Il sentiero di rose (Ave Maria)

Il sentiero di rose (Ave Maria)

Una bambina viveva felice con il suo papà e la sua mamma.
Ma per una meschina vendetta, alcuni uomini perfidi la rapirono.
Arrivarono un giorno nei loro grandi mantelli e, sulla strada che portava alla scuola,

s’impadronirono della bambina.

Galoppando di gran carriera su cavalli neri si allontanarono ben presto dal villaggio e presero la strada della foresta.
La buia e tenebrosa foresta che ingoiava per sempre gli incauti che vi si avventuravano senza guida.
Quegli uomini dal cuore di pietra portarono la bambina nel cuore della foresta.
Volevano che si perdesse per sempre nella foresta.
La bambina piangeva terrorizzata.
E ripeteva, quasi gridava, la preghiera che la mamma le aveva insegnato:
“Ave Maria, piena di grazia…”
Giunsero dove la foresta era più intricata e impenetrabile.

Là abbandonarono la bambina.

La poverina si accucciò ai piedi di un grande albero, continuando a ripetere tra i singhiozzi:
“Ave Maria, piena di grazia…
Ave Maria, piena di grazia…”
Improvvisamente, fra le lacrime, proprio ai suoi piedi scorse una rosa.
Una rosa dai petali teneri come una carezza.
Poco più avanti, ben visibile, tra l’erba e le foglie, c’era un’altra rosa, poi un’altra, un’altra ancora… formavano un sentiero che si snodava tra gli alberi.
La bambina cominciò a camminare da una rosa all’altra, prima esitante, poi quasi di corsa.
Dopo un po’ arrivò al margine della foresta e si trovò nelle braccia della mamma e del papà.

Anche loro avevano visto il sentiero di rose ed erano partiti alla sua ricerca.

Perché anche la mamma e il papà avevano continuato a dire l’Ave Maria.
E tutte quelle Ave Maria, quelle dei genitori e quelle della figlia, erano diventate un sentiero di rose che li aveva riportati tutti insieme.

Anche le nostre Ave Maria formano il sentiero che ci aiuta a non perderci nelle foreste di questo mondo.
E che ci riporta al sicuro nelle braccia del Padre dei Cieli.

Brano tratto dal libro “365 piccole storie per l’anima.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

La democrazia e le regole da rispettare

La democrazia e le regole da rispettare

Il Veneto è stato interessato interamente dalla nube radioattiva fuggita dalla centrale nucleare di Chernobyl (Cernobil).
A distanza di anni non è stato fatto ancora un bilancio definitivo della portata e delle conseguenze di tale calamità.
Alcune fonti, ovviamente non confermate, affermano che, in regione, siano presenti minime quantità di sostanze radioattive nei funghi dei nostri boschi.

Ricordo quei giorni di emergenza,

la gente era molto preoccupata ed allarmata, poiché non si poteva stare all’aperto e non si potevano consumare ortaggi a foglia, fragole ed asparagi, prodotti abbondanti in quel momento.
Il divieto era assoluto, soprattutto per i giovani, dato che le conseguenze sarebbero potute perdurare ed emergere negli anni.
Mia nonna, incurante dei divieti e delle nostre perplessità, fece grandi scorpacciate di asparagi e fragole, di cui era ghiotta, usufruendo dei prodotti del nostro orto e dei prodotti degli orti dei vicini, che come noi ne rifiutavano il consumo, convinta a suo dire che, essendo anziana, non correva nessun pericolo.

Il Coronavirus,

che tanto danno e dolore ha causato e sta causando in Italia e nel Mondo, ha invertito la situazione dell’epoca ed ora sono gli anziani a correre i maggiori pericoli, registrando, purtroppo, tanti, troppi, decessi.
Sembra quasi che la natura si stia ribellando perché maltrattata, causando diverse calamità.
Infatti oggi gli uomini non riescono a controllare la loro tecnologia e la loro iper produzione, inquinando sempre di più, colpendo così le fasce deboli della società.

Mia nonna, in quel frangente, non fu responsabile,

dato che avrebbe dovuto dare l’esempio in quanto anziana, astenendosi dal consumare questi prodotti.
Alcuni giovani, altrettanto irresponsabilmente, all’inizio del contagio da Coronavirus, sfidando divieti di assembramento, continuavano ad uscire e a mantenere le loro abitudini, dato che, con il virus, a rischiare non erano loro.
Un grande plauso va fatto, invece, a chi di loro è rimasto chiuso in casa fin da subito, come da ordinanza, cantando e suonando inni di speranza dai balconi.
La democrazia è regola comune sempre; soprattutto nelle emergenze.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

La coppia di anziani

La coppia di anziani

In una dacia sperduta nella tundra siberiana, viveva una coppia di anziani coniugi.
Si volevano molto bene ed erano così vecchi che non ricordavano più neanche quando si erano conosciuti.
Così, a chi glielo domandava, dicevano di conoscersi da sempre.
Con gli anni il loro affetto era diventato ancora più grande, ma più grandi si erano fatti anche i loro acciacchi.

