Due racconti brevi sui bambini di Bruno Ferrero

Due racconti brevi sui bambini di Bruno Ferrero
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Nessuno è venuto a cercarmi!

Il bambino che portava sempre due fazzoletti

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“Nessuno è venuto a cercarmi!”

 

Un bambino arrivò a casa in lacrime.
Il nonno gli corse incontro e lo strinse tra le braccia.
Il bambino continuò a singhiozzare.
Allora il nonno lo accarezzò, cercando di calmarlo.

“Ti hanno picchiato?” gli chiese.

Il bambino negò scuotendo la testa.
“Ti hanno rubato qualcosa?” domandò allora.
“No!” singhiozzò il bambino.
“Ma che ti è successo, allora?” proseguì il nonno, preoccupato.
Il bambino tirò su con il naso, poi raccontò:
“Giocavamo a nascondino, ed io mi ero nascosto proprio bene.
Ero là che aspettavo, ma il tempo passava…

Ad un certo punto sono uscito fuori e…

mi sono accorto che avevano finito di giocare ed erano andati tutti a casa e nessuno era venuto a cercarmi!”
I singulti gli scuotevano il piccolo petto, “Capisci?
Nessuno è venuto a cercarmi!”

Brano tratto dal libro “C’è qualcuno lassù.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.
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“Il bambino che portava sempre due fazzoletti”

 

Alla scuola materna, un bambino portava sempre due fazzoletti.
La maestra gli chiese il perché.

Lui rispose:

“Uno è per soffiarmi il naso, l’altro per asciugare gli occhi di quelli che piangono!”
Tu li porti due fazzoletti?

Brano tratto dal libro “Quaranta Storie nel Deserto.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

La birra del cinese

La birra del cinese

Nel mio paese, Levada, c’è un caratteristico bar chiamato “La Curva”.
Frequento questo bar da tempo immemore, sia per gustare l’ottimo caffè proposto, ma anche, o soprattutto, per scambiare quattro chiacchere con gli amici.
A gestirlo con passione, professionalità e solerzia, fino a qualche anno fa, era il mio amico Carlo:

un mito per noi clienti affezionati.

Il bar “La Curva” è anche tappa di tanti avventori di passaggio, provenienti dalle più impensate nazioni del Mondo.
Più che un bar dello sport è un vero e proprio bar “teatro”, nel quale si sono succedute innumerevoli scene di puro divertimento, che continuano tuttora.
Un pomeriggio di qualche anno fa entrò nel locale un cinese mai notato prima che, dopo aver fatto un mezzo inchino, con un italiano stentato contraddistinto dal caratteristico accento orientale, chiese timidamente:

“Una pila piccola!”

Carlo gli rispose dispiaciuto che le pile non le aveva, ma le batterie di ricambio sì e, solerte, gliele mostrò, prendendole dal settore tabaccheria.
Il cinese, scuotendo la testa, insisteva nel dire:
“Una pila! Una pila!” ed alla fine, per farsi capire, indicò i capelli biondi di una ignara ragazza seduta al tavolino che, imbarazzata, diventò tutta rossa in volto.
Al barista, e a tutti noi, fu facile capire che voleva bere una semplice birra bionda.
La scena a cui assistemmo fu, alla fine, di una comicità unica, allietandoci la giornata al costo modico di un caffè.

Tutto questo può accadere solo nei bar delle piccole comunità.

Le piccole attività andrebbero sostenute, per il loro ruolo sociale di intrattenimento e di mediazione culturale, per evitare che, le stesse, siano costrette a dover chiudere, sia per il magro fatturato degli ultimi mesi che per gli elevati costi di gestione fissi da sostenere, aggravati in questo periodo dai decreti restrittivi, causati dall’insidioso e babelico covid-10 (coronavirus).

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno