Mamma, corriamo attraverso la pioggia?

Mamma, corriamo attraverso la pioggia?

Una piccola bambina, tutta lentiggini, chiara immagine dell’innocenza, che non doveva avere più di sei anni, aveva trascorso tutto il giorno con la sua mamma in un supermercato.
Mentre si preparavano a ripartire cominciò a piovere a catinelle.
Eravamo tutti davanti alla porta, a guardare la pioggia.
Attendevamo, alcuni con pazienza, altri irritati, che la natura ci riportasse al solito ritmo.
Mi ha sempre incantato la pioggia così come l’odore che provoca.
Mi perdo davanti al cielo gocciolante che lava la sporcizia e la polvere di questo mondo.
La voce di questa bambina era molto dolce e ruppe il mio sogno ipnotico con questa innocente frase:

“Mamma, corriamo attraverso la pioggia?”

“No, amore. Aspettiamo che smetta di piovere.” rispose la mamma pazientemente.
La bimba aspettò un altro minuto, e ripeté:
“Mamma, corriamo attraverso la pioggia?”
E la mamma le disse:
“Ma se lo facciamo, ci inzupperemo!”
“No, mamma, non ci bagneremo.
Non è così che hai detto questa mattina a papà?” fu la risposta della bimba.
“Questa mattina?
Quando mai ho detto che possiamo passare attraverso la pioggia e non bagnarci?” chiese la mamma.

“Non ti ricordi?

Quando parlavi con papà del suo cancro, gli hai detto che se Dio ci fa passare per questa prova può farci passare attraverso qualunque cosa.” rispose amorevolmente la bambina.
Eravamo tutti in assoluto silenzio.
Non si sentiva altro che il rumore della pioggia.
Nessuno entrò o uscì dal supermercato nei minuti seguenti.
La mamma si fermò a pensare un momento su cosa avrebbe dovuto rispondere.
Pensò che quello era un momento cruciale nella vita della piccola bambina:
era un momento in cui l’innocenza e la fiducia potevano venir motivate in modo da rifiorire, un giorno, in una fede incrollabile.
“Amore, hai proprio ragione!

Corriamo attraverso la pioggia.

E se Dio permette che ci inzuppiamo, può darsi che sappia che abbiamo bisogno di una ripulita!”
Uscirono di corsa.
Noi stavamo tutti in piedi a guardarle mentre correvano attraverso il parcheggio calpestando tutte le pozzanghere.
Si inzupparono.
Ma non furono le sole.
Le seguirono tutti ridendo come bambini mentre correvano verso le proprie auto.
Ho corso anche io.
E anche io mi sono inzuppata/o.
Darsi una ripulita può essere divertente!

Brano senza Autore, tratto dal Web

La valigia vuota

La valigia vuota

Un uomo morì.
A un certo punto vide avvicinarsi Dio, portando con sé una valigia.
E dio disse:
“Figlio, è ora di andare.”
L’uomo stupito domandò:
“Di già? Così presto? Avevo tanti piani.”
“Mi dispiace ma è giunta la tua partenza.” replicò dolcemente Dio.
“Cosa porti nella valigia?” chiese l’uomo.
E Dio gli rispose: “Ciò che ti appartiene!”

“Quello che mi appartiene?

Porti le mie cose, i miei vestiti, i miei soldi?” domandò nuovamente l’uomo.
Dio spiegò: “Quelle cose non ti sono mai appartenute, erano del mondo.”
La conversazione continuò:
“Porti i miei ricordi?” chiese ancora l’uomo
E Dio rispose: “Quelli non ti sono mai appartenuti, erano del tempo.”
“Porti i miei talenti?”
“Quelli non ti sono mai appartenuti, erano delle circostanze.”
“Porti i miei amici, i miei familiari?”
“Mi dispiace, loro mai ti sono appartenuti, erano del cammino.”
“Porti mia moglie e i miei figli?”
“Loro non ti sono mai appartenuti, erano del cuore.”

“Porti il mio corpo?”

“Mai ti è appartenuto, il corpo era della polvere.”
“Allora porti la mia anima?”
“No, l’anima è mia.”
Allora l’uomo pieno di paura scaraventò via la valigia che Dio portava con sé e aprendosi vide che era vuota.
Con una lacrima che scendeva dagli occhi, l’uomo disse:
“Non ho mai avuto niente?”
“Così è, ogni momento che hai vissuto è stato solo tuo.
La vita è un solo momento.

Un momento solo tuo.

Per questo mentre hai il tempo sfruttalo nella sua totalità.
Che nulla di quello che ti è appartenuto possa trattenerti.
Vivi ora, vivi la tua vita e non dimenticare di essere felice, è l’unica cosa che vale davvero la pena.
Le cose materiali e tutto il resto per cui hai lottato restano qui.
Apprezza chi ti apprezza, non perdere tempo con coloro che non hanno tempo per te.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Qual è la cosa più importante che hai imparato nella vita?

Qual è la cosa più importante che hai imparato nella vita?

Ho imparato che le lacrime aiutano a crescere.

Che i ricordi non si dissolvono mai.

Che le parole feriscono.

Ho imparato che più dai e meno ricevi; che ignorare i fatti non cambia i fatti;

che i vuoti non sempre possono essere colmati;

che le grandi cose si vedono dalle piccole cose.

Ho imparato che la ruota gira,

ma quando ormai non te ne frega più niente.

Ho imparato che non si finisce mai di imparare.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il Trafiletto di Giornale (I dolci ricordi ed una delusione)

Il Trafiletto di Giornale
(I dolci ricordi ed una delusione)

Qualche tempo fa, mentre stavo sfogliando le pagine di un quotidiano, la mia curiosità fu attirata dal titolo di un trafiletto del giornale stesso, la cui intestazione era:
“I DOLCI RICORDI E UNA DELUSIONE.”
Sorpreso da questo strano titolo, cominciai a leggerlo, e quando lo conclusi, mi fece pensare tanto, e tutt’ora quando mi ritorna in mente questo articolo, inizio sempre a riflettere.
Era talmente coinvolgente, che qualche giorno dopo lo andai perfino a ricercare sulle pagine internet di quel quotidiano,

e dopo pochi minuti, finalmente lo trovai e iniziai a rileggerlo:

“In un caldo pomeriggio di qualche anno fa, due miei amici che in quel periodo non vedevo da diversi mesi, mi invitarono a prendere parte ad un evento che avevano organizzato insieme ad altre persone; colsi al volo l’occasione e andai con loro, così li avrei finalmente rivisti.
Oltre ad esserci raccontati le nostre avventure recenti all’inizio della giornata, durante questo avvenimento riuscii a conoscere diversi partecipanti, tra cui una ragazza che prima di quel momento non avevo mai notato, molto graziosa e solare con due occhi bellissimi che lasciavano senza fiato, con la quale ci presentammo, dopodiché ognuno ritornò dal proprio gruppo.
L’evento finì e la giornata si concluse con una cena tra coloro che erano intervenuti.
Avevo quasi dimenticato di aver conosciuto quella ragazza, finché non capitò che nei giorni seguenti mi trovai più volte a parlare con lei, dato che usciva con un gruppo di miei conoscenti.
Tra i suoi amici c’era anche una ragazza, la sua migliore amica,

che era entusiasta di vederci insieme ogni qual volta ci incontravamo e parlavamo.

