Si trova sempre ciò che si aspetta di trovare!


Si trova sempre ciò che si aspetta di trovare!

C’era una volta un uomo seduto ai bordi di un’oasi all’entrata di una città del Medio Oriente.
Un giovane si avvicinò e gli domandò:
“Non sono mai venuto da queste parti.
Come sono gli abitanti di questa città?”
Il vecchio gli rispose con una domanda:
“Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”

“Egoisti e cattivi.

Per questo sono stato contento di partire di là.” disse il giovane.
“Così sono gli abitanti di questa città!” gli rispose il vecchio.
Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all’uomo e gli pose la stessa domanda:
“Sono appena arrivato in questo paese.
Come sono gli abitanti di questa città?”

L’uomo rispose di nuovo con la stessa domanda:

“Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”
“Erano buoni, generosi, ospitali, onesti.
Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli!” disse il ragazzo.
“Anche gli abitanti di questa città sono così!” rispose il vecchio.
Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all’abbeveraggio aveva udito le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio in tono di rimprovero:
“Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone?”

“Figlio mio,” rispose il vecchio “ciascuno porta il suo universo nel cuore.

Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui.
Al contrario, colui che aveva degli amici nell’altra città troverà anche qui degli amici leali e fedeli.
Perché, vedi, le persone sono ciò che noi troviamo in loro.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

La farfalla ed il ragno


La farfalla ed il ragno

C’erano una volta in un bosco una farfalla ed un ragno.
Un giorno in cui il vento soffiava molto forte, una farfalla non riusciva a volare;

il vento la trascinò in una grotta fredda e scura e cadde nella ragnatela di un ragno.

La farfalla, intrappolata, scongiurò il ragno di non ucciderla e di liberarla, dato che prima o poi avrebbe potuto aver bisogno di lei.
Il ragno pensò che ciò non sarebbe mai potuto accadere, ma ne ebbe compassione la liberò.

Alcuni giorni dopo, il ragno uscì a fare una passeggiata,

ma senza accorgersene cadde in una buca.
In quel momento, per fortuna, passò la farfalla che si accorse dell’incidente e,

muovendo le sue grandi e belle ali il più velocemente possibile,

volò per salvare il ragno, riuscì a recuperarlo e lo riportò alla sua ragnatela.
Da quel giorno la farfalla ed il ragno furono amici per sempre.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La felicità – Roberto Benigni


La felicità
Roberto Benigni
(a fine pagina troverete il video di questo brano, interpretato da Roberto Benigni e accompagnato dalle musiche di Paolo Buonvino)

La felicità…
Si, la felicità…
A proposito… di felicità… Cercatela, tutti i giorni, continuamente.
Anzi, chiunque mi ascolti ora, si metta in cerca della felicità, ora, in questo momento stesso, perché è lì…
Ce l’avete.

Ce l’abbiamo.

Perché l’hanno data a tutti noi.
Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli.
Ce l’hanno data in regalo, in dote.
Ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto, come fanno i cani con l’osso, quando lo nascondono.
E molti di noi lo hanno nascosto così bene che non si ricordano dove l’hanno messo.

Ma ce l’abbiamo, ce l’avete.

Guardate in tutti i ripostigli, gli scaffali, gli scomparti della vostra anima.
Buttate tutto all’aria!
I cassetti, i comodini, che ci avete dentro.
Vedrete che esce fuori.
C’è la felicità!
Provate a voltarvi di scatto, magari la pigliate di sorpresa.

Ma è lì.

Dobbiamo pensarci sempre alla felicità.
E anche se lei qualche volta si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei.
Fino all’ultimo giorno della nostra vita.

E anche se lei qualche volta si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei.
Fino all’ultimo giorno della nostra vita.
Brano tratto dallo spettacolo televisivo “I Dieci Comandamenti.”

Se si insegnasse la bellezza alla gente…


Se si insegnasse la bellezza alla gente…

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.

All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso,

con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità,

si mettono le tendine alle finestre,

le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre.

È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza:

perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.

Brano di Peppino Impastato

Io penso che le persone non si dimenticano!


