Diventerai una persona straordinaria

Diventerai una persona straordinaria

C’è un vecchio detto dalle mie parti:
“Se a una libellula togli le ali, avrai un brutto insetto.
Ma se a un brutto insetto aggiungi le ali, avrai una libellula.”
Questo detto mi ha fatto tornare in mente la mia maestra delle scuole elementari, la signora Dalla Torre, la quale aveva previsto grandi cose per il mio futuro.
Ora vi racconterò brevemente un fatto che ora che ci penso, ha proprio cambiato in positivo la mia vita.

Ero un ragazzino ordinario da tutti i punti di vista.

Ero di statura normale e provenivo da una famiglia del ceto medio.
Non ero lo studente più brillante, ma non ero nemmeno il peggiore della classe.
Ricordo la signora Dalla Torre come una donna severa sui trentacinque anni.
Aveva un figlio che frequentava la mia stessa scuola:
io lo conoscevo bene perché l’anno precedente giocavamo nella stessa squadra di calcio.
Un giorno, mentre attraversavo il cortile alla fine delle lezioni, il figlio della signora Dalla Torre si avvicinò e mi invitò ad andare a giocare ai videogiochi a casa sua.
L’idea mi tentava, ma avevo paura di imbattermi nella signora Dalla Torre.

Compresa la mia esitazione,

il mio amico mi assicurò che sua mamma rientrava di rado prima delle quattro del pomeriggio.
Acconsentii, facendo presente che me ne sarei andato prima di quell’ora.
Ci divertimmo moltissimo con i suoi videogiochi, che ci rapirono al punto da farci dimenticare l’orario.
Ad un certo punto la porta di casa si spalancò e sentii la signora Dalla Torre entrare.
Mi irrigidii, immaginando che sarei stato sgridato oppure messo in castigo per aver giocato invece di fare i compiti.
Con mia sorpresa, la signora Dalla Torre mi salutò con un gran sorriso.
Si rivolse a me con gentilezza e mi abbracciò come se fossi suo figlio.
Grazie a quell’abbraccio compresi che la mia maestra in realtà era una persona gentile e amorevole, che in classe appariva severa per mantenere il controllo dei suoi scolari.
Preparò una merenda buonissima a base di Nutella, una cosa che accordava a suo figlio soltanto in rare occasioni:

mi fece sentire così un ospite speciale.

Mentre mangiavo mi accarezzò affettuosamente il capo e disse:
“Sarai un buon studente e un autentico modello per i tuoi amici.
Sono sicura che diventerai una persona straordinaria, che porterà saggezza e felicità a tantissima gente.”
Nel mio giovane cuore provai un’emozione difficile da esprimere a parole.
Di fatto, dopo quel giorno, mi misi a studiare sodo e cercai di essere un esempio positivo per gli altri studenti.
Poiché la signora Dalla Torre aveva riposto la sua fiducia in me, ero determinato a non deluderla.
Oggi, ora, penso di essere diventato ciò che sono, grazie alle sue parole di quel pomeriggio.
Senza quel suo incoraggiamento non avrei avuto la fiducia necessaria per eccellere negli studi, né per diventare docente universitario e guida spirituale.
Oggi non manco mai di infondere motivazione nei miei studenti e al prossimo.

Brano senza Autore

Le orchidee di plastica

Le orchidee di plastica

Una signora anziana e sola aveva una passione maniacale per i fiori, i quali riempivano la veranda di casa.
Erano curati da una giovane badante, la quale dedicava tanto tempo alle loro cure.

La nonnina si faceva portare ogni giorno con la carrozzina ad ispezionare i fiori,

sia pur da una certa distanza per via di un scalino, trovando sempre da ridire su come la collaboratrice mal gestiva il concime e l’acqua, esasperandola fino al pianto.
La badante aveva il suo giorno di riposo il sabato, riservato all’incontro con le connazionali dell’est Europa in una stanza messa a disposizione dalla parrocchia, per discorrere delle loro problematiche e per staccare un po’ la spina,

per organizzare qualche festicciola e per ricordare la propria patria.

La questione fiori fu l’argomento principale di quella giornata e, la più anziana e navigata, informata del problema, le suggerì di sostituire gradatamente i fiori veri con quelli di plastica.
Non senza timore la badante mise in atto il consiglio senza mai destare alcun sospetto.

Man mano che procedeva con la sostituzione,

la padrona di casa gioiva e riversava lodi per come fossero tenuti, attribuendosi il merito di aver trasmesso il cosiddetto “pollice verde” alla ragazza, proprio come da suo desiderio.
Non mancò di nominarla nel suo testamento, con una cospicua somma di denaro.
La motivazione di questo gesto dipese dal fatto che mettesse passione e che curasse le sue orchidee rare con risultati sorprendenti e duraturi.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Gli alberi di ciliegio del portalettere

Gli alberi di ciliegio del portalettere

Luca lavorava alle poste come portalettere, e nei momenti liberi, aveva svariati passatempi.
Uno tra i suoi passatempi preferiti era quello di aver cura di un piccolo campicello, nel quale erano presenti dei bellissimi alberi di ciliegio.
Questi ciliegi maturavano in maniera scalare, e per questo riuscì a recuperare anche specie antiche e rare, tra cui le ciliegie bianche.

La sua passione era motivata dal ricordo del nonno, dal quale avuto in dono il fondo.