A queste brevi chiacchierate, seguirono sguardi coinvolgenti, finché ad un certo punto ci scambiammo i numeri di telefono. Iniziammo a inviarci messaggi, e parlammo un po’ di tutto…
Anche se nei momenti in cui ci incontravamo dal vivo sembrava fosse infatuata, al punto che anche qualcuna delle persone che usciva con me se ne era resa conto, scambiandoci messaggi risultò abbastanza fredda, ma sempre e comunque cordiale; inizialmente per me era solo una nuova amicizia, dato che tra i tanti argomenti, mi aveva anche detto che qualche mese prima aveva chiuso una relazione per lei importante e stava cercando di riprendersi.
Continuammo a sentirci molto frequentemente per più di un mese e i modi di fare di questa ragazza mi intrigarono sempre di più, non so come mai (infatti come accadeva molto spesso, in due giorni consecutivi, il primo giorno avevamo una corrispondenza tecnologica molto fitta, mentre il giorno dopo scompariva per poi ricomparire quello successivo, sempre con infinita cordialità e dolcezza).

Finché un giorno mi spinsi a chiederle se entrambi avessimo lo stesso interesse, l’uno verso l’altro…

La risposta non fu quella che mi sarei aspettato, ma comunque continuammo a sentirci,
probabilmente perché avevamo lasciato un segno l’uno nell’altro, anche se in maniera un po’ sporadica rispetto a prima.
Passarono i giorni, i mesi, e piano piano finimmo per sentirci sempre di meno, finché in seguito ad una “lite futile”, scaturita da alcuni messaggi che ci eravamo inviati sul cellulare, non ci sentimmo più per diversi anni…

Qualche mese dopo questa discussione,

venni a sapere che da quando avevamo iniziato ad approfondire il nostro rapporto, non diede più confidenza ad un ragazzo con cui si stava conoscendo in quel momento, nonostante con me non fosse scoccato nulla; stranamente infatti, mi capitò di uscire con questo ragazzo e mi parlò di lei, senza che io gli avessi chiesto o accennato alcunché della mia storia (anche se lei non hai mai saputo che io venni a conoscenza di questa storia)…
Da quei giorni sono trascorsi più di tre lustri e io ebbi per diverso tempo un forte rimorso, pensai tante volte che era stato un peccato averla incontrata in un periodo della sua vita in cui non tutto girava per lei, forse in un qualunque altro momento sarebbe stato tutto diverso, se solo avesse reagito un po’ di più quando ci stavamo conoscendo.
Avrei voluto e dovuto conquistarla, sarei dovuto rimanere in contatto con lei anche solo come amici, le avrei dovuto dire tutto ciò che pensavo, anche solo una semplice frase, tipo quella che ora mi sta venendo in mente: “sei estremamente meravigliosa piccolina”. Ma…

Oggi ho pensato di raccontare questa storia ai miei tre bambini,

dato che stiamo trascorrendo qualche giorno di ferie nel mio paese e tutta questa avventura mi è ritornata in mente, ma ripensandoci ho preferito scriverla non appena siamo rientrati in città e ho deciso di farla pubblicare su un giornale; ora che ho terminato vado a farla ascoltare a loro, in modo che non solo io ricordi la ragazza che mi guadava con gli occhi sgranati, che non era riuscita a dirmi “ti amo”, ma in quel momento non lo poteva fare…
Che oggi è la loro mamma, e con queste poche parole colgo l’occasione per farle gli auguri per il nostro DECIMO ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO, per ricordarle come e quando ci siamo conosciuti nel nostro piccolo paesino d’origine.

Piccolina, un grande bacio da tuo marito.”

Ogni qualvolta riprendo questo racconto penso a quanto le casualità incidano nella nostra vita, conoscere una persona in un momento non propizio, può scombussolare la vita di chiunque.
Anche se, tocca solo a noi saper scrivere e riempire le pagine vuote della nostra vita, sapendo rischiare, mettendosi in gioco, accettando sia i momenti positivi che quelli negativi.
Inoltre, aver letto questa storia in un determinato periodo, mi ha aiutato a trovare gli stimoli giusti quando stavo attraversando un brutto momento con la mia attuale fidanzata e la stavo per perdere, e per continuare ad averla affianco, in quel momento ho rischiato molto riuscendo fortunatamente a farle capire che rappresentava tutto per me e che insieme saremmo riusciti a superare qualunque difficoltà.
Per ora ci stiamo riuscendo, cercando insieme di rendere ogni cosa possibile e realizzabile.

