La bacchetta della maestra Pia

La bacchetta della maestra Pia

Una volta la scuola primaria era molto diversa da quella odierna.
Alcuni insegnanti usavano metodi didattici molto discutibili, oggi da codice penale.
Colpivano con una bacchetta le mani degli alunni che avevano errato nello scrivere o che copiavano da altri.

In alternativa gli alunni venivano fatti inginocchiare in castigo dietro la lavagna

o venivano obbligati ad indossare delle orecchie da asino di carta.
Un giorno, in classe arrivò una giovane maestra supplente che si fece apprezzare subito dai ragazzi per la sua solarità e per la competenza didattica.
Dopo i saluti di rito, per prima cosa prese la bacchetta di legno da sopra la scrivania e la spezzò in varie parti, facendo gioire i ragazzi che la temevano.

Domandò:

“Chi ha portato in classe questo strumento di tortura?”
Dall’ultimo banco si alzò la mano dell’allievo più robusto, solo perché ripetente, che con orgoglio disse:
“Sono stato io su richiesta della nostra maestra Pia!”
La supplente sorrise ed aggiunse:
“Scommetto che questa bacchetta è stata usata maggiormente con te.
Certamente non è stata pia nei tuoi riguardi e non occorre che guardi il registro!”

Lo scolaro chiese:

“Come fa a saperlo?”
La risposta dell’insegnante fu:
“Perché sei il meno furbo di tutti.
Hai portato a scuola lo strumento che ti punisce ed addirittura ne sei fiero.
Fino a quando io sarò in questa classe userò il metodo Montessori che non prevede bacchettate.
Questo metodo vi farà amare di più la scuola e le sue materie, ed arriveremo al punto che le vacanze vi annoieranno!”

Ricordi, ricordi di un tempo passato, oggi nuovamente attuali.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Il bambino, il medico ed il saggio

Il bambino, il medico ed il saggio

Un vecchio saggio fu invitato a parlare in una parrocchia sulla fiducia in Dio.
La chiesa era affollata di adulti, molto attenti.
In prima fila, seduto sulle ginocchia della nonna, c’era un bambino che giocava con un pezzo di carta in mano.
La sua presenza ispirò al vecchio saggio un paragone e disse:
“Vedete questo bambino?
Questo bambino, come del resto tutti noi, ha paura del medico e dei suoi interventi che spesso sono dolorosi!”
A sostegno della sua tesi si rivolse verso il bambino e disse:

“Come ti chiami?”

“Riccardo!” disse il bimbo.
“Riccardo, quanti anni hai?” proseguì allora il saggio.
“Quattro e mezzo!” rispose fiero agitando la manina.
“È vero che tu hai paura del medico?” domandò allora il saggio.
“No! Io non ho paura del medico!” esclamò il bambino.
Sorpreso dalla risposta, il vecchio saggio insistette:

“Ma come!

Non hai paura del medico quando ti prescrive le medicine amare, quando ti fa la puntura… insomma quando ti fa male?
Non hai paura del medico?”
“No! No! Io non ho paura del medico!” rispose il bambino con maggior forza.
Nel frattempo la nonna osservava preoccupata le repliche del nipotino.
Dopo qualche tentativo andato a vuoto, il vecchio saggio piacevolmente meravigliato dalla reazione del bambino disse:

“Senti, Riccardo.

Saresti contento di venire qui al microfono e dire a me e a tutta questa gente, perché tu non hai paura del medico?”
Riccardo scese dalle ginocchia della nonna, prese il microfono e ad alta voce disse:
“Io non ho paura del medico perché il medico è mio papà!”
Una sonora e gioiosa sorpresa da parte dei presenti accolse l’inattesa risposta.
E la nonna rasserenata confermò:
“Sì, sì. Suo papà fa il medico!”
È il vecchio saggio compiaciuto, rivolgendosi all’assemblea replicò:
“Devo aggiungere altro?
Ora sapete cosa è la fiducia in Dio!”

Brano senza Autore.

