Il trapianto (Ciao “Io”)


Il trapianto (Ciao “Io”)

Aveva un bel rapporto di amicizia con la figlia Sara, che ormai era adulta e viveva con la sua famiglia in una cittadina vicina.
Madre e figlia si scrivevano spesso o parlavano per telefono.
Quando la chiamava, Sara diceva sempre:

“Ciao mamma, sono io!”, e lei rispondeva:

“Ciao “Io”, come va oggi?”
Spesso lei firmava le sue lettere semplicemente: “Io”.
Talvolta, per scherzo, la chiamava “Io”.
Poi Sara morì di colpo, senza preavviso, per un’emorragia celebrale.

La madre ne fu annientata!

Non ci può essere dolore peggiore per un genitore che perdere un figlio adorato.
Ci volle tutta la sua notevole fede per riuscire ad andare avanti.
D’accordo con il marito, decise di donare gli organi della figlia, in modo che da una situazione così tragica potesse per lo meno derivare un po’ di bene.
A tempo debito fu contattata dall’agenzia dei trapianti, che le disse a chi erano andati gli organi di Sara, anche se naturalmente non vennero fatti i nomi.
Circa un anno dopo ricevette una bella lettera da un giovane che da Sara aveva ricevuto il pancreas e un polmone.

Raccontava come era cambiata la sua vita.

E dato che non poteva usare il suo nome, indovinate come firmò la lettera?
“Io.”

Brano tratto dal libro “È di notte che si vedono le stelle.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

Amarsi e basta

Amarsi e basta

C’erano una volta un uomo ed una donna che insieme dovevano progettare un futuro insieme.
Si sedettero intorno ad un tavolo ed ognuno stirò il suo foglio bianco impugnando una penna; avevano bisogno di scrivere tutte le cose che tra loro non andavano ed anche quelle che invece li facevano felici.

Lei scrisse che di lui amava lo sguardo ed il modo in cui la baciava, i sogni e l’amore che le dava;

lui invece non riusciva a scrivere nulla, non perché non trovasse una ragione per amarla, ma perché nel suo cuore ogni cosa di lei gli procurava gioia, ed era proprio questo sentimento quasi morboso che lei annotò fra le cose colpevoli di turbare il loro rapporto:
quel tipo di amore che opprime e fa sentire in gabbia senza possibilità di fuga.
Quando lei ebbe terminato di scrivere i “pro” e i “contro” della loro vita insieme, lui stava ancora cercando un aggettivo che potesse descrivere ciò che provava, innervosito scrisse la prima cosa che gli balenò in testa:

Amore.

Le bastò però vedere ciò che aveva scritto lei per turbarsi profondamente, siccome tutto si può chiedere, eccetto che cambiare il proprio modo d’amare.
Così, tra le cose che non andavano di lei, segnò:
preferisce essere amata di meno.
Scambiandosi i fogli uno dei due proclamò:
non riusciremo a cambiare niente.

Ma l’altro rispose:

ciò che faremo o non faremo non conta, conta solo pensarlo sempre in due.
E così si baciarono andando incontro al rischio più grande:
amarsi e basta, scampando però a quella insoddisfazione che spesso attanaglia il cuore di chi, non accettando quel rischio, piange la propria solitudine per anni, fino a quando non torna ad amare se stesso.

Brano senza Autore

I furti in fabbrica

I furti in fabbrica

Una fabbrica aveva un problema di furti.
Ogni giorno veniva rubata della merce.
I dirigenti affidarono quindi ad una società specializzata il compito di perquisire ogni dipendente che usciva alla fine del lavoro.
La maggior parte degli operai apriva spontaneamente la borsa e faceva esaminare i contenitori della colazione.

I detective erano molto diligenti e controllavano tutti i dipendenti, fino all’ultimo:

un omino che tutti i giorni chiudeva la fila degli operai con un carrello pieno di rifiuti.
Una guardia doveva passare una buona mezz’ora, quando ormai tutti gli altri se ne stavano tornando a casa, a rovistare tra gli involucri di alimenti, mozziconi di sigarette e bicchieri di plastica per controllare se veniva portato fuori qualcosa di valore.

Non trovava mai niente.

Una sera, il guardiano, esasperato, disse all’uomo:
“Senti, lo so che stai combinando qualcosa, ogni giorno controllo ogni tuo piccolo pezzetto di rifiuto nel carrello e non trovo mai niente che valga la pena di essere rubato.
Sto diventando matto.
Dimmi quello che stai facendo e ti prometto che non farò nessun rapporto.”

L’uomo alzò le spalle e disse:

“È semplice, rubo carrelli!”

Brano di Bruno Ferrero

La moglie nascosta sotto al letto

La moglie nascosta sotto al letto

Una donna, dopo qualche anno di matrimonio, fu assalita da tantissimi dubbi.
Non riusciva a capire se il marito l’amasse o meno e non sapeva come risolvere la situazione.
Dopo aver seguito una trasmissione televisiva sui tradimenti, decise di scoprirlo.
Scrisse una lettera che lasciò sul comodino della camera.
Si nascose sotto il letto della camera ed aspettò il marito.
Amava tantissimo suo marito ma era disposta a rischiare di perderlo pur di vedere la sua reazione, voleva capire se i sentimenti del marito per lei erano ancora gli stessi.

Dopo essere rientrato, molto stanco come al solito, trovò solo silenzio:

niente TV accesa, niente cena pronta.
Non trovò neanche la moglie, ma pensò semplicemente che fosse andata da qualche parte senza avvisarlo, quando, giunse nella camera da letto e vide la lettera.
La aprì e lesse ad alta voce il contenuto:
“Il nostro rapporto non è più lo stesso e la routine sta devastando il nostro matrimonio.
Quando torni a casa sei sempre stanco, non vuoi mai stare con me e neppure uscire.
Infatti, le nostre uscite si sono diradate; preferisci guardare le partite di calcio in TV.

Non mi dici più che mi ami come un tempo…

mi dispiace, ma il nostro rapporto non può continuare così!”
Finì di leggere, prese un pezzo di carta e scrisse anche lui una lettera, dopodiché iniziò a saltare di gioia e fece subito una telefonata:
“Ciao Amore!
Mia moglie finalmente ha capito che la nostra storia era finita e se ne è andata di casa.
Ora siamo liberi di stare insieme.
Tra qualche minuto sarò da te.”
Salì in macchina e se ne andò.
La moglie rimase in silenzio, nascosta e tremante, in attesa che suo marito, ormai ex, uscisse di casa.
Non appena il marito ebbe lasciato l’appartamento, la donna, con il volto rigato dalle lacrime, uscì dal suo nascondiglio.
Scioccata si guardò intorno finché non notò una seconda lettera sulla scrivania,

la prese ed iniziò a leggere:

“Ciao amore!
Ti darò qualche consiglio.
La prossima volta che vuoi farmi uno scherzo, assicurati che i tuoi piedi sotto il letto siano ben nascosti.
Sei pazza, ma ti amo tanto!
Sono andato a comprare la cena.
Ci vediamo tra poco.”

Brano senza Autore.

L’amore, il discepolo ed il saggio

L’amore, il discepolo ed il saggio

Un giovane discepolo andò da un saggio e gli disse:
“Maestro ditemi una parola.
Quando un uomo ama è sa di essere amato è la persona più felice di questo mondo.

Ma come si fa ad imparare ad amare?”

“Beh,” rispose il saggio, “potresti iniziare a mettere in pratica queste regole:

  1. Non dare mai un’immagine falsa di se stessi.
  2. Dire sempre di sì, quando è sì, e no, quando è no.
  3. Mantenere la parola data, anche e soprattutto se costa.
  4. Guardare gli altri ad occhi aperti, cercando di conoscere i pregi e i difetti.
  5. Accogliere degli altri non solo i pregi ma anche i difetti e viceversa.
  6. Esercitarsi a perdonare.
  7. Dare agli altri il meglio di se stessi, senza nascondere loro i propri difetti.
  8. Riprendere il rapporto con gli altri anche dopo delusioni e tradimenti.
  9. Imparare a chiedere scusa, quando ci si accorge di aver sbagliato.
  10. Condividere gli amici, vincendo la gelosia.
  11. Evitare amicizie possessive e chiuse.
  12. Dare agli altri anche quando gli altri non possono darci niente.”
Il discepolo con uno sguardo perplesso disse:

“Sono regole belle ma difficili da vivere!”
“Perché, chi ti ha detto che amare è facile?” rispose il saggio, “Non esiste l’amore facile, non esiste l’amore a buon mercato.
Non esiste la felicità facile, non esiste la felicità comprata a prezzi di saldo.
Tutti cercano l’amore ma pochi sono disposti a pagare il prezzo per ottenerlo: il sacrificio!
Imparare ad amare richiede un lungo cammino e un lungo tirocinio.

