Siamo tutti responsabili di un fiorellino

Siamo tutti responsabili di un fiorellino

Una tremenda siccità aveva colpito la regione.
L’erba era prima ingiallita e poi appassita.
Si erano inariditi i cespugli e gli alberi più fragili.
Neppure una goccia d’acqua pioveva dal cielo e le mattine si presentavano alla terra senza la lieve frescura della rugiada.

Migliaia di animali, piccoli e grandi, stavano morendo.

Pochissimi avevano la forza per sfuggire al deserto che ingoiava ogni cosa.
La siccità si faceva ogni giorno più dura.
Persino i forti e vecchi alberi, che affondavano le radici nella profondità della terra, persero le foglie.
Tutte le fontane e le sorgenti erano esaurite.
Ruscelli e fiumi erano inariditi.
Solo un piccolo fiore era rimasto in vita, poiché una piccolissima sorgente dava un paio di gocce d’acqua.

Ma la sorgente disperava:

“Tutto è arido e assetato e muore.
E io non posso farci nulla.
Che senso hanno le mie due gocce d’acqua?”
Lì vicino c’era un vecchio e robusto albero.

Udì il lamento e, prima di morire, disse alla sorgente:

“Nessuno si aspetta da te che tu faccia rinverdire tutto il deserto.
Il tuo compito è tenere in vita quel fiorellino.
Niente più!”
Siamo tutti responsabili di un fiorellino.
Ma ce ne dimentichiamo spesso per lamentarci di tutto quello che non riusciamo a fare.

Brano senza Autore

Scherzo in fabbrica

Scherzo in fabbrica

Qualche anno fa gli operai entravano in fabbrica per lavorare prestissimo.
Tantissimi ragazzi giovani portavano allegria nonostante operassero su complicati macchinari e nelle catene di montaggio.
Anche in questo ambito abbiamo fatto la nostra piccola rivoluzione del 1968, insieme agli studenti, che ha portato tantissimi cambiamenti.
Cose che ora vengono date per scontate, come la settimana ridotta, le ferie, i diritti ed i rappresentanti sindacali.

Ora, la fabbrica dicono sia anonima, con lavoratori che competono con i robot.

In quel periodo lavoravo allo stampaggio di un particolare per scarponi da sci.
Il numero di pezzi da fare era 250 in 8 ore, ed i ritagli di tempo libero li impegnavo a fare schizzi ed a comporre qualche poesiola.
I sindacalisti spesso portavano moltissimi pacchetti di fogli propagandistici di scioperi o altro che finito il loro scopo, io recuperavo per il retro immacolato e ne facevo buona scorta dentro il mio tavolo di lavoro.
Un giorno decisi di prendere un pacchetto di fogli di qualche anno prima con su scritto

“Giovedì sciopero per il Mezzogiorno!”

e li misi nell’apposito spazio dove venivano distribuiti per vedere cosa succedesse.
Il giovedì seguente, tre quarti degli operai della fabbrica rimase a casa essendo sia giorno di mercato sia giorno utile per cercar funghi, dato che proprio in quel periodo abbondavano.

Quando al venerdì incrociai il direttore, temevo il peggio, ma questi mi disse solamente:

“Bravo, ci hai risolto un problema perché abbiamo un calo di lavoro per qualche giorno.
La pausa non remunerata è stata utile ma non fare più di questi scherzi nemmeno a carnevale!”

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua


Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua

Un giorno una insegnante chiese ai suoi studenti di fare una lista dei nomi degli altri studenti nella stanza su dei fogli di carta, lasciando un po’ di spazio sotto ogni nome.
Poi disse loro di pensare la cosa più bella che potevano dire su ciascuno dei loro compagni di classe e scriverla.
Ci volle tutto il resto dell’ora per finire il lavoro, ma all’uscita ciascuno degli studenti consegnò il suo foglio.
Quel sabato l’insegnante scrisse il nome di ognuno su un foglio separato, e vi aggiunse la lista di tutto ciò che gli altri avevano detto su di lui/lei.
Il lunedì successivo diede ad ogni studente la propria lista.
Poco dopo, l’intera classe stava sorridendo.
“Davvero?” sentì sussurrare.
“Non sapevo di contare così tanto per qualcuno!” e “Non pensavo di piacere tanto agli altri!” erano le frasi più pronunciate.
Nessuno parlò più di quei fogli in classe, e la professoressa non seppe se i ragazzi l’avessero discussa dopo le lezioni o con i genitori, ma non aveva importanza:
l’esercizio era servito al suo scopo.

Gli studenti erano felici di se stessi e divennero sempre più uniti.

Molti anni più tardi, uno degli studenti venne ucciso in Vietnam e la sua insegnante partecipò al funerale.
Non aveva mai visto un soldato nella bara prima di quel momento:
sembrava così bello e così maturo…
La chiesa era riempita dai suoi amici.
Uno ad uno quelli che lo amavano si avvicinarono alla bara, e l’insegnante fu l’ultima a salutare la salma.
Mentre stava lì, uno dei soldati presenti le domandò:
“Lei era l’insegnante di matematica di Mark?”
Lei annuì, dopodiché lui le disse: “Mark parlava di lei spessissimo!”
Dopo il funerale, molti degli ex compagni di classe di Mark andarono insieme al rinfresco.
I genitori di Mark stavano lì, ovviamente in attesa di parlare con la sua insegnante.
“Vogliamo mostrarle una cosa!” disse il padre estraendo un portafoglio dalla sua tasca.
“Lo hanno trovato nella sua giacca quando venne ucciso.
Pensiamo che possa riconoscerlo.”

