Focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici…


Focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici…

Un uomo di 92 anni, piccolo, molto fiero, vestito e ben rasato, una mattina alle 8.00, con i suoi capelli perfettamente pettinati, trasloca in una casa per persone anziane.
Sua moglie di 70 anni è recentemente deceduta, cosa che lo obbliga a lasciare la sua casa.
Dopo parecchie ore di attesa nella hall della casa per anziani, ci sorride gentilmente quando gli diciamo che la sua camera è pronta.
Mentre si reca fino all’ascensore con il suo deambulatore, gli faccio una descrizione della sua piccola camera, includendo il drappo sospeso alla sua finestra come tenda.

“Mi piace molto!”

dice con l’entusiasmo di un ragazzino di 8 anni che ha appena ricevuto un nuovo cucciolo.
“Signor Vito, lei non ha ancora visto la camera, aspetti un attimo.”
“Questo non c’entra niente!” dice “La felicità è qualcosa che scelgo a priori.
Che mi piaccia la mia camera o no, non dipende dai mobili o dalle decorazioni, dipende piuttosto dal modo in cui la percepisco.

Nella mia testa è già deciso che la mia camera mi piace.

E’ una decisione che prendo ogni mattina al mio risveglio.”
Posso scegliere, posso passare la giornata a letto contando le difficoltà che ho con le parti del mio corpo che non funzionano, oppure alzarmi e ringraziare il cielo per quelle che funzionano ancora.

Ogni giorno è un regalo e finché potrò aprire i miei occhi,

focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici che ho raccolto durante tutta la mia vita.
La vecchiaia è come un conto in banca: prelevi da ciò che hai accumulato.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il fuoco


Il fuoco

Sei persone, colte dal caso nel buio di una gelida nottata, su un’isola deserta, si ritrovarono ciascuna con un pezzo di legno in mano.
Non c’era altra legna nell’isola persa nelle brume del mare del Nord.
Al centro un piccolo fuoco moriva lentamente per mancanza di combustibile.
Il freddo si faceva sempre più insopportabile.
La prima persona era una donna, ma un guizzo della fiamma illuminò il volto di un immigrato dalla pelle scura.

La donna se ne accorse.

Strinse il pugno intorno al suo pezzo di legno.
Perché consumare il suo legno per scaldare uno scansafatiche venuto a rubare pane e lavoro?
L’uomo che stava al suo fianco vide uno che non era del suo partito.
Mai e poi mai avrebbe sprecato il suo bel pezzo di legno per un avversario politico.
La terza persona era vestita malamente e si avvolse ancora di più nel giaccone bisunto, nascondendo il suo pezzo di legno.

Il suo vicino era certamente ricco.

Perché doveva usare il suo ramo per un ozioso riccone?
Il ricco sedeva pensando ai suoi beni, alle due ville, alle quattro automobili e al sostanzioso conto in banca.
Le batterie del suo telefonino erano scariche, doveva conservare il suo pezzo di legno a tutti i costi e non consumarlo per quei pigri e inetti.
Il volto scuro dell’immigrato era una smorfia di vendetta nella fievole luce del fuoco ormai spento.
Stringeva forte il pugno intorno al suo pezzo di legno.
Sapeva bene che tutti quei bianchi lo disprezzavano.
Non avrebbe mai messo il suo pezzo di legno nelle braci del fuoco.

Era arrivato il momento della vendetta.

L’ultimo membro di quel mesto gruppetto era un tipo gretto e diffidente.
Non faceva nulla se non per profitto.
Dare soltanto a chi dà, era il suo motto preferito.
Me lo devono pagare caro questo pezzo di legno, pensava.
Li trovarono così, con i pezzi di legno stretti nei pugni, immobili nella morte per assideramento.
Non erano morti per il freddo di fuori, erano morti per il freddo di dentro.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero

La nostra storia…


La nostra storia…

Più va avanti il tempo e più tutta questa storia ci coinvolge in pieno perché vediamo che c’è in giro molta gente che viene coinvolta nella stessa maniera, non è una questione di età, ci sono persone di qualsiasi età e questo da più senso alla storia, alla nostra storia, che poi è la storia anche delle persone che camminano, vivono, sorridono, etc…

Introduzione alla canzone “Io Vagabondo” nell’album “Ma che film la vita”. Augusto Daolio, Nomadi

Sono importanti le persone che lasciano il segno, non quelle che lasciano cicatrici!


