Lascia che le cose si rompano,

smetti di sforzarti di tenerle incollate.
Lascia che le persone si arrabbino.
Lascia che ti critichino, la loro reazione non è un problema tuo.
Lascia che tutto crolli.
Ciò che è destinato ad andarsene se ne andrà comunque.
Ciò che dovrà rimanere, rimarrà comunque.

Quel che se ne va, lascia sempre spazio a qualcosa di nuovo:

sono le leggi universali.
E non pensare mai che non ci sia più nulla di bello per te, solo che devi smettere di trattenere quel che va lasciato andare.
Solo quando il tuo viaggio sarà terminato, allora finiranno le possibilità, ma fino a quel momento, lascia che tutto crolli, lascia andare.

Citazione di Claudia Crispolti.

Software House: Bimbo 1.0, Moglie 1.0 e Fidanzata X.0

Software House:
Bimbo 1.0, Moglie 1.0 e Fidanzata X.0

C’è qualcuno esperto di software che è in grado di aiutarmi?
Il mio problema è il seguente:

Un anno fa ho cambiato l’applicazione Fidanzata 7.0 per l’applicazione Moglie 1.0 che ha generato subito l’applicazione Bimbo 1.0 che occupa tantissimo spazio sul disco.
Le istruzioni non dicono niente di questo fatto.
Ma ciò che più mi preoccupa è che l’applicazione Moglie 1.0 si auto-installa su tutte le altre mie applicazioni e, in più, si lancia automaticamente quando apro un’altra applicazione, fermandola.

Quindi applicazioni come Birra_con_gli_amici 10.3 e Calcio_domenica 5.0 non funzionano più.

Qualche volta compare un virus che si fa chiamare Suocera 1.0 che blocca il sistema oppure fa sì che l’applicazione Moglie 1.0 si comporti in modo molto preoccupante.
Ancora più grave è che non riesco più a lanciare l’applicazione Domenica_Notte_di_Sesso 3.0 e che, alcuni files come Sesso_Sabato_Mattina.exe, siano stati contagiati da diversi virus, visto che non funzionano più.
Vorrei disinstallare Moglie 1.0 e reinstallare Fidanzata 7.0 o magari un’altra versione più avanzata, ma mi sembra troppo complicato e non vorrei rischiare tanto, anche perché Bimbo 1.0 mi piace molto.
Sono disperato!
Aiutatemi!

Risposta software house:

Gentile Cliente,
il suo problema è frequente tra gli utenti.
Ma il manuale d’istruzioni avvisa (all’ultima pagina) che passare da Fidanzata X.0 a Moglie 1.0 comporta dei rischi:
Moglie 1.0 non è più un’applicazione di divertimento, come Fidanzata X.0, ma è un Sistema operativo completo fatto per controllare tutte le altre applicazioni.
Non è più possibile tornare a Fidanzata X.0, perché è stata cancellata definitivamente.
Lo stesso vale per il virus Suocera 1.0 che comporta problemi di compatibilità con tutti i sistemi (è stato verificato!).
Quindi disinstallarla significa disinstallare Moglie 1.0 (che tra l’altro è nata da Suocera 1.0).
È sempre meglio aspettare che Suocera 1.0 si disinstalli da sola tra qualche anno.
Diversi utenti hanno provato ad installare Amante 1.0 ma i rischi sono enormi:
se, per caso, in quel preciso istante si auto-lancia Moglie 1.0 il sistema andrà in tilt creando i virus:

Reddito_alimentare_Bimbo e Rovina_Sicura.

