La raffica di schiaffi

La raffica di schiaffi

Un giovane di nome Paolo, qualche anno fa, si trovava in ferie in un rifugio sulle Dolomiti.
Era la sua ultima sera di soggiorno e stava sorseggiando un aperitivo sulla veranda in attesa della cena, quando sopraggiunsero due centauri, evidentemente alticci per aver bevuto troppo, che presero di mira un minuto vecchietto che stava bevendo tranquillamente un boccale di birra con la cannuccia.

Iniziarono ad insultarlo e a schermirlo per quello che stava facendo.

Paolo, che aveva un trascorso da scout, intimò loro di desistere e di prendersela con lui che era grande e grosso.
Ai due non parve vero e lo presero a schiaffi ripetutamente.
Lui, da uomo mite, non reagì alla violenza gratuita anche perché convinto pacifista.
Il giorno dopo, rientrato a casa, quando la madre lo vide tutto rosso e gonfio in viso, gli chiese:
“Paolo, è possibile che l’aria di montagna ti faccia così bene da farti ingrassare così tanto in pochi giorni?”

Paolo rispose:

“Mamma, ho preso una raffica di schiaffi da dei delinquenti professionisti per aver difeso un vecchietto inerme.
Non potevo denunciarli perché me li hanno dati così ben distribuiti per ogni guancia che non sarei stato creduto.
Li hanno perfino contati, fino a quando quello che si atteggiava come capo disse che ne avevo ricevuti abbastanza.”

Il Paolo in questione è mio zio.

Brano di Dino De Lucchi
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Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno