Cosa ti rende felice?


Cosa ti rende felice?

Nel corso di un seminario per coppie, chiesero a una delle mogli:
“Tuo marito ti rende felice?
Ti fa davvero felice?”
In quel momento, il marito sollevò la testa, mostrando totale sicurezza.
Sapeva che la moglie avrebbe detto sì, perché non si era mai lamentata di qualcosa durante il matrimonio.
Tuttavia, la moglie rispose con un sonoro “No!”
“No, mio marito non mi rende felice!”
A questo punto il marito stava cercando la porta di uscita più vicina.
“Mio marito non mi ha reso felice e non mi rende felice!
Sono felice!”

E continuò:

“Il fatto che io sia felice o no, non dipende da lui, ma da me.
Io sono la sola dalla quale dipende la mia felicità.
Io decido di essere felice.
In ogni situazione, ogni momento della mia vita, perché se la mia felicità dipendesse da qualche cosa, persona o circostanza sulla faccia della terra, sarei in guai seri.
Tutto ciò che esiste in questa vita è in continua evoluzione:
l’essere umano, la ricchezza, il mio corpo, il tempo, la mia testa, i piaceri, gli amici, la mia salute fisica e mentale.
E così potrei citare un elenco senza fine…
Decido di essere felice!

Se la mia casa è vuota o piena: sono felice!

Se usciamo insieme o esco da sola: sono felice!
Se il mio lavoro è ben pagato o no: sono felice!
Sono sposata, ma ero felice quando ero single.
Sono contenta per me stessa.
Le altre cose, persone, momenti o situazioni io le chiamo esperienze che possono o non possono darmi momenti di gioia e di tristezza!
Quando muore qualcuno che amo, io sono una persona felice in un inevitabile momento di tristezza.
Imparo dalle esperienze passeggere e vivo quelle che sono eterne come l’amare, perdonare, aiutare, capire, accettare, confortare…

Ci sono persone che dicono:

oggi non posso essere felice perché sto male, perché non ho soldi, perché fa molto caldo, perché qualcuno mi ha insultato, perché qualcuno ha smesso di amarmi, perché non riesce a valorizzarmi, perché mio marito non è quello che mi aspettavo, perché i miei figli non mi rendono felice, perché i miei amici non mi rendono felice, perché il mio lavoro è mediocre e così via.
Io amo la vita ma non perché la mia vita è più facile di quella degli altri.
E’ che ho deciso di essere felice e io come persona sono responsabile per la mia felicità.
Quando prendo questo obbligo, lascio liberi mio marito e chiunque altro dal pesare sulle loro spalle.
La vita di tutti è molto più leggera.
Ed in questo modo ho un matrimonio felice da molti anni!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Lentamente muore



Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,

chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,

chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare;

chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Brano di Martha Medeiros, attribuito a Neruda.

L’auto in panne. (Aiutare gli altri)


L’auto in panne.
(Aiutare gli altri)

In una notte di pioggia c’era una signora di colore ferma al lato della strada sotto un tremendo temporale:
la sua auto era in panne ed aveva disperatamente bisogno di aiuto.

Completamente inzuppata cominciò a fare segnali alle auto che passavano.

Un giovane bianco, come se non conoscesse i conflitti razziali che laceravano gli Stati Uniti negli anni ’60, si fermò per aiutarla.
Il ragazzo la portò in un luogo protetto, le procurò un meccanico e chiamò un taxi per lei.

La donna sembrava avere davvero molta fretta,

ma riuscì ad annotarsi l’indirizzo del suo soccorritore e a ringraziarlo.
Passati sette giorni, bussarono alla porta del ragazzo.
Con sua grande sorpresa era un corriere che gli consegnò un enorme pacco contenente una grande TV a colori, accompagnata da un biglietto che diceva:

“Molte grazie per avermi aiutata in quella strada, quella notte.

La pioggia aveva inzuppato i miei vestiti come il mio spirito e in quel momento è apparso Lei.
Grazie a Lei sono riuscita ad arrivare al capezzale di mio marito moribondo poco prima che se ne andasse.
Dio la benedica per avermi aiutato.
Sinceramente, Mrs. King Cole”

Brano tratto dal libro “Io e me alla ricerca del Treno: Pensieri e racconti di uno strano ragazzo…” di Andrea Cardinale

La ragazzina con il vestito rosa. (L’Angelo Custode)


La ragazzina con il vestito rosa
(L’Angelo Custode)

Vidi una ragazzina seduta tutta sola nel parco.
Tutti le passavano vicino e non si fermavano per scoprire perché sembrasse così triste.
Indossava un vestito rosa logoro, scalza e sporca, sedeva e guardava la gente passare.
Non provava mai a parlare.
Non diceva una parola.
Molti le passavano vicino, ma nessuno si fermava.
Il giorno dopo decisi di tornare al parco per curiosità, per vedere se la ragazzina stava ancora lì.
Sì, era lì, proprio nello stesso posto dov’era il giorno prima, e ancora con lo stesso sguardo triste negli occhi.

