Ricordati che io sono qui!

Ricordati che io sono qui!

Questa è la storia di un ghetto che cessò di esistere, e di un uomo che faceva da sacrestano nella sinagoga.
Costui, ogni mattina, prima di incominciare le pulizie dentro la sinagoga, saliva sul pulpito e gridava, con fierezza:
“Sono venuto ad annunciarti, Signore dell’Universo, che noi siamo qui!”

Sul ghetto si abbatté la persecuzione razzista.

Cominciarono le difficoltà, i linciaggi.
Ma ogni mattina, il sacrestano saliva sul pulpito della sinagoga e gridava, qualche volta con ira:
“Sono venuto ad annunciarti, che noi siamo qui!”
Venne il primo massacro, seguito da molti altri.
Il sacrestano ne usciva sempre indenne, e sempre si precipitava nella sinagoga per battere il pugno sul banco e gridare fino a spolmonarsi:

“Vedi, Signore dell’Universo, siamo ancora qui!”

Dopo l’ultimo massacro, si ritrovò solo nella sinagoga deserta.
Ultimo ebreo vivente, salì sulla tribuna un’ultima volta.
Alzò verso l’alto lo sguardo e mormorò con dolcezza infinita:
“Vedi? Sono sempre qui!”

Si fermò un istante, prima di aggiungere con voce roca e triste:

“Ma tu, dove sei, tu?”
Per questo preghiamo.
Preghiamo ogni giorno per dire a Dio:
“Ricordati che io sono qui!”

Brano tratto dal libro “C’è qualcuno lassù.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.
Per non dimenticare! Giornata della Memoria.

Aspetta, papà… aspetta

Aspetta, papà… aspetta
(L’appuntamento padre-figlia)

Un papà aveva imparato che molti conflitti con i figli si risolvevano in pizzeria.
Per qualche anno aveva portato fuori ogni tanto la figlia più grande, per una specie di appuntamento padre-figlia.
Decise di fare lo stesso anche con la più piccola.
Per il primo appuntamento la portò a cena in una pizzeria vicino a casa.

Gli avevano appena servito la pizza quando decise che

era il momento giusto per dire alla bambina quanto lui le volesse bene e quanto la apprezzasse.
“Giulia,” disse, “voglio che tu sappia che ti voglio bene e che, per me e la mamma, tu sei davvero speciale.
Preghiamo sempre per te, e ora che stai crescendo e diventi ogni giorno che passa un ragazzina in gamba, non potremmo essere più orgogliosi.”
Non appena ebbe terminato di pronunciare quelle parole, rimase in silenzio e fece per prendere la forchetta così da iniziare a mangiare, ma non riuscì a portare la forchetta alla bocca.
La bambina allungò la mano appoggiandola su quella del padre.
Gli occhi di lui incontrarono i suoi e, con una vocina dolce, la bambina disse:

“Aspetta, papà… aspetta.”

Il papà appoggiò la forchetta e spiegò di nuovo alla figlia perché lui e la mamma la amavano e la stimavano.
Poi, di nuovo, afferrò la forchetta.
Ma per la seconda volta, e poi per la terza, e la quarta, fu fermato sempre dalle stesse parole: “Aspetta, papà… aspetta.”
Quella sera il padre non riuscì a mangiare molto e, non appena rientrarono,

la bambina corse dalla mamma e le disse:

“Sono una figlia davvero speciale, mamma.
Me l’ha detto papà.
Mi ha fatto tanto bene sentirmelo dire che gliel’ho fatto ripetere tante volte.”

Brano senza Autore

La manna dal cielo

La manna dal cielo

Un rabbino, dotto e stimato, fu invitato a tenere una conferenza sull’Esodo in uno dei centri culturali più esclusivi della propria città.
Il pubblico, colto e preparato, seguiva attentamente l’esposizione.
Il rabbino presentò così l’episodio della manna che cadeva dal cielo:
“Il Signore faceva piovere il suo pane, che aveva sapore di focaccia con il miele, quanta bastava per il giorno.

Non si conservava fino al giorno dopo, eccetto il venerdì.

Quando il sole cominciava a scaldare si scioglieva!”
Un ascoltatore lo interruppe:
“Che spreco di tempo!
Perché per un giorno?
Non sarebbe stato meglio se Dio avesse inviato provviste che durassero almeno per un anno?
Sarebbe stato più pratico e molto meno faticoso!”

Il rabbino, com’era solito fare, rispose con una storia:

“Un grande re aveva un figlio.
Era solo un bambino ma doveva salire al trono e la sua educazione era un affare di stato.
C’era una legge che imponeva che il re vedesse il figlio solo una volta all’anno.
Il re amava molto il suo bambino e il principino amava molto il suo papà.

Quanto avrebbero voluto stare insieme un po’ di più!

Ma la legge era inesorabile.
Così piano piano divennero due estranei!” e continuò, “Per questo Dio mandava il suo dono ogni giorno…”

Per questo noi preghiamo ogni giorno.

Brano tratto dal libro “I fiori semplicemente fioriscono.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.