Il bimbo che curava il padre

Il bimbo che curava il padre

Il signor Cesare era molto abitudinario.
Ogni domenica mattina si alzava tardi, girellava per casa in pigiama e alle undici si radeva la barba, lasciando aperta la porta del bagno.
Quello era il momento atteso da Francesco, che aveva solo sei anni, ma mostrava già molta inclinazione per la medicina e la chirurgia.
Francesco prendeva il pacchetto del cotone idrofilo, la bottiglietta dell’alcool denaturato, la busta dei cerotti, entrava in bagno e si sedeva sullo sgabello ad aspettare.

“Che c’è?” domandava il signor Cesare, insaponandosi la faccia.

Gli altri giorni della settimana si radeva col rasoio elettrico, ma la domenica usava ancora, come una volta, il sapone e le lamette. “Che c’è?”
Francesco si torceva sul seggiolino, serio serio, senza rispondere.
“Dunque?” chiedeva ancora il padre.
“Beh,” diceva Francesco, “può darsi che ti tagli; e io ti farò la medicazione!”

“Già!” diceva il signor Cesare.

“Ma non tagliarti apposta come domenica scorsa,” diceva Francesco, severamente, “altrimenti non vale!”
“Sicuro!” diceva il signor Cesare.
Ma a tagliarsi senza farlo apposta non ci riusciva.
Tentava di sbagliare senza volerlo, ma è difficile e quasi impossibile.

Faceva di tutto per essere disattento, ma non poteva.

Finalmente, qui o là, il taglietto arrivava e Francesco poteva entrare in azione.
Asciugava la stilla di sangue, disinfettava, attaccava il cerotto.
Così ogni domenica il signor Cesare regalava una stilla di sangue a suo figlio, e Francesco era sempre più convinto di avere un padre distratto.

Brano tratto dal libro “Sono un bullo, quindi esisto. I volti della violenza nella ricerca della felicità.” di Margherita Chiarugi e Sergio Anichini

La benedizione

La benedizione

Nella comunità dell’Arca dove aveva deciso di vivere, dopo una vita passata nel mondo universitario, un giorno il celebre padre Henri Nouwen fu avvicinato da una handicappata della comunità che gli disse:
“Henri, mi puoi benedire?”
Padre Nouwen rispose alla richiesta in maniera automatica, tracciando con il pollice il segno della croce sulla fronte della ragazza.
Invece di essere grata, lei protestò con veemenza:
“No, questa non funziona.

Voglio una vera benedizione!”

Padre Nouwen si accorse di aver risposto in modo abitudinario e formalistico e disse:
“Oh, scusami… ti darò una vera benedizione quando saremo tutti insieme per la funzione!”
Dopo la funzione, quando circa una trentina di persone erano sedute in cerchio sul pavimento, padre Nouwen disse:
“Janet mi ha chiesto di darle una benedizione speciale.

Lei sente di averne bisogno adesso.”

La ragazza si alzò e andò verso il sacerdote, che indossava un lungo abito bianco con ampie maniche che coprivano sia le mani che le braccia.
Spontaneamente Janet lo abbracciò e pose la testa contro il suo petto.
Senza pensarci, padre Nouwen la avvolse con le sue maniche al punto di farla quasi sparire tra le pieghe del suo abito.
Mentre si tenevano l’un l’altra padre Nouwen disse:
“Janet, voglio che tu sappia che sei l’Amata Figlia di Dio.

Sei preziosa agli occhi di Dio.

Il tuo bel sorriso, la tua gentilezza verso gli altri della comunità e tutte le cose buone che fai, ci mostrano che bella creatura tu sei.
So che in questi giorni ti senti un po’ giù e che c’è della tristezza nel tuo cuore, ma voglio ricordarti chi sei:
sei una persona speciale, sei profondamente amata da Dio e da tutte le persone che sono qui con te!”
Janet alzò la testa e lo guardò; il suo largo sorriso dimostrò che aveva veramente sentito e ricevuto la benedizione.
Quando Janet tornò al suo posto, tutti gli altri handicappati vollero ricevere la benedizione.
Anche uno degli assistenti, un giovane di ventiquattro anni, alzò la mano e disse:

“E io?”

“Certo!” rispose padre Nouwen, “Vieni.”
Lo abbracciò e disse:
“John, è così bello che tu sia qui.
Tu sei l’Amato Figlio di Dio.
La tua presenza è una gioia per tutti noi.
Quando le cose sono difficili e la vita è pesante, ricordati sempre che tu sei Amato di un amore infinito!”
Il giovane lo guardò con le lacrime agli occhi e disse:
“Grazie, grazie molte!”

Brano tratto dal libro “Solo il vento lo sa.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.