Il cucciolo di cammello

Il cucciolo di cammello

Mongolia del Sud.
È primavera nel Deserto Dei Gobi, una famiglia di pastori nomadi alleva cammelli.

Tra aprile e maggio nascono i cuccioli, da sempre.

La vita quotidiana è fatta di rituali, mansioni da svolgere con costanza e umiltà, di tempeste di sabbia e di canti.
Una famiglia di pastori nomadi aiuta a far nascere un cammello del loro branco.
Il parto risulta essere molto difficile e doloroso per la madre, che stremata, dopo due giorni metterà alla luce un cucciolo di cammello albino.
Ma dopo la nascita, la madre non accetta questo suo piccolo così diverso.

Quindi gli rifiuta il latte e le cure materne.

Dopo tanti sforzi, i pastori mandano i loro figli nel deserto, alla ricerca di un musicista.
Finalmente arriva un violinista, e dopo alcuni giorni, la dolce musica e le carezze da parte di una donna, riescono a commuovere e intenerire la madre del piccolo cammello fino alle lacrime, riuscendo così a recuperare l’istinto materno, cominciando a nutrire e ad accudire il proprio cucciolo.

Brano tratto dal film-documentario sulla perdita dell’amore “La storia del cammello che piange.” di Luigi Falorni e Byambasuren Davaa.

Un film semplice e straordinario, che cerca di parlare con l’amore della natura.
Talvolta, le storie vere racchiudono in se stesse quella magia dell’incanto che nessuna finzione riesce ad eguagliare.
Non ci sono effetti speciali, costumi o sofisticate strategie in grado di competere con la bellezza che ci circonda.
Basta saper vedere con gli occhi del cuore e riscoprire la meravigliosa semplicità dello stupore.

Le tre scure del taglialegna


Le tre scure del taglialegna

C’era una volta un contadino di nome Ivan, talmente povero che non possedeva nient’altro che un’accetta con cui si procurava da vivere spaccando legna.
Un giorno mentre lavorava sulla riva del fiume, la lama dell’accetta si staccò dal manico e volò in acqua.

Il povero Ivan si disperò:

con che cosa si sarebbe procurato ora quel poco da mangiare, come aveva sempre fatto?
Si sedette sulla riva del fiume sospirando, ma i suoi lamenti richiamarono uno strano vecchietto che si avvicinò e gli chiese che cosa fosse accaduto.
Quando Ivan gli ebbe raccontato la sua sventura, l’ometto si tuffò nel fiume e poco dopo riemerse, mostrando un’accetta tutta d’oro:

“È questa?” chiese.

“No, non è la mia!” rispose sicuro il taglialegna.
Il vecchietto si immerse ancora e tornò con un’accetta d’argento.
“Non è neppure questa!” affermò il boscaiolo.
La terza volta, il vecchietto gli riportò la sua scure.

“Sì è proprio questa!” gioì felice il taglialegna.

“Riprendila, non mi devi nulla per l’aiuto che ti ho dato.
Anzi, poiché hai dimostrato di non essere avido e bugiardo, meriti un premio:
puoi tenere anche l’accetta d’oro e l’accetta d’argento!”

Brano tratto dal libro “366 e più fiabe.” di Gianni Padoan