Brano di Michele Bruno Salerno
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.

La Leggenda della Farfalla Bianca

La Leggenda della Farfalla Bianca

In una casetta vicino un cimitero dietro ad un tempio viveva un vecchio di nome Takahama.
Era molto gentile e piaceva a tutti i suoi vicini, anche se molti di essi lo consideravano un po’ pazzo.
A quanto sembra la sua pazzia consisteva semplicemente nel fatto che non si era mai sposato e non aveva mai mostrato desiderio di trovare una donna.

Un giorno di estate si ammalò gravemente, vennero chiamati ad assisterlo due nipoti.

I due arrivarono e fecero tutto ciò che potevano per dargli sollievo nelle sue ultime ore.
Mentre lo vegliavano, Takahama si addormentò.
Poco dopo una grande farfalla bianca volò dentro la stanza e si posò sul cuscino del vecchio.
Il ragazzo cercò di cacciarla via, ma quella tornò tre volte, come se fosse riluttante ad abbandonare il malato.
Alla fine il nipote di Takahama riuscì a farla uscire in giardino, la vide attraversare il cancello ed entrare nel cimitero, dove si posò sulla tomba di una donna e quindi misteriosamente scomparve.

Sulla tomba c’era scritto il nome “Akiko” insieme a un epitaffio che raccontava come Akiko era morta all’età di diciotto anni.

Benché la tomba fosse ricoperta di muschio e sembrasse costruita decenni prima, il ragazzo notò che era molto ben curata e circondata di fiori.
Quando il giovane tornò alla casa, Takahama era ormai spirato.
Si rivolse al fratello e raccontò quello che aveva visto nel cimitero.
“Akiko? Quando Takahama era giovane, fu fidanzato con Akiko.

La ragazza morì di tubercolosi proprio il giorno prima delle nozze.

Quando lei lasciò questo mondo, Takahama decise che non si sarebbe mai sposato e che avrebbe vissuto per sempre vicino alla sua tomba.”
Per tutti quegli anni Takahama aveva mantenuto la sua promessa e aveva conservato nel cuore tutti i dolci ricordi del suo unico amore.
Tutti i giorni si era recato nel cimitero, sia che l’aria fosse profumata dalla brezza dell’estate, sia che fosse appesantita dalla neve che cadeva d’inverno.
Quando Takahama stava morendo e non poteva più svolgere il suo compito amoroso, Akiko era venuta per lui.
Quella farfalla bianca era la sua anima.

Leggenda Giapponese.
Brano senza Autore, tratto dal Web

Focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici…


Focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici…

Un uomo di 92 anni, piccolo, molto fiero, vestito e ben rasato, una mattina alle 8.00, con i suoi capelli perfettamente pettinati, trasloca in una casa per persone anziane.
Sua moglie di 70 anni è recentemente deceduta, cosa che lo obbliga a lasciare la sua casa.
Dopo parecchie ore di attesa nella hall della casa per anziani, ci sorride gentilmente quando gli diciamo che la sua camera è pronta.
Mentre si reca fino all’ascensore con il suo deambulatore, gli faccio una descrizione della sua piccola camera, includendo il drappo sospeso alla sua finestra come tenda.

“Mi piace molto!”

dice con l’entusiasmo di un ragazzino di 8 anni che ha appena ricevuto un nuovo cucciolo.
“Signor Vito, lei non ha ancora visto la camera, aspetti un attimo.”
“Questo non c’entra niente!” dice “La felicità è qualcosa che scelgo a priori.
Che mi piaccia la mia camera o no, non dipende dai mobili o dalle decorazioni, dipende piuttosto dal modo in cui la percepisco.