Sono importanti le persone che lasciano il segno, non quelle che lasciano cicatrici!

Ci sono persone che entrano nella tua vita e cambiano tutto, persone per le quali vale la pena fermarsi, respirare e che bisogna apprezzare.
Apprezzare le cose davvero importanti della vita: i dettagli…
Come l’acqua del mare, le nuvole, gli sguardi, gli occhi di queste persone, il loro modo di sorridere, gli abbracci infiniti che sanno di sale, le loro mani, svegliarsi al loro fianco …
Ci sono persone che sono fatte d’acciaio,

persone che danno un senso a tutto, persino a cose che prima non avevano nessuna importanza per noi.

Sono persone autentiche, che marcano un momento nella nostra vita, che arrivano come un soffio d’aria fresca e che, quando se ne vanno, lasciano un segno indelebile nei nostri ricordi.
Vi è un’enorme differenza tra lasciare il segno e lasciare cicatrici.
Le cicatrici simboleggiano il dolore, la sofferenza, le ferite aperte, le emozioni che vanno ripulite e curate.
Le cicatrici sono dei segni che non abbiamo scelto di avere e che ci ricordano un dolore che avremmo potuto evitare.

Invece, quando qualcuno lascia il segno,

significa che abbiamo delle tracce incancellabili sulla pelle e nella memoria, che ci fanno ricordare dei momenti d’amore, insegnamento e crescita, quando meno te lo aspetti.
Pertanto, non è importante la quantità di persone che ci circondano, bensì la qualità.
Se qualcuno ci ferisce sistematicamente, dovremmo cominciare a fare un po’ di pulizia nel nostro ambiente circostante, selezionare meglio le persone e sforzarci di continuare solo relazioni che ci apportano insegnamento e crescita interiore.

Sono i piccoli dettagli a dare senso alla vita,

cambiano tutto, rendono importante la quotidianità.
È per questo che non è tanto importante quello che riceviamo quanto il modo in cui lo riceviamo.
Quando una persona speciale vi abbraccia, riesce a ricomporre i frammenti presenti in voi, vi insegna a vivere e a rivivere la vostra interiorità.
Le persone speciali non aspettano che le cose succedano, fanno quello che desiderano e inseguono i loro obiettivi fino a che non li raggiungono.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Le stelle marine


Le stelle marine

Una tempesta terribile si abbatté sul mare.
Lame affilate di vento gelido trafiggevano l’acqua e la sollevavano in ondate gigantesche che si abbattevano sulla spiaggia come colpi di maglio, o come vomeri d’acciaio aravano il fondo marino scaraventando le piccole bestiole del fondo, i crostacei e i piccoli molluschi, a decine di metri dal bordo del mare.
Quando la tempesta passò, rapida come era arrivata, l’acqua si placò e si ritirò.
Ora la spiaggia era una distesa di fango in cui si contorcevano nell’agonia migliaia e migliaia di stelle marine.
Erano tante che la spiaggia sembrava colorata di rosa.
Il fenomeno richiamò molta gente da tutte le parti della costa.
Arrivarono anche delle troupe televisive per filmare lo strano fenomeno.
Le stelle marine erano quasi immobili.

Stavano morendo.

