Er bijetto da cento lire

Er bijetto da cento lire

Un Bijetto da Cento diceva:
“È più d’un mese
che giro ‘sto paese,

sempre in funzione, sempre in movimento!

Comincianno da un vecchio, che una notte
me diede a ‘na coccotte,
so’ capitato in mano a un farmacista,
a un avvocato, a un giudice, a un fornaro, a un prete e a un socialista.

Capisco ch’è ‘na gran soddisfazione d’annà in saccoccia a tutti:

ommini e donne, onesti e farabbutti; ma d’artronne trovo curioso che l’istesso fojo,
che j’ha servito a fa’ ‘na bona azzione, poi serva a fa’ un imbrojo!
Mó, da quattr’ora, sto ner portafojo d’una signora onesta:

ma indove finirò doppo de questa?

Chi lo sa? chi lo sa? Chi me possiede me conserva, me stima,
me tiè da conto assai, ma nun me chiede quer che facevo co’ chi stavo prima.
E questo è naturale, capirai:
quanno se tratta de pijà quatrini la provenienza nun se guarda mai!

Brano di Trilussa

Il predicatore ed il quarto di dollaro

Il predicatore ed il quarto di dollaro

Molti anni fa un predicatore si trasferì a Houston, in Texas.
Alcune settimane dopo essere arrivato, ebbe l’occasione per andare con l’autobus dalla sua casa al centro.
Quando si sedette, scoprì che il conducente, nel fargli il biglietto, gli aveva dato accidentalmente un quarto di dollaro in più.
Allora lui cominciò a pensare cosa fare, e così pensò di darlo indietro.
Sarebbe stato sbagliato tenerlo.

Poi però pensò:

“Ma dai!
È solo un quarto di dollaro.
Chi si potrebbe preoccupare per questa piccola cifra?
Di certo la società degli autobus già ha applicato una tariffa troppo alta; evidentemente stanno al riparo da ogni fallimento.

Di certo non fallirà per questo!

Accettalo come un regalo da Dio e stai in pace!”
Quando arrivò il momento di scendere, si fermò alla porta e diede il quarto di dollaro al conducente, dicendo:
“Guardi!
Lei mi ha dato dei soldi in più!”

Il conducente con un sorriso rispose:

“Lei non è il nuovo predicatore in città?
Io stavo già pensando ultimamente di andare a frequentare qualche altra chiesa, ma volevo ancora vedere quello che Lei avrebbe fatto se le avessi dato il resto sbagliato!”
Quando quel conducente cominciò ad allontanarsi, il predicatore trovò un posticino tranquillo per pregare e disse:
“O Dio, non ho venduto Tuo Figlio per un quarto di dollaro!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La storiella di una monetina d’argento

La storiella di una monetina d’argento

In una grande città di un lontano Paese esisteva una fabbrica di monete: una zecca.
Un giorno da quella zecca uscì una piccola moneta d’argento che subito cominciò a saltare e, tintinnando, disse:
“Voglio andare per il mondo, voglio vedere tutto ciò che succede nel mondo, lontano da qui!”
E ci andò veramente.
Passò dalle calde manine dei bambini alle fredde e viscide mani degli avari; i vecchi la tenevano stretta stretta, mentre i giovani la rimettevano subito in circolazione, spendendola presto e senza riflettere.
Per caso, un giorno, in un paese straniero, un signore se la trovò fra le mani ed esclamò:
“Toh! Una moneta d’argento del mio paese!” e la rimise nel borsellino insieme alle altre monete.
Lontana dal suo paese, la monetina si sentì estranea in mezzo alle altre e un giorno che il borsellino era aperto, scivolò per vedere cosa succedeva fuori; cadde a terra senza che nessuno si accorgesse di lei.
Dopo qualche ora passò un uomo che la vide, la prese e disse:

“Ma che razza di moneta è mai questa?

Non è delle nostre! È falsa!” e si affrettò a sbarazzarsene.
Incominciò così la sua odissea.
Quelle parole fecero tanto male alla monetina.
Essa sapeva di essere di puro argento e perfetta come conio.
Quelle persone si sbagliavano; non dovevano parlare male di lei e dire che era falsa e non valeva niente.
Un tale che l’aveva avuta per sbaglio disse:
“Appena è buio bisogna che cerchi di darla via.”
E così fece.
Qualcun altro la prese e, di nascosto, riuscì a spacciarla.
Passò di mano in mano.
Un giorno una povera donna che l’aveva avuta in compenso, dopo aver faticato a pulire una casa, non riuscì a darla via e fu per lei una vera disgrazia.

