La strada verso Dio

La strada verso Dio

Molti eremiti abitavano nei dintorni della sorgente.
Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le giornate in profondo silenzio, meditando e pregando.

Ognuno, raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio.

Dio avrebbe voluto andare a trovarli, ma non riusciva a trovare la strada.
Tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto.
Poi, un giorno, per una improvvisa necessità, uno degli eremiti si recò da un altro.

Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino.

Poco tempo dopo, l’altro eremita ricambiò la visita e quella traccia si fece più profonda.
Anche gli altri eremiti incominciarono a scambiarsi visite.
La cosa accadde sempre più frequentemente.
Finché, un giorno, Dio, sempre invocato dai buoni eremiti, si affacciò dall’alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti.

Tutto felice, Dio disse:

“Adesso sì!
Adesso ho la strada per andarli a trovare.”

Brano di Bruno Ferrero

La sedia vuota


La sedia vuota

Un uomo anziano si era ammalato gravemente.
Il suo parroco andò a visitarlo a casa.
Appena entrò nella stanza del malato, il parroco notò una sedia vuota, sistemata in una strana posizione accanto al letto su cui riposava l’anziano e gli domandò a cosa gli servisse.

L’uomo gli rispose, sorridendo debolmente:

“Immagino che ci sia Gesù seduto su quella sedia, e prima che lei arrivasse gli stavo parlando.
Per anni avevo trovato estremamente difficile la preghiera, finché un amico mi spiegò che la preghiera consiste nel parlare con Gesù.

Così ora immagino Gesù seduto su una sedia di fronte a me e gli parlo e ascolto cosa dice in risposta.

Da allora non ho più avuto difficoltà nel pregare.”
Qualche giorno dopo, la figlia dell’anziano signore si presentò in canonica per informare il parroco che suo padre era morto.

Disse:

“L’ho lasciato solo per un paio d’ore.
Quando sono tornata nella stanza l’ho trovato morto con la testa appoggiata sulla sedia vuota che voleva sempre accanto al suo letto.”

Brano tratto dal libro “Il libro della saggezza interiore. 99 storie intorno all’uomo.” di Piero Gribaudi

Il muro nella caverna


Il muro nella caverna

In un deserto aspro e roccioso vivevano due eremiti.
Avevano trovato due grotte che si spalancavano vicine, una di fronte all’altra.

Dopo anni di preghiere e feroci mortificazioni,

uno dei due eremiti era convinto di essere arrivato alla perfezione.
L’altro era un uomo altrettanto pio, ma anche buono e indulgente.
Si fermava a conversare con i rari pellegrini,

confortava e ospitava coloro che si erano persi, e coloro che fuggivano;

tutto tempo sottratto alla meditazione e alla preghiera, pensava il primo eremita, che disapprovava le frequenti, anche se minuscole, mancanze dell’altro.
Per fargli capire in modo visibile quanto fosse ancora lontano dalla santità, decise di posare una pietra all’imboccatura della propria grotta,

ogni volta che l’altro commetteva una colpa.

Dopo qualche mese davanti alla grotta c’era un muro di pietre grigie e soffocanti.
E lui era murato dentro.

Brano di Bruno Ferrero

Lei ha sempre un’aria felice


Lei ha sempre un’aria felice

Un pastore inglese una sera disse al sacrestano della sua chiesa:
“Hai notato quel vecchio mal vestito che, ogni giorno verso mezzogiorno, entra in Chiesa e ne esce quasi subito?
Lo sto sorvegliando dalla finestra del presbiterio.
Questo mi preoccupa un po’, perché nella chiesa ci sono oggetti di valore.

Vedi di interrogarlo!”

A partire dal giorno seguente il sacrestano attese il visitatore e lo avvicinò:
“Amico, che cosa le prende di venire ogni giorno a quest’ora in chiesa?”
“Vengo a pregare!” disse con calma l’uomo anziano.
“Andiamo, non rimane abbastanza a lungo per pregare.
Non fa altro che andare fino all’altare e poi ritornare indietro.” ribatté il sacrestano.
È vero,” rispose il povero vecchio “io non so fare una preghiera lunga; allora vengo ogni giorno e gli dico semplicemente:

“Ciao, Gesù… sono Simone!”