Tra la gente, tenuto per mano dal papà, c’era anche un bambino che fissava con gli occhi pieni di tristezza le piccole stelle marine.
Tutti stavano a guardare e nessuno faceva niente.
All’improvviso, il bambino lasciò la mano del papà, si tolse le scarpe e le calze e corse sulla spiaggia.
Si chinò, raccolse con le piccole mani tre piccole stelle del mare e, sempre correndo, le portò nell’acqua.
Poi tornò indietro e ripeté l’operazione.
Dalla balaustrata di cemento, un uomo lo chiamò:
“Ma che fai ragazzino?”.

“Ributto in mare le stelle marine.

Altrimenti muoiono tutte sulla spiaggia!” rispose il bambino senza smettere di correre.
“Ma ci sono migliaia di stelle marine su questa spiaggia; non puoi certo salvarle tutte.
Sono troppe!” gridò l’uomo.
“E questo succede su centinaia di altre spiagge lungo la costa!
Non puoi cambiare le cose!” proseguì.
Il bambino sorrise, si chinò a raccogliere un’altra stella di mare e gettandola in acqua rispose:

“Ho cambiato le cose per questa qui!”

L’uomo rimase un attimo in silenzio, poi si chinò, si tolse scarpe e calze e scese in spiaggia.
Cominciò a raccogliere stelle marine e a buttarle in acqua.
Un istante dopo scesero due ragazze ed erano in quattro a buttare stelle marine nell’acqua.
Qualche minuto dopo erano in cinquanta, cento, duecento, centinaia di persone che buttavano stelle di mare nell’acqua.
Così furono salvate tutte.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Voglio ringraziare tutte le persone che…


Voglio ringraziare tutte le persone che…

Tutte le persone che sono passate o passeranno nella nostra vita sono importanti per la nostra crescita, perché tutte indistintamente ci lasciano qualcosa.
Non importa, se quello che raggiunge la nostra mente e il nostro cuore non è sempre di nostro gradimento, la cosa veramente importante, sarà tutto quanto noi riusciremo a trarre dal loro passaggio.

Ogni loro parola, ogni loro gesto, tornerà utile per comprendere e imparare qualcosa di nuovo.

Impariamo ad ascoltare, impariamo a guardare, impariamo a sentire e in ognuna di quelle persone, troveremo una parte di noi, una parte che forse non riteniamo nostra, ma che è lì ad insegnarci tutto quello che non vorremmo mai essere o diventare in futuro.

Gli eventi, gli incontri e tutto quanto si muove intorno a noi non

avviene mai a caso, c’è sempre una ragione, magari non facile da accettare, oppure troppo bella per non essere presa al volo, ma questo non cambia lo stato delle cose e lo scopriremo se impareremo a pensare alle ragioni che possono aver mosso tali evenienze.

Per questo motivo voglio ringraziare tutte le persone che

hanno avuto anche solo una piccola parte nella mia esistenza e dalle quali ho avuto l’opportunità di imparare molto.

Brano tratto dal libro “Ho chiesto perdono a mio figlio.” di Rossella Pirovano

Una lettera che un nonno ha lasciato ai propri nipoti


Una lettera che un nonno ha lasciato ai propri nipoti

“Cari adorati nipoti,
la mia Rachele mi ha spinto a scrivere una lettera con qualche consiglio per voi, in cui raccontarvi le cose importanti che ho imparato nella mia lunga vita.
L’ho iniziata a scrivere l’8 aprile 2012, alla vigilia del mio 72° compleanno.
Ognuno di voi è un meraviglioso dono di Dio, un dono per la vostra famiglia e per tutto il mondo.
Ricordatelo sempre, soprattutto quando i venti freddi portati dai dubbio e dai momenti tristi arriveranno nella vostra vita.
Non abbiate paura di niente e di nessuno.
Inseguite i vostri sogni, non fatevi scoraggiare dalle difficoltà o da quello che può pensare la gente.
Troppe persone non fanno quello che vogliono e poi passano la vita a giudicare quello che fanno gli altri.
Evitare quei pessimisti acidi che vivono di “se” e “ma”.

Non fatevi condizionare.

