Ah, ma allora si può fare!

Ah, ma allora si può fare!

Ah, ma allora si può fare!
Lo smart working da casa.
Senza creare traffico ed inquinamento, non intasando i trasporti pubblici.

Ah, ma allora si può fare!
La didattica a distanza.
Magari durante le allerte meteo o qualora si abbia qualsiasi altro problema di mobilità.

Ah, ma allora si può fare!

Andare a ritirare la pensione a scaglioni.
Senza creare e senza fare file, senza fine, presso gli uffici postali ogni mese, iniziando addirittura ad usare i bancomat.

Ah, ma allora si può fare!
Farsi inviare la ricetta elettronica dal proprio medico di base tramite sms o email.
Senza dover prendere un giorno di ferie per andare a fare la fila presso lo studio medico.

Ah, ma allora si può fare!

A proposito di file, fare una fila ordinata senza nessuno che voglia fare il furbo.

Ah, ma allora si può fare!
Applaudire il sistema sanitario nazionale senza offendere, o peggio malmenare, il medico al pronto soccorso, solo perché è trascorsa un’ora in più di attesa in fila.

Ah, ma allora si può fare!
Elogiare le forze dell’ordine per il lavoro che fanno senza poi essere additati come fascisti.

Ah, ma allora si può fare!

Fregarsene dei bilanci, dell’Europa e dello spread, per impiegare risorse per aiutare chi si trova in situazioni di urgenza o di difficoltà.

Ah, ma allora si può fare!
Una telefonata ogni tanto a chi vogliamo bene per chiedere come stia, invece di inviare il solito fetentissimo messaggino anche per gli auguri di compleanno o addirittura per le condoglianze.

Si, volendo si può fare.

Brano senza Autore.

E Dio creò il padre

E Dio creò il padre

Quando il buon Dio decise di creare il padre, cominciò con una struttura piuttosto alta e robusta.
Allora un angelo che era lì vicino gli chiese:
“Ma che razza di padre è questo?
Se i bambini li farai alti come un soldo di cacio, perché hai fatto il padre così grande?
Non potrà giocare con le biglie senza mettersi in ginocchio, rimboccare le coperte al suo bambino senza chinarsi e nemmeno baciarlo senza quasi piegarsi in due!”

Dio sorrise e rispose:

“È vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nessuno su cui alzare lo sguardo.”
Quando poi fece le mani del padre, Dio le modellò abbastanza grandi e muscolose.
L’angelo scosse la testa e disse:
“Ma… mani così grandi non possono aprire e chiudere spille da balia, abbottonare e sbottonare bottoncini e nemmeno legare treccine o togliere una scheggia da un dito!”

Dio sorrise e disse:

“Lo so, ma sono abbastanza grandi per contenere tutto quello che c’è nelle tasche di un bambino e abbastanza piccole per poter stringere nel palmo il suo visetto.”
Dio stava creando i due più grossi piedi che si fossero mai visti, quando l’angelo sbottò:
“Non è giusto.
Credi davvero che queste due barcacce riuscirebbero a saltar fuori dal letto la mattina presto quando il bebè piange?
O a passare fra un nugolo di bambini che giocano, senza schiacciarne per lo meno due?”

Dio sorrise e rispose:

“Sta’ tranquillo, andranno benissimo.
Vedrai: serviranno a tenere in bilico un bambino che vuol giocare a cavalluccio o a scacciare i topi nella casa di campagna oppure a sfoggiare scarpe che non andrebbero bene a nessun altro.”
Dio lavorò tutta la notte, dando al padre poche parole ma una voce ferma e autorevole; occhi che vedevano tutto, eppure rimanevano calmi e tolleranti.
Infine, dopo essere rimasto un po’ soprappensiero, aggiunse un ultimo tocco:
le lacrime.
Poi si volse all’angelo e domandò:
“E adesso sei convinto che un padre possa amare quanto una madre?”

Brano di Erma Bombeck

E Dio creò la mamma

E Dio creò la mamma

Il buon Dio aveva deciso di creare… la mamma.
Ci si arrabattava intorno già da sei giorni, quand’ecco comparire un angelo che gli fa:
“Questa qui te ne fa perdere di tempo, eh?”
E Lui: “Sì, ma hai letto i requisiti dell’ordinazione?
Dev’essere completamente lavabile, ma non di plastica…
avere 180 parti mobili tutte sostituibili…
funzionare a caffè e avanzi del giorno prima…
avere un bacio capace di guarire tutto, da una sbucciatura ad una delusione d’amore…
e sei paia di mani.”

L’angelo scosse la testa e ribatté incredulo: “Sei paia?”

“Il difficile non sono le mani,” disse il buon Dio, “ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere!”
“Così tanti?” chiese l’angelo.
Dio annuì.
“Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda “Che state combinando lì dentro, bambini?” anche se lo sa già;
un altro paio dietro la testa, per vedere quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere;
un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si è messo in un guaio “Capisco e ti voglio bene lo stesso.” ”
“Signore,” fece l’angelo sfiorandogli gentilmente un braccio, “va’ a dormire.
Domani è un altro giorno.”

“Non posso,” ripose il Signore, “ho quasi finito ormai.

Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può lavorare 18 ore di seguito, preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e che riesce a tenere sotto la doccia un bambino di nove anni!”
L’angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità:
“E’ troppo tenera!” disse poi con un sospiro.
“Ma resistente,” ribatté il Signore con foga, “tu non hai idea di quello che può sopportare una mamma!”
“Sa pensare?” domandò allora l’angelo.
“Non solo, ma sa anche fare un ottimo uso della ragione e venire a compromessi.” ribatté il Creatore.
A quel punto l’angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia:

“Qui c’è una perdita!” dichiarò.

“Non è una perdita,” lo corresse il Signore, “è una lacrima!”
“E a che cosa serve?” domandò l’angelo.
“Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine, orgoglio.” rispose Dio.
“Ma sei un genio!” esclamò l’angelo.
Con sottile malinconia Dio aggiunse:
“A dire il vero, non sono stato io a mettercela quella cosa lì…”

Brano tratto dal libro “40 Storie nel deserto.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.