Io penso che le persone non si dimenticano!

Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere per ore intere.
Le persone non si dimenticano.
Cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita.
Ci sono persone che hanno tirato fuori il meglio di me, eppure adesso tra noi, c’è solamente un semplice ciao.

Ci sono persone che hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte.

Ci sono persone che sono entrate nella mia vita in punta di piedi e ne sono uscite esattamente nello stesso modo.
Ci sono persone che hanno creato un gran casino, che hanno sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee.
Ci sono persone che nonostante tutto, sono ancora parte della mia vita.
Ci sono persone che sono arrivate e non sono più andate via.

Ci sono persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre state.

E poi ci sono persone che non fanno ancora parte della mia vita, ma che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per me.
Ci sono persone che nonostante mi abbiano fatto versare lacrime, mi abbiano stravolto la vita, mi hanno insegnato a vivere.
Mi hanno insegnato a diventare quello che sono.
E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un semplice ciao, faranno per sempre parte della mia vita.

Io non dimentico nessuno.

Non dimentico chi ha toccato con mano, almeno per una volta, la mia vita.
Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi scontrassi anche con loro prima di andare avanti.

Brano di Luciano Ligabue

Oggi è stata la giornata più brutta di sempre?



Oggi è stata la giornata più brutta di sempre?

Oggi è stata la giornata più brutta di sempre
E non provare a convincermi che
C’è qualcosa di buono in ogni giorno
Perché, se guardi da vicino,
Il mondo è un posto piuttosto malvagio.

Anche se

Un po’ di gentilezza ogni tanto traspare
La soddisfazione e la felicità non durano.
E non è vero che
Sta tutto nella testa e nel cuore

Perché

La vera felicità si ottiene
Solo se la propria condizione è elevata
Non è vero che il bene esiste
Sono sicuro che sei d’accordo che
La realtà

Crea

Il mio atteggiamento
È tutto fuori dal mio controllo
E nemmeno tra un milione di anni mi sentirai dire che
Oggi è stata una bella giornata

Adesso leggi dal basso verso l’alto.

Poesia originale “Worst Day Ever?” di Chanie Gorkin

I giorni perduti



I giorni perduti

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion.
Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito.
Allora lo inseguì in auto.
Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel baratro, che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse uguali.
Kazirra si avvicinò all’uomo e gli chiese:
“Ti ho visto portare fuori quella cassa dal mio parco.

Cosa c’era dentro?

E cosa sono tutte queste casse?”
Quello lo guardò e sorrise:
“Ne ho ancora tante sul camion, da buttare.
Non sai?
Sono i tuoi giorni perduti.
Li aspettavi vero?
Sono venuti.
Che ne hai fatto?
Guardali, infatti, ancora gonfi.

E adesso…”

Kazirra guardò.
Formavano un gruppo immenso.
Scese giù per la scarpata e ne aprì uno.
C’era dentro una strada d’autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata che se ne andava per sempre.
E lui neppure la chiamava.
Ne aprì un secondo.
C’era una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava.
Ma lui era in giro per affari.
Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco.

Boccheggiò.

Lo scaricatore stava diritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.
“Signore,” gridò Kazirra, “mi ascolti.
Lasci che mi porti via almeno questi due giorni.
La supplico.
Io sono ricco.
Le darò tutto quello che vuole!”
Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per dire che era troppo tardi.
Poi svanì nell’aria.
E l’ombra della notte scendeva.

Brano tratto dal libro “Centottanta racconti.” di Dino Buzzati

L’incidente


L’incidente

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile.
Guidava con molta attenzione perché l’auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.
Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un’altra macchina.

La giovane donna scoppiò in lacrime.

Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito?
Il conducente dell’altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.
La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone.
Cadde fuori un pezzo di carta.
In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole:
“In caso di incidente… ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!”

Lo dovremmo ricordare tutti, sempre.

Le persone contano, non le cose.
Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l’organizzazione, l’efficienza materiale!
Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso.
Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incoraggiarsi, ridere, passeggiare…

Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio.

