I tre cugini e l’eredità

I tre cugini e l’eredità

Tre vignaioli avevano in comune, oltre che una lontana parentela, anche tre appezzamenti di terra pianeggiante pressoché uguali, per estensione e forma, frutto di un’eredità.
Facevano parte di un immenso terreno appartenente ad uno stesso avo, il quale aveva equamente diviso lo stesso ai rispettivi figli, tanti anni prima.

Zolle molto ambite nella fertile e vocata terra di produzione del mitico vino Prosecco.

Terra dalle molte ed ataviche tentazioni di possesso, con confini che si concordavano faticosamente di giorno e si spostavano di notte, come i nanetti da giardino, a seconda delle fasi lunari.
Due dei tre proprietari portavano avanti un contenzioso legale da molto tempo per la definizione dei rispettivi confini.

I geometri a cui si erano rivolti, usavano due diversi tipi di catasto (mappa e registro dei terreni).

Uno usava quello Napoleonico (1807-1816) e l’altro quello Austriaco (1807-1852), in auge in Veneto in quel periodo.
Un’alternanza dettata dalla convenienza, rimandando all’infinito il contenzioso, con la motivazione, non tanto segreta, che avevano figli da mantenere all’università con conseguenti laute parcelle da riscuotere.
Insistevano anche con il terzo, affinché partecipasse alla disputa per i confini, ma questo, essendo saggio, alla maniera di re Salomone, sentenziò:

“Se in origine le parti erano uguali,

per verificare i confini basta tirare un semplice spago di recupero e fare due nodi equidistanti per definire le tre parti, una stretta di mano per finirla per sempre e un brindisi conciliatore!”
Alcune volte, la vita, vuoi per ignoranza e/o per avarizia, è un cinema che costa caro!

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Il vuoto


Il vuoto
(E il cuore dell’uomo fu riempito di vita, perché la vita è Amore)

C’era una volta l’Amore…
L’Amore abitava in una casa pavimentata di stelle e adornata di sole.
Un giorno l’Amore pensò a una casa più bella.
Che strana idea quella dell’Amore!
E fece la terra, e sulla terra, ecco fece la carne e nella carne ispirò la vita e, nella vita, impresse l’immagine della sua somiglianza.

E la chiamò uomo!

E dentro l’uomo, nel suo cuore, l’Amore costruì la sua casa:
piccola ma palpitante, inquieta, insoddisfatta come l’Amore.
E l’Amore andò ad abitare nel cuore dell’uomo e ci entrò tutto là dentro, perché il cuore dell’uomo è fatto di infinito.
Ma un giorno…
L’uomo ebbe invidia dell’Amore.
Voleva impossessarsi della casa dell’Amore, la voleva soltanto e tutta per sé, voleva per sé la felicità dell’Amore come se l’Amore potesse vivere da solo.

E l’Amore fu scacciato dal cuore dell’uomo.

L’uomo allora cominciò a riempire il suo cuore, lo riempì di tutte le ricchezze della terra, ma era ancora vuoto.
L’uomo, triste, si procurò il cibo col sudore della fronte, ma era sempre affamato e restava con il cuore terribilmente vuoto.
Un giorno l’uomo…
Decise di condividere il cuore con tutte le creature della terra.
L’Amore venne a saperlo…
Si rivestì di carne e venne anche lui a ricevere il cuore dell’uomo.
Ma l’uomo riconobbe l’Amore e lo inchiodò sulla croce.
E continuò a sudare per procurarsi il cibo.

L’Amore allora ebbe un’idea:

si rivestì di cibo, si travestì di pane e attese silenzioso.
Quando l’uomo affamato lo mangiò, l’Amore ritornò nella sua casa…
Nel cuore dell’uomo.
E il cuore dell’uomo fu riempito di vita, perché la vita è Amore.

Brano Anonimo brasiliano. Tratto dal Web.