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Racconti di Pasqua

Racconti di Pasqua Sito Racconti con Morale —————————– Babbo Natale anche a Pasqua —————————– Cristo è risorto —————————– Dipende dalle mani in cui si trova…

La misericordia di Dio (La barca che galleggia)

La misericordia di Dio
(La barca che galleggia)

Un potente re chiese al vecchio sacerdote:
“Tu dici che l’uomo che ha compiuto tutto il male possibile per cent’anni e prima di morire chiede perdono a Dio, otterrà di rinascere in cielo.
Se invece uno compie un solo delitto e non si pente finirà all’inferno.

È giusto questo?

Cento delitti sono più leggeri di uno?”
Il vecchio sacerdote replicò al re:
“Se prendo un sassolino grosso così, e lo depongo sulla superficie del lago, andrà a fondo o galleggerà?”

“Andrà a fondo!” rispose il re.

“E se prendo cento grosse pietre, le metto in una barca e spingo la barca in mezzo al lago, andranno a fondo o galleggeranno?” chiese l’anziano sacerdote.
“Galleggeranno!” disse il re.
“Allora cento pietre e una barca sono più leggere d’un sassolino?” domandò il saggio.
Il re non sapeva che cosa rispondere.

Il vecchio saggio spiegò:

“Così, o re, avviene agli uomini.
Un uomo anche se ha molto peccato ma si appoggia a Dio, non cadrà nell’inferno.
Invece l’uomo che fa il male anche una volta sola, e non ricorre alla misericordia di Dio, andrà perduto.”

Brano senza Autore.

Una donna ed il vescovo

Una donna ed il vescovo

Una donna riteneva che Dio le apparisse in visione.
Andò quindi a consigliarsi dal proprio vescovo.
Il buon presule le fece la seguente raccomandazione:
“Cara signora, lei forse sta credendo a delle illusioni.
Deve capire che in qualità di vescovo della diocesi sono io che posso decidere se le sue visioni sono vere o false.”

“Certo, Eccellenza.” rispose la signora.

“Questa è una mia responsabilità, un mio dovere!” spiegò il vescovo.
“Perfetto, Eccellenza!” replicò la donna.
“Allora, cara signora, faccia quello che le ordino.” disse il prelato.
“Lo farò certamente, Eccellenza!” esclamò la signora.
“La prossima volta in cui Dio le apparirà, come lei sostiene, lo sottoponga a una prova per sapere se è realmente Dio!” continuò il vescovo.
“D’accordo, Eccellenza.

Ma qual è la prova?” domandò la donna.

“Dica a Dio:
“Rivelami, per favore, i peccati personali e privati del signor vescovo.”
Se è davvero Dio ad apparirle, costui le rivelerà i miei peccati.
Poi, torni qui e mi racconti cosa avrà risposto; a me, e a nessun altro.
D’accordo?” chiese il prelato.
“Farò proprio così, Eccellenza!” concluse la donna che in seguito andò via.
Un mese dopo, la signora chiese di essere ricevuta dal vescovo, che le domandò:

“Le è apparso di nuovo Dio?”

“Credo di sì, Eccellenza!” rispose la donna.
“Gli ha chiesto quello che le ho ordinato?” domandò allora il prelato.
“Certo, Eccellenza!” disse la donna.
“E cosa le ha risposto Dio?” chiese il vescovo.
“Mi ha detto:
“Di’ al vescovo che i suoi peccati io li ho dimenticati”!” concluse la donna.

Brano tratto dal libro “365 piccole storie per l’anima.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Per colpa di una bugia

Per colpa di una bugia

Un giorno un bambino giocava in casa con la palla.
Sua madre glielo aveva proibito, ma siccome era assente, egli disubbidì.

E così accadde quel che doveva accadere:

con il pallone ruppe il vaso preferito di sua madre.
Quando ella ritornò, il bambino le disse una bugia per evitare il castigo.
Le disse che era stato il fratellino, che, camminando a gattoni, lo aveva rotto.
La madre si irritò molto.

Raccolse i pezzi e cercò di ricomporre il vaso.

Era così arrabbiata che dimenticò di togliere l’arrosto da forno, e quello si bruciò.
Quando il padre arrivò a casa, non c’era niente da mangiare.
Dopo aver bisticciato con la moglie per quel motivo, seccato andò a pranzare al bar dell’angolo.
Adirato come era, trattò in malo modo il cameriere che divenne molto nervoso, e, senza volerlo, versò una tazza di caffè su una signora, macchiandole il vestito.
La signora salì in macchina arrabbiatissima e si diresse verso casa per cambiarsi, ma piangeva tanto che non vedeva bene la strada.

Così, senza accorgersene, tamponò un’auto ferma al semaforo.

L’autista uscì molto arrabbiato, e dopo aver discusso e presi i dati per l’assicurazione, si diresse molto infastidito al suo lavoro.
Era un maestro, e casualmente aveva tra gli scolari il fanciullo che aveva rotto il vaso.
Entrò in classe di pessimo umore, e gli parve di sentire qualcuno che disturbava.
Allora castigò il primo che gli capitò, ed era proprio il ragazzo che aveva provocato tutte queste contrarietà.
Senza prevederlo, il fanciullo, disubbidendo a sua madre e mentendole, aveva cominciato una catena di irritazioni e di discussioni.
E ora pagava le conseguenze di quello che aveva fatto.