Il nonno si chiamava Gerardo, ed aveva lo stesso nome del santo protettore delle ciliegie, San Gerardo da Tintori.
Grazie alla passione di Luca, tramandata dal nonno, il 6 giugno in paese si faceva la festa della ciliegia, che attirava tutto il circondario.
Il nostro portalettere raramente vendeva le ciliegie perché generalmente le dava in dono.
Durante la stagione lo si vedeva spesso in giro dopo il lavoro con una borsa piena dei preziosi frutti che portava ad anziani, ad amici ed a gente bisognosa,

che Luca ben conosceva per via del suo lavoro.

Ultimamente, però, con l’espandersi del paese, era stato ricavato da una area abbandonata vicino al suo orticello un campetto di calcio ed i ragazzi, dopo le partite e durante le pause, facevano razzie di ciliegie, spezzando inoltre i rami, facendo così ammalare le piante.
Fu inutile mettere cartelli con divieti e recinzioni.
Decise, perciò, di nascondersi lì vicino e di provare ad acchiapparli.
Un giorno riuscì a sorprenderne uno, ma questo fu svelto a scendere dall’albero ed a scappare.
Si mise ad inseguirlo ed intimò al ragazzo:
“Fermati, fermati che ti ho riconosciuto!”

La risposta del ragazzo fu:

“Fermati tu, che nessuno ti corre dietro.”
Questo episodio capitò diverse volte, facendo ritornare in mente al portalettere la scena del film di “Guardie e ladri.” con Totò ed Aldo Fabrizi.
Alla fine con la mediazione del parroco e del sindaco, i ciliegi furono lavorati in compartecipazione con i ragazzi, che invece di devastare i ciliegi, ne aumentarono le cure e le rese.
Nessuno fece più inutili corse e fu tolta anche la rete di recinzione come segno di ritrovata fiducia.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Il valore del figlio


Il valore del figlio

Un uomo benestante americano e suo figlio, amavano collezionare rare opere d’arte, possedevano di tutto nella loro collezione, da Picasso a Raffaello.
Spesso si sedevano insieme ad ammirare le grandi opere che possedevano, finché arrivò la guerra del Vietnam ed il figlio dovette partire.
Fu un soldato molto coraggioso e morì in battaglia mentre salvava uno dei suoi compagni.
Il padre fu informato della sua morte e una profonda tristezza lo colse, poiché era l’unico figlio che aveva.
Circa un mese più tardi, qualcuno bussò alla porta….
Un giovane, in piedi all’entrata con un gran pacco tra le mani, disse:
“Signore, voi non mi conosce ma io son il soldato per cui vostro figlio ha dato la vita.
Spesso mi parlava di voi e del vostro comune amore per l’arte.”
Il giovane uomo mostrò il pacco:
“So che non è molto, non sono un grande artista, ma penso che vostro figlio avrebbe voluto averlo.”
Il padre aprì il pacco, era un ritratto di suo figlio, che il ragazzo aveva fatto.
Il padre ringraziò il giovane e si offrì di pagare il quadro.

“Oh no, Signore!

Non potrò mai ripagare quello che vostro figlio ha fatto per me.
Questo è un dono.”
L’anziano signore abbracciò il ritratto.
Ogni volta che i visitatori venivano a casa sua, prima di mostrare loro qualsiasi altra opera d’arte della sua collezione, li portava a vedere il ritratto di suo figlio.
L’uomo morì pochi mesi dopo.
Ci fu una grande asta per i suoi dipinti.
Vennero molte persone influenti, entusiaste di vedere i grandi quadri ed avere l’opportunità di possederne qualcuno per le loro collezioni.
Sulla piattaforma fu messo il ritratto del figlio.
Il banditore batté il martelletto:
“Cominceremo le offerte con questo dipinto del figlio.
Qualcuno offre per questo quadro?”

Ci fu silenzio.

Poi una voce dal fondo della sala gridò:
“Vogliamo vedere i famosi dipinti… quello saltalo!”
Ma il banditore insistette:
“Qualcuno vorrebbe offrire per questo dipinto?”
Chi comincerà le offerte?
Cento dollari?
Duecento dollari”
Il banditore continuò:
“Il figlio! Il figlio!

Chi prende il figlio?”

Finalmente, giunse una voce dalla parte più lontana della sala; era il vecchio giardiniere che da sempre aveva lavorato per l’uomo e per il figlio.
“Io offro dieci dollari per il quadro!”
Essendo povero, era tutto ciò che poteva offrire.
“Abbiamo dieci dollari, chi offre di più?”
La folla si arrabbiò veramente, non voleva il dipinto del figlio.
Il banditore batté il suo martelletto:
“Dieci dollari e uno, dieci dollari e due, dieci dollari e tre…

Aggiudicato per dieci dollari!”

Un uomo seduto nella seconda fila gridò:
“Ah, adesso proseguiamo con la collezione!”
Il banditore poggiò il martelletto:
“Mi dispiace, l’asta è conclusa!”
“Cosa ne è del resto dei quadri?” chiese un altro.
“Mi dispiace, ma quando fui chiamato per condurre l’asta, mi fu parlato di una stipulazione segreta riguardante il testamento e non mi è stato permesso di rivelarla fino a questo momento.
Solo il dipinto del figlio sarebbe stato messo all’asta; chiunque l’avesse comprato, avrebbe ereditato l’intero patrimonio, incluso i dipinti.
L’uomo che ha preso il figlio, ha preso tutto!”

Brano senza Autore, tratto dal Web