La cosa peggiore nella vita è guardare indietro e dire:
“Avrei dovuto… Avrei potuto…”
Prendetevi dei rischi, fate degli errori.
Tutti gli esseri umani sono uguali.
Alcune persone possono indossare cappelli stravaganti o avere grandi titoli o avere (temporaneamente) un grande potere e per questo credono di essere superiori.
Non credeteci.
Hanno i vostri stessi dubbi, le stesse paure e le stesse speranze, mangiano, bevono, dormono e russano come tutti gli altri.
Fate un elenco di tutto ciò che volete fare nella vita: viaggi in luoghi lontani, imparare un mestiere o una lingua, incontrare qualcuno di speciale.

Fate alcune di queste cose ogni anno.

Non dite mai:
“Lo farò domani. Non c’è un giorno “giusto” per iniziare qualcosa, ora è il momento giusto.”
Siate altruisti andate nel mondo ad aiutare le persone, soprattutto i più deboli, i paurosi e i bambini.
Ognuno porta dentro di sé un grande dolore e ognuno ha bisogno di compassione.
Non unitevi mai all’esercito o a qualunque organizzazione che tenti di uccidervi.
La guerra è un male.
Tutte le guerre sono iniziate con vecchi uomini che costringevano i giovani ad odiarsi e ad uccidersi tra loro.
Leggete libri, il maggior numero che potete.
Sono una meravigliosa fonte di gioia, saggezza e ispirazione.

Siate sinceri con tutti ma soprattutto con voi stessi.

Viaggiate sempre ma soprattutto durante la giovinezza.
Non aspettate di avere abbastanza soldi o fino a quando tutto sarà organizzato perfettamente.
Questo non succederà mai.
Scegliete la professione che amate.
Un posto di lavoro deve essere una gioia, non lavorate solo per il denaro, la vostra anima verrà paralizzata.
Non urlate.
Non serve, mai, fa male a voi stessi e gli altri.
Ogni volta che ho urlato ho fallito.
Mantenete sempre le promesse che fate ai bambini.

Non dite “vedremo” quando si intende “no.”

I bambini vogliono la verità.
Dite loro la verità con amore e gentilezza.
Non dite a nessuno che lo amate se non è vero.
Vivete in armonia con la natura: state all’aria aperta, nei boschi, in montagna, al mare, nel deserto.
E’ importante per l’anima.
Abbracciate le persone che amate.
Dite loro quanto sono importanti per voi ora, non aspettare che sia troppo tardi.
Siate grati ogni giorno al Signore per quello che avete.”

Nonno James.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il Cuore più bello del Mondo


Il Cuore più bello del Mondo

C’era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone che diceva di avere il cuore più bello del mondo.
Tutti quanti glielo ammiravano, era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto.
Erano tutti concordi nell’ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano più il giovane si vantava di quel suo cuore meraviglioso.
All’improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse:
“Beh, a dire il vero… il tuo cuore è molto meno bello del mio!”
Quando lo mostrò, aveva puntati addosso gli occhi di tutti.

Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici.

C’erano zone dalle quali erano stati asportati dei pezzi e rimpiazzati con altri, ma non combaciavano bene, così il cuore risultava tutto bitorzoluto ed era anche pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi.
Così tutti quanti osservavano il vecchio colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse il più bello.
Il giovane guardò com’era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere:
“Starai scherzando!” disse.
“Confronta il tuo cuore col mio, il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime.”
“E’ vero!” ammise il vecchio.

“Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai cambio col mio.

Vedi, nel mio ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore, alla quale ho dato un pezzo del mio cuore, e spesso, ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore.
Ma certo ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi e così ho qualche bitorzolo, a cui però sono affezionato, ciascuno mi ricorda l’amore che ho condiviso.
Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto e questo ti spiega le voragini.
Amare è rischioso ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l’amore che ho provato anche per queste persone.
E chissà!
Forse un giorno ritorneranno e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro.

Comprendi adesso che cosa sia il vero amore?”