È difficile, ma non impossibile!”

“Quando potrò dire a me stesso di aver imparato ad amare?” disse il discepolo.
“Mai. Perché la misura dell’amore è amare senza misura.” esclamò il saggio.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Una donna in barca

Una donna in barca

Un mattino un uomo tornò dopo molte ore di pesca e decise di fare un sonnellino.
La moglie, sebbene non fosse pratica del lago, decise di uscire in barca.
Accese il motore e si allontanò dalla riva per una breve distanza:
spense il motore, buttò l’ancora, e iniziò a leggere il libro che aveva portato con sé.

Una Guardia Forestale arrivò con la sua barca e si avvicinò a quella della donna chiedendole:

“Buongiorno, Signora.
Le posso chiedere che cosa sta facendo?”
“Sto leggendo un libro, vede?” rispose lei.
“Signora, lei si trova in una zona in cui è vietata la pesca!” esclamò la Guardia Forestale.
“Agente, io non sto pescando.

Sto leggendo il mio libro!” replicò la signora.

“Signora, lei però ha con sé in barca tutta l’attrezzatura necessaria alla pesca.
Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.
Devo portarla con me e fare rapporto!” spiegò la Guardia Forestale.
“Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale!” ribatté la donna.

“Ma se non l’ho nemmeno toccata!” disse la Guardia Forestale.

“Questo è vero, ma possiede tutta l’attrezzatura.
Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento!” concluse decisa la signora.
“Le auguro buona giornata, signora.” e dopo aver salutato, la guardia se ne andò.

Morale: mai discutere con una donna che legge, è probabile che sappia anche pensare.

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’uomo che non credeva nell’amore



L’uomo che non credeva nell’amore

Voglio raccontarvi una storia molto antica su un uomo che non credeva nell’amore.
Si trattava di un uomo comune, proprio come voi e me, ma ciò che lo rendeva speciale era il suo modo di pensare:
era convinto che l’amore non esistesse.
Naturalmente l’aveva cercato a lungo, aveva osservato le persone intorno a sé, trascorrendo gran parte della vita in cerca d’amore, solo per scoprire che l’amore non esisteva.
Dovunque andasse, diceva a tutti che l’amore è soltanto un’invenzione dei poeti e delle religioni, usata per manipolare la debole mente umana, per controllare le persone.
Diceva che l’amore non è reale, e per questo è impossibile trovarlo quando lo si cerca.
Era un uomo molto intelligente e riusciva ad essere convincente.
Lesse una quantità di libri, frequentò le migliori università e diventò un rinomato studioso.
Poteva parlare ovunque, davanti a qualunque pubblico, e la sua logica era inoppugnabile.

Diceva che l’amore è come una droga:

ti fa sentire bene, ma crea una dipendenza.
E cosa succede se una persona diventa dipendente dall’amore, e poi non riceve la sua dose quotidiana?
Quell’uomo diceva che la maggior parte dei rapporti d’amore è come il rapporto che c’è tra un tossicodipendente e il suo spacciatore.
Quello dei due che ha il bisogno maggiore è il drogato, e l’altro assume il ruolo dello spacciatore.
Quest’ultimo è quello che controlla il rapporto.
E’ una dinamica facilmente osservabile, perché in ogni relazione di solito c’è uno che ama di più e un altro che si limita a ricevere, ad approfittare di chi gli ha donato il suo cuore.
E’ facile vedere come si manipolano a vicenda, tramite le loro azioni e reazioni, proprio come un drogato e uno spacciatore.
Il tossicodipendente, quello che ha il bisogno maggiore, vive con il timore costante di non ricevere la prossima dose d’amore.
Pensa:
“Cosa farò se mi lascia?”
E tale paura lo rende possessivo.

Diventa geloso ed esigente.

