Non sono il principe azzurro, ma…



Non sono il principe azzurro, ma…

Non sono il principe azzurro, ma azzurro è il colore della vita che vorrei vivere e far vivere a te.
Non sono nemmeno un principe, ma vorrei che tu fossi la mia principessa.
Non arrivo su un cavallo bianco, ma a cavallo della realtà.
Non sono nemmeno capace di andare a cavallo, ma vorrei galoppare insieme a te, tra le bellezze della vita.

Non ho una reggia, ma mi piacerebbe farti vivere da regina.

Non so nemmeno come sia fatta una reggia, ma ci sto lavorando.
Non sono un rospo, ma se mi baci potrebbe piacerti e, anzi, ti garantisco che dopo non mi trasformerò.
Non ho una scarpetta da farti provare, ma il mio carattere non spigoloso potrebbe calzarti a pennello.
Non ti troverai a mezzanotte con una zucca vuota, ma avrai sempre, vicino a te, una testa pensante.

Non ti offro una mela avvelenata, ma momenti felici da assaporare insieme.

Non sto nemmeno a chiederti di dare un morso alla mela verde, di verdi ci sono solo i miei occhi.
Non ti terrei sotto una teca di cristallo a dormire, ma sarei fiero di averti vicina a me, sveglia.
Non ti cerco la più bella del reame, mi basta crederlo.
Non ti chiedo di guardarti nello specchio come la regina cattiva, ma di guardare insieme a me, nella stessa direzione.

Non mi interessa se hai delle sorellastre perfide, un giorno ti invidieranno.

Non mi interessa nemmeno della tua matrigna cattiva, mi basta sapere che non hai preso da lei.
Non sono nemmeno geloso dei sette nani, il più è che non ti fai influenzare da Brontolo.
Non ho i poteri magici della vecchia strega, ma potrai sempre chiedermi di sparire, se non sono come ti ho detto.
Io non so se cerco una bella addormentata nel bosco o una cenerentola, ma la vita è una fiaba che può essere bella o brutta.
Può dipendere dai brutti incontri che si fanno nel bosco, dalle mele avvelenate che a volte tocca mangiare o proprio da chi ha scritto la fiaba e io vorrei viverla insieme a te, possibilmente felici e contenti.

Brano di Enrico Sunda

La felicità – Fabio Volo


La felicità 
Fabio Volo
(a fine pagina troverete il video di questo brano, interpretato da Giovanni Scognamiglio con base musicale “Nuvole Bianche.” di Ludovico Einaudi)

Crescendo impari che la felicità non è quella delle grandi cose.
Non è quella che si insegue a vent’anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi!
La felicità non è quella che affannosamente si insegue credendo che l’amore sia tutto o niente!
Non è quella delle emozioni forti che fanno il “botto” e che esplodono fuori con tuoni spettacolari!
La felicità non è quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.

Crescendo impari che la felicità è fatta di cose piccole ma preziose…

… ed impari che il profumo del caffè al mattino è un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentirti una felicità lieve.
Impari che la felicità è fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi,
Impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall’inverno, e che sederti a leggere all’ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
Ed impari che l’amore è fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei cinque minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore!

Ed impari che basta chiudere gli occhi,

accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
Impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccolo attimi felici.
Impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
Ed impari che tenere in braccio un bimbo è una deliziosa felicità.

Impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami!

Impari che c’è felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c’è qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
Ed impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino, in ogni gabbiano che vola c’è nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston.
Ed impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.

Brano tratto dal libro “Il Volo del Mattino.”

Oggi è stata la giornata più brutta di sempre?



Oggi è stata la giornata più brutta di sempre?

Oggi è stata la giornata più brutta di sempre
E non provare a convincermi che
C’è qualcosa di buono in ogni giorno
Perché, se guardi da vicino,
Il mondo è un posto piuttosto malvagio.

Anche se

Un po’ di gentilezza ogni tanto traspare
La soddisfazione e la felicità non durano.
E non è vero che
Sta tutto nella testa e nel cuore

Perché

La vera felicità si ottiene
Solo se la propria condizione è elevata
Non è vero che il bene esiste
Sono sicuro che sei d’accordo che
La realtà

Crea

Il mio atteggiamento
È tutto fuori dal mio controllo
E nemmeno tra un milione di anni mi sentirai dire che
Oggi è stata una bella giornata

Adesso leggi dal basso verso l’alto.