Nella mia testa è già deciso che la mia camera mi piace.

E’ una decisione che prendo ogni mattina al mio risveglio.”
Posso scegliere, posso passare la giornata a letto contando le difficoltà che ho con le parti del mio corpo che non funzionano, oppure alzarmi e ringraziare il cielo per quelle che funzionano ancora.

Ogni giorno è un regalo e finché potrò aprire i miei occhi,

focalizzerò sul nuovo giorno e su tutti i ricordi felici che ho raccolto durante tutta la mia vita.
La vecchiaia è come un conto in banca: prelevi da ciò che hai accumulato.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Sono importanti le persone che lasciano il segno, non quelle che lasciano cicatrici!


Sono importanti le persone che lasciano il segno, non quelle che lasciano cicatrici!

Ci sono persone che entrano nella tua vita e cambiano tutto, persone per le quali vale la pena fermarsi, respirare e che bisogna apprezzare.
Apprezzare le cose davvero importanti della vita: i dettagli…
Come l’acqua del mare, le nuvole, gli sguardi, gli occhi di queste persone, il loro modo di sorridere, gli abbracci infiniti che sanno di sale, le loro mani, svegliarsi al loro fianco …
Ci sono persone che sono fatte d’acciaio,

persone che danno un senso a tutto, persino a cose che prima non avevano nessuna importanza per noi.

Sono persone autentiche, che marcano un momento nella nostra vita, che arrivano come un soffio d’aria fresca e che, quando se ne vanno, lasciano un segno indelebile nei nostri ricordi.
Vi è un’enorme differenza tra lasciare il segno e lasciare cicatrici.
Le cicatrici simboleggiano il dolore, la sofferenza, le ferite aperte, le emozioni che vanno ripulite e curate.
Le cicatrici sono dei segni che non abbiamo scelto di avere e che ci ricordano un dolore che avremmo potuto evitare.

Invece, quando qualcuno lascia il segno,

significa che abbiamo delle tracce incancellabili sulla pelle e nella memoria, che ci fanno ricordare dei momenti d’amore, insegnamento e crescita, quando meno te lo aspetti.
Pertanto, non è importante la quantità di persone che ci circondano, bensì la qualità.
Se qualcuno ci ferisce sistematicamente, dovremmo cominciare a fare un po’ di pulizia nel nostro ambiente circostante, selezionare meglio le persone e sforzarci di continuare solo relazioni che ci apportano insegnamento e crescita interiore.

Sono i piccoli dettagli a dare senso alla vita,

cambiano tutto, rendono importante la quotidianità.
È per questo che non è tanto importante quello che riceviamo quanto il modo in cui lo riceviamo.
Quando una persona speciale vi abbraccia, riesce a ricomporre i frammenti presenti in voi, vi insegna a vivere e a rivivere la vostra interiorità.
Le persone speciali non aspettano che le cose succedano, fanno quello che desiderano e inseguono i loro obiettivi fino a che non li raggiungono.

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’albero degli amici


L’albero degli amici

Nelle nostre vite esistono persone che ci rendono felici per la semplice casualità di averle incrociate nel nostro cammino.
Alcune percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, altre che vediamo appena tra un passo e l’altro.
Tutte le chiamiamo amici e ce ne sono di diversi tipi.
Forse ogni foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici.
Il primo che nasce da un germoglio è il nostro amico papà e la nostra amica mamma che ci mostrano come è la vita.

Poi vengono gli amici fratelli, con i quali dividiamo il nostro spazio perché possano fiorire come noi.

Passiamo a conoscere tutta la famiglia di foglie che rispettiamo e alle quali auguriamo ogni bene.
Ma il destino ci presenta altri amici, che non sapevamo di incontrare nel nostro cammino.
Molti di loro li chiamiamo amici dell’anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri.
Sanno quando non stiamo bene, sanno ciò che ci rende felici.
E a volte uno di quegli amici dell’anima si installa nel nostro cuore e allora viene chiamato innamorato.

