La casetta in vendita

La casetta in vendita

Un uomo che viveva in città decise di vendere una casetta che possedeva in campagna, ereditata dai genitori.
Incontrò un amico giornalista, che faceva il poeta per hobby, e gli chiese di aiutarlo a scrivere un annuncio da inserire sul giornale e anche su Internet:
“Voglio vendere quella bicocca che ho in campagna, quella che conosci anche tu.
Mi scrivi un buon annuncio?”

Il poeta scrisse:

“Vendo una bella proprietà, dove all’alba trillano gli uccelli, circondata da un bosco verde, attraversato dall’acqua pulita e scintillante di un torrente.
La casa è inondata dal sole nascente e offre un’ombra fresca e riposante nella veranda.
Grilli e stelle allietano la serata.”
Qualche tempo dopo, il poeta incontrò l’amico e gli chiese:

“Hai venduto la casetta?”

“No!” rispose il proprietario della casetta, “Ho cambiato idea.
Quando ho letto l’annuncio che avevi scritto tu, ho capito che possedevo un tesoro!”

Sottovalutiamo spesso le cose buone che abbiamo, inseguendo i miraggi falsi che tanto brillano in tv.

Oggi, guardati intorno e apprezza ciò che hai:

la tua casa, i tuoi cari, gli amici su cui puoi davvero contare, le conoscenze che hai acquisito, la tua buona salute e tutte le cose belle della vita, che sono veramente il tuo tesoro più prezioso.

Brano tratto dal libro “L’allodola e le tartarughe.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Titta bella vita

Titta bella vita

Capita di sentire, ai nostri giorni, che non ci sono più gli uomini di una volta, ma nemmeno i personaggi simpaticissimi che popolavano i nostri paesi e contrade.
In uno di questi, nell’alto Trevigiano, abitava “Titta bella vita”, chiamato così per una singolare disavventura di cui si era fatto suo malgrado protagonista.

Non più giovane gli era stata diagnosticata,

da un luminare della medicina, una grave patologia con esito certo e fatale.
Dovendo morire presto, il nostro protagonista pensò di vivere i suoi ultimi giorni alla grande,

vendette la sua casa e andò a vivere in un albergo di lusso.

Si comprò bastone, capello e frac con tanto di fiore all’occhiello ed elargiva laute mance.
Più spendeva facendo bella vita, più acquistava salute tanto da guarire del tutto.
Però, allo stesso tempo, i soldi finirono e si trovò nella più assoluta indigenza e non potendo lavorare,

fu costretto a chiedere la carità di casa in casa in frac.

A tutti raccontava la sua storia e ripeteva:
“Se la morte non mi avesse ingannato, quello che possedevo mi sarebbe bastato!”

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno