Vorrei vedere Dio

Vorrei vedere Dio

Un giorno, un uomo, famoso per il suo scetticismo, andò da un vecchio saggio e chiese:
“Vorrei tanto vedere il tuo Dio!”

“È impossibile!” rispose il saggio.

“Impossibile?
Allora, come posso affidare la mia vita a qualcuno che non posso vedere?” chiese l’uomo.
“Siete sposato?” domandò il saggio.

“Sì, da quindici anni!

Ma perché me lo chiedete?” replicò l’uomo.
“Se siete sposato da quindici anni, allora mostratemi la tasca dove avete riposto l’amore per vostra moglie.
E lasciate che io lo pesi, per vedere se è grande!” chiese il saggio.

“Non siate sciocco!

Nessuno può conservare l’amore in una tasca!” rispose l’uomo, sorpreso dall’insolita richiesta.
“Il sole è soltanto una delle opere che Dio ha messo nell’universo,” spiegò il saggio “eppure, se lo fissate, non potete vederlo.
Tanto meno potete vedere l’amore, ma sapete di essere capace di innamorarvi di una donna e di affidarle la vostra vita.
Non vi sembra evidente che esistono nella vita alcune cose, nelle quali confidiamo anche senza vederle?”

Brano senza Autore

Il maestro di tiro con l’arco

Il maestro di tiro con l’arco

C’era una volta un maestro zen che era un vero campione nell’arte del tiro con l’arco.
Una mattina invitò il suo discepolo preferito a osservare una dimostrazione della sua abilità.
Il discepolo lo aveva visto centinaia di volte,

ma comunque obbedì al suo maestro.

Si recarono nel bosco accanto al monastero e raggiunsero un albero di quercia.
Lì, il maestro prese un fiore che aveva infilato nella sua cintura e lo mise su uno dei rami.
Poi aprì la borsa che aveva portato con sé e tirò fuori tre oggetti:
il suo splendido arco in legno pregiato, una freccia e un fazzoletto bianco ricamato.
Successivamente si spostò allontanandosi di cento passi dal punto in cui aveva riposto il fiore.
A quel punto chiese al suo discepolo di bendargli accuratamente gli occhi con il fazzoletto ricamato.

Il discepolo lo fece.

“Quante volte mi hai visto praticare lo sport nobile e antico del tiro con l’arco?” chiese il maestro.
“Ogni giorno.” rispose il discepolo.
“E sono sempre riuscito a colpire il centro del bersaglio da trecento passi?” domandò ancora il maestro.
“Certo!” esclamò il discepolo.
Con gli occhi coperti dal fazzoletto, il maestro piantò saldamente i piedi per terra, tirò indietro la corda con tutte le sue forze e poi scoccò la freccia.
La freccia sibilò nell’aria, ma non colpì il fiore e nemmeno l’albero:
mancò il bersaglio con un margine imbarazzante.
“L’ho colpito?” chiese il maestro, rimuovendo subito dopo il fazzoletto dagli occhi.
“No, l’hai mancato completamente!” rispose il discepolo con un po’ di disagio.

Poi aggiunse:

“Pensavo che tu volessi dimostrami il potere del pensiero e della sua capacità di eseguire magie.”
“È così.
Ti ho appena insegnato la lezione più importante circa il potere del pensiero!” rispose il maestro, che poi concluse:
“Quando vuoi conquistare un obiettivo, concentrati solo su di esso, perché nessuno potrà mai colpire un bersaglio che non vede!”

Storia Zen
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