Poesia originale “Worst Day Ever?” di Chanie Gorkin

È importane osservare la natura


È importane osservare la natura

Un padre ricco, volendo che suo figlio sapesse quale fosse il significato di essere povero, gli fece passare alcune giornate con una famiglia di contadini.
Il bambino trascorse tre giorni e tre notti nei campi.
Di ritorno in città, ancora in macchina, il padre gli chiese:
“Cosa mi dici della tua esperienza?”

“Bella!” rispose il bambino.

“Hai appreso qualcosa?” insistette il padre.
Il bimbo in quel momento iniziò a parlare:
Noi abbiamo un cane, loro ne hanno quattro.
Noi abbiamo una piscina con acqua trattata, che arriva in fondo al giardino. Loro hanno un fiume, con acqua cristallina, pesci e altre belle cose.
Noi abbiamo la luce elettrica nel nostro giardino ma loro hanno le stelle e la luna per illuminarli.

Il nostro giardino arriva fino al muro. Il loro, fino all’orizzonte.

Noi compriamo il nostro cibo; loro lo coltivano, lo raccolgono e lo cucinano.
Noi ascoltiamo CD… Loro ascoltano una sinfonia continua di pappagalli, grilli e altri animali… tutto ciò, qualche volta accompagnato dal canto di un vicino che lavora la terra.
Noi utilizziamo il microonde. Ciò che cucinano loro, ha il sapore del fuoco lento
Noi per proteggerci viviamo circondati da recinti con allarme… Loro vivono con le porte aperte, protetti dall’amicizia dei loro vicini.
Noi viviamo collegati al cellulare, al computer, alla televisione. Loro sono collegati alla vita, al cielo, al sole, all’acqua, ai campi, agli animali, alle loro ombre e alle loro famiglie.
Il padre rimase molto impressionato dai sentimenti del figlio.

Alla fine il figlio concluse:

“Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri!”

Ogni giorno, diventiamo sempre più poveri perché non osserviamo più la natura!

Brano senza Autore

La verità e la fiaba


La verità e la fiaba

Si racconta che la Verità indossasse un abito modesto e vivesse tutta sola.
Un giorno decise di andare fra la gente.

Non l’avesse mai fatto!

Nessuno voleva accoglierla!
Quelli che la incontravano se la davano a gambe e le chiudevano la porta in faccia.
Umiliata e delusa si avviò per una solitaria strada di campagna, quando ecco venirle incontro una bella signora vestita di sete e merletti e ornata di tanti gioielli falsi, ma sfavillanti!

Era la Fiaba.

“Buongiorno.” disse cordiale “Dove vai sola soletta e così triste?”
“Tutti scappano sempre da me e nessuno vuole mai ascoltarmi…” rispose malinconicamente la Verità.
“Vedi,” replicò la Fiaba “tu sbagli perché ti presenti nuda e cruda, sei troppo disadorna!
Io invece con questi bei vestiti variopinti sono accolta bene dappertutto.
Ho un’idea!
Nasconditi sotto il mio mantello e andiamo insieme per il mondo come due sorelle.

Converrà a tutte e due.

I saggi mi accoglieranno quando capiranno che nascondo la Verità:
gli sciocchi ti accetteranno perché sarai luccicante dei miei gioielli e dei miei vestiti.”

Brano di Jean Pierre Claris de Florian

Ricordo una volta quando ero giovane…


Ricordo una volta quando ero giovane…

Ricordo una volta quando ero giovane e stavo tornando da non so dove, un cinema o forse qualcos’altro.
C’era una ragazza che era seduta di fronte a me, indossava un vestito che era abbottonato quasi fin quassù.

Era la cosa più bella che avessi mai visto.

Allora ero timido, così quando lei mi guardava abbassavo gli occhi.
Poi dopo, quando ero io a guardarla li abbassava lei.
Arrivai dove dovevo scendere, e scesi; le porte si chiusero, e quando il treno stava ripartendo lei mi guardò negli occhi e mi fece un incredibile sorriso.

Fu terribile.

Volevo aprire per forza le porte.
Tornai ogni sera alla stessa ora.
Per due settimane.
Ma non l’ho più vista.

Questo è stato trenta anni fa…

E non credo che passi giorno senza che io non rivolga un pensiero a lei!

Dialogo tratto dal film “Proposta indecente.”

La pizza Armonia. (Le cose belle della vita)


La pizza Armonia.
(Le cose belle della vita)

C’era una volta una pizzeria piccola piccola, in una viuzza stretta stretta.
La pizzeria aveva una porticina a vetri e un campanellino, che tintinnava appena.
In quella bottega si conoscevano tutti i segreti della vera pizza e facevano la pizza più buona del mondo!
Mattia un giorno passò davanti alla vetrina della pizzeria.
Non aveva voglia di rientrare a casa:
erano due sere che a cena, in famiglia, il clima era teso e pesante;
il suo papà masticava voracemente, la sua mamma aveva gli occhi rossi e non parlava;
la sorellina Alice, di cinque anni, guardava l’uno e l’altra, con i suoi verdi occhioni da uccellino spaurito.