Brano tratto dal libro “C’era una volta… al Catechismo.” di Josè Real Navarro

Ah, ma allora si può fare!

Ah, ma allora si può fare!

Ah, ma allora si può fare!
Lo smart working da casa.
Senza creare traffico ed inquinamento, non intasando i trasporti pubblici.

Ah, ma allora si può fare!
La didattica a distanza.
Magari durante le allerte meteo o qualora si abbia qualsiasi altro problema di mobilità.

Ah, ma allora si può fare!

Andare a ritirare la pensione a scaglioni.
Senza creare e senza fare file, senza fine, presso gli uffici postali ogni mese, iniziando addirittura ad usare i bancomat.

Ah, ma allora si può fare!
Farsi inviare la ricetta elettronica dal proprio medico di base tramite sms o email.
Senza dover prendere un giorno di ferie per andare a fare la fila presso lo studio medico.

Ah, ma allora si può fare!

A proposito di file, fare una fila ordinata senza nessuno che voglia fare il furbo.

Ah, ma allora si può fare!
Applaudire il sistema sanitario nazionale senza offendere, o peggio malmenare, il medico al pronto soccorso, solo perché è trascorsa un’ora in più di attesa in fila.

Ah, ma allora si può fare!
Elogiare le forze dell’ordine per il lavoro che fanno senza poi essere additati come fascisti.

Ah, ma allora si può fare!

Fregarsene dei bilanci, dell’Europa e dello spread, per impiegare risorse per aiutare chi si trova in situazioni di urgenza o di difficoltà.

Ah, ma allora si può fare!
Una telefonata ogni tanto a chi vogliamo bene per chiedere come stia, invece di inviare il solito fetentissimo messaggino anche per gli auguri di compleanno o addirittura per le condoglianze.

Si, volendo si può fare.

Brano senza Autore.

La cisterna screpolata

La cisterna screpolata

Erano due cisterne a distanza di qualche decina di metri.
Si guardavano e, qualche volta, facevano un po’ di conversazione.

Erano molto diverse.

La prima cisterna era perfetta.
Le pietre che la formavano erano salde e ben compaginate.
A tenuta stagna.
Non una goccia della preziosa acqua era mai stata persa per causa sua.

La seconda presentava invece fenditure,

come delle ferite, dalle quali sfuggivano rivoletti d’acqua.
La prima, fiera e superba della sua perfezione, risaltava nettamente.
Solo qualche insetto osava avvicinarsi o qualche uccello.

L’altra era coperta di arbusti fioriti,

convolvoli e more, che si dissetavano all’acqua che usciva dalle sue screpolature.
Gli insetti ronzavano continuamente intorno a lei e gli uccelli facevano il nido sui bordi.
Non era perfetta, ma si sentiva tanto tanto felice.

Brano tratto dal libro “Quaranta storie nel deserto.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

La sveglia che scotta

La sveglia che scotta

Alcuni anni fa, anche secondo l’opinione di diversi esperti, faceva molto più freddo, quindi gli inverni risultavano più rigidi.
La gente si difendeva dal rigore del gelo come meglio poteva, vestendosi in modo pesante e indossando capi di lana.
Ovviamente in quegli anni non esistevano i vestiti ed i materiali brevettati di oggi.

Come tutti sappiamo, non tutti del freddo hanno la stessa percezione.

Giulia, una signora di mezza età, lo temeva assai e, come soluzione personale, all’interno della borsa portava una bottiglia di acqua calda per scaldarsi le mani ogni tanto.
Un giorno decise di sfidare i rigori dell’inverno per andare dall’orologiaio a far aggiustare la sveglia, che da tempo non dava segni di vita.

L’orologiaio presa in mano la sveglia,

che nel frattempo era rimasta nella borsa a contatto con la bottiglia di acqua calda, esclamò:
“Ma, signora Giulia, la sua sveglia scotta!”
Giulia, imbarazzata, non volendo svelare il suo stratagemma per difendersi dal gelo, replicò:

“È normale che scotti!

È da stanotte che suona di continuo e quindi si è surriscaldata!”
Giulia era mia nonna.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Ave Maria

Ave Maria

Quannero regazzino, mamma mia
me diceva: “Ricordati, fijolo,
quanno te senti veramente solo,
tu prova a recità ‘n Ave Maria.

L’anima tua da sola spicca er volo

e se solleva, come pe’ maggia.”
Ormai so’ vecchio, er tempo s’è volato.
Da un pezzo s’è addormita la vecchietta,
ma quer consijo nun l’ho mai scordato.

Come me sento veramente solo

io prego la Maronna Benedetta
e l’anima mia da sola pija er volo.

Brano di Trilussa

La politica

La politica

Ner modo de pensà c’è un gran divario:
mi’ padre è democratico cristiano,
e, siccome è impiegato ar Vaticano,
tutte le sere recita er rosario;

de tre fratelli, Giggi ch’è er più anziano

è socialista rivoluzzionario;
io invece so’ monarchico, ar contrario
de Ludovico ch’è repubblicano.

Prima de cena liticamo spesso

pè via de ’sti princìpi benedetti:
chi vo’ qua, chi vo’ là… Pare un congresso!

Famo l’ira de Dio! Ma appena mamma

ce dice che so’ cotti li spaghetti
semo tutti d’accordo ner programma.

Brano di Trilussa