L’età cominciava davvero a pesar loro.

Insieme, presto, avrebbero contato due secoli di vita!
E se il giorno era il tempo dedicato ai ricordi, la notte era il tempo dedicato al domani.
Ma che cosa riservava loro il domani?
La sera, a letto, prima di spegnere il lume, si scambiavano il loro bacio della buonanotte; poi, con un gesto simultaneo, mandavano un breve saluto con la mano alla Madonna d’oro che li guardava da un’icona appesa alla parete.

Ognuno si girava poi su un fianco e, in silenzio, iniziava la propria preghiera.

“Oh Madre Divina, fa’ che io abbandoni questa terra prima della mia cara Màrija.
Sarebbe troppo grande dolore sopravvivere a lei!” pregava il marito.
“Oh Madre Divina, fa’ che il mio caro Petrùska abbandoni questa terra prima di me.
Troppo grande sarebbe il suo dolore, se io dovessi andarmene prima di lui!” pregava la moglie.

Se qualcuno avesse udito quella loro intima preghiera,

forse, avrebbe avuto difficoltà a riconoscere in entrambi la stessa intensità d’amore e la loro profonda umiltà.
Una notte, qualcuno venne a bussare alla loro porta ed entrò.
Era l’Angelo della morte che, pietoso, li colse insieme nel sonno.

Brano di Silvia Guglielminetti incluso nel libro “Il secondo libro degli esempi. Fiabe, parabole, episodi per migliorare la propria vita.” Piero Gribaudi Editore.

Cappuccino senza febbre, grazie!

Cappuccino senza febbre, grazie!

Cristina era la proprietaria nonché la barista di un piccolo bar situato in un paesino di montagna.
Serviva i suoi clienti con la bontà e la pazienza di Cristo, applicando la massima:

“Il cliente ha sempre ragione!”

Questo nonostante a volte fosse stanca o avesse lavorato troppo.
La sua affezionata clientela la adorava e la pubblicità per il suo piccolo bar era il loro passaparola.
Faceva eccezione un cliente che era esageratamente esigente,

già cacciato da altri bar in passato.

Ogni giorno aveva una lamentela per l’abituale cappuccino.
Un mattino, come il solito, si lamentò perché non aveva la temperatura giusta.
Dopodiché, la nostra Cristina, esasperata dalle asfissianti lamentele e febbricitante, mise il proprio dito dentro la tazza dicendogli:

“Adesso provi a berlo!

Ho la febbre a trentotto e mezzo ed immagino che si sia scaldato secondo le sue esigenze!
Non conosco altri metodi per riscaldarlo, ma se vuole, le posso anche sciogliere lo zucchero!”
Da quel giorno il cliente migliorò il suo comportamento, ma non mancava di ordinare:
“Cappuccino senza febbre, grazie!”

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Bisogna avere sempre gli occhi aperti

Bisogna avere sempre gli occhi aperti

Un uomo aveva costruito nella sua proprietà una passerella di corde e tavole per attraversare un impetuoso torrente.
Con il trascorrere dei giorni, sempre un maggior numero di persone usufruiva della sua ingegnosa opera, evitando così delle lunghe passeggiate per raggiungere l’altra sponda del torrente.

Inoltre aiutava tutti coloro che volevano attraversare rifiutando ogni ricompensa,

poiché devoto a San Cristoforo, protettore dei traghettatori.
I beneficiari abituali decisero di fare una coletta per ricompensarlo del servizio e della costante manutenzione.
Pensarono di abbandonare, in forma strettamente anonima, un sacchettino con dei soldi per terra sulla passerella, obbligandolo, così, ad impossessarsene.
Proprio quel giorno, però, decise di attraversare la passerella ad occhi chiusi per misurare la sua abilità ma inciampò nel sacchetto di soldi.

Perse l’equilibrio e cadde rovinosamente nell’acqua gelata.

Imparò a sue spese che i pericoli non vanno mai sottovalutati ed affrontati ad occhi chiusi.
La fortuna che ci è stata riservata può svanire proprio “quel” giorno.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Ogni cosa è un dono

Ogni cosa è un dono

Sei single e ti manca un partner.
Sei in coppia e ti manca la libertà.

Lavori e ti manca il tempo.