Mattia parlava, parlava di tutto, ma nessuno lo ascoltava.

Così, trovandosi davanti all’insegna della pizzeria, Mattia si fermò a leggere:
la prima pizza in elenco si chiamava Armonia.
Entrò, e il vecchietto che stava al banco, lo salutò con un sonoro:
“Buongiorno!”
“Vorrei prenotare una pizza Armonia, formato famiglia… Per questa sera.” disse.
“Gli ingredienti base, li mettiamo noi.” rispose l’anziano pizzaiolo, che poi aggiunse:
“Tu devi portarmi da casa alcuni altri elementi indispensabili!”
“Che cosa?”
“Procurati un secchio, riempilo di tutte le cose belle che trovi, poi portalo qui. Vedrai…”

Mattia corse a casa.

La mamma lo vide entrare in cucina come un tornado e ritornare, poco dopo, con un grosso secchio di plastica blu.
Mattia le mise il secchio sotto il naso.
“Mamma, per piacere, metti un bacio nel secchio!”
Sbalordita e sorpresa, la mamma di Mattia mandò un bacio nel secchio.
Mattia sparì di corsa.
Cominciò a raccogliere tutte le cose belle che trovava:
una bella foglia verde, gli spruzzi della fontana, un po’ di tramonto, due nuvole color arancio, una preghiera della nonna, una carezza del nonno, il riflesso smeraldo degli occhioni verdi di Alice, il ricordo di un bel voto preso a scuola, l’abbaiare di un cane, un “Bravo!” ricevuto dal papà…
Alla fine, trafelato, il ragazzo tornò nella pizzeria portando con sé il secchio, che pesava!
“Hai fatto proprio un buon lavoro!” disse il pizzaiolo “Ma, manca una cosa!”
“Che cosa?” chiese Mattia.

“Una cosa molto semplice: un tuo sorriso!”

Mattia si chinò sull’orlo del secchio e si rispecchiò nell’acqua che aveva raccolto.
Felice, fece il più smagliante sorriso di cui fosse capace.
L’anziano prese il secchio e lo inclinò versando tutto nell’impasto della pizza che aveva preparato.
Allargò, appiattì, guarnì e infine infornò la pizza.
La piccola pizzeria si riempì subito di un profumo delizioso.
Mattia corse a casa tenendo nelle braccia l’enorme confezione di pizza.
Appena varcato l’uscio gridò:
“Mamma, non preparare niente per cena!

Ho portato la pizza!”

La mamma fece per protestare, ma il profumo della pizza e l’entusiasmo di Mattia la riempirono di tenerezza.
“La pizza! Che bello!” disse Alice, contenta, battendo le mani.
Il papà arrivò a tavola un po’ imbronciato, ma il profumo della pizza gli fece mutare l’espressione, e in volto gli si allargò un sorriso.
Il profumo era buonissimo, ma il gusto della pizza era ancora migliore.
Tutti mangiarono, ridendo e scherzando.
Alla fine il papà appoggiò una mano sul braccio della mamma, e disse:
“Avete mai visto una mamma così bella e radiosa?”
Mattia non si era mai sentito così felice!

Brano senza Autore

Voglio ringraziare tutte le persone che…


Voglio ringraziare tutte le persone che…

Tutte le persone che sono passate o passeranno nella nostra vita sono importanti per la nostra crescita, perché tutte indistintamente ci lasciano qualcosa.
Non importa, se quello che raggiunge la nostra mente e il nostro cuore non è sempre di nostro gradimento, la cosa veramente importante, sarà tutto quanto noi riusciremo a trarre dal loro passaggio.

Ogni loro parola, ogni loro gesto, tornerà utile per comprendere e imparare qualcosa di nuovo.

Impariamo ad ascoltare, impariamo a guardare, impariamo a sentire e in ognuna di quelle persone, troveremo una parte di noi, una parte che forse non riteniamo nostra, ma che è lì ad insegnarci tutto quello che non vorremmo mai essere o diventare in futuro.

Gli eventi, gli incontri e tutto quanto si muove intorno a noi non

avviene mai a caso, c’è sempre una ragione, magari non facile da accettare, oppure troppo bella per non essere presa al volo, ma questo non cambia lo stato delle cose e lo scopriremo se impareremo a pensare alle ragioni che possono aver mosso tali evenienze.

