L’ombrello rosso

L’ombrello rosso

Lui era un giovane studioso e serio, lei una ragazza bella e saggia.
E si amavano.
Prima di partire per il servizio militare, lui volle farle un regalo.

Un regalo che le ricordasse il suo amore.

Doveva però fare il conto con le finanze, già messe a dura prova dai libri dell’Università.
Girò per negozi e grandi magazzini.
Dopo mille “prendi e posa” si decise.
Acquistò un enorme ombrello di un bel rosso vivo.
Sotto quel grande ombrello rosso i due ragazzi si diedero il primo addio, si scambiarono la promessa di amore eterno e decisero di sposarsi.

Nella nuova casa, l’ombrello finì in uno sgabuzzino.

Passarono gli anni, arrivarono due figli, le preoccupazioni, qualche tensione di troppo, la noia, i silenzi troppo lunghi.
Una sera, seduti sul divano, lui e lei sbadigliavano davanti alla tv.
Improvvisamente lei si alzò, corse nello sgabuzzino e dopo un po’ tornò con l’ombrello rosso.
Lo spalancò ed una nuvoletta di polvere si sparse nell’aria.

Poi si sedette sul divano con l’ombrello rosso spalancato.

Dopo un lungo istante, lui si accoccolò accanto a lei sotto il grande ombrello.
Si abbracciarono teneramente.
E ritrovarono tutti i sogni smarriti sotto la polvere dei giorni.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

La nuvola e la duna

La nuvola e la duna

Una nuvola giovane giovane (ma è risaputo che la vita delle nuvole è breve e movimentata) faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni gonfi e bizzarri.
Quando passarono sul grande deserto del Sahara, le altre nuvole, più esperte, la incitarono:
“Corri, corri!
Se ti fermi qui sei perduta!”
La nuvola però era curiosa, come tutti i giovani, e si lasciò scivolare intorno a tutto il branco delle nuvole, così simile ad una mandria di bisonti sgroppanti.
“Cosa fai? Muoviti!” le ringhiò dietro il vento.

Ma la nuvoletta aveva visto la dune di sabbia dorata:

uno spettacolo affascinante.
E planò leggera leggera.
Le dune sembravano nuvole d’oro accarezzate dal vento.
Una di esse sorrise.
“Ciao.” disse la nuvoletta.
Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. “Ciao. Io mi chiamo Ola!” si presentò la nuvola.
“Io, Una!” replicò la duna.
“Com’è la tua vita li giù?” chiese la nuvoletta.
“Bè… Sole e vento.
Fa un po’ caldo ma ci si arrangia.
E la tua?” domandò la piccola duna.
“Sole e vento.
Grandi corse nel cielo.

La mia vita è molto breve.

Quando tornerà il gran vento forse sparirò!” rispose la nuvoletta.
“Ti dispiace?” chiese la duna.
“Un po’.
Mi sembra di non servire a niente!” esclamò la nuvoletta, “Mi trasformerò presto in pioggia e cadrò.
È il mio destino!”
La duna esitò un attimo e poi disse:
“Lo sai che noi chiamiamo la pioggia Paradiso?”
“Non sapevo di essere così importante.” rise la nuvola.
“Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia.
Noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano erba e fiori!” spiegò la piccola duna.
“Oh, è vero.
Li ho visti.” replicò la nuvoletta.
“Probabilmente io non li vedrò mai!” concluse mestamente la duna.

La nuvola rifletté un attimo, poi disse:

“Potrei pioverti addosso io…”
“Ma morirai…” esclamò dispiaciuta la piccola duna.
“Tu però fiorirai…” disse la nuvoletta e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente.
Il giorno dopo la piccola duna era fiorita.

Brano tratto dal libro “L’iceberg e la duna.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

La goccia d’acqua e la pianticella

La goccia d’acqua e la pianticella

La nuvola avanzava lentamente:
era piccola, poco più grande di un batuffolo di cotone.
All’interno, due gocce di pioggia stavano litigando furiosamente.
“Ti dico che dovevamo scendere su quel prato!” urlò l’una.
“E così saremmo finite in mezzo al fango!” ribatté l’altra.
“Sua maestà ha paura di sporcarsi?
Preferirebbe forse cadere in una boccetta di profumo?” insistette la prima.
“Sei sciocca e ignorante!” esclamò la seconda.
E rivolgendosi all’altra compagna che se ne stava pacifica e silenziosa ad osservare il paesaggio chiese:
“E tu, cosa ne pensi?”

Costei rispose:

“Credo che ognuna di noi debba seguire le proprie aspirazioni, ricordandoci che il mondo ha bisogno di noi.”
“Giusto!” intervenne la prima, “Ognuna pensi a se stessa!” travisando così le parole della compagna saggia.
La prima a lasciarsi scivolare dalla nuvola fu proprio lei.
Vide uno scoglio e decise di andare a crogiolarsi al sole.
Fatto sta che, poco dopo, cominciò a sudare e all’improvviso scomparve.
Di lei non restò più nulla, neppure il segno sulla roccia.

La seconda, vedendo l’oceano, pensò:

“Qui non mi mancherà la compagnia!” e si lasciò scivolare.
Per qualche tempo passò le sue giornate ridendo, scherzando, ballando insieme alle compagne.
Ma un giorno un’onda l’afferrò con decisione e la mandò a ruzzolare sulla spiaggia.
La sabbia assorbì la goccia e di lei non restò più nulla, nemmeno un’impronta.
Sulla nuvola, intanto, la goccia rimasta aspettava il momento opportuno per scendere sulla terra. Aveva deciso:
“Mi spingerò più a Nord, il vento freddo mi trasformerà in un fiocco di neve e contribuirò a far felici i bambini.”
All’improvviso vide, in un campo arso dal sole, una pianticella quasi appassita.
Questo la rattristò e la commosse.

E cosi decise:

si lasciò scivolare dalla nuvoletta e cadde addosso alla piantina.
Costei si ridestò dicendo:
“Che fresca carezza!
Chi sei?”
“Sono una piccola goccia e sono scesa dal cielo per aiutarti!” rispose.
Poi scomparve nel terreno, fino alle radici.
Subito un fremito percorse l’intera pianticella ed un fiorellino sbocciò, profumando l’aria.

La storia di ogni persona è allo stesso tempo effimera e importante.
Perciò ci conviene vivere in maniera intensa, al di là del nostro piccolo “io”, contribuendo ad arricchire la vita degli altri e lasciandoci impreziosire dalle loro sorprese.

Brano di Don Ezio del Favero