L’importanza di fare una gentilezza



L’importanza di fare una gentilezza

C’era una volta un taglialegna proprietario di un cane e di un asino.
Un giorno l’uomo viaggiò attraverso un bosco con il suo cane e il suo asino lungo un cammino che era assai faticoso.
A un certo punto della giornata il taglialegna si fermò in una radura all’ombra di un faggio, dove si sdraiò e si addormentò beatamente.
Intanto l’asino si mise a brucare l’erba.

Il cane chiese all’asino:

“Abbassati un poco: nel paniere che hai sul dorso c’è del pane.
Lascia che ne prenda un pezzo, perché ho fame.”
L’asino non voltò nemmeno il capo e continuò nella sua attività:
non voleva perdere neanche un minuto, neanche un filo di quella soffice e gustosa erba.
Il suo stomaco doveva riempirsi dopo quel lungo cammino che gli aveva procurato tanta stanchezza.

Poi però rispose al cane, con la bocca piena:

“Aspetta che si svegli il padrone, ti darà lui da mangiare.”
In quel momento sbucò dal margine del bosco un lupo che si avventò sull’asino a fauci spalancate.
L’asino chiese aiuto al cane:
“Caro cane, aiutami!
Amico mio!”

Il cane rispose:

“Sono così stanco a affamato!
Aspetta che il padrone si svegli: ti aiuterà lui!”
Il povero asino, con la zampa sanguinante, capì la lezione.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Fractio panis – Bisogna saper condividere


Fractio panis – Bisogna saper condividere

A Berna, un’anziana signora ultraottantenne, essendo rimasta sola e non avendo voglia di cucinare solo per se stessa, si reca tutti i giorni a pranzare alla Migros, una catena di ristoranti self-service.
Quel giorno decide di mangiare un bel minestrone di verdura.
Prende un vassoio, riempie il piatto di minestrone, va alla cassa a pagare e prende posto ad un tavolo vuoto.
Si siede, ma al momento di mangiare si accorge di non aver preso un cucchiaio per mangiare il minestrone.

Si alza, va alla cassa dove ci sono le posate,

prende un cucchiaio e ritorna al suo tavolo, ma…
lì seduto c’è un ragazzo africano che sta mangiando il suo minestrone!
Sul momento la signora s’indigna e vorrebbe andare dal ragazzo a dirgli di tutto, ma poi pensa che, certamente, quell’emigrato l’ha fatto per fame e, passata la rabbia, decide di sedersi davanti al ragazzo e, senza dirgli nulla, incomincia a mangiare anche lei il minestrone.
Il ragazzo africano la guarda stupito, ma lei gli sorride, lui le sorride e continuano a mangiare il minestrone:

un cucchiaio lei, un cucchiaio lui…

Finito il minestrone il ragazzo si alza, va al banco dei primi piatti, prende un piatto di fettuccine alla bolognese, prende due forchette e torna al tavolo.
Dà una forchetta alla vecchia signora, si siede davanti a lei e incominciano a mangiare le fettuccine, sorridendo:
una forchettata lei, una forchettata lui…
Terminate le fettuccine il ragazzo africano si alza, fa un sorriso alla signora e se ne va.

La signora, contenta per aver fatto un’opera buona,

si gira sorridendo, per salutarlo e…
ad un tavolo vicino, dietro di lei, vede un vassoio con sopra un piatto di minestrone…
Il suo piatto!

Brano tratto dal libro “Lettera da Erika.” di Don Paolo Farinella

L’agricoltore e Dio


L’agricoltore e Dio

Non molto tempo fa, esisteva un contadino che si lamentava sempre delle condizioni atmosferiche che, a suo parere, erano sempre contrarie alle sue semine ed ai suoi raccolti.
Un giorno il contadino incontrò Dio e gli disse:
“Hai creato il mondo, ma non sei un contadino, non conosci l’agricoltura.
Hai ancora molto da imparare.
Hai ancora poca esperienza riguardo il clima e le condizioni atmosferiche adatte all’agricoltura.”
Dio gli chiese:

“Qual è il tuo consiglio?”

“Dammi un anno e lascia che le cose vadano come voglio e vedrai che la povertà e la fame non esisteranno mai più sulla terra.” esclamò il contadino.
Dio accettò.
Naturalmente, l’agricoltore chiese il massimo:
niente più tempeste né alcun pericolo per il grano.
Il grano cresceva sano e abbondante ed i contadini erano felici.
Tutto sembrava perfetto.

Alla fine dell’anno, l’agricoltore rivide Dio e gli disse con orgoglio:

“Hai visto quanto grano?
C’è abbastanza cibo per 10 anni senza dover più lavorare!”
Dio annuì con compassione.
Tuttavia, una volta raccolto tutto il grano il contadino si rese conto che i chicchi erano tutti vuoti.
Perplesso, chiese a Dio cosa fosse accaduto, ed Egli rispose:
“Hai deciso di eliminare tutti i conflitti e gli attriti, così il grano non ha potuto maturare. Questo è il risultato della tua presunzione.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Pioggia di stelle


Pioggia di stelle

C’era una volta un’orfanella povera e sola.
Nessuno l’aveva voluta con sé.
Possedeva solo gli abiti che indossava e un pezzetto di pane.
Un giorno s’incamminò per la campagna pensando:
“Qualcuno mi aiuterà!”
Incontrò un uomo.
“Ho tanta fame!” le disse.
“Dammi qualcosa, per carità!”
La bimba gli diede il suo pezzo di pane.
Poco dopo incontrò un bambino.
“Ho la testa ghiacciata.
Dammi qualcosa per coprirmela!” la supplicò.

L’orfanella si sfilò la cuffia e gliela diede.

Più in là incontrò un altro bambino.
Era senza giubbetto e tremava per il freddo.
Si sfilò la mantella e gliela diede.
Ancora avanti incontrò una bambina mezza assiderata.
Si sfilò la gonnellina e gliela porse.
Ormai non le era rimasto addosso nient’altro che la camicia.
Cammina, cammina arrivò in un bosco. Intanto si era fatto buio.
“Dammi la tua camicia.
Non ho niente da mettermi!” la supplicò un’altra bambina.

L’orfanella pensò:

“Ormai è notte, qui nel bosco nessuno mi vedrà.
Posso dargliela!”
Se la sfilò e gliela porse.
Subito dopo, cominciò a cadere una pioggia di stelle, che cadendo si trasformavano in monete d’oro lucenti.
Nello stesso tempo la bimba si ritrovò vestita di tutto punto e con abiti di stoffa finissimi.
Alzò i bordi del gonnellino e raccolse le monete finché ce ne poterono stare.
Così la buona orfanella non ebbe più a temere la miseria per il resto della sua vita.

Favola dei Fratelli J. e W. Grimm