Per questo motivo voglio ringraziare tutte le persone che

hanno avuto anche solo una piccola parte nella mia esistenza e dalle quali ho avuto l’opportunità di imparare molto.

Brano tratto dal libro “Ho chiesto perdono a mio figlio.” di Rossella Pirovano

La commovente storia del gatto Bruttino


La commovente storia del gatto Bruttino

Tutti nel nostro palazzo sapevano chi fosse “Bruttino.”
Bruttino era un gattino che viveva nel seminterrato.
Bruttino soprattutto amava tre cose:
combattere, mangiare dalla spazzatura e per così dire amare.
La combinazione di queste tre cose e la vita per strada ha inciso sul suo nomignolo di Bruttino.
Innanzitutto aveva solo un occhio, e dove doveva esserci il secondo c’era un buco.

Non aveva nemmeno un orecchio allineato sullo stesso lato.

La sua gamba sinistra, forse a causa di una grave frattura, guarita male, aveva una posizione angolare e guardandolo sembrava che fosse sempre sul punto di tornare indietro.
La sua coda è andata persa molto tempo fa, lasciando solo un piccolo puntino che era sempre in movimento.
Bruttino aveva un colore grigiastro, il suo corpo era ricoperto di lividi tranne la testa che era ricoperta di cicatrici.
Ogni volta che qualcuno vedeva Bruttino subito esclamava:
“Che gatto orrendo!”
A tutti i bambini della zona fu detto dai propri genitori di non avvicinarsi.
Gli adulti a loro volta lo cacciavano quando cercava di entrargli in casa.
Lo facevano lanciandogli dei sassi oppure bagnandolo con dell’acqua.

Alcuni addirittura gli chiudevano le zampine nelle porte di casa.

Bruttino reagiva sempre allo stesso modo.
Quando lo bagnavano con l’acqua restava fermo e inzuppato attendendo che venisse lasciato in pace.
Quando gli lanciavano qualcosa addosso si sdraiava a terra chiedendo perdono.
Quando vedeva dei bambini vi si avvicinava furtivamente miagolando fortemente e saltando su di loro, chiedendogli affetto.
Se qualcuno lo avesse raccolto, avrebbe immediatamente iniziato a leccargli camicia, orecchini, o qualsiasi cosa avesse trovato.
Un giorno Bruttino decise di dare amore a due husky che vivevano nelle vicinanze.
Ma i cani non ricambiarono i suoi sentimenti e Bruttino fu colpito duramente.

Sentendo i suoi terribili lamenti decisi di vedere cosa fosse successo.

Purtroppo quando arrivai sul luogo mi resi conto che la sua vita stava giungendo al termine.
Bruttino giaceva su una macchia bagnata, le sue zampe posteriori erano terribilmente piegate e sul davanti al posto del suo pelo c’era una terribile ferita.
Lo raccolsi con l’intenzione di portarmelo a casa, sentendolo ansimare affannosamente.
Vedevo che era stanco.
Ho pensato che stesse soffrendo molto.
Sentii qualcosa di umido sull’orecchio.
Bruttino, contorcendosi dal dolore, cercava di leccarmi l’orecchio.
Lo abbracciai fortemente e lui mi toccò il volto con la zampina, poi girò i suoi occhi giallastri verso di me e mi guardò.

Sentii un miagolio molto debole.

Anche in un momento di vera sofferenza questo gatto bruttino pieno di lividi chiedeva solo un po’ di affetto o un po’ di compassione.
In quel momento, Bruttino mi è sembrata la creatura più bella, più amorevole che io abbia mai visto.
Non ha provato a mordermi, a graffiarmi a scappare da me o a combattermi in qualsiasi altro modo.
Mi guardava, sapendo che lo avrei salvato…
Bruttino morì fra le mie braccia, prima che arrivassi a casa.
Sedetti con lui ancora un momento, ripensando a come il suo corpo deforme, pieno di lividi avesse distorto la mia opinione su cosa significhi avere un cuore puro, amare assolutamente e veramente.

Ho appreso più sulla compassione e sul dare da Bruttino che di quanto abbiano mai fatto migliaia di libri, conferenze o l’insieme di vari programmi televisivi.

Per questo, gliene sarò sempre grato.
Esternamente era pieno di cicatrici, mentre io avevo delle cicatrici interne che in quel momento dovetti superare e andare avanti.
Dando il meglio di me a quelli che mi stanno a cuore.
Le persone vogliono essere ricche, avere maggior successo, desiderando di essere ben voluti e belli… invece io cercherò sempre di essere come Bruttino.

Brano senza Autore, tratto dal Web