Quel giorno ero decisa a fare qualcosa ed avvicinarmi alla ragazzina.

Che, come tutti sappiamo, un parco pieno di gente strana non è il posto giusto dove dei bambini possano giocare soli.
Nell’avvicinarmi notai la parte posteriore del vestito della ragazzina.
Aveva una forma grottesca.
M’immaginai che fosse quella la ragione per cui la gente passava e non faceva lo sforzo di parlare con lei.
Le deformità sono un colpo basso nella nostra società, e il cielo vieta di fare un passo verso di esse e assistere qualcuno che è diverso.
Avvicinandomi ancora, la ragazza abbassò appena gli occhi per evitare il mio sguardo.
Da vicino potei vedere più chiaramente la forma della sua schiena.
Aveva la forma orribile di una gobba esagerata.
Sorrisi per farle capire che era tutto ok; ero lì per aiutarla, per parlare.

Mi sedetti accanto a lei ed io esordii con un semplice “ciao.”

La ragazzina sembrò colpita, e balbettò un “salve” dopo avermi a lungo fissato negli occhi.
Sorrisi e anche lei sorrise timidamente.
Parlammo finché venne sera, e il parco fu completamente vuoto.
Chiesi alla ragazza perché fosse così triste.
Lei mi guardò e con tristezza disse: “Perché sono diversa.”
Immediatamente risposi “Lo sei!” e sorrisi.
La ragazzina sembrò ancora più triste e disse: “Lo so.”
“Cara,” dissi “mi sembri un angelo, dolce ed innocente.”
Mi guardò e sorrise, poi si alzò in piedi lentamente e mi chiese: “Davvero?”
“Sì, sei come un piccolo angelo custode mandato a prenderti cura della gente che passa!”

Annuì con la testa e sorrise.

Così facendo aprì la parte posteriore del suo vestito rosa e lasciò uscire le sue ali.
Poi disse: “Lo sono! Sono il tuo angelo custode!” con un luccichio negli occhi.
Rimasi senza parole, probabilmente stavo avendo un’allucinazione.
Disse: “Per una volta hai pensato a qualcuno oltre a te stessa.
Il mio lavoro qui è finito.”
Mi alzai in piedi e dissi: “Aspetta, perché nessuno si è fermato per aiutare un angelo?”
Mi guardò, sorrise, e disse: “Sei l’unica che possa vedermi!” e poi se ne andò.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il vecchio saggio (Avrei voluto poter cambiare me stesso)


Il vecchio saggio
(Avrei voluto poter cambiare me stesso)

Un uomo ricevette, una volta, la visita di alcuni amici.
“Vorremmo tanto che ci insegnassi quello che hai appreso in tutti questi anni!” disse uno di loro.

“Sono vecchio!” rispose l’uomo.

“Vecchio e saggio!” disse un altro.
“In fin dei conti, ti abbiamo sempre visto pregare durante tutto questo tempo.
Di cosa parli con Dio?
Quali sono le cose importanti che Gli dobbiamo chiedere?”

L’uomo sorrise.

“All’inizio, avevo il fervore della gioventù, che crede nell’impossibile.
Allora, mi inginocchiavo davanti a Dio e gli chiedevo che mi desse le forze per cambiare l’umanità.
A poco a poco, mi sono accorto che era un compito superiore alle mie forze.
Allora ho cominciato a chiedere a Dio che mi aiutasse a cambiare ciò che mi circondava.”
“In tal caso, possiamo garantirti che il tuo desiderio è stato esaudito in parte!” disse uno degli amici.
“Il tuo esempio è servito per aiutare molta gente.”
“Ho aiutato molta gente con il mio esempio; ma sapevo, comunque, che non era la preghiera perfetta.
Solo adesso, alla fine della mia vita, ho capito qual era la richiesta che avrebbe dovuto essere fatta fin dall’inizio.”

“E qual è questa richiesta?”

