Ricordati che io sono qui!

Ricordati che io sono qui!

Questa è la storia di un ghetto che cessò di esistere, e di un uomo che faceva da sacrestano nella sinagoga.
Costui, ogni mattina, prima di incominciare le pulizie dentro la sinagoga, saliva sul pulpito e gridava, con fierezza:
“Sono venuto ad annunciarti, Signore dell’Universo, che noi siamo qui!”

Sul ghetto si abbatté la persecuzione razzista.

Cominciarono le difficoltà, i linciaggi.
Ma ogni mattina, il sacrestano saliva sul pulpito della sinagoga e gridava, qualche volta con ira:
“Sono venuto ad annunciarti, che noi siamo qui!”
Venne il primo massacro, seguito da molti altri.
Il sacrestano ne usciva sempre indenne, e sempre si precipitava nella sinagoga per battere il pugno sul banco e gridare fino a spolmonarsi:

“Vedi, Signore dell’Universo, siamo ancora qui!”

Dopo l’ultimo massacro, si ritrovò solo nella sinagoga deserta.
Ultimo ebreo vivente, salì sulla tribuna un’ultima volta.
Alzò verso l’alto lo sguardo e mormorò con dolcezza infinita:
“Vedi? Sono sempre qui!”

Si fermò un istante, prima di aggiungere con voce roca e triste:

“Ma tu, dove sei, tu?”
Per questo preghiamo.
Preghiamo ogni giorno per dire a Dio:
“Ricordati che io sono qui!”

Brano tratto dal libro “C’è qualcuno lassù.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.
Per non dimenticare! Giornata della Memoria.

Come si chiama la signora che fa le pulizie nella scuola?

Come si chiama la signora che fa le pulizie nella scuola?

Durante il mio secondo mese di scuola per infermieri, il nostro professore ci fece fare un test a sorpresa.
Io ero uno studente diligente e risposi facilmente a tutte le domande, finché lessi l’ultima:

“Come si chiama la signora che fa le pulizie nella scuola?”

Sicuramente questo era una specie di scherzo.
Avevo visto la signora delle pulizie molte volte.
Era alta, con i capelli scuri, sulla cinquantina, ma come avrei potuto sapere il suo nome?

Consegnai il mio foglio,

lasciando in bianco l’ultima domanda.
Prima che la lezione finisse, uno studente chiese se l’ultima domanda avrebbe contato nella graduatoria del nostro test.
“Certamente!” disse il professore, “Nella vostra professione incontrerete molte persone.

Tutte sono significative.

Esse meritano la vostra attenzione e cura, anche se tutto quello che fate è sorridere e dire ciao!”
Non ho mai dimenticato quella lezione.
E ho anche imparato che la signora si chiamava Dorothy.

Brano di Bruno Ferrero

La lumachina Tina

La lumachina Tina

Questa è la storia di Tina, una lumachina che vive con la sorella, il papà e la mamma in un grande prato verde.
Si sa che le lumache hanno una particolare casetta che si portano sempre sulla spalle, un rifugio e una difesa dai pericoli.
Ma Tina non la pensava così.
Lei non sopportava questa casetta sulla schiena che le impediva di correre veloce con gli altri animali del prato.

Tutti sembravano più liberi di lei:

correvano, saltavano, alcuni addirittura volavano.
Tina soffriva, lei andava a passo di lumaca e dopo tanta fatica si accorgeva di essersi spostata a malapena di una foglia!
“Basta!” disse un giorno, “Mi libererò una volta per sempre di questa casa che mi porto addosso, lascerò la mia famiglia e andrò ad una velocità supersonica via per il mondo!”
Detto, fatto:
scaricò di brutto la casetta dalla schiena e partì tra le lacrime e gli inutili richiami della famiglia.
Per giorni si diede alla pazza gioia:
corse spensierata nei prati inseguendo grilli e cicale, salti vertiginosi da uno stelo d’erba all’altro.
Tutto andò bene fino a che le foglie degli alberi non iniziarono a cadere, il sole impallidiva giorno per giorno, le notti erano sempre più lunghe e fredde:

stava arrivando l’inverno!

Tina si sistemò tra alcune foglie, poi fu ospitata da una famiglia topastra che in compenso di un misero pasto le faceva fare le pulizie della tana.
La lumachina non ne poteva più.
“Ah!” sospirava, “Potessi avere ancora sulle spalle la mia calda casetta nella quale rifugiarmi…” e piangeva disperata.
“Ho deciso:
tornerò dalla mia famiglia, chiederò perdono per come mi sono comportata e lavorerò sodo per ricostruirmi una casa!”
Così, in un tiepido giorno primaverile di maggio, si fece coraggio e tornò.
Che festa, che gioia quando la famiglia la vide tornare!

Tina disse le sue intenzioni:

avrebbe fatto tutto il necessario per ricostruirsi una modesta casetta.
Ma grande fu la sorpresa quando papà e mamma lumaca la condussero dietro una bellissima foglia:
proprio lì, pulita e curata, ecco la sua bellissima casetta!
“Noi l’abbiamo sempre conservata, sperando che un giorno saresti tornata!” disse, con gli occhi pieni di lacrime, mamma lumaca.

Brano senza Autore

Puoi essere l’artefice del tuo destino…

Puoi essere l’artefice del tuo destino…

Un disoccupato sta cercando lavoro come uomo delle pulizie in una grande azienda informatica.
L’addetto del dipartimento del personale per valutarlo gli fa spazzare il pavimento, poi lo intervista e alla fine gli dice:
“Sei assunto, dammi il tuo indirizzo e-mail, così ti mando un modulo da riempire insieme al luogo e alla data in cui ti dovrai presentare per iniziare.”

L’uomo, sbigottito, risponde che non ha il computer né tanto meno la posta elettronica.

Il tipo gli risponde che se non ha un indirizzo e-mail significa che virtualmente non esiste e quindi non gli possono dare il lavoro.
L’uomo esce disperato, senza sapere cosa fare e con solo 10 dollari in tasca.
Decide allora di andare al supermercato e comprare una cassa di dieci chili di pomodori.
Vendendo porta a porta i pomodori in meno di due ore riesce a raddoppiare il capitale e ripetendo l’operazione si ritrova con centosessanta dollari.

A quel punto realizza che può sopravvivere in quella maniera,

parte ogni mattina più presto da casa e rientra sempre più tardi la sera e ogni giorno raddoppia o triplica il capitale.
In poco tempo si compra un carretto, poi un camion e in un batter d’occhio si ritrova con una piccola flotta di veicoli per le consegne.
Nel giro di cinque anni il tipo è proprietario di una delle più grandi catene di negozi di alimentari degli Stati Uniti.
Allora pensa al futuro e decide di stipulare una polizza sulla vita per lui e la sua famiglia.
Contatta un assicuratore, sceglie un piano previdenziale e quando alla fine della discussione l’assicuratore gli chiede l’indirizzo e-mail per mandargli la proposta,

lui risponde che non ha né computer né e-mail.

“Curioso,” osserva l’assicuratore, “avete costruito un impero e non avete una e-mail, immaginate cosa sareste se aveste avuto un computer!”
L’uomo riflette e risponde:
“Sarei l’uomo delle pulizie di una grande azienda informatica!”

Brano senza Autore, tratto dal Web