Le lire terapeutiche

Le lire terapeutiche

Circa dieci anni fa, come succedeva quasi ogni quindici giorni, andai a trovare un anziano che viveva da solo, quasi obbligato dall’amicizia fraterna che aveva con mio padre.
Mi accolse con gioia e mi disse:
“Visto che vieni spesso a trovarmi, ti svelo un segreto e ti mostro il mio tesoro.
Quando piove e sono malinconico tiro fuori da un nascondiglio segreto i miei soldi mettendoli sopra il letto.

Mi piace vederli,

contarli uno ad uno e calcolare la somma a mente, segnando a matita quante uova posso permettermi, perché da piccolo, durante la guerra, ho vissuto con mezzo uovo, e mi sembra di essere un re con le mie disponibilità.”
Vedendo sopra il letto tutte quelle banconote, quasi tutte da 50 e 100 mila lire, rimasi esterrefatto, principalmente perché erano fuori corso e valevano quanto la carta di giornale.

Non ebbi il coraggio di dirglielo e chiamandolo nonno gli dissi:

“Perché non versi in banca il tuo tesoro al sicuro?”
Si illuminò in volto e mi disse:
“Caro amico, non voglio fare la fine di mio fratello, che come chiamate voi moderni, era un Business Man.

Lui investì tutti i suoi risparmi nella banca locale, perdendo tutto con l’ennesima truffa.

Io invece li posso contare e la soddisfazione che mi dà il toccarli ed il baciarli vale come molti interessi e mi fa star bene.”
Non ebbi parole di risposta, trovando le sue lire fuori corso molto terapeutiche, al contrario delle obbligazioni bancarie svuotate di valore che avevano portato il fratello alla depressione e forse alla prematura morte.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

La lista della spesa e la preghiera

La lista della spesa e la preghiera

Una donna infagottata in abiti fuori misura entrò nel negozio di alimentari.
Si avvicinò al gestore del negozio e, umilmente a voce bassa, gli chiese se potesse avere una certa quantità di alimenti a credito.
Gli spiegò che suo marito si era ammalato in modo serio e non poteva più lavorare e i loro quattro figli avevano bisogno di cibo.
L’uomo sbuffò e le intimò di togliersi dai piedi.

Dolorosamente la donna supplicò:

“Per favore signore!
Le porterò il denaro più in fretta che posso!”
Il padrone del negozio ribadì duramente che lui non faceva credito e che lei poteva andare in un altro negozio nel quartiere.
Un cliente che aveva assistito alla scena si avvicinò al padrone e gli chiese di tentare almeno di accontentare la povera donna.
Il droghiere con voce riluttante, chiese alla donna:
“Hai una lista della spesa?”

Con un filo di speranza nella voce, la donna rispose:

“Sì, signore!”
“Bene,” disse l’uomo, “Metta la sua lista sulla bilancia.
Le darò tanta merce quanto pesa la sua lista.”
La donna esitò un attimo con la testa china, estrasse dalla borsa un pezzo di carta e scarabocchiò qualcosa in fretta, poi posò il foglietto con cautela su un piatto della bilancia, sempre a testa bassa.
Gli occhi del droghiere e del cliente si dilatarono per la meraviglia quando videro il piatto della bilancia abbassarsi di colpo e rimanere abbassato.
Il droghiere fissando la bilancia, brontolò:
“È incredibile!”
Il cliente sorrise e il droghiere cominciò a mettere sacchetti di alimenti sull’altro piatto della bilancia.
Sbatteva sul piatto scatole e lattine, ma la bilancia non si muoveva.
Così continuò e continuò, con una smorfia di disgusto sempre più marcata.
Alla fine afferrò il foglietto di carta e lo fissò, livido e confuso.

Non era una lista della spesa.

Era una preghiera:
“Mio Dio, tu conosci la mia situazione e sai ciò di cui ho bisogno:
metto tutto nelle tue mani.”
Il droghiere consegnò alla donna tutto ciò che le serviva, in un silenzio imbarazzato.
La donna ringraziò e lasciò il negozio.

