La favola del re Trentatré

La favola del re Trentatré

C’era una volta un re che si chiamava Trentatré.
Un giorno Trentatré pensò che un re deve essere giusto con tutti.
Chiamò Sberleffo, il buffone di corte:
“Io voglio essere un re giusto,” disse Trentatré al suo buffone, “così sarò diverso dagli altri e sarò un bravo re.”
“Ottima idea maestà!” rispose Sberleffo con uno sberleffo.

Contento dell’approvazione il re lo congedò.

“Nel mio regno,” pensò il re, “tutti devono essere uguali e trattati allo stesso modo.”
In quel momento Trentatré decise di cominciare a creare l’uguaglianza nel suo palazzo reale.
Prese il canarino dalla gabbia d’argento e gli diede il volo fuori dalla finestra:
il canarino ringraziò e sparì felice nel cielo.
Soddisfatto della decisione presa, Trentatré afferrò il pesce rosso nella vasca di cristallo e fece altrettanto, ma il povero pesce cadde nel vuoto e morì.

Il re si meravigliò molto e pensò:

“Peggio per lui, forse non amava la giustizia.”
Chiamò il buffone per discutere il fatto.
Sberleffo ascoltò il racconto con molto rispetto, poi gli consigliò di cambiare tattica.
Trentatré, allora, prese le trote dalla fontana del suo giardino e le gettò nel fiume:

le trote guizzarono felici.

Poi prese il merlo dalla gabbia d’oro e lo tuffò nel fiume, ma questa volta fu il merlo a rimanere stecchito.
“Stupido merlo,” pensò Trentatré, “non amava l’uguaglianza.”
E chiamò di nuovo il buffone Sberleffo per chiedergli consiglio.
“Ma insomma!” gridò stizzito il re, “Come farò a trattare tutti allo stesso modo?”
“Maestà,” disse Sberleffo, “per trattare tutti allo stesso modo bisogna, prima di tutto, riconoscere che ciascuno è diverso dagli altri.
La giustizia non è dare a tutti la stessa cosa, ma dare a ciascuno il suo!”

Brano tratto da “Progetto Calamaio” di Claudio Imprudente

Il buffone del re

Il buffone del re

Un re aveva al suo servizio un buffone di corte che gli riempiva le giornate di battute e scherzi.
Un giorno, il re affidò al buffone il suo scettro dicendogli:
“Tienilo tu, finché non troverai qualcuno più stupido di te:

allora potrai regalarlo a lui.”

Il buffone si mise in viaggio attraverso il regno di quel sovrano e parlò con moltissimi uomini e donne, ma non riuscì a trovare nessuno che fosse più stupido di lui.
Allora, un giorno, quando ormai era trascorso qualche anno, decise di tornare alla reggia.
Trovò il vecchio re costretto a letto da una grave malattia.

Il sovrano lo accolse dicendo:

“Parto per un lungo viaggio…”
“Quando tornerete, Vostra Maestà?” chiese il buffone.
“Non tornerò mai più… Sto per morire!” esclamò il re.
“E che cosa avete fatto, Vostra Maestà, per prepararvi per questo viaggio senza ritorno?” domandò il buffone.

“Purtroppo non ho fatto nulla…

Non mi sento pronto a morire!” spiegò malinconicamente il re.
“Allora, Maestà, eccovi di ritorno il vostro scettro: voi siete sicuramente più stupido di me!” concluse il buffone.

Brano tratto dal libro “40 Storie nel deserto.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.