Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

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Alcuni giorni fa ero in strada con mia nipote, una bambina di circa 8 anni.
Stavamo camminando, quando vedemmo sul marciapiede un mucchietto di buste e cartoni, con un giovane tutto rannicchiato sopra.

Quello che tutti chiameremmo “barbone.”

Il mio occhio, anche se “cristiano”, ma purtroppo abituato a queste scene, quasi aveva escluso dall’attenzione questa presenza.
Ma quello della bambina no!
Più ci avvicinavamo al povero, più lei lo guardava con occhio evangelicamente misericordioso.
Accortomi di questo atteggiamento, diedi una moneta alla bambina per metterla nel cestino, quasi vuoto, del povero.

A questo punto il giovane si alzò e velocemente si allontanò.

“Dove starà andando?” mi chiesi.
Entrò in un bar e quasi subito uscì da lì con un ovetto di cioccolato in mano e lo donò alla bambina con un sorriso che non dimenticherò mai!
E subito scomparve, tornando al suo mucchio di povere cose!

Rimasi senza parole!

Anche la nipotina rimase colpita dal dono ricevuto.
Mi ripresi subito e spiegai alla bambina che quello che conta è l’amore!
Noi avevamo donato solo una moneta, lui aveva donato oltre all’uovo di cioccolato un enorme gesto d’amore!

Brano senza Autore.

Il monaco e l’abate

Il monaco e l’abate

C’era una volta un monaco che conduceva una vita serena e tranquilla.
Una sola inquietudine lo tormentava.
Aveva paura dell’eternità.
Gli eletti in Paradiso cantano le lodi di Dio come fanno i monaci.
Un conto è farlo per un po’ di tempo.

Ma per l’eternità!

Per felici che si possa essere alla presenza di Dio, dopo qualche milione d’anni chissà che noia!
Un giorno di autunno, se ne andò secondo la sua abitudine a passeggiare nel bosco che circondava il monastero.
L’aria era viva e leggera, profumata di erba e di fiori.
Il monaco sospirò pensando al suo problema.
Sopra la sua testa un usignolo cominciò a cantare.
Un canto così puro, modulato, melodioso che il monaco dimenticò i suoi pensieri per ascoltarlo.
Non aveva mai sentito niente di più bello.

Per un istante ascoltò estasiato.

Poi pensò che era ora di raggiungere il coro per la preghiera e si affrettò.
Stranamente avevano sostituito il frate portinaio con uno che non conosceva.
Passò un altro monaco e poi un altro che non aveva mai visto.
“Che cosa desidera?” gli chiese il portinaio.
Vagamente irritato, il nostro monaco rispose che voleva soltanto entrare per non essere in ritardo.
L’altro non capiva.
Il monaco protestò e chiese con veemenza di vedere l’abate.
Ma anche l’abate era uno sconosciuto e il povero monaco fu preso dalla paura.
Balbettando un po’, spiegò che era uscito dal monastero per una breve passeggiata e che si era attardato un attimo ad ascoltare il canto di un usignolo, ma che si era affrettato a rientrare per l’ufficio pomeridiano.

L’abate lo ascoltava in silenzio.

“Cento anni fa,” disse alla fine, “un monaco di questa abbazia, proprio in questa stagione e in quest’ora, è uscito dal monastero.
Non è più ritornato e nessuno l’ha più rivisto.”
Allora il monaco capì che Dio l’aveva esaudito.
Se cento anni gli erano parsi un istante nello stato d’estasi in cui l’aveva rapito il canto dell’usignolo, l’eternità non era che un istante nell’estasi in Dio.

Brano tratto dal libro “Il segreto dei pesci rossi.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Come nasce una perla

Come nasce una perla

Le ostriche perlifere, tra cui la più nota è la Meleagrina, prediligono i mari caldi e sono diffuse dal Mar Rosso al Pacifico.
Si tratta di molluschi protetti da una conchiglia formata da due valve quasi simmetriche, ruvide e striate all’esterno, levigate e lucenti all’interno grazie ad un rivestimento di madreperla di grande bellezza, striata di vari colori,

e molto pregiata dal punto di vista commerciale.