Brano tratto dal libro “Ma noi abbiamo le ali.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Guarda dove vai (La candela spenta)


Guarda dove vai
(La candela spenta)

Nei tempi remoti, in Giappone, si usavano lanterne di carta e di bambù con le candele dentro.
Una notte, a un cieco che era andato a trovarlo,

un tale offrì una lanterna da portarsi a casa.

“A me non serve una lanterna.” disse il cieco, “Buio o luce per me sono la stessa cosa!”
“Lo so che per trovare la strada a te non serve una lanterna,” rispose l’altro, “ma se non la hai, qualcuno può venirti addosso.
Perciò devi prenderla.”
Il cieco se ne andò con la lanterna, ma non era ancora andato molto lontano

quando si sentì urtare con violenza.

“Guarda dove vai!” esclamò il cieco allo sconosciuto, “Non vedi questa lanterna?”
“La tua candela si è spenta, fratello!” rispose lo sconosciuto.

Storia Zen
Brano senza Autore, tratto dal Web

La prosperità

La prosperità

Un uomo ricco chiese a Sengai di scrivergli qualche cosa per la continua prosperità della sua famiglia, così si potesse custodirla come un tesoro di generazione in generazione.
Sengai si fece dare un foglio di carta e scrisse:

“Muore il padre, muore il figlio, muore il nipote.”

L’uomo ricco andò in collera:
“Io ti avevo chiesto di scrivere qualcosa per la felicità della mia famiglia!
Perché mi fai uno scherzo del genere?”

“Non sto scherzando affatto” spiegò Sengai.

“Se prima che tu muoia dovesse morire tuo figlio, per te sarebbe un gran dolore.
Se tuo nipote morisse prima di tuo figlio, ne avreste entrambi il cuore spezzato.
Se la tua famiglia, di generazione in generazione, muore nell’ordine che ho detto,

sarà il corso naturale della vita.

Questa per me è la vera prosperità!”

Storia Zen
Brano senza Autore, tratto dal Web

Un maestro indù mostrò un giorno

ai suoi discepoli un foglio di carta con un punto nero nel mezzo.
“Che cosa vedete?” chiese.
“Un punto nero!” risposero gli allievi!
“Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco!” replicò il maestro.

Citazione di Monsignore Gianfranco Ravasi.

L’uomo più organizzato al Mondo

L’uomo più organizzato al Mondo

C’era una volta un uomo che si vantava di essere l’uomo più organizzato del mondo.
Non lasciava mai nulla al caso.
Mai.
Al mattino, quando doveva alzarsi aveva la necessità di trovare i vestiti da indossare,

che erano sparsi per casa.

Gli pesava talmente tanto che alla sera, prima di coricarsi, lo spaventava già la sola idea di doverlo fare il mattino seguente.
Ma lui era l’uomo più organizzato del mondo, così elaborò una soluzione.
Una sera prese carta e penna e si segnò, dove avesse lasciato, ogni singolo capo di vestiario.

Al mattino l’uomo si svegliò.

Tutto baldanzoso, prese il foglio, e lesse:
“Il berretto, si trova là!” e lo prese.
“I pantaloni, sono messi lì!” e li prese.
E così via, finché non ebbe recuperato tutto.

In quell’istante lo folgorò un pensiero:

“Già: ma io, dove sono?”
Cerca, cerca…
L’uomo non si trovò.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La scatola piena di baci e la bambina

La scatola piena di baci e la bambina

Una bambina stava preparando un suo pacco di Natale.
Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata.
Impiegava una quantità sproporzionata di carta e fiocchi e nastro colorato.
“Cosa fai?” la rimproverò aspramente il padre “Stai sprecando tutta la carta!

Hai idea di quanto costi?”

La bambina con le lacrime agli occhi si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola.
La sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino, si avvicinò al papà ancora seduto a tavola e gli pose la scatola avvolta con la preziosa carta da regalo.
“E’ per te, papi!” mormorò.
Il padre si intenerì.
Forse era stato troppo duro.

