Il fratellino


Il fratellino

Una giovane madre era in attesa del secondo figlio.
Quando seppe che era una bambina, insegnò al suo bambino primogenito, che si chiamava Michele, ad appoggiare la testolina sulla sua pancia tonda, e cantare insieme a lei una “ninna nanna” alla sorellina che doveva nascere.
La canzoncina, che faceva “Stella stellina, la notte si avvicina…”, piaceva tantissimo al bambino, che la cantava più volte.
Il parto però fu prematuro e complicato.
La neonata fu messa in una incubatrice per cure intensive.

I genitori trepidanti furono preparati al peggio:

la loro bambina aveva pochissime probabilità di sopravvivere.
Il piccolo Michele li supplicava:
“Voglio vederla! Devo assolutamente vederla!”
Dopo una settimana, la neonata si aggravò ancor di più.
La mamma allora decise di portare Michele nel reparto di terapia intensiva della maternità.
Un’infermiera cercò di impedirlo, ma la donna era decisa ed accompagnò il bambino vicino al lettino ingombro di fili e tubicini, dove la piccola lottava per la vita.
Vicino al lettino della sorellina, Michele istintivamente avvicinò il suo volto a quello della neonata e cominciò a cantare sottovoce:

“Stella stellina, la notte si avvicina…”

La neonata reagì immediatamente.
Cominciò a respirare serenamente, senz’affanno.
Con le lacrime agli occhi, la mamma disse:
“Continua, Michele, continua!”
Il bambino continuò.
La bambina cominciò a muovere le braccine.
La mamma e il papà piangevano e ridevano nello stesso tempo, mentre l’infermiera incredula fissava la scena a bocca aperta.
Qualche giorno dopo, la piccola entrò in casa in braccio alla mamma, mentre Michele manifestava rumorosamente la sua gioia!
I medici della clinica, imbarazzati, definirono l’avvenimento con parole difficili.
Ma la mamma e il papà sapevano che era stato semplicemente un miracolo dell’amore di un fratellino per una sorellina tanto attesa.

Brano tratto dal libro “I fiori semplicemente fioriscono.” di Bruno Ferrero

Il miracolo


Il miracolo

Questa è la storia vera di una bambina di otto anni che sapeva che l’amore può fare meraviglie.
Il suo fratellino era destinato a morire per un tumore al cervello.
I suoi genitori erano poveri, ma avevano fatto di tutto per salvarlo, spendendo tutti i loro risparmi.
Una sera, il papà disse alla mamma in lacrime:
“Non ce la facciamo più, cara.
Credo sia finita.
Solo un miracolo potrebbe salvarlo.”
La piccola, con il fiato sospeso, in un angolo della stanza aveva sentito.
Corse nella sua stanza, ruppe il salvadanaio e, senza far rumore, si diresse alla farmacia più vicina.

Attese pazientemente il suo turno.

Si avvicinò al bancone, si alzò sulla punta dei piedi e, davanti al farmacista meravigliato, posò sul banco tutte le monete.
“Per cos’è?
Che cosa vuoi piccola?” chiese il farmacista.
“È per il mio fratellino, signor farmacista.
È molto malato e io sono venuta a comprare un miracolo.” rispose la bambina.
“Che cosa dici?” borbottò il farmacista.
“Si chiama Andrea, e ha una cosa che gli cresce dentro la testa, e papà ha detto alla mamma che è finita, non c’è più niente da fare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo.
Vede, io voglio tanto bene al mio fratellino, per questo ho preso tutti i miei soldi e sono venuta a comperare un miracolo.” spiegò la bambina.
Il farmacista accennò un sorriso triste ed esclamò:

“Piccola mia, noi qui non vendiamo miracoli!”

“Ma se non bastano questi soldi posso darmi da fare per trovarne ancora.
Quanto costa un miracolo?” chiese nuovamente la bambina.
C’era nella farmacia un uomo alto ed elegante, dall’aria molto seria, che sembrava interessato alla strana conversazione.
Il farmacista allargò le braccia mortificato.
La bambina, con le lacrime agli occhi, cominciò a recuperare le sue monetine.
L’uomo si avvicinò a lei e le chiese:
“Perché piangi, piccola?
Che cosa ti succede?”
“Il signor farmacista non vuole vendermi un miracolo e neanche dirmi quanto costa…

È per il mio fratellino Andrea che è molto malato.