E’ una preghiera breve, ma sento che Egli mi ascolta.”
Poco tempo dopo il vecchio Simone ebbe un incidente, venendo investito da un autocarro e curato all’ospedale.
“Lei ha sempre un’aria felice, nonostante le sue disgrazie…” gli disse un giorno un’infermiera.
“Come non lo dovrei essere?
Lei deve sapere… è a causa del mio visitatore…”
“Il suo visitatore?” riprese l’infermiera stupita “Non ne vedo mai.

E quando viene?”

“Tutti i giorni a mezzogiorno, rimane qui ai piedi del mio letto e mi dice:
“Ciao, Simone… sono Gesù!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il vecchio saggio (Avrei voluto poter cambiare me stesso)


Il vecchio saggio
(Avrei voluto poter cambiare me stesso)

Un uomo ricevette, una volta, la visita di alcuni amici.
“Vorremmo tanto che ci insegnassi quello che hai appreso in tutti questi anni!” disse uno di loro.

“Sono vecchio!” rispose l’uomo.

“Vecchio e saggio!” disse un altro.
“In fin dei conti, ti abbiamo sempre visto pregare durante tutto questo tempo.
Di cosa parli con Dio?
Quali sono le cose importanti che Gli dobbiamo chiedere?”

L’uomo sorrise.

“All’inizio, avevo il fervore della gioventù, che crede nell’impossibile.
Allora, mi inginocchiavo davanti a Dio e gli chiedevo che mi desse le forze per cambiare l’umanità.
A poco a poco, mi sono accorto che era un compito superiore alle mie forze.
Allora ho cominciato a chiedere a Dio che mi aiutasse a cambiare ciò che mi circondava.”
“In tal caso, possiamo garantirti che il tuo desiderio è stato esaudito in parte!” disse uno degli amici.
“Il tuo esempio è servito per aiutare molta gente.”
“Ho aiutato molta gente con il mio esempio; ma sapevo, comunque, che non era la preghiera perfetta.
Solo adesso, alla fine della mia vita, ho capito qual era la richiesta che avrebbe dovuto essere fatta fin dall’inizio.”

“E qual è questa richiesta?”

“Che io fossi capace di cambiare me stesso.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il segnale del naufrago


Il segnale del naufrago

Un povero naufrago arrivò sulla spiaggia di un’isoletta deserta aggrappato ad un piccolo relitto della barca su cui stava viaggiando, dopo una terribile tempesta.
L’isola era poco più di uno scoglio, aspro e inospitale.
Il pover’uomo cominciò a pregare.
Chiese a Dio, con tutte le sue forze, di salvarlo e ogni giorno scrutava l’orizzonte in attesa di veder sopraggiungere un aiuto, ma non arrivava nessuno.
Dopo qualche giorno si organizzò.
Sgobbando e tribolando fabbricò qualche strumento per cacciare e coltivare, sudando sangue riuscì ad accendere il fuoco, sì costruì una capanna e un riparo contro le violente bufere.

Passò qualche mese.

Il pover’uomo continuava la sua preghiera, ma nessuna nave appariva all’orizzonte.
Un giorno, un colpo di brezza sul fuoco spinse le fiamme a lambire la stuoia del naufrago.
In un attimo tutto s’incendiò.
Dense volute di fumo si alzarono verso il cielo.
Gli sforzi di mesi, in pochi istanti, si ridussero a un mucchietto di cenere.
Il naufrago, che invano aveva tentato di salvare qualcosa, si buttò piangendo nella sabbia.
“Perché Signore?

Perché anche questo?”

Qualche ora dopo, un grossa nave attraccò vicino all’isola.
Vennero a prenderlo con una scialuppa.
“Ma come avete fatto a sapere che ero qui?” chiese il naufrago, quasi incredulo.
“Abbiamo visto i segnali di fumo” gli risposero.

Le tue difficoltà di oggi sono segnali di fumo per la grazia futura.
Dio verrà a salvarti.

Brano tratto dal libro “Il Segreto dei Pesci Rossi.” di Bruno Ferrero