Pensò a come fare:

“Non posso tenere una moneta che non vale niente, la darò al fornaio che saprà come disfarsene.”
Ma il fornaio furbo si accorse che era una moneta fuori corso e non volle accettarla.
La poveretta la riprese e la riportò a casa:
la osservò con gentile delicatezza e disse:
“No! Non voglio più truffare nessuno.
Ma se ci penso bene questa monetina potrebbe essere un portafortuna.
La bambina prese la monetina insieme alla catenina e l’appese al collo.
Il portafortuna riposò tranquillo sopra il petto di una piccola innocente.
La mattina dopo, la madre della piccina la prese in mano e la osservò; staccò la catenina esclamando:
“Che razza di portafortuna: ora vedremo!”

Tuffata nell’aceto la moneta diventò verde.

Allora la donna chiuse il buco con del mastice, la lucidò un po’ e, giunta la sera, col buio, andò a comperare un biglietto della lotteria che, secondo lei, avrebbe dovuto portarle fortuna.
Siccome davanti al botteghino c’era molta gente che comperava i biglietti, quando toccò alla donna, il venditore prese la moneta e la gettò (senza osservarla) insieme alle altre.
Però il giorno dopo, accortosi che era falsa, riuscì a darla via.
Passò molto tempo e la moneta continuò a passare da uno all’altro, sempre malvista:
nessuno si fidava di tenerla.
Dopo tanto vagare senza alcuna meta, capitò fra le mani di un viaggiatore straniero che, prendendola per moneta corrente, volle darla via, ma anche lui si sentì dire:
“Non vale nulla! È falsa!”.
Allora la osservò bene e disse:
“Ma questa è una moneta d’argento del mio Paese, un’onesta moneta nostra. Toh!
Le hanno fatto il buco perché credevano che fosse falsa!
Voglio tenerla ed importarla in patria!”
Finalmente la moneta si sentì dire che era buona e onesta e finalmente sarebbe ritornata a casa!

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il cagnolino senza biglietto

Il cagnolino senza biglietto

C’era una volta una signora che voleva far viaggiare senza biglietto il suo cagnolino, ma arrivò il controllore e le disse:
“Cara signora, deve pagare anche l’altro biglietto!”
E lei di rimando:

“Ma è così piccolo, io non pago!”

Dopo una animata discussione nella quale la signora e il controllore portavano le loro ragioni, per forza contrastanti, il controllore approfittò del fatto che il treno stava rallentando per afferrare il cagnolino per la collottola e sporgerlo fuori dal finestrino, lasciandolo lentamente cadere nel vuoto.
La signora era disperata e chiedeva conforto agli altri passeggeri.

C’era chi le dava ragione e chi le suggeriva di rivolgersi alla “Protezione degli animali.”

Il controllore era ormai pentito di quello che aveva fatto e si stava allontanando dallo scompartimento quando la signora, molto infuriata, gli strappò dalle mani la pipa e la scaraventò fuori del treno.
Alla stazione successiva scesero tutti i due inferociti:
lui per l’affronto fatto alla pipa, lei per l’offesa al cane.
Non ebbero il tempo di scambiarsi altre parole perché cominciò un battimani dei compagni di viaggio:

stava arrivando il cagnolino con la pipa del controllore in bocca.

Poco mancò che i due contendenti si abbracciassero.
E tutto finì per il meglio.

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’amore sfida ogni cosa



L’amore sfida ogni cosa

Una ragazza era follemente innamorata di un suo compagno di classe.
Erano all’ultimo anno di liceo… e mancava solo una settimana alla fine della scuola.
Un giorno la ragazza accompagnò il ragazzo di cui era innamorata a casa.
Era molto agitata ma anche molto decisa!
Doveva confessargli quello che provava per lui.
Emma: “Ehm, ascolta, io ti volevo dire che…
Mi piaci un sacco, sono innamorata di te…

Ti amo!”

La ragazza corse subito via poiché era agitata per quello che aveva appena fatto.
Le scesero le lacrime dalla felicità.
Era felice… ma allo stesso tempo triste dato che pensava che lui non avrebbe mai potuto ricambiare.
Il giorno dopo, in classe ci furono una serie di sguardi intensi tra i due.
Finito l’orario scolastico, il ragazzo provò ad andarle incontro.
La ragazza, timida, vergognandosi se ne andò e intanto lui la segui.
Gianni: “Volevo dirti una cosa, fermati!”
Lei non si fermò e cominciò a correre.
La notte seguente qualcuno chiamò il ragazzo.

