La studentessa ed il prete professore

La studentessa ed il prete professore

Una studentessa irrequieta aveva vissuto la brutta esperienza di una “overdose”:
come tanti suoi coetanei aveva deciso di “risolvere” i propri problemi d’infelicità nello sballo.
Tuttavia, invece di essere consegnata alla polizia, fu accompagnata dagli amici in una comunità di accoglienza.
Quando la situazione lo permise, il prete che guidava la comunità, un uomo colto e preparato, professore di teologia e di psicologia, la invitò nel suo ufficio.

Così ricorda:

“Ogni sua parola era intercalata da una bestemmia.
Devo ammettere che in quel momento mi chiesi se mangiasse con la stessa bocca con cui parlava.
Cominciò col raccontarmi del suo “brutto viaggio”!”
I colloqui, nonostante tutto, continuarono.
“Ero semplicemente e completamente sconvolto dalle cose che mi descriveva ad ogni nostra seduta!” riferisce il prete, che cercava di cambiare la ragazza con i ragionamenti più sottili e convincenti.
Quando per gli studenti iniziarono le vacanze estive, finirono gli incontri tra il professore e la ragazza.
Alla ripresa autunnale, la ragazza non si fece vedere.
Il prete domandò alla sua migliore amica dove fosse.
“Oh,” disse l’amica, “si è convertita e adesso vive in una comunità cristiana del Nord, e scrive lettere come una suora!”

Il prete rimase di stucco:

non se lo sarebbe proprio aspettato.
Passarono diversi mesi ed un giorno la ragazza tornò per vedere la famiglia e gli amici.
Andò anche nell’ufficio del prete e per prima cosa lo abbracciò.
Era evidentemente molto cambiata.
Il prete le chiese come fosse avvenuta la sua conversione e soprattutto se era stato grazie ai loro colloqui, ma lei rispose:
“Oh, no.
Lei mi ha trattata con i guanti di velluto.
Il cuoco della pizzeria in cui ho lavorato quest’estate, invece, ha usato dei modi diversi.

Più di una volta mi ha detto, con il suo forte accento:

“Certo che sembri proprio triste, ragazza.
Perché non permetti a Gesù Cristo di entrare nella tua vita?
Lascia che Gesù esca dalle pagine della Bibbia per entrare nella tua vita!”.”
La ragazza sorrise e continuò:
“Io gli rispondevo:
“Taglia corto con queste fesserie” ma, a sua insaputa, cominciai a leggere la Bibbia tutte le sere.
E, una di quelle sere, Gesù Cristo “uscì” veramente da quelle pagine per entrare nella mia vita.”
Il prete professore con tutti i suoi gradi accademici era stato completamente superato dal cuoco di una pizzeria.

Brano senza Autore

Aspetta, papà… aspetta

Aspetta, papà… aspetta
(L’appuntamento padre-figlia)

Un papà aveva imparato che molti conflitti con i figli si risolvevano in pizzeria.
Per qualche anno aveva portato fuori ogni tanto la figlia più grande, per una specie di appuntamento padre-figlia.
Decise di fare lo stesso anche con la più piccola.
Per il primo appuntamento la portò a cena in una pizzeria vicino a casa.

Gli avevano appena servito la pizza quando decise che

era il momento giusto per dire alla bambina quanto lui le volesse bene e quanto la apprezzasse.
“Giulia,” disse, “voglio che tu sappia che ti voglio bene e che, per me e la mamma, tu sei davvero speciale.
Preghiamo sempre per te, e ora che stai crescendo e diventi ogni giorno che passa un ragazzina in gamba, non potremmo essere più orgogliosi.”
Non appena ebbe terminato di pronunciare quelle parole, rimase in silenzio e fece per prendere la forchetta così da iniziare a mangiare, ma non riuscì a portare la forchetta alla bocca.
La bambina allungò la mano appoggiandola su quella del padre.
Gli occhi di lui incontrarono i suoi e, con una vocina dolce, la bambina disse:

“Aspetta, papà… aspetta.”