Noi e la nostra capacità d’amare.
Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo!

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero

Lei ha sempre un’aria felice


Lei ha sempre un’aria felice

Un pastore inglese una sera disse al sacrestano della sua chiesa:
“Hai notato quel vecchio mal vestito che, ogni giorno verso mezzogiorno, entra in Chiesa e ne esce quasi subito?
Lo sto sorvegliando dalla finestra del presbiterio.
Questo mi preoccupa un po’, perché nella chiesa ci sono oggetti di valore.

Vedi di interrogarlo!”

A partire dal giorno seguente il sacrestano attese il visitatore e lo avvicinò:
“Amico, che cosa le prende di venire ogni giorno a quest’ora in chiesa?”
“Vengo a pregare!” disse con calma l’uomo anziano.
“Andiamo, non rimane abbastanza a lungo per pregare.
Non fa altro che andare fino all’altare e poi ritornare indietro.” ribatté il sacrestano.
È vero,” rispose il povero vecchio “io non so fare una preghiera lunga; allora vengo ogni giorno e gli dico semplicemente:

“Ciao, Gesù… sono Simone!”

E’ una preghiera breve, ma sento che Egli mi ascolta.”
Poco tempo dopo il vecchio Simone ebbe un incidente, venendo investito da un autocarro e curato all’ospedale.
“Lei ha sempre un’aria felice, nonostante le sue disgrazie…” gli disse un giorno un’infermiera.
“Come non lo dovrei essere?
Lei deve sapere… è a causa del mio visitatore…”
“Il suo visitatore?” riprese l’infermiera stupita “Non ne vedo mai.

E quando viene?”

“Tutti i giorni a mezzogiorno, rimane qui ai piedi del mio letto e mi dice:
“Ciao, Simone… sono Gesù!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Qual è il nostro valore? (La banconota da 50 euro)


Qual è il nostro valore? (La banconota da 50 euro)

Paolo, con la faccia triste e abbattuta, si ritrovò con la sua amica Carla in un bar per prendere un caffè.
Depresso, scaricò su di lei tutte le sue preoccupazioni:
il lavoro, i soldi, il rapporto con la sua ragazza!
Tutto sembrava andar male nella sua vita!
Aveva l’impressione di valere poco, di aver fallito in molte occasioni.
Carla introdusse la mano nella borsa, prese una banconota da 50 EURO e gli disse:

“Vuoi questo biglietto?”

Paolo, un po’ confuso all’inizio, poco dopo le rispose:
“Certo Carla!
Sono 50 EURO, chi non li vorrebbe!”
Allora Carla prese la banconota in mano, la strinse forte fino a farla diventare una piccola pallina.
Mostrando la pallina accartocciata a Paolo, gli chiese un’altra volta:
“E adesso, li vuoi ancora?”
“Carla, non so cosa intendi con questo, però continuano ad essere 50 EURO.

Certo che li prenderò anche così, qualora me li volessi dare!”

Carla spiegò il biglietto, lo gettò al suolo e lo stropicciò ulteriormente con il piede, riprendendolo quindi sporco e segnato, e chiese a Paolo:
“Continui a volerlo?”
“Ascolta Carla, continuo a non capire dove vuoi arrivare, rimane comunque una banconota da 50 EURO, e finché non la strappi, ha sempre il suo valore!” esclamò Paolo.
Carla gli rispose:
“Paolo, devi sapere che anche se a volte qualcosa non va come vuoi, anche se la vita ti piega o ti accartoccia, continui ad essere tanto importante come lo sei stato sempre!
Quello che devi chiederti è quanto vali in realtà, e non quanto puoi essere abbattuto in un particolare momento.”

Subito dopo mise la banconota spiegazzata affianco a lui, sul tavolo, e con un sorriso gli disse:

“Prendila, per ricordarti di questo momento quando ti sentirai male o per poterla usare con il prossimo amico che ne dovesse avere bisogno…
Però mi devi una banconota nuova da 50 EURO!”
Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la porta.

Brano senza Autore, tratto dal Web