“Che io fossi capace di cambiare me stesso.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’isola dei sentimenti


L’isola dei sentimenti

C’era una volta un’isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini:
il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere… anche l’Amore!
Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l’isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono, solo l’Amore volle aspettare fino all’ultimo momento.
Quando l’isola fu sul punto di sprofondare, l’Amore decise di chiedere aiuto.
La Ricchezza passò vicino all’Amore su una barca lussuosissima e l’Amore le disse: “Ricchezza, mi puoi portare con te?”
“Non posso c’è molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te.” rispose la Ricchezza.

L’Amore allora decise di chiedere all’Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello:

“Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?”
“Non ti posso aiutare, Amore.” rispose l’Orgoglio, “Qui è tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca.”
Allora l’Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto:
“Tristezza ti prego, lasciami venire con te!”
“Oh Amore,” rispose la Tristezza, “sono così triste che ho bisogno di stare da sola”.
Anche il Buon Umore passò di fianco all’Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando.

All’improvviso una voce disse:

“Vieni Amore, ti prendo con me.”
Era un vecchio che aveva parlato.
L’Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio.
Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò.
L’Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere:

“Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato?”

“E’ stato il Tempo!” rispose il Sapere.
“Il Tempo?” si interrogò l’Amore, “Perché mai il Tempo mi ha aiutato?”
Il Sapere pieno di saggezza rispose:
“Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l’Amore sia importante nella vita.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Ciò che dai ti ritorna! (Lo specchio)


Ciò che dai ti ritorna! (Lo specchio)

Renato non aveva quasi visto la signora, dentro la vettura ferma al lato della carreggiata.
Pioveva forte ed era buio.
Ma si rese conto che la donna aveva bisogno di aiuto.
Così fermò la sua macchina e si avvicinò.
L’auto della signora odorava ancora di nuovo.
Lei pensava forse che poteva essere un assalitore:
non ispirava fiducia quell’uomo, sembrava povero e affamato.
Renato percepiva che la signora aveva molta paura e le disse:
“Sono qui per aiutarla, signora, non si preoccupi.

Perché non aspetta nella mia auto dove fa un po’ più caldo?

A proposito, il mio nome è Renato.”
La signora aveva bucato una ruota e oltretutto era di età avanzata.
Mentre la pioggia cadeva a dirotto, Renato si chinò, collocò il crick e alzò la macchina.
Quindi cambiò la gomma, sporcandosi non poco!
Mentre stringeva i dadi della ruota, la donna aprì la portiera e cominciò a conversare con lui.
Gli raccontò che non era del posto, che era solo di passaggio e che non sapeva come ringraziarlo per il prezioso aiuto.
Renato sorrise mentre terminava il lavoro e si sollevava.
Lei domandò quanto gli doveva.
Già aveva immaginato tutte le cose terribili che sarebbero potute accadere se Renato non si fosse fermato per soccorrerla.
Ma Renato non pensava al denaro, gli piaceva aiutare le persone…
Questo era il suo modo di vivere.

E rispose:

“Se realmente desidera pagarmi, la prossima volta che incontra qualcuno in difficoltà, si ricordi di me e dia a quella persona l’aiuto di cui ha bisogno!”
Alcuni chilometri dopo la signora si fermò in un piccolo ristorante, la cameriera arrivò e le porse un asciugamano pulito per farle asciugare i capelli rivolgendole un dolce sorriso.
La donna notò che la cameriera era circa all’ottavo mese di gravidanza, ma lei non permetteva che la tensione e i dolori cambiassero il suo atteggiamento e fu sorpresa nel constatare come qualcuno che ha tanto poco, possa trattare tanto bene un estraneo.
Allora si ricordò di Renato.
Dopo aver terminato la sua cena, e mentre la cameriera si allontanò ad un altro tavolo, la signora uscì dal ristorante.
La cameriera ritornò curiosa di sapere dove la signora fosse andata, quando notò qualcosa scritto sul tovagliolo, sopra al quale aveva lasciato una somma considerevole.
Le caddero le lacrime dagli occhi leggendo ciò che la signora aveva scritto.
Diceva:

“Tieni pure il resto…

Qualcuno mi ha aiutato oggi e alla stessa maniera io sto aiutando te.
Se tu realmente desideri restituirmi questo denaro, non lasciare che questo circolo d’amore termini con te, aiuta qualcuno!”
Quella notte, rincasando, stanca, si avvicinò al letto; suo marito già stava dormendo e rimase a pensare al denaro e a quello che la signora aveva scritto.
Quella signora come poteva sapere della necessità che suo marito e lei avevano di quel denaro:
con il bambino che stava per nascere, tutto sarebbe diventato più difficile!
Pensando alla benedizione che aveva ricevuto, fece un grande sorriso.
Ringraziò Dio e si voltò verso il suo preoccupato marito che dormiva al suo lato, lo sfiorò con un leggero bacio e gli sussurrò:
“Andrà tutto bene… Ti amo… Renato!”
La vita è così… è uno specchio: tutto quello che tu dai, ti ritorna!