Dopo tutto quel dono era per lui.

Sciolse lentamente il nastro, sgrovigliò con pazienza la carta dorata e aprì pian piano la scatola.
Era vuota!
La sorpresa sgradita riacutizzò la sua irritazione ed esplose:
“E tu hai sprecato tutta questa carta e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota?”
Mentre le lacrime tornavano a far capolino nei suoi grandi occhi, la bambina disse:

“Ma non è vuota, papà!

Ci ho messo dentro un milione di bacini!”
Per questo, oggi c’è un uomo che in ufficio tiene sulla scrivania una scatola da scarpe.
“Ma è vuota!” dicono tutti.
“No. E’ piena dell’amore della mia bambina.” risponde lui.

Brano tratto dal libro “Il segreto dei pesci rossi.” di Bruno Ferrero

Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua


Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua

Un giorno una insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po’ di spazio sotto ogni nome.
Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su ciascuno dei loro compagni di classe e scriverla.
Ci volle tutto il resto dell’ora per finire il lavoro, ma all’uscita ciascuno degli studenti consegnò il suo foglio.
Quel sabato l’insegnante scrisse il nome di ognuno su un foglio separato, e vi aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di lui/lei.
Il lunedì successivo diede ad ogni studente la propria lista.
Poco dopo, l’intera classe stava sorridendo.
“Davvero?” sentì sussurrare.
“Non sapevo di contare così tanto per qualcuno!” e “Non pensavo di piacere tanto agli altri!” erano le frasi più pronunciate.
Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la professoressa non seppe se i ragazzi l’avessero discussa dopo le lezioni o con i genitori, ma non aveva importanza:
l’esercizio era servito al suo scopo.

Gli studenti erano felici di se stessi e divennero sempre più uniti.

Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua insegnante partecipò al funerale.
Non aveva mai visto un soldato nella bara prima di quel momento:
sembrava così bello e così maturo…
La chiesa era riempita dai suoi amici.
Uno ad uno quelli che lo amavano si avvicinarono alla bara, e l’insegnante fu l’ultima a salutare la salma.
Mentre stava lì, uno dei soldati presenti le domandò:
“Lei era l’insegnante di matematica di Mark?”
Lei annuì, dopodiché lui le disse: “Mark parlava di lei spessissimo!”
Dopo il funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al rinfresco.
I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la sua insegnante.
“Vogliamo mostrarle una cosa!” disse il padre estraendo un portafoglio dalla sua tasca.
“Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne ucciso.
Pensiamo che possa riconoscerlo.”

Aprendo il portafoglio, estrasse con attenzione due pezzi di carta che erano stati ovviamente piegati, aperti e ripiegati molte volte.

L’insegnante seppe ancora prima di guardare che quei fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che i compagni di classe di Mark avevano scritto su di lui.
Grazie mille per averlo fatto, disse la madre di Mark.
“Come può vedere, Mark lo conservò come un tesoro.”
Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi.
Charly sorrise timidamente e disse “Io ho ancora la mia lista.
E’ nel primo cassetto della mia scrivania a casa.”
La moglie di Chuck disse che il marito le aveva chiesto di metterla nell’album di nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era conservata nel suo diario.
Poi Vicky, un’altra compagna, aprì la sua agenda e tirò fuori la sua lista un po’ consumata, mostrandola al gruppo:
“La porto sempre con me, penso che tutti l’abbiamo conservata.”

In quel momento l’insegnante si sedette e pianse.

Pianse per Mark e per tutti i suoi amici che non l’avrebbero più rivisto.
Ci sono così tante persone al mondo che spesso dimenticano che la vita finirà un giorno o l’altro.
E non sanno quando questo accadrà.
Perciò dite alle persone che le amate e che vi importa di loro, che sono speciali e importanti.
Diteglielo prima che sia troppo tardi.
Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua.

Brano senza Autore, tratto dal Web