Melodia ed il cuginetto

Melodia ed il cuginetto

C’era una volta una bambina di nome Melodia, che un brutto giorno fu colpita da una strana malattia che le provocò una continua e inesorabile diminuzione della vista.
I migliori professori d’oculistica, nonostante esami approfonditi e consulti, non riuscivano a scoprire la causa della malattia.
I genitori della bambina erano disperati.
Melodia portava ormai un paio di occhiali dalle lenti spesse e pesanti come fondi di bottiglia.
Ogni tanto per riposare un po’ il naso se li toglieva e li appioppava sul naso di Billo, il suo più caro amico.
Billo era un grosso orsacchiotto di peluche marrone che Melodia abbracciava addormentandosi e a cui confidava tutti i suoi segreti.
Ma una sera, quando ebbe i pesanti occhiali sul naso, Billo cominciò a parlare:
“Sono il mago che può guarire i tuoi occhi.

Tu sai perché i tuoi occhi non vogliono più vedere la luce?”

“Non lo so.
Il mago sei tu.
Dimmelo tu!” disse la bambina
“Queste cose le devi scoprire da sola, Melodia.
Sforzati di ricordare:
è successo qualcosa recentemente che può aiutarti a capire il perché della malattia?”
La bambina si concentrò, frugando nella memoria, ma non trovava nulla di significativo.

“Provaci ancora, Melodia!” la incitava Billo.

Dopo qualche ora di intensa riflessione, improvvisamente Melodia si ricordò.
Tre mesi prima, una domenica pomeriggio, durante una visita degli zii giocava con il cuginetto Nicola.
Indispettito da una frase di Melodia, Nicola aveva fatto a pezzi la bambolina di porcellana che la bambina teneva sul tavolo dei compiti.
Melodia ne aveva fatto una tragedia:
lacrime e strilli, brutte parole.
Alla fine, Melodia aveva rabbiosamente gridato al cugino:
“Non voglio vederti mai più!”
Da quel giorno la sua vista aveva incominciato ad abbassarsi.
Lo spiegò a Billo, che concluse:

“Allora sai che cosa devi fare…”

“Sì, lo so.
Devo perdonare, come mi ha insegnato la mamma!” disse la bambina
La bambina si sedette al tavolo e scrisse una lettera al cugino.
Le parole erano corrette solo più o meno, ma il senso era chiaro.
“Caro Nicola, ti perdono con tutto il cuore.
Ho dimenticato quello che è accaduto e ti voglio bene come prima…”
Da quel momento, la vista di Melodia ridivenne perfetta.
E gli occhiali dalle grosse lenti finirono … finirono … E chi si ricorda più dove finirono quegli orribili occhiali?

Brano tratto dal libro “Tante storie per parlare di Dio.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Problema: il vaso di porcellana e la rosa

Problema: il vaso di porcellana e la rosa

Il Grande Maestro e il Guardiano condividevano l’amministrazione di un monastero zen.
Un giorno, il Guardiano morì e fu necessario sostituirlo.
Il Grande Maestro riunì tutti i discepoli per scegliere chi avrebbe avuto l’onore di lavorare direttamente al suo fianco.

“Vi esporrò un problema,”

disse il Grande Maestro, “e colui che lo risolverà per primo sarà il nuovo Guardiano del tempio!”
Terminato il suo brevissimo discorso, collocò uno sgabellino al centro della stanza.
Sopra c’era un vaso di porcellana costosissimo, con una rosa rossa che lo abbelliva.
“Ecco il problema!” disse il Grande Maestro.
I discepoli contemplavano, perplessi, ciò che vedevano:
i disegni raffinati e rari della porcellana, la freschezza e l’eleganza del fiore.

Si chiedevano:

“Che cosa rappresentava tutto ciò?
Cosa fare?
Qual era l’enigma?”
Dopo alcuni minuti, uno dei discepoli si alzò, guardò il Grande Maestro e gli allievi tutt’intorno.
Poi, si avviò risolutamente al vaso e lo scagliò per terra, mandandolo in frantumi.
“Tu sarai il nuovo Guardiano!” disse il Grande Maestro all’allievo.
E non appena questi fu tornato al suo posto, spiegò:

“Io sono stato molto chiaro:

ho detto che vi trovavate davanti a un problema.
Non importa quanto bello e affascinante esso sia, un problema deve essere eliminato.
Un problema è un problema; può trattarsi di un rarissimo vaso di porcellana, di un meraviglioso amore che non ha più senso, o di un cammino che deve essere abbandonato, ma che noi ci ostiniamo a percorrere perché ci fa comodo…
C’è solo una maniera di affrontare un problema:
attaccandolo di petto.
In quei momenti, non si può né avere pietà, né lasciarsi tentare dall’aspetto affascinante che qualsiasi conflitto porta con sé!”

Brano di Paulo Coelho
Storia Zen