Questo amico da luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.

Ma ci sono anche gli amici “del momento”, di una vacanza, di alcuni giorni o di alcune ore.
Sono soliti collocare molti sorrisi sul nostro volto, per tutto il tempo in cui siamo vicini.
Parliamo di quelli vicino, non possiamo dimenticare gli amici lontani, quelli che sono nella punta dei rami e quando soffia il vento appaiono sempre tra una foglia e l’altra.
Il tempo passa, l’estate se ne va, l’autunno si avvicina e perdiamo alcune delle nostre foglie, alcune nascono un’altra estate e altre resteranno per molte stagioni.

Però ciò che ci rende più felici è che quelle che sono cadute continuano vicine, aumentano la nostra radice con allegria.

Sono momenti di ricordi meravigliosi di quando le incontrammo nel nostro cammino.
Ti auguro foglia del mio albero, pace, amore, salute, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre… semplicemente perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica.
Sempre lascia un po’ di sé e si porta via un po’ di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non ha lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.

Brano di Jorge Luis Borges

Dedicato alle mamme… Ed anche alle nonne!


Dedicato alle mamme… Ed anche alle nonne!

Quando sei venuto al mondo, lei ti ha accolto tra le braccia, tu l’hai ringraziata gridando.
Quando avevi 1 anno, lei ti ha dato da mangiare e ti ha pulito, tu l’hai ringraziata piangendo per notti intere.
Quando avevi 2 anni, lei ti insegnò a camminare, tu la ringraziasti scappando quando ti chiamava.
Quando avevi 3 anni, lei ti preparava da mangiare con amore, tu la ringraziavi facendo cadere i piatti sul pavimento.
Quando avevi 4 anni, lei ti comprò alcuni pennarelli colorati, tu la ringraziasti scrivendo sui muri della sala da pranzo.
Quando avevi 5 anni, lei ti vestiva bene per le occasioni speciali, tu la ringraziavi camminando nelle pozzanghere della via.
Quando avevi 6 anni, lei ti accompagnava a scuola, tu la ringraziavi gridandole: non voglio andare!

Quando avevi 7 anni, lei ti regalò un pallone, tu la ringraziasti calciandolo nella finestra del vicino.

Quando avevi 8 anni, lei ti comprò un gelato, tu la ringraziasti rovesciandolo sulla sua gonna.
Quando avevi 9 anni, lei ti pagò le lezioni di piano, tu la ringraziasti non frequentandole.
Quando avevi 10 anni, lei ti scarrozzava in macchina da tutte le parti: a scuola, alla partita di calcio, alle feste di compleanno e ad ogni altra festa, tu la ringraziavi scendendo sempre dalla macchina senza mai voltarti indietro.
Quando avevi 11 anni, lei accompagnava te e i tuoi amici al cinema, tu la ringraziavi dicendole di sedersi in un’altra fila.
Quando avevi 12 anni, ti consigliò di non guardare alla tv certi programmi, tu la ringraziasti sperando che lei se ne stesse a lungo fuori casa.
Quando avevi 13 anni, lei ti regalò un giaccone in pelle, tu la ringraziasti dicendole che non aveva gusto.

Quando avevi 14 anni, ella ti pagò un mese di vacanze estive in campeggio, tu la ringraziasti dimenticandoti di mandarle una cartolina.