Mamma dice che ci vorrebbe un’operazione, ma papà dice che costa troppo e non possiamo pagare e che ci vorrebbe un miracolo per salvarlo.
Per questo ho portato tutto quello che ho!” rispose la bambina.
“Quanto hai?” chiese il dottore.
“Un dollaro e undici centesimi… ma, sapete…” aggiunse con un filo di voce: “Posso trovare ancora qualcosa…”
L’uomo sorrise: “Guarda, non credo sia necessario.
Un dollaro e undici centesimi è esattamente il prezzo di un miracolo per il tuo fratellino!”
Con una mano raccolse la piccola somma e con l’altra prese dolcemente la manina della bambina.
“Portami a casa tua, piccola.
Voglio vedere il tuo fratellino e anche il tuo papà e la tua mamma e vedere con loro se possiamo trovare il piccolo miracolo di cui avete bisogno!”

Il signore alto ed elegante e la bambina uscirono tenendosi per mano.

Quell’uomo era il professor Carlton Armstrong, uno dei più grandi neurochirurghi del mondo.
Operò il piccolo Andrea, che poté tornare a casa qualche settimana dopo completamente guarito.
“Questa operazione,” mormorò la mamma “è un vero miracolo.
Mi chiedo quanto sia costata…”
La sorellina sorrise senza dire niente.
Lei sapeva quanto era costato il miracolo: un dollaro e undici centesimi…
più, naturalmente l’amore e la fede di una bambina.

Brano tratto dal libro “C’è ancora qualcuno che danza.” di Bruno Ferrero

Pioggia di stelle


Pioggia di stelle

C’era una volta un’orfanella povera e sola.
Nessuno l’aveva voluta con sé.
Possedeva solo gli abiti che indossava e un pezzetto di pane.
Un giorno s’incamminò per la campagna pensando:
“Qualcuno mi aiuterà!”
Incontrò un uomo.
“Ho tanta fame!” le disse.
“Dammi qualcosa, per carità!”
La bimba gli diede il suo pezzo di pane.
Poco dopo incontrò un bambino.
“Ho la testa ghiacciata.
Dammi qualcosa per coprirmela!” la supplicò.

L’orfanella si sfilò la cuffia e gliela diede.

Più in là incontrò un altro bambino.
Era senza giubbetto e tremava per il freddo.
Si sfilò la mantella e gliela diede.
Ancora avanti incontrò una bambina mezza assiderata.
Si sfilò la gonnellina e gliela porse.
Ormai non le era rimasto addosso nient’altro che la camicia.
Cammina, cammina arrivò in un bosco. Intanto si era fatto buio.
“Dammi la tua camicia.
Non ho niente da mettermi!” la supplicò un’altra bambina.

L’orfanella pensò:

“Ormai è notte, qui nel bosco nessuno mi vedrà.
Posso dargliela!”
Se la sfilò e gliela porse.
Subito dopo, cominciò a cadere una pioggia di stelle, che cadendo si trasformavano in monete d’oro lucenti.
Nello stesso tempo la bimba si ritrovò vestita di tutto punto e con abiti di stoffa finissimi.
Alzò i bordi del gonnellino e raccolse le monete finché ce ne poterono stare.
Così la buona orfanella non ebbe più a temere la miseria per il resto della sua vita.

Favola dei Fratelli J. e W. Grimm

La collana di perle


La collana di perle

Una bimba di cinque anni andò al mercato con la mamma e vide una collana di perle.
“Me la compri mamma, me la compri?” chiese la bimba.
La madre rispose:
“Dovrai fare lavoretti in casa, ti pagherò e quando avrai abbastanza soldini la comprerai.”
Lavorò ed aspettò con ansia, e grande fu la sua gioia nell’avere quella collana di perle.
La madre la avverti di non bagnarla altrimenti avrebbe cambiato colore.
La bambina aveva un padre amorevole che ogni sera abbandonava tutto per leggere una storiella mentre lei andava a letto a dormire.

Una notte dopo avere letto la storia chiese alla bambina:

“Mi ami?”
“Sì papà tu lo sai che ti amo!” rispose la bambina.
“Allora dammi la tua collana di perle!” continuò il padre.
“No papà, non le perle, prenditi il cavallo con la coda rosa che mi hai regalato tu, è il mio favorito.” replicò la bambina.
“Non ti preoccupare tesoro, papà ti ama, buonanotte.” concluse il padre, e le diede un bacio.

Una settimana dopo il papà dopo aver letto la storia chiese nuovamente alla bambina: “Mi ami?”

“Sì papà, tu lo sai che ti amo!” rispose la bambina,
“Allora dammi la tua collana di perle!” continuò il padre.
“No papà. Le perle no, ma ti puoi prendere la mia bambola che ho ricevuta come regalo per il mio compleanno, con tutti i vestiti.” replicò la bambina.
“Non importa, dormi bene, Dio ti benedica piccolina. Papà ti ama.” concluse il padre e la lasciò con un bacio.
Alcune notti dopo, quando suo padre entrò trovò la bambina seduta sul letto; suo padre notò che tremava e una lacrima scorreva sul suo viso.