Hai troppo tempo libero e vorresti lavorare.
Sei giovane e vuoi crescere per fare le cose degli adulti.
Sei adulto e vorresti fare le cose dei giovani.

Sei nella tua città ma vorresti vivere altrove.

Sei altrove ma vorresti tornare nella tua città.
Forse è tempo di smettere col guardare sempre a ciò che ci manca e iniziare a vivere nel presente,

apprezzando davvero quello che abbiamo.

Goditi il profumo della tua casa prima di aprire la porta ed uscire a cercare i profumi del mondo.
Perché niente è scontato, e ogni cosa è un dono.
Dagli valore.

Brano tratto dal libro “Sette secondi.” di Oscar Travino

Dilemma

Dilemma

Ridere è correre il rischio… di passare per stupido!
Piangere è correre il rischio… di passare per sentimentale!

Pretendere da qualcuno è correre il rischio… di impegnarsi!

Esternare i propri sentimenti è correre il rischio… di essere rifiutato!
Esporre i tuoi sogni davanti alla gente è correre il rischio… di essere ridicoli!
Amare è correre il rischio… di non essere corrisposto!

Darsi da fare nelle avversità è correre il rischio… di sbagliare!

Però i rischi si devono prendere, perché il pericolo più grande nella vita è quello di non rischiare mai.
La persona che non rischia niente, non fa niente, non possiede niente, non è… niente!
Deve evitare di soffrire e di penare.
Però non può imparare, sentire, cambiare, crescere o amare.

È uno schiavo incatenato dalle sue incertezze.

Solo la persona che sa rischiare… è libera!
Che la tua vita sia sempre… A colori.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Saremo sempre ciò che siamo:

un intreccio di forza e coraggio, di paure e malinconie, di voglia di non mollare, di audacia e speranza.
Saremo sempre noi:

“Quei bimbi diventati grandi…” con la favola nel cuore.

Quei ragazzi diventati uomini e donne, che non smetteranno mai di amare la vita e l’amore!
Sempre, finché avremo forza di respirare.

Citazione di Raffaella Frese.

Non lasciate che il giudizio degli altri possa condizionare il vostro modo di essere!


Non lasciate che il giudizio degli altri possa condizionare il vostro modo di essere!

Un ragazzo di 16 anni partì all’estero per fare una vacanza studio.
Quando tornò, sua madre lo stava aspettando all’aeroporto e quando lo vide, lo abbracciò forte forte perché gli era mancato.

Per questo il ragazzo si arrabbiò dicendo che non era più un bambino e che lo faceva vergognare di fronte agli amici.

Dicendo queste parole aveva lasciato una ferita nel cuore della madre che pensò che suo figlio non teneva più a lei.
Dopo sei anni il ragazzo si organizzò per partire di nuovo all’estero, ed anche se aveva 21 anni, la madre lo accompagnò per salutarlo, ma questa volta non lo abbracciò più ma si girò e con le lacrime agli occhi gli disse:

“Addio figliolo, abbi cura di te!”

Quando il ragazzo tornò, sua madre stranamente non lo stava aspettando più.
Una volta arrivato a casa il ragazzo trovò una mazzo di fiori con vicino una lettera da sua madre…
La curiosità lo spinse a leggere la lettera, e dopo aver finito di leggerla cadde in ginocchio piangendo.

Dentro alla lettera c’era scritto:

“Figlio mio, sei anni fa quando eri tornato a casa avevo lacrime di felicità agli occhi e ti ho abbracciato forte, mentre ora che stai leggendo queste parole, io sono già in un cimitero perché sarò morta di cancro…
Quando te ne sei andato l’ultima volta non ti ho abbracciato ma mi sono girata per non farti vergognare davanti agli altri, però ho pianto moltissimo perché sapevo che era l’ultima volta che ti vedevo…
Ti amo e ti amerò sempre… con amore MAMMA.”

Brano senza Autore

Ho imparato che…


Ho imparato che…

Ho imparato che non serve a niente negare l’evidenza.

Ho imparato che gli amori possono arrivare all’improvviso o finire in una notte…

Che i grandi amici possono diventare perfetti sconosciuti e che, al contrario, uno sconosciuto può diventare un amico inseparabile;

che il “mai più” non si avvera mai e che il “per sempre” finisce sempre;

che chi vuole una cosa può farla e chi è determinato la ottiene; che chi rischia non perde nulla e chi non rischia non vince;

che se si vuole vedere una persona, bisogna cercarla subito,

domani potrebbe essere troppo tardi; che sentire dolore è inevitabile, ma soffrire è facoltativo; e soprattutto ho imparato che non serve a niente negare l’evidenza!

Brano senza Autore, tratto dal Web