Il giovane era rimasto senza parole e lacrime copiose gli rigavano il volto.
Allora prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio, e gliel’offrì con le mani che gli tremavano.
Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi ne prese un pezzo rattoppato e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane.
Ci entrava ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo.
Poi il vecchio aggiunse:
“Se la nota musicale dicesse che non è la nota che fa la musica…
Non ci sarebbero le sinfonie.
Se la parola dicesse che non è una parola che può fare una pagina…
Non ci sarebbero i libri.
Se la pietra dicesse che non è una pietra che può alzare un muro…

Non ci sarebbero case.

Se la goccia d’acqua dicesse che non è una goccia d’acqua che può fare un fiume…
Non ci sarebbero gli oceani.
Se l’uomo dicesse che non è un gesto d’amore che può rendere felici e cambiare il destino del mondo…
Non ci sarebbero mai né giustizia, né pace, né felicità sulla terra per gli uomini!”
Dopo aver ascoltato, il giovane guardò il suo cuore, che non era più “il cuore più bello del mondo”, eppure lo trovava più meraviglioso che mai perché l’amore del vecchio ora scorreva dentro di lui.
Ogni persona con il suo cuore, con i suoi bitorzoli, con i suoi vuoti e con tutto ciò che nel corso degli anni si è donato e si è ricevuto.
Come la sinfonia ha bisogno di ogni nota, come il libro ha bisogno di ogni parola, come la casa ha bisogno di ogni pietra, come l’oceano ha bisogno di ogni goccia d’acqua, così il mondo ha bisogno di NOI, ha bisogno del nostro amore, perché siamo unici ed insostituibili.

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’albero degli amici


L’albero degli amici

Nelle nostre vite esistono persone che ci rendono felici per la semplice casualità di averle incrociate nel nostro cammino.
Alcune percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, altre che vediamo appena tra un passo e l’altro.
Tutte le chiamiamo amici e ce ne sono di diversi tipi.
Forse ogni foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici.
Il primo che nasce da un germoglio è il nostro amico papà e la nostra amica mamma che ci mostrano come è la vita.

Poi vengono gli amici fratelli, con i quali dividiamo il nostro spazio perché possano fiorire come noi.

Passiamo a conoscere tutta la famiglia di foglie che rispettiamo e alle quali auguriamo ogni bene.
Ma il destino ci presenta altri amici, che non sapevamo di incontrare nel nostro cammino.
Molti di loro li chiamiamo amici dell’anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri.
Sanno quando non stiamo bene, sanno ciò che ci rende felici.
E a volte uno di quegli amici dell’anima si installa nel nostro cuore e allora viene chiamato innamorato.

Questo amico da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.

Ma ci sono anche gli amici “del momento”, di una vacanza, di alcuni giorni o di alcune ore.
Sono soliti collocare molti sorrisi sul nostro volto, per tutto il tempo in cui siamo vicini.
Parliamo di quelli vicino, non possiamo dimenticare gli amici lontani, quelli che sono nella punta dei rami e quando soffia il vento appaiono sempre tra una foglia e l’altra.
Il tempo passa, l’estate se ne va, l’autunno si avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono un’altra estate e altre resteranno per molte stagioni.

Però ciò che ci rende più felici è che quelle che sono cadute continuano vicine, aumentano la nostra radice con allegria.

Sono momenti di ricordi meravigliosi di quando le incontrammo nel nostro cammino.
Ti auguro foglia del mio albero, pace, amore, salute, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre… semplicemente perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un po’ di sé e si porta via un po’ di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non ha lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.

Brano di Jorge Luis Borges

La commovente storia del gatto Bruttino


La commovente storia del gatto Bruttino

Tutti nel nostro palazzo sapevano chi fosse “Bruttino.”
Bruttino era un gattino che viveva nel seminterrato.
Bruttino soprattutto amava tre cose:
combattere, mangiare dalla spazzatura e per così dire amare.
La combinazione di queste tre cose e la vita per strada ha inciso sul suo nomignolo di Bruttino.
Innanzitutto aveva solo un occhio, e dove doveva esserci il secondo c’era un buco.