Gianni: “Pronto?”

Una voce tremolante e disperata disse:
“Ciao, sono la mamma di Emma. Emma mi ha lasciato il tuo numero per farti sapere che…”
Gianni: “Che…?”
La voce tremolante riprese a parlare:
“… Questa notte Emma ci ha lasciati.
È volata in cielo.
A causa di una brutta malattia di cui soffriva da tempo.”
Il ragazzo incredulo cominciò a non capire più nulla e scoppiò in un profondo pianto.
La mamma di Emma singhiozzando continuò:

“… mi parlava sempre di te, era innamorata di te.

Per questo mi ha lasciato il tuo numero.
Eri davvero importante per lei.”
Il giorno seguente i compagni di classe vennero a conoscenza dell’accaduto.
Gianni era assente.
Trovarono solo un biglietto sul suo banco con su scritto:
“Ragazzi mi dispiace ma sono dovuto andare da lei per dirle una cosa che non le ho mai detto … TI AMO…
Teneteci sempre nei vostri cuori. Gianni.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Un amore eterno



Un amore eterno

Il mio dolce marito, John, ed io, eravamo sposati da quarantasei anni.
Ogni giorno di San Valentino lui era solito mandarmi i più bei fiori con un biglietto con cinque semplici parole:

“Il mio amore per te cresce.”

Quattro figli, quarantasei bouquet e una vita d’amore furono l’eredità che mi lasciò quando morì due anni fa.
Il mio primo San Valentino sola, dieci mesi dopo averlo perso, fui scioccata nel ricevere un meraviglioso bouquet indirizzato a me… da John.
Arrabbiata e con il cuore spezzato, chiamai il fiorista dicendo che c’era stato un errore.

Il fiorista replicò:

“No, madame, non è un errore.
Prima che morisse, suo marito pagò per molti anni e chiese a noi di garantirgli che questi bouquet le sarebbero stati regalati ogni giorno a San Valentino.”
Con il cuore in gola, riattaccai il telefono e lessi il biglietto.

Diceva:

“Il mio amore per te è eterno.”

Brano composto da Sue Johnston

L’auto in panne. (Aiutare gli altri)


L’auto in panne.
(Aiutare gli altri)

In una notte di pioggia c’era una signora di colore ferma al lato della strada sotto un tremendo temporale:
la sua auto era in panne ed aveva disperatamente bisogno di aiuto.

Completamente inzuppata cominciò a fare segnali alle auto che passavano.

Un giovane bianco, come se non conoscesse i conflitti razziali che laceravano gli Stati Uniti negli anni ’60, si fermò per aiutarla.
Il ragazzo la portò in un luogo protetto, le procurò un meccanico e chiamò un taxi per lei.

La donna sembrava avere davvero molta fretta,

ma riuscì ad annotarsi l’indirizzo del suo soccorritore e a ringraziarlo.
Passati sette giorni, bussarono alla porta del ragazzo.
Con sua grande sorpresa era un corriere che gli consegnò un enorme pacco contenente una grande TV a colori, accompagnata da un biglietto che diceva:

“Molte grazie per avermi aiutata in quella strada, quella notte.

La pioggia aveva inzuppato i miei vestiti come il mio spirito e in quel momento è apparso Lei.
Grazie a Lei sono riuscita ad arrivare al capezzale di mio marito moribondo poco prima che se ne andasse.
Dio la benedica per avermi aiutato.
Sinceramente, Mrs. King Cole”

Brano tratto dal libro “Io e me alla ricerca del Treno: Pensieri e racconti di uno strano ragazzo…” di Andrea Cardinale

Il negozio di musica. (Domani potrebbe essere troppo tardi!)


Il negozio di musica.
(Domani potrebbe essere troppo tardi!)

C’era una volta un ragazzo nato con una grave malattia, una malattia di cui non si conosceva la cura.
Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento.
Visse sempre in casa sua, con l’assistenza di sua madre, ma un giorno stanco di stare in casa decise di uscire almeno una volta.
Chiese il permesso a sua madre e lei accettò.
Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi e passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età.
Fu amore a prima vista.
Aprì la porta ed entrò guardando nient’altro che la ragazza, e avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c’era quell’adorabile fanciulla.
Lei lo guardò e gli disse sorridente:

“Posso aiutarti?”

Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita e sentì il desiderio di baciarla.
Balbettando le disse: “Mi piacerebbe comprare un CD!”
Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi.
“Vuoi che te lo impacchetti?” chiese la ragazza sorridendo di nuovo.
Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con il pacchetto e glielo consegnò.

Lui lo prese ed uscì dal negozio.

Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd.
Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell’armadio.
Egli era molto timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva.
Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio.
Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione.
Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopodiché uscì di corsa dal negozio.

Il giorno dopo squillò il telefono.

Sua madre rispose: “Pronto?”
Era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva:
“Non lo sai?… è morto ieri!”
Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre.
Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo.
Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba, aprì l’armadio e con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati.

Non ce ne era nemmeno uno aperto.

Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo; facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica.
La madre lo raccolse per leggerlo, diceva:
“Ciao, sei bellissimo! Ti andrebbe di uscire con me? TVB… Sofia.”
La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Qual è il nostro valore? (La banconota da 50 euro)


Qual è il nostro valore? (La banconota da 50 euro)

Paolo, con la faccia triste e abbattuta, si ritrovò con la sua amica Carla in un bar per prendere un caffè.
Depresso, scaricò su di lei tutte le sue preoccupazioni:
il lavoro, i soldi, il rapporto con la sua ragazza!
Tutto sembrava andar male nella sua vita!
Aveva l’impressione di valere poco, di aver fallito in molte occasioni.
Carla introdusse la mano nella borsa, prese una banconota da 50 EURO e gli disse:

“Vuoi questo biglietto?”

Paolo, un po’ confuso all’inizio, poco dopo le rispose:
“Certo Carla!
Sono 50 EURO, chi non li vorrebbe!”
Allora Carla prese la banconota in mano, la strinse forte fino a farla diventare una piccola pallina.
Mostrando la pallina accartocciata a Paolo, gli chiese un’altra volta:
“E adesso, li vuoi ancora?”
“Carla, non so cosa intendi con questo, però continuano ad essere 50 EURO.

Certo che li prenderò anche così, qualora me li volessi dare!”

Carla spiegò il biglietto, lo gettò al suolo e lo stropicciò ulteriormente con il piede, riprendendolo quindi sporco e segnato, e chiese a Paolo:
“Continui a volerlo?”
“Ascolta Carla, continuo a non capire dove vuoi arrivare, rimane comunque una banconota da 50 EURO, e finché non la strappi, ha sempre il suo valore!” esclamò Paolo.
Carla gli rispose:
“Paolo, devi sapere che anche se a volte qualcosa non va come vuoi, anche se la vita ti piega o ti accartoccia, continui ad essere tanto importante come lo sei stato sempre!
Quello che devi chiederti è quanto vali in realtà, e non quanto puoi essere abbattuto in un particolare momento.”

Subito dopo mise la banconota spiegazzata affianco a lui, sul tavolo, e con un sorriso gli disse:

“Prendila, per ricordarti di questo momento quando ti sentirai male o per poterla usare con il prossimo amico che ne dovesse avere bisogno…
Però mi devi una banconota nuova da 50 EURO!”
Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la porta.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il professore e la banconota da 20 euro (Il valore delle cose)


Il professore e la banconota da 20 euro (Il valore delle cose)

Durante una lezione un professore mostrò un biglietto da 20 euro ai suoi studenti e chiese:
“Chi vuole questo biglietto?”
Tutte le mani si alzarono.
Incominciò a sgualcire il biglietto e poi chiese di nuovo:

“Lo volete ancora?”

Le mani si alzarono di nuovo.
Gettò per terra il biglietto sgualcito, lo pestò con i piedi e chiese nuovamente:
“Lo volete sempre?”
Tutte le mani si rialzano.
Quindi disse:
“Avete appena avuto una dimostrazione pratica!
Importa poco ciò che faccio con questo biglietto, lo volete sempre, perché il suo valore non è cambiato.

Vale sempre 20 euro.

Molte volte nella vostra vita, sarete sgualciti, rigettati dalle persone e dagli avvenimenti.
Avrete l’impressione di non valere più niente, ma il vostro valore non sarà cambiato agli occhi delle persone che vi amano davvero.
Anche nei giorni in cui sentiamo di valere meno di un centesimo il nostro vero valore è rimasto lo stesso.”

Brano senza Autore, tratto dal Web