Il Test dei Tre Setacci di Socrate


Il Test dei Tre Setacci di Socrate

Nell’antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza.
Un giorno qualcuno andò a trovare il grande filosofo, e gli disse:
“Sai cosa ho appena sentito sul un amico?”
“Un momento!” rispose Socrate “Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.”

“I tre setacci?”

“Ma si,” continuò Socrate “prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire.
Lo chiamo il test dei tre setacci.
Il primo setaccio è la verità.
Hai verificato se quello che mi dirai è vero?”
“No! ne ho solo sentito parlare…”
“Molto bene.

Quindi non sai se è la verità.

Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà.
Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?”
“Ah no! Al contrario.”
“Dunque,” continuò Socrate “vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere.

Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità.
E’ utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?”

“No, davvero!”

“Allora,” concluse Socrate “quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La storia del vicino buono e del vicino cattivo


La storia del vicino buono e del vicino cattivo

C’erano una volta in un villaggio del Tibet due vicini che avevano un carattere completamente diverso.
Uno era molto ricco, ma estremamente avaro, l’altro molto povero, ma sempre pronto a dare e ad aiutare chiunque fosse in difficoltà.
Un giorno, due passeri costruirono il nido sopra la finestra della casa del povero e vi deposero alcune uova.
Dopo alcuni giorni le uova si schiusero e i genitori furono costretti a restare per molto tempo fuori dal nido in cerca di cibo.
Un mattino, un uccellino cadde dal nido e si ruppe una zampa.
Fortunatamente, il povero lo raccolse, gli steccò la zampina e lo rimise nel nido.
Quando si fu rimesso, l’uccellino tornò dal povero con dei chicchi di frumento nel becco per dimostrargli la sua gratitudine, dicendogli di piantare i chicchi nel suo giardino ed aspettare il raccolto.

Quel passero era, in realtà, uno spirito buono con le sembianze di un uccello.

Il povero non poteva saperlo, ma piantò ugualmente i chicchi come gli era stato detto e non ci pensò più.
Immaginatevi la sua sorpresa quando, parecchie settimane dopo, apparvero sugli steli, al posto del frumento, delle pietre preziose!
Così il pover’uomo diventò improvvisamente ricco.
Il suo vicino ne fu estremamente geloso e fu colto dalla curiosità di sapere a cosa fosse dovuto quel colpo di fortuna.
Invitò il brav’uomo a pranzo e gli chiese come mai fosse diventato ricco.
L’ingenuo, senza farsi pregare, gli raccontò l’accaduto.
L’avido vicino decise di diventare ricco anche lui, dal momento che sembrava una cosa tanto facile.

Per caso, una famiglia di passeri aveva costruito un nido anche sulla sua finestra.

Si sporse dalla finestra all’ultimo piano della sua casa, prese un pulcino dal nido e lo fece cadere per terra.
Il piccolo uccellino si ruppe così una zampa.
Poi corse giù, legò con una cinghia la zampa dell’uccellino e lo rimise nel nido, con la speranza di ottenere anche lui una ricompensa.
Come aveva sperato, gli furono dati dei chicchi da piantare nel giardino.
Ma quando crebbero, l’uomo ebbe la spiacevole sorpresa di trovarsi davanti, al posto delle pietre preziose, un brutto ceffo con un fascio di carte sotto il braccio.
Lo strano tipo lo minacciò dicendogli di pagare tutti i debiti che aveva accumulato durante la sua vita, presentandogli i documenti come prova.

Così, l’avido spilorcio perse tutto ciò che possedeva.

Questo fatto aumentò in lui l’odio e l’invidia per il vicino onesto, mentre quest’ultimo aveva ormai dimenticato le loro divergenze.
Un giorno l’uomo onesto chiese al vicino di custodirgli una borsa piena d’oro, mentre lui si assentava per un viaggio.
Il vicino disonesto non seppe resistere e si lasciò sopraffare dall’avidità.
Quando l’uomo onesto ritornò, trovò che l’oro nella borsa era stato sostituito con della sabbia.
L’avaro disse che l’oro che gli era stato lasciato si era sorprendentemente tramutato in sabbia.

Senza discutere, il vicino onesto ritornò a casa.

Trascorsero molti giorni e il brav’uomo manteneva sempre dei buoni rapporti con il vicino.
Un giorno, l’avaro dovette andare per qualche tempo in un altro villaggio e decise di lasciare il suo figlio più piccolo dal vicino, certo che ormai questi avesse dimenticato la faccenda.
In realtà, l’uomo buono voleva dargli una lezione.
Addomesticò una scimmia e le insegnò a dire:
“Padre, padre, sono tuo figlio!”
Quando l’avaro ritornò e chiese del figlio, il buon vicino rispose:

“È in casa.”

Egli guardò dentro e rimase sconvolto nell’udire una scimmia che, da un angolo, gridava:
“Padre, padre, sono tuo figlio!”
L’avaro incollerito chiese che suo figlio gli fosse subito restituito.
Il buon vicino gli disse con calma:
“Ma questo è tuo figlio… si è trasformato in una scimmia.”.
Allora il cattivo vicino di casa si rese conto di essere stato un imbroglione.
Pregò il brav’uomo di restituirgli il figlio, promettendogli di ridargli la borsa d’oro che gli aveva ingiustamente sottratto e giurò che in futuro non avrebbe più ingannato nessuno.