Non aveva nemmeno un orecchio allineato sullo stesso lato.

La sua gamba sinistra, forse a causa di una grave frattura, guarita male, aveva una posizione angolare e guardandolo sembrava che fosse sempre sul punto di tornare indietro.
La sua coda è andata persa molto tempo fa, lasciando solo un piccolo puntino che era sempre in movimento.
Bruttino aveva un colore grigiastro, il suo corpo era ricoperto di lividi tranne la testa che era ricoperta di cicatrici.
Ogni volta che qualcuno vedeva Bruttino subito esclamava:
“Che gatto orrendo!”
A tutti i bambini della zona fu detto dai propri genitori di non avvicinarsi.
Gli adulti a loro volta lo cacciavano quando cercava di entrargli in casa.
Lo facevano lanciandogli dei sassi oppure bagnandolo con dell’acqua.

Alcuni addirittura gli chiudevano le zampine nelle porte di casa.

Bruttino reagiva sempre allo stesso modo.
Quando lo bagnavano con l’acqua restava fermo e inzuppato attendendo che venisse lasciato in pace.
Quando gli lanciavano qualcosa addosso si sdraiava a terra chiedendo perdono.
Quando vedeva dei bambini vi si avvicinava furtivamente miagolando fortemente e saltando su di loro, chiedendogli affetto.
Se qualcuno lo avesse raccolto, avrebbe immediatamente iniziato a leccargli camicia, orecchini, o qualsiasi cosa avesse trovato.
Un giorno Bruttino decise di dare amore a due husky che vivevano nelle vicinanze.
Ma i cani non ricambiarono i suoi sentimenti e Bruttino fu colpito duramente.

Sentendo i suoi terribili lamenti decisi di vedere cosa fosse successo.

Purtroppo quando arrivai sul luogo mi resi conto che la sua vita stava giungendo al termine.
Bruttino giaceva su una macchia bagnata, le sue zampe posteriori erano terribilmente piegate e sul davanti al posto del suo pelo c’era una terribile ferita.
Lo raccolsi con l’intenzione di portarmelo a casa, sentendolo ansimare affannosamente.
Vedevo che era stanco.
Ho pensato che stesse soffrendo molto.
Sentii qualcosa di umido sull’orecchio.
Bruttino, contorcendosi dal dolore, cercava di leccarmi l’orecchio.
Lo abbracciai fortemente e lui mi toccò il volto con la zampina, poi girò i suoi occhi giallastri verso di me e mi guardò.

Sentii un miagolio molto debole.

Anche in un momento di vera sofferenza questo gatto bruttino pieno di lividi chiedeva solo un po’ di affetto o un po’ di compassione.
In quel momento, Bruttino mi è sembrata la creatura più bella, più amorevole che io abbia mai visto.
Non ha provato a mordermi, a graffiarmi a scappare da me o a combattermi in qualsiasi altro modo.
Mi guardava, sapendo che lo avrei salvato…
Bruttino morì fra le mie braccia, prima che arrivassi a casa.
Sedetti con lui ancora un momento, ripensando a come il suo corpo deforme, pieno di lividi avesse distorto la mia opinione su cosa significhi avere un cuore puro, amare assolutamente e veramente.

Ho appreso più sulla compassione e sul dare da Bruttino che di quanto abbiano mai fatto migliaia di libri, conferenze o l’insieme di vari programmi televisivi.

Per questo, gliene sarò sempre grato.
Esternamente era pieno di cicatrici, mentre io avevo delle cicatrici interne che in quel momento dovetti superare e andare avanti.
Dando il meglio di me a quelli che mi stanno a cuore.
Le persone vogliono essere ricche, avere maggior successo, desiderando di essere ben voluti e belli… invece io cercherò sempre di essere come Bruttino.

Brano senza Autore, tratto dal Web