Ma l’ostrica può nascondere un ospite ben più prezioso:
una perla.
A che cosa è dovuta la presenza della perla all’interno dell’ostrica?
L’ostrica, essendo un mollusco, ha un corpo molle ed è per questo che è rivestita da una conchiglia:

in questo modo si difende dall’attacco dei pesci.

Per lo stesso motivo è molto sensibile alla presenza dei corpi estranei.
L’ostrica si nutre di plancton che è l’insieme di microscopici esseri viventi che stanno in sospensione nell’acqua del mare.
Può succedere che tra le valve della sua conchiglia, dischiuse per la raccolta del plancton che cade dall’alto, entri, indesiderato,

un granellino di sabbia o un piccolissimo pesce con abitudini parassite.

Allora l’ostrica lo cattura subito e lo rende innocuo avvolgendolo di vari strati di madreperla.
È così che nasce una perla!

Brano senza Autore, tratto dal Web

Pagato in pieno!

Pagato in pieno!

Dopo aver vissuto una vita “decente”, il mio tempo sulla terra giunse alla fine.
La prima cosa che ricordo è che stavo seduto su una sedia nella sala d’aspetto di ciò che pensai fosse un’aula di tribunale.
Le porte si aprirono e mi comandarono di entrare e di prendere posto al tavolo della difesa.
Mentre mi guardavo attorno, vidi l’accusatore, era un malvagio dall’aspetto angelico, il quale ringhiava mentre mi fissava.
Sinceramente era la persona più malvagia che avessi mai visto.
Mi sedetti e guardai alla mia sinistra, lì c’era il mio avvocato, una persona dall’aspetto gentile e amorevole, mi era molto familiare.
La porta all’angolo si aprì e apparve il giudice, vestito di una tunica lunga, il quale emanava una meravigliosa presenza, mentre camminava verso il suo posto, tanto che non potevo fare a meno di guardarlo.

Quindi disse: “Cominciamo!”

L’accusatore cominciò e disse:
“Il mio nome è Satana e sono qui per mostrarvi perché quest’uomo appartiene all’inferno!”
Continuò mettendo in luce le bugie che dissi, le cose che rubai e quando nel passato tradii il prossimo e altre terribili perversioni, che sono state parte della mia vita e, più lui parlava più mi sentivo sprofondare giù.
Ero così imbarazzato che non riuscivo a guardare nessuno, nemmeno il mio avvocato.
Il diavolo parlava di peccati che avevo completamente dimenticato; ero talmente sconvolto all’udire tutte queste cose che Satana stava dicendo, ma lo ero anche perché il mio avvocato stava seduto in silenzio, senza offrire nessuna forma di difesa.
Sapevo di essere colpevole di quelle cose, ma avevo fatto anche delle cose buone durante la mia vita, non avrebbero potuto esse alla fine riparare i danni che avevo causato?

Satana concluse con forza dicendo:

“Quest’uomo appartiene all’inferno, egli è colpevole di tutto ciò che ho appena detto e nessuno può provare il contrario!”
Quando fu il suo turno, il mio avvocato prima di tutto chiese se si potesse avvicinare al giudice e gli fu concesso nonostante la forte obiezione di Satana, ma il giudice gli disse di farsi avanti.
Quando si alzò e cominciò a camminare, fui in grado di vederlo nel suo pieno splendore e maestà.
Capii perché mi sembrava così familiare.
Gesù era il mio Avvocato!
Egli si fermò davanti al giudice e dolcemente gli disse: “Ciao Padre!”
Quindi si rivolse alla corte:
“Satana ha detto bene dicendo che quest’uomo ha peccato, non negherò nulla di ciò che ha detto, ed è vero che la pena per il peccato è la morte e quest’uomo merita di essere punito!”
Gesù fece un profondo respiro e si rivolse al padre suo con le braccia aperte dicendo:
“Ad ogni modo sono morto sulla croce così che questa persona potesse ottenere la vita eterna e lui mi ha accettato come suo Salvatore, così che lui è mio!”

Il Signore continuò dicendo:

“Il suo nome è scritto nel libro della vita e nessuno può strapparmelo.
Satana ancora non l’ha capito del tutto!
Quest’uomo non deve essere consegnato alla giustizia ma alla misericordia.”
Quindi Gesù riprese il suo posto e tranquillamente fece una pausa guardando suo Padre, poi continuò:
“Non c’è altro che è necessario fare.
Ho già fatto ogni cosa!”
Il Giudice alzò le Sue potenti mani e diede la sentenza.

Le seguenti parole uscirono dalle Sue labbra:

“Quest’uomo è libero.
La pena per lui è stata pagata in pieno, il caso è chiuso!”
Mentre il Signore mi guidava fuori, potei sentire Satana infuriato gridare:
“Non mi scoraggio, vincerò sul prossimo!”
Quindi rivolgendomi a Gesù con gratitudine gli chiesi:
“Hai mai perso una causa?”
Cristo mi sorrise amorevolmente e mi rispose:
“Tutti coloro che vengono a me e mi chiedono di rappresentarli, ricevono lo stesso verdetto:
Pagato in pieno!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La strada verso Dio

La strada verso Dio

Molti eremiti abitavano nei dintorni della sorgente.
Ognuno di loro si era costruito la propria capanna e passava le giornate in profondo silenzio, meditando e pregando.

Ognuno, raccolto in se stesso, invocava la presenza di Dio.

Dio avrebbe voluto andare a trovarli, ma non riusciva a trovare la strada.
Tutto quello che vedeva erano puntini lontani tra loro nella vastità del deserto.
Poi, un giorno, per una improvvisa necessità, uno degli eremiti si recò da un altro.

Sul terreno rimase una piccola traccia di quel cammino.

Poco tempo dopo, l’altro eremita ricambiò la visita e quella traccia si fece più profonda.
Anche gli altri eremiti incominciarono a scambiarsi visite.
La cosa accadde sempre più frequentemente.
Finché, un giorno, Dio, sempre invocato dai buoni eremiti, si affacciò dall’alto e vide che vi era una ragnatela di sentieri che univano tra di loro le capanne degli eremiti.

Tutto felice, Dio disse:

“Adesso sì!
Adesso ho la strada per andarli a trovare.”

Brano di Bruno Ferrero

L’angelo Custode di Martina


L’angelo Custode di Martina

Improvvisamente Martina si svegliò di soprassalto e si ritrovò nel suo lettino tutto a fiori nella sua bella cameretta.
Il videogioco era ancora sul tappeto di fianco al suo lettino ed il libro di storia era appoggiato ancora chiuso sul suo comodino.
Era stato tutto un sogno?
È possibile che tutto quello che aveva vissuto era stato solo un sogno?

Ed anche bellissimo!

Perché la presenza dell’Angelo Custode la sentiva ancora vicino a lei, il caldo e morbido delle sue ali era ancora dentro di lei, la pace, la serenità e la gioia che aveva provato a parlare e stare con lui era stata grandissima!
Si ricordava ogni particolare, ogni cosa detta nel sogno, non aveva dimenticato nulla.
Sapeva che quanto era avvenuto era davvero importante, sentiva che gli aveva fatto capire che per seguire il filo del suo destino e costruire la sua vita doveva impegnarsi a fondo, fare attenzione alle persone che stavano intorno a lei, superare con gioia i piccoli nodi quotidiani che doveva affrontare.

E soprattutto sapeva che non sarebbe mai stata sola a superare ed affrontare queste cose.

Aveva il suo amico Angelo Custode che gli aveva promesso che fino ad ottant’anni l’avrebbe seguita e consigliata.
A questo punto si ricordò del libro di storia, dell’interrogazione del giorno dopo, del fatto che non aveva ripassato per niente e subito accese la luce sul suo comodino, prese il libro ed iniziò a ripassare la lezione ad alta voce.
Si sarebbe impegnata tantissimo e il giorno dopo avrebbe fatto un’interrogazione magnifica.
Ed anche tutti i giorni della sua vita li avrebbe passati facendo con impegno le cose che riteneva importanti e giuste perché il suo destino lo voleva costruire con impegno e “pensando agli altri prima che a se stessa.”

Voleva tenere sempre caldo il suo cuore e usare tutta la sua forza dando amore agli altri.

Ed ecco che mentre iniziava il capitolo di Romolo e Remo, sentì sul collo un solletichino, come il segno che aveva accordato con il suo angelo e capì immediatamente che aveva ritrovato il bandolo del suo gomitolo e stava facendo la cosa giusta.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La rosa e il rospo (Ogni cosa ha il suo valore)


La rosa e il rospo
(Ogni cosa ha il suo valore)

C’era una volta in un giardino, una bellissima rosa.
Il colore dei suoi petali ricordavano i toni caldi e lucenti di un tramonto.
Il suo profumo era così intenso che quasi inebriava.
La rosa essendo consapevole della sua bellezza si aspettava che le persone che passavano davanti a quel giardino, si fermassero ad ammirarla.
Ma purtroppo non era cosi, al contrario, tutti cercavano di evitarla.
La rosa non riusciva a capire, com’era possibile.

Eppure lei, era la rosa più bella del giardino.

Amareggiata, continuava a ripetersi:
“Perché, perché nessuno vuol fermarsi ad ammirare i miei colori, sentire il mio profumo, perché?”
Finché un giorno udì una voce che le disse:
“Se nessuno si avvicina a te è per colpa mia.
Le persone si allontanano da te perché hanno paura di me!”
La rosa incuriosita, si guardò attorno, ma non vide nessuno, quando a un certo punto, chinando leggermente i suoi petali, vide sotto di se, proprio vicino alla radice, un vecchio rospo.

Molto risentita, disse subito al rospo:

“Se la colpa è tua, vattene via da qui, non ti voglio più vicino a me!”
Il rospo, con un po’ di tristezza nel cuore, senza aggiungere una parola si allontanò.
La rosa tirò un sospiro di sollievo, finalmente quel brutto rospo se n’era andato via.
E adesso le persone, si sarebbero fermate ad ammirarla.
Nel frattempo i mesi passavano.
Ed un giorno al vecchio rospo, venne in mente di andare a trovare la bellissima rosa.
Timidamente col cuore che gli batteva forte per l’emozione si avvicinò, ma la rosa non era la più la stessa, era appassita, spenta, stava quasi morendo.

Il rospo preoccupato, chiese alla rosa:

“Che ti è successo, dimmi, perché stai così male?”
La rosa con un filo di voce, che si sentiva appena, rispose:
“Appena te ne sei andato tu, le formiche e gli insetti hanno invaso la pianta.
Prima si sono attaccati al mio stelo, poi sono saliti sulle mie foglie e infine, sono arrivati ai miei petali, ed era eccomi qui.”
La rosa, solo allora si rese conto di quanto era stata crudele ed insensibile, non aveva capito l’importanza e il valore del rospo, non era riuscita ad andare oltre il suo aspetto.
La sua presenza nel giardino, era importante e preziosa soprattutto per lei, perché il rospo impediva alla formiche e agli insetti di attaccarla.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La gazzella ed il cespuglio



La gazzella ed il cespuglio

Una gazzella era inseguita dai cacciatori.
Passando vicino a un cespuglio verde, si raccomandò:

“Nascondimi per carità. Vogliono la mia morte.”

Il cespuglio la lasciò entrare, poi si richiuse, in modo che la gazzella scomparisse dalla vista dei cacciatori.
Passò qualche minuto.
La gazzella aveva il cuore in tumulto.
Poi si quietò e incominciò a brucare le foglie del cespuglio.

“Ahi!” fece il cespuglio “Mi fai male!”

“Ho corso tanto e mi è venuto appetito.” rispose la gazzella ingrata.
“Io ti ho nascosto volentieri, e tu ora mi strappi le foglie!” esclamò il cespuglio.
“Così è la vita.” rispose la gazzella, dando un morso più violento al cespuglio.

Ma fu subito punita della sua ingratitudine.

I cacciatori, che erano ancora nei dintorni, vedendo il cespuglio muoversi, intuirono la presenza della gazzella.
Spararono e l’uccisero.

Brano di Paolo Bargellini