Domani potrebbe essere troppo tardi!

Domani potrebbe essere troppo tardi!

Una volta, un discepolo domandò al suo maestro:
“Maestro, nella vita non hai mai avuto momenti in cui sei stato scontento di te?”

Il maestro rispose:

“Sette volte ho disprezzato la mia anima:
la prima volta quando, incontrando uno zoppo, si è messa, pure lei, a zoppicare;
la seconda volta quando, potendo scegliere tra la via difficile e quella facile, ha scelto la facile, credendo che fosse quella giusta;
la terza volta quando mentì e si scusò dicendo:

“Fan tutti così!”;

la quarta volta quando rifiutò di giocare, per paura di perdere;
la quinta volta quando, invece di avere il coraggio della propria opinione, ebbe il coraggio delle opinioni altrui;
la sesta volta quando scelse la muffa invece dell’avventura;

la settima volta quando

l’ho vista paurosa di raggiungere la vera felicità accontentandosi di una vita anonima!”

Domani potrebbe essere troppo tardi!
Il momento di agire è ora.

Storia Zen
Brano senza Autore

La sveglia che scotta

La sveglia che scotta

Alcuni anni fa, anche secondo l’opinione di diversi esperti, faceva molto più freddo, quindi gli inverni risultavano più rigidi.
La gente si difendeva dal rigore del gelo come meglio poteva, vestendosi in modo pesante e indossando capi di lana.
Ovviamente in quegli anni non esistevano i vestiti ed i materiali brevettati di oggi.

Come tutti sappiamo, non tutti del freddo hanno la stessa percezione.

Giulia, una signora di mezza età, lo temeva assai e, come soluzione personale, all’interno della borsa portava una bottiglia di acqua calda per scaldarsi le mani ogni tanto.
Un giorno decise di sfidare i rigori dell’inverno per andare dall’orologiaio a far aggiustare la sveglia, che da tempo non dava segni di vita.

L’orologiaio presa in mano la sveglia,

che nel frattempo era rimasta nella borsa a contatto con la bottiglia di acqua calda, esclamò:
“Ma, signora Giulia, la sua sveglia scotta!”
Giulia, imbarazzata, non volendo svelare il suo stratagemma per difendersi dal gelo, replicò:

“È normale che scotti!

È da stanotte che suona di continuo e quindi si è surriscaldata!”
Giulia era mia nonna.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Un momento per… Dio

Un momento per… Dio

Figlio mio, quando ti sei svegliato questa mattina, ti ho osservato e ho sperato che tu mi rivolgessi la parola, anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione o ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri.
Però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare.
Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti ed io sapevo che avresti avuto del tempo anche solo per fermarti qualche minuto e dirmi “Ciao.”

Però eri troppo occupato.

Per questo ho acceso il cielo per te, l’ho riempito di colori e di dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi, però nemmeno di questo ti sei reso conto.
Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno.
Con tutte le cose che avevi da fare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa.
Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di farti bagnare un po’ perché l’acqua si portasse via il tuo stress.
Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato a me, ma ti sei infuriato e hai offeso il mio nome, io desideravo tanto che tu mi parlassi,

c’era ancora tanto tempo.

Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la tv, hai cenato, però ti sei dimenticato nuovamente di parlare con me, non mi hai rivolto la parola.
Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela, in verità era bellissimo, ma tu non eri interessato a vederlo.
Al momento di dormire credo che fossi distrutto.
Dopo aver dato la buonanotte alla famiglia sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato.
Ho accompagnato il tuo sogno con una musica, i miei animali notturni si sono illuminati, ma non importa, perché forse nemmeno ti rendi conto che io sono sempre lì per te.

Ho più pazienza di quanto immagini.

Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri.
Ti amo tanto che aspetto tutti i giorni una preghiera, il paesaggio che faccio è solo per te.
Bene, ti stai svegliando di nuovo e ancora una volta io sono qui e aspetto senza nient’altro che il mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un po’ di tempo.
Buona giornata.
Tuo Papà! … Dio.

Brano tratto dal libro “Piccole storie per riflettere.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Amo le persone che…

Amo le persone che…

Non c’è niente di più bello di un abbraccio, un bacio o un pensiero inaspettato.
Mi piacciono le persone che quando hanno qualcosa da dirti, te la dicono senza nessuno scrupolo.

Mi piacciono quelle persone con tanta creatività e con tanta voglia di fare.

Amo le persone che arrossiscono non appena le si viene fatto un complimento.
Amo le persone che dicono sempre la loro opinione, non si vergognano e non hanno paura di cosa possa accadere dopo.

Amo le persone protagoniste.

Amo le persone che fanno di tutto per strapparti un sorriso, quelle che ti migliorano la giornata o chissà, magari un giorno anche la vita.
Ed infine, amo quelle persone che non usano doppie facce ma usano il cuore.

Brano di Jonathan Congiu