Il papà appoggiò la forchetta e spiegò di nuovo alla figlia perché lui e la mamma la amavano e la stimavano.
Poi, di nuovo, afferrò la forchetta.
Ma per la seconda volta, e poi per la terza, e la quarta, fu fermato sempre dalle stesse parole: “Aspetta, papà… aspetta.”
Quella sera il padre non riuscì a mangiare molto e, non appena rientrarono,

la bambina corse dalla mamma e le disse:

“Sono una figlia davvero speciale, mamma.
Me l’ha detto papà.
Mi ha fatto tanto bene sentirmelo dire che gliel’ho fatto ripetere tante volte.”

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La pizza Armonia. (Le cose belle della vita)


La pizza Armonia.
(Le cose belle della vita)

C’era una volta una pizzeria piccola piccola, in una viuzza stretta stretta.
La pizzeria aveva una porticina a vetri e un campanellino, che tintinnava appena.
In quella bottega si conoscevano tutti i segreti della vera pizza e facevano la pizza più buona del mondo!
Mattia un giorno passò davanti alla vetrina della pizzeria.
Non aveva voglia di rientrare a casa:
erano due sere che a cena, in famiglia, il clima era teso e pesante;
il suo papà masticava voracemente, la sua mamma aveva gli occhi rossi e non parlava;
la sorellina Alice, di cinque anni, guardava l’uno e l’altra, con i suoi verdi occhioni da uccellino spaurito.

Mattia parlava, parlava di tutto, ma nessuno lo ascoltava.

Così, trovandosi davanti all’insegna della pizzeria, Mattia si fermò a leggere:
la prima pizza in elenco si chiamava Armonia.
Entrò, e il vecchietto che stava al banco, lo salutò con un sonoro:
“Buongiorno!”
“Vorrei prenotare una pizza Armonia, formato famiglia… Per questa sera.” disse.
“Gli ingredienti base, li mettiamo noi.” rispose l’anziano pizzaiolo, che poi aggiunse:
“Tu devi portarmi da casa alcuni altri elementi indispensabili!”
“Che cosa?”
“Procurati un secchio, riempilo di tutte le cose belle che trovi, poi portalo qui. Vedrai…”

Mattia corse a casa.

La mamma lo vide entrare in cucina come un tornado e ritornare, poco dopo, con un grosso secchio di plastica blu.
Mattia le mise il secchio sotto il naso.
“Mamma, per piacere, metti un bacio nel secchio!”
Sbalordita e sorpresa, la mamma di Mattia mandò un bacio nel secchio.
Mattia sparì di corsa.
Cominciò a raccogliere tutte le cose belle che trovava:
una bella foglia verde, gli spruzzi della fontana, un po’ di tramonto, due nuvole color arancio, una preghiera della nonna, una carezza del nonno, il riflesso smeraldo degli occhioni verdi di Alice, il ricordo di un bel voto preso a scuola, l’abbaiare di un cane, un “Bravo!” ricevuto dal papà…
Alla fine, trafelato, il ragazzo tornò nella pizzeria portando con sé il secchio, che pesava!
“Hai fatto proprio un buon lavoro!” disse il pizzaiolo “Ma, manca una cosa!”
“Che cosa?” chiese Mattia.

“Una cosa molto semplice: un tuo sorriso!”

Mattia si chinò sull’orlo del secchio e si rispecchiò nell’acqua che aveva raccolto.
Felice, fece il più smagliante sorriso di cui fosse capace.
L’anziano prese il secchio e lo inclinò versando tutto nell’impasto della pizza che aveva preparato.
Allargò, appiattì, guarnì e infine infornò la pizza.
La piccola pizzeria si riempì subito di un profumo delizioso.
Mattia corse a casa tenendo nelle braccia l’enorme confezione di pizza.
Appena varcato l’uscio gridò:
“Mamma, non preparare niente per cena!

Ho portato la pizza!”

La mamma fece per protestare, ma il profumo della pizza e l’entusiasmo di Mattia la riempirono di tenerezza.
“La pizza! Che bello!” disse Alice, contenta, battendo le mani.
Il papà arrivò a tavola un po’ imbronciato, ma il profumo della pizza gli fece mutare l’espressione, e in volto gli si allargò un sorriso.
Il profumo era buonissimo, ma il gusto della pizza era ancora migliore.
Tutti mangiarono, ridendo e scherzando.
Alla fine il papà appoggiò una mano sul braccio della mamma, e disse:
“Avete mai visto una mamma così bella e radiosa?”
Mattia non si era mai sentito così felice!

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