Favola Tibetana.
Brano senza Autore, tratto dal Web

Una storia racconta di due amici che camminavano nel deserto…


Una storia racconta di due amici che camminavano nel deserto…

In qualche momento del viaggio cominciarono a discutere, ed un amico diede uno schiaffo all’altro, questi addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia:
il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo.

Continuarono a camminare, finché trovarono un’oasi, dove decisero di fare un bagno.

L’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò.
Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra:

il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita.

L’amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò:
“Quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai su una pietra.
Perché?”

L’altro amico rispose:

“Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo.
Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo.”
Impara a scrivere le tue ferite nella sabbia ed ad incidere nella pietra le tue gioie.

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’importanza di essere gentili. (La storia di Arturo)


L’importanza di essere gentili. (La storia di Arturo)

Un giorno, quando ancora ero un ragazzino delle superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava tornando a casa da scuola.
Il suo nome era Arturo e sembrava stesse trasportando tutti i suoi libri a casa.
Pensai tra me e me:
“Perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di venerdì?
Deve essere un ragazzo strano.”
Io avevo il mio week-end pianificato (feste e una partita di pallone con i miei amici), così scrollai le spalle e mi incamminai.
Camminando vidi un gruppo di ragazzini che correvano incontro ad Arturo.

Si scagliarono contro di lui facendo cadere tutti i suoi libri e lo spinsero facendolo cadere nel fango.

I suoi occhiali volarono via, e li vidi cadere nell’erba un paio di metri più in là.
Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi.
Mi rapì il cuore!
Così mi avvicinai a lui mentre stava cercando i suoi occhiali e vidi una lacrima nei suoi occhi.
Raccolsi i suoi occhiali e glieli diedi, dicendogli:
“Quei ragazzi sono proprio dei selvaggi, dovrebbero imparare a vivere.”
Arturo mi guardò e disse: “Grazie!”

C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine.

Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove vivesse.
Scoprii che abitava vicino casa mia così gli chiesi come mai non lo avessi mai visto prima.
Parlammo per tutta la strada e io lo aiutai a portare alcuni libri.
Mi sembrò un ragazzo molto carino ed educato così gli chiesi se gli andasse di giocare a calcio con i miei amici e lui disse di sì.
Trascorremmo in giro tutto il week-end e più lo conoscevo più Arturo mi piaceva, così come piaceva ai miei amici.
Arrivò il lunedì mattina ed ecco Arturo con tutta la pila dei libri ancora.

Lo fermai e gli dissi:

“Ragazzo finirà che ti costruirai dei muscoli incredibili con questa pila di libri ogni giorno!”
Egli rise e mi diede metà dei libri.
Nei successivi quattro anni io e Arturo diventammo amici per la pelle.
Una volta adolescenti cominciammo a pensare all’università, Arturo decise per Roma ed io per un’altra città.
Sapevo che saremmo sempre stati amici e che la distanza non sarebbe stata un problema per noi.
Arturo sarebbe diventato un medico mentre io mi sarei occupato di cause e litigi.
Arturo era il primo della nostra classe e io lo prendevo spesso in giro dicendogli di essere un secchione.

Arturo doveva preparare un discorso per il diploma.

Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare.
Il giorno dei diplomi vidi Arturo, ed aveva un ottimo aspetto.
Lui era uno di quei ragazzi che aveva veramente trovato se stesso durante le scuole superiori.
Si era un po’ riempito nell’aspetto e stava molto bene con gli occhiali.
Aveva qualcosa in più e tutte le ragazze lo amavano.
Oggi era uno di quei giorni, potevo vedere che era un po’ nervoso per il discorso che doveva fare, così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi:

“Giovane te la caverai alla grande!”

Mi guardò con uno di quegli sguardi (quelli pieni di gratitudine) sorrise e mi disse: “Grazie!”
Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce:
“Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri.
I genitori, gli insegnanti, ma più di tutti i tuoi amici.
Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare.
Voglio raccontarvi una storia proseguì!
Guardai il mio amico Arturo incredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro.

Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il week-end.

Egli raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, così che la madre non avesse dovuto farlo dopo, e di come si stesse portando a casa tutte le sue cose.
Arturo mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso.
“Ringraziando il cielo fui salvato, il mio amico mi salvò dal fare quel terribile gesto!”
Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni.
Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole.
Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano e mi sorridevano, lo stesso sorriso pieno di gratitudine.

Non avevo mai realizzato la profondità di quel sorriso fino a quel momento.

Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni.
Con un piccolo gesto potete cambiare la vita di una persona, in meglio o in peggio.
Dio fa incrociare le nostre vite perché ne possiamo beneficiare in qualche modo.
Cercate il buono negli altri.
“Gli amici sono angeli che ci sollevano i piedi quando le nostre ali hanno problemi nel ricordare come si vola.”

Brano senza Autore, tratto dal Web