Aprendo il portafoglio, estrasse con attenzione due pezzi di carta che erano stati ovviamente piegati, aperti e ripiegati molte volte.

L’insegnante seppe ancora prima di guardare che quei fogli erano quelli in cui lei aveva scritto tutti i complimenti che i compagni di classe di Mark avevano scritto su di lui.
Grazie mille per averlo fatto, disse la madre di Mark.
“Come può vedere, Mark lo conservò come un tesoro.”
Tutti gli ex compagni di classe di Mark iniziarono ad avvicinarsi.
Charly sorrise timidamente e disse “Io ho ancora la mia lista.
E’ nel primo cassetto della mia scrivania a casa.”
La moglie di Chuck disse che il marito le aveva chiesto di metterla nell’album di nozze, e Marilyn aggiunse che la sua era conservata nel suo diario.
Poi Vicky, un’altra compagna, aprì la sua agenda e tirò fuori la sua lista un po’ consumata, mostrandola al gruppo:
“La porto sempre con me, penso che tutti l’abbiamo conservata.”

In quel momento l’insegnante si sedette e pianse.

Pianse per Mark e per tutti i suoi amici che non l’avrebbero più rivisto.
Ci sono così tante persone al mondo che spesso dimenticano che la vita finirà un giorno o l’altro.
E non sanno quando questo accadrà.
Perciò dite alle persone che le amate e che vi importa di loro, che sono speciali e importanti.
Diteglielo prima che sia troppo tardi.
Quello che metti nella vita degli altri tornerà a riempire la tua.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il problema degli altri

Il problema degli altri

C’era una volta un saggio molto conosciuto, che viveva su una montagna dell’Himalaya.
Stanco della convivenza con gli uomini, aveva scelto una vita semplice, e passava la maggior parte del tempo meditando.
La sua fama, però, era così grande che la gente era pronta ad affrontare strade anguste, ad arrampicarsi su colline ripide, a oltrepassare fiumi copiosi solo per conoscere quel sant’uomo, che tutti credevano fosse capace di risolvere qualsiasi angoscia del cuore umano.
Il saggio, essendo un uomo molto compassionevole, elargiva un consiglio qui, un altro lì, ma cercava di liberarsi subito dei visitatori indesiderati.
Essi, comunque, si presentavano a gruppi sempre più numerosi, e un giorno una folla bussò alla sua porta, dicendo che sul giornale locale erano state pubblicate delle storie bellissime su di lui, e tutti erano sicuri che lui sapesse come superare le difficoltà della vita.
Il saggio non fece commenti e chiese loro di sedersi e aspettare.
Trascorsero tre giorni, e arrivò altra gente.

Quando non ci fu più posto per nessun altro, egli si rivolse alla popolazione che si trovava davanti alla sua porta:
“Oggi vi darò la risposta che tutti desiderate.”
Ma voi dovete promettere che, non appena i vostri problemi saranno risolti, direte ai nuovi pellegrini che mi sono trasferito altrove, così che io possa continuare a vivere nella solitudine cui tanto anelo.
Gli uomini e le donne fecero un giuramento solenne:
se il saggio avesse compiuto quanto promesso, essi non avrebbero permesso a nessun altro pellegrino di salire sulla montagna.
“Raccontatemi i vostri problemi!” disse il saggio.
Qualcuno cominciò a parlare, ma fu subito interrotto da altre persone, poiché tutti sapevano che quella era l’ultima udienza pubblica che il sant’uomo avrebbe concesso, temevano che non avrebbe avuto il tempo di ascoltarli.

Qualche minuto dopo, si era creata una grande confusione, con tante voci che urlavano nello stesso tempo, gente che piangeva, uomini e donne che si strappavano i capelli per la disperazione, perché era impossibile farsi sentire.
Il saggio lasciò che la situazione si prolungasse per un po’, finché urlò:
“Silenzio!”
La folla si azzittì immediatamente.
“Scrivete i vostri problemi e posate i fogli di carta davanti a me!” esclamò.
Quando tutti ebbero terminato, il saggio mescolò tutti i fogli in una cesta, chiedendo poi:
“Fate passare tra voi questa cesta, e che ciascuno prenda il foglio che si trova sopra e legga ciò che vi è scritto.

Potrete scegliere se cominciare ad avere il problema che vi troverete scritto oppure potrete richiedere indietro il vostro problema a chi gli è capitato nel sorteggio!”
Ciascuno dei presenti prese uno dei fogli, lesse e rimase terrificato.
Ne conclusero che ciò che avevano scritto, per peggiore che fosse, non era tanto serio come il problema che affliggeva il vicino.
Due ore dopo, si scambiarono i fogli e ciascuno si rimise in tasca il proprio problema personale, sollevato nel sapere che il proprio problema non era poi tanto grave quanto immaginava.
Tutti furono grati per la lezione, scesero giù dalla montagna con la certezza di essere più felici degli altri e, rispettando il giuramento fatto, non permisero più a nessuno di turbare la pace del sant’uomo.

Brano di Paulo Coelho