Scusi, reverendo, che cos’è la dispepsia?

Scusi, reverendo, che cos’è la dispepsia?

Nello scompartimento c’era solo un anziano sacerdote, che bisbigliava il suo breviario.
Alcune stazioni dopo, entrò (nello scompartimento) un giovane dall’aspetto trasandato:

capelli lunghi, jeans bisunti, scarpe sformate.

Ma soprattutto un giornale, notoriamente laicista e antiecclesiale, che gli spuntava dalla tasca.
Il sacerdote seguì il giovane con un lungo ed eloquente sguardo di disapprovazione.
Il giovane si sedette e cominciò a leggere il suo giornale.

Dopo un po’ alzò la testa e chiese:

“Scusi, reverendo, che cos’è la dispepsia?”
“Ecco una buona occasione per fargli un po’ di predica!” pensò il sacerdote e ad alta voce proseguì:
“La dispepsia è una malattia terribile che prende quelli che vivono male, senza orari e senza ideali, concedendosi tutti i vizi e gli stravizi, che non si ricordano che Qualcuno ci vede e ci giudicherà!”

Il giovane seguiva il discorso con curiosità e anche con un po’ di apprensione.

“Ah,” disse alla fine, “perché qui c’è scritto che il Papa ha la dispepsia!”

Ciascuno nota negli altri ciò che vuol vedere o sentire.
Si è così presi talora dai propri pensieri che non si ascolta veramente il prossimo.

“Non si seziona un uccello per trovare l’origine del suo canto.
Quel che si deve sezionare è il proprio orecchio.”
Citazione di Joseph Brodsky.

Brano tratto dal libro “Il canto del grillo.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

Il passeggero sul treno

Il passeggero sul treno

Eravamo in due nello stesso scompartimento del treno.
La giornata era fredda e piovosa.
Dai finestrini si vedeva scorrere un paesaggio grigio e

nelle stazioni i pochi passeggeri erano intabarrati in cappotti e sciarpe.

Ma lo scompartimento era confortevolmente riscaldato e il ritmico sferragliare del treno conciliava una quieta beatitudine.
Il passeggero che divideva lo scompartimento con me, invece, era stranamente inquieto.
Ad ogni fermata del treno scattava in piedi,

correva al finestrino e leggeva ad alta voce il nome della stazione.

Poi si sprofondava nel sedile emettendo un sospiro da strappare il cuore.
Dopo sette, otto stazioni, preoccupato gli chiesi:
“C’è qualcosa che non va?
Non si sente bene?”
Con un nuovo desolato sospiro, rispose:

“Non proprio.

È che sto andando nella direzione sbagliata.
Avrei dovuto cambiare treno già da molte stazioni.
Ma si sta così bene e al calduccio, qui…”

Brano tratto dal libro “Altre storie. Per la scuola e la catechesi.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.