Problema: il vaso di porcellana e la rosa

Problema: il vaso di porcellana e la rosa

Il Grande Maestro e il Guardiano condividevano l’amministrazione di un monastero zen.
Un giorno, il Guardiano morì e fu necessario sostituirlo.
Il Grande Maestro riunì tutti i discepoli per scegliere chi avrebbe avuto l’onore di lavorare direttamente al suo fianco.

“Vi esporrò un problema,”

disse il Grande Maestro, “e colui che lo risolverà per primo sarà il nuovo Guardiano del tempio!”
Terminato il suo brevissimo discorso, collocò uno sgabellino al centro della stanza.
Sopra c’era un vaso di porcellana costosissimo, con una rosa rossa che lo abbelliva.
“Ecco il problema!” disse il Grande Maestro.
I discepoli contemplavano, perplessi, ciò che vedevano:
i disegni raffinati e rari della porcellana, la freschezza e l’eleganza del fiore.

Si chiedevano:

“Che cosa rappresentava tutto ciò?
Cosa fare?
Qual era l’enigma?”
Dopo alcuni minuti, uno dei discepoli si alzò, guardò il Grande Maestro e gli allievi tutt’intorno.
Poi, si avviò risolutamente al vaso e lo scagliò per terra, mandandolo in frantumi.
“Tu sarai il nuovo Guardiano!” disse il Grande Maestro all’allievo.
E non appena questi fu tornato al suo posto, spiegò:

“Io sono stato molto chiaro:

ho detto che vi trovavate davanti a un problema.
Non importa quanto bello e affascinante esso sia, un problema deve essere eliminato.
Un problema è un problema; può trattarsi di un rarissimo vaso di porcellana, di un meraviglioso amore che non ha più senso, o di un cammino che deve essere abbandonato, ma che noi ci ostiniamo a percorrere perché ci fa comodo…
C’è solo una maniera di affrontare un problema:
attaccandolo di petto.
In quei momenti, non si può né avere pietà, né lasciarsi tentare dall’aspetto affascinante che qualsiasi conflitto porta con sé!”

Brano di Paulo Coelho
Storia Zen

La candela che non voleva bruciare

La candela che non voleva bruciare

Questo non si era mai visto:
una candela che rifiuta di accendersi.
Tutte le candele dell’armadio inorridirono.
Una candela che non voleva accendersi era una cosa inaudita!
Mancavano pochi giorni a Natale e tutte le candele erano eccitate all’idea di essere protagoniste della festa, con la luce, il profumo, la bellezza che irradiavano e comunicavano a tutti.
Eccetto quella giovane candela rossa e dorata che ripeteva ostinatamente:

“No e poi no!

Io non voglio bruciare.
Quando veniamo accese, in un attimo ci consumiamo.
Io voglio rimanere così come sono:
elegante, bella e soprattutto intera!”
“Se non bruci è come se fossi già morta senza essere vissuta!” replicò un grosso cero, che aveva già visto due Natali, “Tu sei fatta di cera e stoppino ma questo è niente.
Quando bruci sei veramente tu e sei completamente felice.”

“No, grazie tante,”

rispose la candela rossa, “ammetto che il buio, il freddo e la solitudine sono orribili, ma è sempre meglio che soffrire per una fiamma che brucia.”
“La vita non è fatta di parole e non si può capire con le parole, bisogna passarci dentro,” continuò il cero, “solo chi impegna il proprio essere cambia il mondo e allo stesso tempo cambia se stesso.
Se lasci che la solitudine, il buio e il freddo avanzino, avvolgeranno il mondo!”
“Vuoi dire che noi serviamo a combattere il freddo, le tenebre e la solitudine?” chiese la candela.
“Certo,” ribadì il cero, “ci consumiamo e perdiamo eleganza e colori, ma diventiamo utili e stimati.
Siamo i cavalieri della luce.”
“Ma ci consumiamo e perdiamo forma e colore?”

domandò ancora la candela.

“Sì, ma siamo più forti della notte e del gelo del mondo!” concluse il cero.
Così anche la candela rossa e dorata si lasciò accendere.
Brillò nella notte con tutto il suo cuore e trasformò in luce la sua bellezza, come se dovesse sconfiggere da sola tutto il freddo e il buio del mondo.
La cera e lo stoppino si consumarono piano piano, ma la luce della candela continuò a splendere a lungo negli occhi e nel cuore degli uomini per i quali era bruciata.

Brano di Bruno Ferrero