

Poco dopo i due fratelli, rimasti soli, si misero a discutere.
“Ma le campane non possono volare, non hanno le ali!
E poi, come fanno a portare dolci ai bambini se non hanno le mani?
Sicuramente è una favola!” esclamò Riccardo.
“Perché la nonna la racconta come una storia vera?” chiese Silvia.
“Forse lei ci crederà!” disse Riccardo.
“Allora aspetterà i dolci dalle campane e ci resterà male non trovandoli…” concluse Silvia.
I bambini pensarono al da farsi, poi ebbero un’idea e per tutto il pomeriggio del sabato furono occupatissimi:
Silvia in cucina, con la zia, e Riccardo a gironzolare attorno alla colombaia trascinandosi dietro la scala.

La nonna, si accorse di tutto quel traffico, ma fece finta di niente.

La domenica, alla fine del pranzo, arrivò la zia reggendo su un vassoio una grossa campana di pastafrolla, legata con nastrini colorati.
I due bambini si strizzarono l’occhio, aspettando con impazienza il resto della sorpresa.
Quando la campana fu sollevata, uscì una piccola colomba spaurita che lasciò cadere a terra un ramoscello d’ulivo.
Svelto, Riccardo lo raccolse e lo porse alla nonna:
“Tieni, nonna, è per te!”
La nonna sorrise commossa; non poteva parlare perché la voce le tremava un po’.

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