Lo spacciatore comunque può sempre manipolarlo, dandogli dosi maggiori o minori, oppure negandogliele del tutto.
La persona con il bisogno maggiore si arrende ed accetta di fare qualunque cosa pur di non essere abbandonata.
L’uomo della nostra storia continuava a spiegare a tutti perché l’amore non esiste.
“Ciò che gli uomini chiamano amore è solo una relazione basata sul controllo e sulla paura.
Dov’è il rispetto?
Dov’è l’amore che dichiariamo di provare?
Non esiste.”
Le giovani coppie, davanti a un simulacro di Dio, e davanti alle loro famiglie e agli amici, si scambiano una quantità di promesse:
di vivere insieme per sempre, di amarsi e rispettarsi l’un l’altro, di restare uniti nella salute e nella malattia.
Promettono di amare e onorare l’altro… promesse e ancora promesse.
La cosa stupefacente è che credono davvero in ciò che promettono.
Ma dopo il matrimonio, dopo una settimana, un mese o alcuni mesi, le promesse vengono infrante una dopo l’altra.
Scoppia una guerra di potere, di manipolazione, per stabilire chi è il drogato e chi lo spacciatore.
Pochi mesi dopo le nozze, il rispetto che avevano giurato di mantenere l’uno per l’altra è scomparso.
Resta il risentimento, il veleno, il modo in cui si fanno male a vicenda, finché ad un certo punto, senza che se ne rendano conto, l’amore finisce.
I due restano insieme perché hanno paura di restare soli, temono i giudizi degli altri e anche i propri.

Ma dov’è l’amore?

Quell’uomo sosteneva di conoscere molte coppie anziane che avevano vissuto insieme per trenta o quarant’anni, e ne erano molto fiere.
Ma quando parlavano del loro rapporto dicevano:
“Siamo sopravvissuti al matrimonio.”
Ciò significava che uno dei due a un certo punto si era arreso all’altro.
La persona con la volontà più forte aveva vinto la guerra.
Ma dov’era la fiamma che chiamavano amore?
Si trattavano come una proprietà, l’uno dell’altro.
“Lui è mio.”
“Lei è mia.”
L’uomo spiegava senza fine tutte le ragioni per cui non credeva nell’esistenza dell’amore, e diceva:
“Io ho già vissuto situazioni del genere e non permetterò più a nessuno di manipolare la mia mente, di controllare la mia vita in nome dell’amore.”
Le sue argomentazioni erano logiche e convincevano molte persone.
Poi un giorno, mentre quell’uomo camminava in un parco, vide una bella donna in lacrime seduta su una panchina.
Si incuriosì e avvicinatosi le chiese se poteva aiutarla.
Potete immaginare la sua sorpresa quando lei rispose che piangeva perché aveva scoperto che l’amore non esiste.

L’uomo disse:

“Stupefacente.
Una donna che non crede nell’esistenza dell’amore.”
Naturalmente volle subito sapere qualcosa di più.
“Perché dici che l’amore non esiste?” chiese.
“E’ una lunga storia!” rispose lei.
“Mi sono sposata molto giovane, piena di amore e di illusioni.
Credevo che avrei condiviso tutta la vita con mio marito.
Ci giurammo reciprocamente fedeltà e rispetto e creammo una famiglia.
Ma presto tutto cambiò.
Io ero la moglie devota che si occupava della casa e dei bambini.
Mio marito continuò a seguire la sua carriera.
Il suo successo e la sua immagine esteriore per lui erano più importanti della famiglia.

Smise di rispettarmi e io smisi di rispettare lui.

Ci facemmo del male a vicenda e un giorno scoprii che non lo amavo più e che neppure lui mi amava.
Ma i bambini avevano bisogno di un padre e quella fu la scusa che adottai per non lasciarlo, facendo anzi di tutto per sostenerlo.
Ora i bambini sono diventati adulti e se ne sono andati.
Non ho più scuse per restare con lui.
Tra noi non c’è rispetto né gentilezza.
So anche che se trovassi un altro sarebbe la stessa cosa, perché l’amore non esiste.
Non ha senso cercare ciò che non esiste e per questo piango.”
L’uomo la comprendeva benissimo.
L’abbracciò e disse:
“Hai ragione, l’amore non esiste.
Lo cerchiamo, apriamo il nostro cuore, ci rendiamo vulnerabili e troviamo solo egoismo.
Questo ci fa del male anche quando pensiamo di esserne usciti indenni.

Non importa quante volte ci proviamo, accade sempre la stessa cosa.