“Cosa c’è? Perché piangi?”

La bambina non disse nulla, alzò la sua manina verso suo padre.
Quando l’aprì c’era la collana di perle, e finalmente disse:
“Tieni papà, è per te.”
Con lacrime che si preparavano negli occhi, il padre prese la collana di perle false con una mano, mentre con l’altra tirò fuori dalla tasca una collana di perle vere per darle alla sua bambina.
L’aveva lì da tanto tempo, aspettava che lei gli desse le perle false che tanto amava prima di darle le perle vere.

Brano senza Autore

L’elastico per capelli


L’elastico per capelli

Mi trovavo in cucina e stavo affettando le cipolle, quando mia figlia mi pose una domanda che mi colse di sorpresa.
“Papà, ma se tu e la mamma vi lasciate chi è che tiene due figlie e chi una?” mi domandò.
“In che senso?” le chiesi.
“Siamo tre sorelle.
La terza sorella non potete mica dividerla a metà!” rispose lei.
Sul momento mi è venuto da ridere.
Avrei voluto risponderle:
non ti preoccupare, amore, la mamma ed io non ci lasceremo mai.
Tuttavia non volevo mentirle.
Non volevo mentirle perché so che ogni relazione di coppia si deve reinventare ogni giorno, e il torto più grande che puoi fare a te stesso, e agli altri, è proprio quello di crederti invincibile.

Le risposi così:
“Amore, se per caso la mamma ed io un giorno ci separassimo vi vedremmo tutte e tre, un po’ io e un po’ la mamma, non ti preoccupare.”
“Ma in Mrs. Doubtfire il papà vedeva i bambini solo il sabato!” esclamò lei.
Le dissi:
“Certe volte quando due genitori si lasciano possono succedere delle cose.
Magari non si sono lasciati bene, ma litigando.
Ma la mamma ed io siamo stati sempre d’accordo che, se anche ci lasciassimo, voi verreste sempre prima di tutto.
Hai capito?
Prima di tutto.
Sempre.”
A quel punto mia figlia dopo avermi fissato in silenzio, aggiunse:
“Papà, ma l’amore può finire?”
Prima di risponderle pensai un istante:
“L’amore non finisce.
Sono le persone che cambiano.”
“Le persone?” mi chiese.

“Anche gli adulti crescono, sai?
Tu adesso sei una bambina grande.
Pochi anni fa eri una bambina piccola.
Funziona un pochino così anche per le mamme e i papà.
Io quando ho conosciuto la mamma ero una persona diversa, e lo era anche lei.
L’importante, quando due persone si amano, è riuscire a cambiare insieme oppure rispettare i cambiamenti dell’altro.
I genitori con i propri figli fanno proprio quella cosa lì.
Certe volte invece fra di loro non ci riescono.
E’ per questo che l’amore per i figli è l’unico che non finisce mai, proprio mai!” le spiegai io.
“Ma tu quando hai incontrato la mamma, come hai fatto a sapere che era la mamma?” mi chiese.

“Non credo di aver capito.” le risposi.
“Come hai fatto a capire che volevi amarla?” proseguì lei.
“Ah, quello l’ho capito dopo circa dieci minuti!” replicai io.
“E da cosa l’hai capito?” continuò lei.
“Quando ci siamo incontrati la prima volta, lei si sollevò i capelli dietro la nuca, sopra la testa, e si fece uno chignon senza neanche un elastico, solo annodandoli.” dissi.
“E allora?” domandò con aria curiosa.
“E allora lì ho capito che lei aveva disperatamente bisogno di un elastico…
Ed io dei suoi capelli.” esclamai io.
“E tu ce l’avevi, l’elastico?” continuò lei.
“No. Ma quando la mamma lo ha scoperto ormai mi voleva già bene.” risposi.
“Papà!
Allora l’hai imbrogliata?” esclamò lei.

“Forse un pochino.
Ma il punto è che la mamma è stata la prima che mi abbia mai fatto venire voglia di cercare un elastico.
Capisci cosa intendo?” le chiesi.
A questo punto mia figlia ha fatto una cosa che non dimenticherò mai.
Mi guardò negli occhi per qualche secondo, si sfilò il suo elastico e mi disse:
“Tieni papà.
Così tu e la mamma non vi lasciate.”
Lei rideva contenta.
Io per fortuna stavo affettando le cipolle.

Brano senza Autore, tratto dal Web