Quando avevi 15 anni, tornava dal lavoro e avrebbe voluto abbracciarti, tu la ringraziasti chiudendo a chiave la tua stanza.
Quando avevi 16 anni, ti insegnò a guidare la sua macchina, tu la ringraziasti usandola ogni volta che potevi.
Quando avevi 17 anni, lei aspettava una telefonata importante, tu la ringraziasti occupando il telefono tutta notte.
Quando avevi 18 anni, lei pianse alla festa del tuo diploma, tu la ringraziasti restando alla festa fino all’alba.
Quando avevi 19 anni, lei ti pagò le tasse dell’università, ti accompagnò al campus trasportando i tuoi bagagli, tu la ringraziasti salutandola fuori della tua stanza, per non vergognarti davanti ai tuoi amici.
Quando avevi 20 anni, ti domandò se stavi uscendo con una ragazza, tu la ringraziasti dicendole: non ti interessa!

Quando avevi 21 anni, lei ti propose alcune strade per il futuro, tu la ringraziasti dicendole: non voglio essere come te !

Quando avevi 22 anni, ti abbracciò alla festa di laurea, tu la ringraziasti chiedendole una vacanza premio per l’Europa.
Quando avevi 23 anni, lei ti diede dei mobili per il tuo primo appartamento, tu la ringraziasti dicendo ai tuoi amici che erano brutti.
Quando avevi 24 anni, conobbe la tua futura sposa, e le domandò dei progetti per il futuro, tu la ringraziasti gridandole ferocemente: taci !
Quando avevi 27 anni, ti aiutò a pagar le spese del matrimonio, e piangendo ti diceva che ti amava moltissimo, tu la ringraziasti trasferendoti in un altro paese.
Quando avevi 30 anni, lei ti diede alcuni consigli per tuo figlio appena nato, tu la ringraziasti dicendo che le cose non erano più come una volta.
Quando avevi 40 anni, ti chiamò per ricordarti il compleanno di papà, tu la ringraziasti dicendo che eri molto occupato.
Quando avevi 50 anni, lei si ammalò e necessitò di cure, tu la ringraziasti discutendo sugli obblighi dei genitori verso i figli.

Improvvisamente, un giorno, lei morì.

Tutto ciò che non avevi fatto per lei, ti cadde addosso come fulmine e tempesta.
Prenditi un momento per pensare.
Rendi onore e omaggio, dimostra quanto ami colei che chiami mamma.
Non c’è sostituto alcuno per lei.
E anche se non sempre la si può considerare la migliore amica, anche se il suo modo di pensare non s’accorda con il tuo, lei è sempre la mamma.
Domandati: hai avuto tempo per star con lei, per ascoltare le sue lamentele, per alleviare le sue stanchezze?
Sii prudente e generoso.
Portale il debito rispetto.
Quando lei avrà lasciato questo mondo, ti resteranno solo bei ricordi di colei che hai chiamato mamma.

Evviva le mamme!
Brano senza Autore

L’amore di una mamma


L’amore di una mamma

Un angelo scappò dal paradiso per trascorrere la giornata vagando sulla terra.
Al tramonto decise di portarsi via dei ricordi di quella visita.
In un giardino c’erano delle rose:
colse le più belle e compose un mazzo da portare in paradiso.

Un po’ più in là un bambino sorrideva alla madre.

Poiché il sorriso era molto più bello del mazzo di rose, prese anche quello.
Stava per ripartire quando vide la mamma che guardava con amore il suo piccolo nella culla.
L’amore fluiva come un fiume in piena e l’angelo disse a se stesso:
“L’amore di quella mamma è la cosa più bella che c’è sulla terra, perciò prenderò anche quello!”

Volò verso il cielo, ma prima di passare i cancelli perlacei, decise di esaminare i ricordi per vedere come si erano conservati durante il viaggio.

I fiori erano appassiti, il sorriso del bambino era svanito, ma l’amore della mamma era ancora là in tutto il suo calore e la sua bellezza.
Scartò i fior appassiti e il sorriso svanito, chiamò intorno a se tutti gli ospiti del cielo disse:
“Ecco l’unica cosa che ho trovato sulla terra e che ha mantenuto la sua bellezza nel viaggio per il paradiso:
L’amore di una mamma.”

Brano senza Autore, tratto dal Web