Perché allora continuare a cercare l’amore?”
Erano così simili che diventarono grandi amici.
Il loro era un rapporto meraviglioso.
Si rispettavano e nessuno dei due cercava di prevalere sull’altro.
Ogni passo che facevano assieme li rendeva felici.
Tra loro non c’era invidia né gelosia, non c’era controllo né possesso.
La relazione continuava a crescere.
Amavano stare insieme, perché si divertivano molto.
Quando erano soli ciascuno sentiva la mancanza dell’altro.
Un giorno l’uomo, mentre era fuori città, ebbe un’idea assurda.
“Forse ciò che sento per lei è amore!” pensò.

Ma è così diverso da ciò che ho provato in passato.

Non è ciò che dicono i poeti, o la religione, perché io non mi sento responsabile per lei.
Non le chiedo nulla e non ho bisogno che si occupi di me.
Non sento la necessità di incolparla dei miei problemi.
Insieme stiamo bene e ci divertiamo.
Io rispetto il suo modo di pensare e lei non mi mette mai in imbarazzo.
Non mi sento geloso quando è con altri e non invidio i suoi successi.
Forse l’amore esiste davvero, alla fine, ma non è ciò che tutti credono che sia.”
Non vedeva l’ora di tornare a casa e parlare con la donna, per raccontarle dei suoi strani pensieri.
Appena cominciarono a parlare, lei disse:
“So esattamente a cosa ti riferisci.
Forse dopotutto l’amore esiste, ma non è ciò che pensavamo che fosse.”
I due decisero di diventare amanti e di vivere insieme, e sorprendentemente le cose tra loro non cambiarono.

Continuavano a rispettarsi e a sostenersi e l’amore cresceva sempre di più.

Anche le cose più semplici li facevano gioire, perché si amavano ed erano felici.
Il cuore dell’uomo era così pieno d’amore che una notte accadde un grande miracolo.
Era intento a guardare le stelle e ne vide una bellissima.
Il suo amore era così forte che la stella scese dal cielo e finì nelle sue mani.
Quindi accadde un altro miracolo e la sua anima si fuse con la stella.
La sua felicità era intensa, e andò subito dalla donna per mettere la stella nelle sue mani.
Non appena lo fece, lei ebbe un momento di dubbio:
quell’amore era troppo forte.
Non appena quel pensiero le attraversò la mente, la stella le cadde di mano e si ruppe in un milione di pezzi.
Ora c’è un vecchio che gira per il mondo giurando che l’amore non esiste.
E in una casa c’è una donna anziana che aspetta un uomo, versando lacrime amare per il paradiso che aveva tenuto tra le mani, perdendolo in un momento di dubbio.
Questa è la storia dell’uomo che non credeva nell’amore.

Di chi fu l’errore?

Cosa non funzionò?
Fu l’uomo a sbagliare, pensando di poter dare alla donna la sua felicità.
La sua felicità era la stella e l’errore fu quello di mettere la stella nelle mani della donna.
La felicità non viene mai dal di fuori.
L’uomo era felice per tutto l’amore che proveniva da se stesso.
La donna era felice per tutto l’amore che proveniva da lei.
Ma appena lui la rese responsabile della propria felicità, lei ruppe la stella, perché non poteva farsi carico della felicità di un altro essere.
Indipendentemente da quanto lo amasse, non avrebbe potuto renderlo felice, perché non poteva sapere ciò che lui aveva in mente, non poteva conoscere le sue aspettative, i suoi sogni.
Se prendete la vostra felicità e la mettete nelle mani di un’altra persona, prima o poi quella persona la distruggerà.

Se la felicità invece vive dentro di voi, siete voi ad esserne responsabili.

Non possiamo rendere nessuno responsabile della nostra felicità, ma quando andiamo in chiesa e ci sposiamo, la prima cosa che facciamo è quella di scambiarci gli anelli.
Mettiamo la nostra stella nelle mani dell’altro, sperando che ci renda felici e che noi renderemo felici lui, o lei.
Ma indipendentemente da quanto amate un’altra persona, non sarete mai ciò che quella persona vuole che siate.
Questo è l’errore che quasi tutti facciamo fin dall’inizio.
Basiamo la nostra felicità sul partner.
Trovate la vostra stella e tenetela nel cuore…
sarà la sua luce a trasmettere l’amore… perché…
L’amore esiste.

Brano tratto dal libro “La Padronanza dell’amore.” di Don Miguel Ruiz