Siamo tutti responsabili di un fiorellino

Siamo tutti responsabili di un fiorellino

Una tremenda siccità aveva colpito la regione.
L’erba era prima ingiallita e poi appassita.
Si erano inariditi i cespugli e gli alberi più fragili.
Neppure una goccia d’acqua pioveva dal cielo e le mattine si presentavano alla terra senza la lieve frescura della rugiada.

Migliaia di animali, piccoli e grandi, stavano morendo.

Pochissimi avevano la forza per sfuggire al deserto che ingoiava ogni cosa.
La siccità si faceva ogni giorno più dura.
Persino i forti e vecchi alberi, che affondavano le radici nella profondità della terra, persero le foglie.
Tutte le fontane e le sorgenti erano esaurite.
Ruscelli e fiumi erano inariditi.
Solo un piccolo fiore era rimasto in vita, poiché una piccolissima sorgente dava un paio di gocce d’acqua.

Ma la sorgente disperava:

“Tutto è arido e assetato e muore.
E io non posso farci nulla.
Che senso hanno le mie due gocce d’acqua?”
Lì vicino c’era un vecchio e robusto albero.

Udì il lamento e, prima di morire, disse alla sorgente:

“Nessuno si aspetta da te che tu faccia rinverdire tutto il deserto.
Il tuo compito è tenere in vita quel fiorellino.
Niente più!”
Siamo tutti responsabili di un fiorellino.
Ma ce ne dimentichiamo spesso per lamentarci di tutto quello che non riusciamo a fare.

Brano senza Autore

Le tazzine di caffè ed i professori


Le tazzine di caffè ed i professori

Un gruppo di professori, tutti con posizioni di successo nelle rispettive carriere, s’incontrò per far visita al loro vecchio insegnante.
Dopo i convenevoli gli argomenti di discussione ruotarono subito sullo stress prodotto dal lavoro e dalla vita in genere.
Ognuno portava nella discussione la propria esperienza, lamentando tutti i difetti della posizione sociale e lavorativa che ricopriva.
L’anziano professore padrone di casa offrì loro del caffè.
Andò in cucina poi tornò con una caffettiera grande e una selezione di tazzine da caffè molto varia:
c’erano tazzine di porcellana, tazzine di plastica e tazzine di cristallo;
alcune erano molto semplici ed essenziali, altre finemente decorate;
alcune tazzine avevano la comune forma di tazzina da caffè, altre invece avevano stile e design unici o bizzarri.

Tranquillamente chiese ai suoi ospiti di scegliere liberamente una tazzina e di servirsi autonomamente il caffè appena preparato.

Quando tutti ebbero versato il caffè, il vecchio insegnante si schiarì la gola e con molta calma e pazienza parlò al gruppo:
“Vi sarete resi conto che le tazzine che apparivano migliori sono finite prima di quelle che erano semplici e rozze.
Questo è naturale, poiché ognuno preferisce scegliere il meglio per sé.
Ed è questo il motivo dei vostri molti problemi.”
Dopo una brevissima pausa, continuò:
“Le tazzine non cambiano la qualità del caffè.
Infatti, la tazzina si limita a contenere o rivestire ciò che beviamo.
Quello che a voi interessava era il caffè, non la tazza; ma istintivamente avete cercato il rivestimento più bello.

Ora, provate a guardare le tazze degli altri.

Pensate a questo: la vita è il caffè.
La fatica sono i soldi.
La posizione sociale è una semplice tazza, che fornisce forma e supporto.
Il tipo di tazza che abbiamo non definisce e non cambia in realtà la qualità della nostra vita.
Perciò, se ci concentriamo solo sulla tazza, non riusciamo a gustare il caffè!”

Brano senza Autore, tratto dal Web