Brano senza Autore, tratto dal Web

La vita è come un viaggio in treno


La vita è come un viaggio in treno

La vita è come un viaggio in treno in corsa con le sue stazioni, i suoi cambi, i binari, i suoi incidenti.
Pieno di salite e di discese, sorprese piacevoli in alcune salite e profonde tristezze in altre!
E noi siamo solo suoi passeggeri.
Nel nascere saliamo in treno e ci troviamo con i nostri genitori e crediamo che viaggeranno sempre al nostro fianco, ma in qualche stazione loro scenderanno lasciandoci viaggiare da soli.
Nello stesso modo nel nostro treno saliranno altre persone, che saranno significative:

i nostri fratelli, i nostri amici, i nostri figli e anche l’amore della nostra vita.

Alcune ci accompagneranno dall’inizio, vivranno il viaggio insieme a noi e scenderanno nello stesso momento in cui scenderemo noi.
Molti scenderanno e lasceranno un vuoto permanente, altri passeranno inosservati!
Questo viaggio sarà ricco di gioie, dispiaceri, fantasie, attese e saluti.
Non bisogna rimpiangere le fermate che sono rimaste alle nostre spalle, ma guardare avanti in attesa della propria fermata.
Tra le persone che prenderanno questo treno, ci sarà anche chi lo prenderà per una semplice passeggiata o un piacevole caffè ed altri che incontreranno solo tristezza nel viaggio.
Nel viaggio inoltre incontreremo persone che scambieranno con noi qualche parola, che ci potranno sia far ridere che far piangere e che potranno scendere subito dopo essersi fatti una chiacchierata.

E ci saranno altri che, girando per il treno, saranno sempre pronti ad aiutare chi ne ha bisogno.

E’ curioso constatare che alcuni passeggeri, coloro ai quali vogliamo più bene, si accomodano in vagoni diversi dal nostro, cosa che ci obbliga a percorrere il tragitto che ci separa da loro.
Certamente durante il viaggio, questo non ci impedisce di attraversare con difficoltà il nostro vagone e raggiungerli…
Però, con rammarico, non potremo sederci al loro fianco perché ci sarà già un’altra persona ad occupare il posto.
Altre che saranno solo di passaggio: entreranno ed usciranno ma durante questo via vai di entrate ed uscite, da queste impareremo piccole cose e sarà compito nostro farne tesoro.

La riuscita di questo viaggio consiste nell’avere una buona relazione con tutti i passeggeri, nel dare il meglio di noi stessi.

Non bisogna supplicare nessuno di salire a bordo del nostro treno, ma far accomodare in prima fila chi vuole davvero fare parte della nostra vita.
Il grande mistero è che non sappiamo in quale stazione scenderemo, per questo dobbiamo vivere nel migliore dei modi, amare, perdonare, offrire il meglio di noi, così quando arriverà il momento di scendere e il nostro sedile sarà vuoto, lasceremo bei ricordi agli altri passeggeri del treno della vita.
Aggiungerei che…
Si può anche scendere ad una stazione, per poi magari risalire sul prossimo treno con la speranza che sia un treno che offre molto di più del precedente.
La vita è composta da più corse e ad ogni corsa, c’è una lotta, una rinuncia, una sosta, persone da far salire o da lasciare lungo il viaggio…

Brano di Michele Bruno Salerno, ispirato a varie storie presenti sul Web.

Una lettera che un nonno ha lasciato ai propri nipoti


Una lettera che un nonno ha lasciato ai propri nipoti

“Cari adorati nipoti,
la mia Rachele mi ha spinto a scrivere una lettera con qualche consiglio per voi, in cui raccontarvi le cose importanti che ho imparato nella mia lunga vita.
L’ho iniziata a scrivere l’8 aprile 2012, alla vigilia del mio 72° compleanno.
Ognuno di voi è un meraviglioso dono di Dio, un dono per la vostra famiglia e per tutto il mondo.
Ricordatelo sempre, soprattutto quando i venti freddi portati dai dubbio e dai momenti tristi arriveranno nella vostra vita.
Non abbiate paura di niente e di nessuno.
Inseguite i vostri sogni, non fatevi scoraggiare dalle difficoltà o da quello che può pensare la gente.
Troppe persone non fanno quello che vogliono e poi passano la vita a giudicare quello che fanno gli altri.
Evitare quei pessimisti acidi che vivono di “se” e “ma”.

