Il giovane albero e l’indipendenza


Il giovane albero e l’indipendenza

Gli alberelli ormai si tenevano su da soli e sentivano il naturale desiderio di indipendenza, per questo volevano liberarsi dai sostegni che il contadino gli aveva messo alla base quando erano alberi piccini.
“Vi spostate?” chiese un alberello ai suoi sostegni, “Ora posso stare su da solo.”
I due sostegni lo guardarono dispiaciuti, dicendo:
“E questo è il tuo ringraziamento? Ti sosteniamo da quando eri un verde ramoscello.
Lo so, lo so e ve ne sono grato ma adesso posso andare avanti da solo.” disse l’alberello.

Mai i due sostegni non lo vollero lasciare e continuarono a volerlo strettamente abbracciare.

L’albero crebbe ugualmente ma con la convinzione che ciò che era divenuto dipendeva dal sostegno che aveva ricevuto.
E quando il sostegno non ci fu più, l’alberello non credendo in se stesso, restò basso.
Un altro alberello fece la stessa richiesta ma mentre stava per dire ai suoi sostegni di spostarsi, si accorse che di sostegno in realtà ne aveva uno solo e che si spostava instancabile un po’ di qua e un po’ di la, per dargli sempre la giusta direzione.

L’alberello ne fu commosso, il suo sostegno essendo da solo aveva imparato a camminare e a spostarsi da una parte all’altra, facendosi in due ed a volte in quattro.

Il sostegno lo liberò dal suo abbraccio, sapeva che quello era il momento del balzo verso l’indipendenza e si poteva fare solo con un pizzico di incoscienza, di cui l’età giovanile era l’essenza.
Da lì in poi l’alberello continuò a crescere e divenne alto e proteso al cielo, non ebbe mai dubbi sulle sue capacità ed andò avanti senza alcuna difficoltà.
Il suo sostegno ogni giorno doveva alzare il capo al cielo per scorgerne la cima, ed ogni giorno lo vedeva più grande di prima.
La giovinezza era la culla dell’incoscienza ma questo apparente eccesso madre natura lo aveva volutamente concesso, anche il primo volo degli uccellini era dall’incoscienza contaminato altrimenti per paura nessun uccello avrebbe mai volato.

Brano di Cleonice Parisi

Il signore dei cuori


Il signore dei cuori

Sopra la montagna più alta del mondo un vecchio ed instancabile uomo continuava il suo incessante lavoro in solitudine.
Quella montagna non era raggiungibile né visibile agli uomini, ma un giorno di primavera una donna scalò la sua cima trovandosi occhi negli occhi con l’intramontabile Signore dei Cuori.
La donna fece in silenzio gli ultimi passi, e nel vedere quel vecchio solo sulla cima della montagna che aveva scalato con grande dolore, prese a piangere per la commozione, tanto che il vecchio sentendola singhiozzare si voltò.
La donna nel suo volto non vi colse sorpresa, ma sollievo come se l’aspettasse da tanto tempo, ma neanche lei fu sorpresa quando riconobbe in quell’uomo suo padre.
“Sei giunta finalmente, è tanto che ti sento parlare, piangere e cantare, attendevo la tua venuta così come si può attendere il sorgere del sole.” disse lui.

“Padre cosa ci fai su questo monte tutto solo, ti prego lascia che possa fare qualcosa per te, vieni dammi la mano scendiamo in terra, non ti posso lasciare qui.” rispose la figlia.

“Figlia mia, il mio compito è essenziale affinché la vita abbia continuità.
Vedi questa montagna di dura roccia, essa è l’umanità ed io sono il Signore dei Cuori.” rispose lui.
“Padre che significa?” chiese la figlia.
“Avvicinati e te lo dimostrerò!” esclamò il padre.
La donna fece alcuni passi e raggiunse il vecchio uomo, al suo fianco c’era uno scrigno tutto d’oro intarsiato da una miriade di pietre preziose, che l’uomo prese con molta cura porgendoglielo:
“Padre grazie, ma cos’è?” chiese nuovamente la figlia.

“Aprilo!” esclamò il padre.

La donna aprì lo scrigno e dentro riconobbe il suo cuore di carne.
“Padre, ma è il mio cuore?
Perché non era in me, ma nelle tue mani?” domandò stupita la figlia.
Il padre rispose:
“Questo è il mistero che non vi è ancora stato svelato, ma per il quale ora siete maturi.
Il vostro cuore di pietra dovrà divenire di carne, prima che esso vi venga consegnato, e con esso una vita degna d’esser vissuta.
Vedi io non potrò scendere alla vita sino a quanto l’intera montagna che tu hai scalato, non sarà mutata da dura roccia in un caldi cuori che palpitano d’amore.
Io resterò qui sino a quando tutti i cuori del mondo non vedranno spuntare il loro fiore.”

Brano di Cleonice Parisi

Cleonice Parisi

Cleonice Parisi autrice dei brani: Il signore dei cuori Il giovane albero e l’indipendenza Cleonice Parisi – Facebook  Libri dell’autrice: “La piccola voce.” “Viandante nel…