Il mandorlo e la grande quercia

Il mandorlo e la grande quercia

C’erano una volta, in un terreno coltivato, due piccole piante che erano molto amiche e che avevano in comune lo stesso sogno:
diventare sante.

Tuttavia, della santità avevano due concezioni molto diverse, quasi opposte.

La prima, che era la piantina di un mandorlo, sapendo che i santi stanno in paradiso, era convinta che la santità consistesse nel tendere verso l’alto, staccandosi da terra.
La seconda, che era la piantina di una quercia, avendo letto la vita dei santi, era convinta, invece, che la santità consistesse nel tendere verso l’alto, ma stando con i piedi per terra e dando il massimo di sé in questo mondo.
Col passare del tempo la piantina del mandorlo, pur potendo, non riusciva a portare frutti perché era poco attenta al terreno che avvolgeva le sue radici e, per via della sua convinzione, cercava di spingerle sempre più verso l’alto a tal punto che

un giorno seccò e fu tagliata dal padrone del terreno.

L’altra piantina, invece, spingendo le sue radici sempre più in profondità, crebbe e divenne una grande e maestosa quercia e, pur non potendo produrre frutti commestibili per il suo padrone, era molto apprezzata per la sua frescura ed era diventata ormai casa e riparo per molti animali di quella zona.

Brano tratto dal libro “Novena dell’Immacolata.” di Angelo Valente. Edizione ElleDiCi.

La goccia d’acqua e la pianticella

La goccia d’acqua e la pianticella

La nuvola avanzava lentamente:
era piccola, poco più grande di un batuffolo di cotone.
All’interno, due gocce di pioggia stavano litigando furiosamente.
“Ti dico che dovevamo scendere su quel prato!” urlò l’una.
“E così saremmo finite in mezzo al fango!” ribatté l’altra.
“Sua maestà ha paura di sporcarsi?
Preferirebbe forse cadere in una boccetta di profumo?” insistette la prima.
“Sei sciocca e ignorante!” esclamò la seconda.
E rivolgendosi all’altra compagna che se ne stava pacifica e silenziosa ad osservare il paesaggio chiese:
“E tu, cosa ne pensi?”

Costei rispose:

“Credo che ognuna di noi debba seguire le proprie aspirazioni, ricordandoci che il mondo ha bisogno di noi.”
“Giusto!” intervenne la prima, “Ognuna pensi a se stessa!” travisando così le parole della compagna saggia.
La prima a lasciarsi scivolare dalla nuvola fu proprio lei.
Vide uno scoglio e decise di andare a crogiolarsi al sole.
Fatto sta che, poco dopo, cominciò a sudare e all’improvviso scomparve.
Di lei non restò più nulla, neppure il segno sulla roccia.

La seconda, vedendo l’oceano, pensò:

“Qui non mi mancherà la compagnia!” e si lasciò scivolare.
Per qualche tempo passò le sue giornate ridendo, scherzando, ballando insieme alle compagne.
Ma un giorno un’onda l’afferrò con decisione e la mandò a ruzzolare sulla spiaggia.
La sabbia assorbì la goccia e di lei non restò più nulla, nemmeno un’impronta.
Sulla nuvola, intanto, la goccia rimasta aspettava il momento opportuno per scendere sulla terra. Aveva deciso:
“Mi spingerò più a Nord, il vento freddo mi trasformerà in un fiocco di neve e contribuirò a far felici i bambini.”
All’improvviso vide, in un campo arso dal sole, una pianticella quasi appassita.
Questo la rattristò e la commosse.

E cosi decise:

si lasciò scivolare dalla nuvoletta e cadde addosso alla piantina.
Costei si ridestò dicendo:
“Che fresca carezza!
Chi sei?”
“Sono una piccola goccia e sono scesa dal cielo per aiutarti!” rispose.
Poi scomparve nel terreno, fino alle radici.
Subito un fremito percorse l’intera pianticella ed un fiorellino sbocciò, profumando l’aria.

La storia di ogni persona è allo stesso tempo effimera e importante.
Perciò ci conviene vivere in maniera intensa, al di là del nostro piccolo “io”, contribuendo ad arricchire la vita degli altri e lasciandoci impreziosire dalle loro sorprese.

Brano di Don Ezio del Favero