Non fatevi condizionare.

La cosa peggiore nella vita è guardare indietro e dire:
“Avrei dovuto… Avrei potuto…”
Prendetevi dei rischi, fate degli errori.
Tutti gli esseri umani sono uguali.
Alcune persone possono indossare cappelli stravaganti o avere grandi titoli o avere (temporaneamente) un grande potere e per questo credono di essere superiori.
Non credeteci.
Hanno i vostri stessi dubbi, le stesse paure e le stesse speranze, mangiano, bevono, dormono e russano come tutti gli altri.
Fate un elenco di tutto ciò che volete fare nella vita: viaggi in luoghi lontani, imparare un mestiere o una lingua, incontrare qualcuno di speciale.

Fate alcune di queste cose ogni anno.

Non dite mai:
“Lo farò domani. Non c’è un giorno “giusto” per iniziare qualcosa, ora è il momento giusto.”
Siate altruisti andate nel mondo ad aiutare le persone, soprattutto i più deboli, i paurosi e i bambini.
Ognuno porta dentro di sé un grande dolore e ognuno ha bisogno di compassione.
Non unitevi mai all’esercito o a qualunque organizzazione che tenti di uccidervi.
La guerra è un male.
Tutte le guerre sono iniziate con vecchi uomini che costringevano i giovani ad odiarsi e ad uccidersi tra loro.
Leggete libri, il maggior numero che potete.
Sono una meravigliosa fonte di gioia, saggezza e ispirazione.

Siate sinceri con tutti ma soprattutto con voi stessi.

Viaggiate sempre ma soprattutto durante la giovinezza.
Non aspettate di avere abbastanza soldi o fino a quando tutto sarà organizzato perfettamente.
Questo non succederà mai.
Scegliete la professione che amate.
Un posto di lavoro deve essere una gioia, non lavorate solo per il denaro, la vostra anima verrà paralizzata.
Non urlate.
Non serve, mai, fa male a voi stessi e gli altri.
Ogni volta che ho urlato ho fallito.
Mantenete sempre le promesse che fate ai bambini.

Non dite “vedremo” quando si intende “no.”

I bambini vogliono la verità.
Dite loro la verità con amore e gentilezza.
Non dite a nessuno che lo amate se non è vero.
Vivete in armonia con la natura: state all’aria aperta, nei boschi, in montagna, al mare, nel deserto.
E’ importante per l’anima.
Abbracciate le persone che amate.
Dite loro quanto sono importanti per voi ora, non aspettare che sia troppo tardi.
Siate grati ogni giorno al Signore per quello che avete.”

Nonno James.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La principessa


La principessa

C’era una volta un re che aveva una figlia di grande bellezza e straordinaria intelligenza.
La principessa soffriva però di una misteriosa malattia.
Man mano che cresceva, si indebolivano le sue braccia e le sue gambe, mentre vista e udito si affievolivano.
Molti medici avevano invano tentato di curarla.
Un giorno arrivò a corte un vecchio, del quale si diceva che conoscesse il segreto della vita.
Tutti i cortigiani si affrettarono a chiedergli di aiutare la principessa malata.
Il vecchio diede alla fanciulla un cestino di vimini, con un coperchio chiuso, e disse:

“Prendilo e abbine cura.

Ti guarirà.”
Piena di gioia e attesa, la principessa aprì il coperchio, ma quello che vide la sbalordì dolorosamente.
Nel cestino giaceva infatti un bambino, devastato dalla malattia, ancor più miserabile e sofferente di lei.
La principessa lasciò crescere nel suo cuore la compassione.
Nonostante i dolori prese in braccio il bambino e cominciò a curarlo.
Passarono i mesi:
la principessa non aveva occhi che per il bambino.
Lo nutriva, lo accarezzava, gli sorrideva.

Lo vegliava di notte, gli parlava teneramente.

Anche se tutto questo le costava una fatica intensa e dolorosa.
Quasi sette anni dopo, accadde qualcosa di incredibile.
Un mattino, il bambino cominciò a sorridere e a camminare.
La principessa lo prese in braccio e cominciò a danzare, ridendo e cantando.
Leggera e bellissima come non era più da gran tempo.
Senza accorgersene era guarita anche lei.

Brano tratto dal libro “365 storie per l’anima.” di Bruno Ferrero