Se dovesse arrivare a questo punto e installare Amante 2.0, non provi più a passare a Moglie 2.0, siccome i problemi saranno maggiori.
Raccomandiamo Celibato 2.0 e tutte le versioni di Fidanzata X.0.
Se non l’avete fatto dovrete essere preparati a lanciare in ogni momento Scuse.exe combinato con Fiori.exe.
Le consigliamo di acquistare il pacchetto Gioielli con tutte le sue versioni più costose, il pacchetto Vestiti_Nuovi, ma soltanto le ultime versioni, e Vacanze_Lussuose perché aiutano a far funzionare meglio Moglie 1.0.
Ad ogni intervento di Moglie 1.0 lanciare Si_Amore.exe e Hai_Ragione_Amore.exe.
Fare attenzione ad un eventuale lancio di Segretaria_Bionda_in_Minigonna e Non_Rispondere_al_Telefono perché sono incompatibili con Moglie 1.0 e possono causare danni irreparabili.
L’applicazione Sesso_Sabato_Mattina.exe X.0 si lancia soltanto insieme a Diamanti X.0, ogni volta con un’altra versione.
Grazie per aver scelto il nostro prodotto e Le auguriamo buon divertimento.

Brano senza Autore

Il colore dell’orizzonte

Il colore dell’orizzonte

Un bambino che abitava in pianura era affascinato dalla linea delle montagne che si stagliava lontano all’orizzonte.
Azzurrine, leggere, compatte, gli apparivano come un luogo di paradiso.

Così diverso dalla terra aspra e grigia dove viveva.

Un giorno, ormai cresciuto, cedette al richiamo dell’orizzonte e decise di raggiungere quel posto incantato.
Il viaggio durò a lungo, attraverso pianure e colline.
Stremato, arrivò infine sulla vetta delle montagne, ma dovette constatare con profonda delusione che le montagne non erano più azzurrine ma grigie e caotiche, sassose, aride ed aspre.
Proprio come il paese che aveva lasciato.
Ma all’orizzonte, davanti a lui, si delineavano altre montagne, azzurre, violette, alonate di luce dorata.

E ripartì.

Gli ci volle molto tempo per raggiungerle.
Ma anche là, man mano che si avvicinava, l’azzurro e il viola scomparivano per lasciare spazio al grigio delle rocce e al giallo stopposo dell’erba bruciata.
Ma davanti l’orizzonte era azzurro e rosa.
E lui si rimetteva in cammino.

Era sempre una delusione:

al suo arrivo anche le nuove terre si rivelavano ruvide e brulle.
Un giorno, ormai vecchio, vista vana la sua ricerca, decise di tornare indietro.
Ed ecco, tutti i paesi che aveva lasciato erano azzurrini, leggeri, immersi in una incantevole luce dorata.

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

Il pane buono (La ragazza rom)

Il pane buono
(La ragazza rom)

Tempo fa, sul cader della sera di un sabato qualunque, in una bella e profumata giornata primaverile, stavo innaffiando l’erba ed i fiori del piccolo giardino che adorna la nostra casa, assorto nei lieti pensieri del dolce far niente.
Davanti al cancello, all’improvviso, apparve la figura di una ragazzina.

Chiaramente una Rom, una zingara:

il suo volto ed il suo cencioso abbigliamento non lasciavano certo spazio a dubbi in tal senso.
Con un italiano piuttosto stentato mi chiamò e mi disse:
“Dio ti benedica te e tua famiglia, mi dai pane vecchio per mangiare?”

Le risposi:

“Dove abiti?” (curioso, vero? Quando Dio ci parla, capita spesso che di primo acchito cambiamo discorso)
“Là, vicino fiume Mella!” replicò.
“E di cosa vivi?” le domandai.
“Di quello che mi danno!” esclamò.
“Non vai a scuola?” proseguì.
“No, mai andata!” mi rispose.

“E i tuoi genitori cosa dicono?” chiesi ancora.

“Padre non so, non vedo da tanto, lui carcere; madre dice:
andare prendere qualcosa da mangiare.
Mi dai pane vecchio?” mi chiese nuovamente.
“Sì, certo, scusa, volevi del pane vecchio.
Ho quello fresco, buono, di oggi, vado dentro a prenderti quello!” le dissi mentre mi stavo girando per entrare in casa.
“Buono, hai già dato!” rispose.

Brano senza Autore.

Guizzino, il piccolo pesce che sfidò gli squali

Guizzino, il piccolo pesce che sfidò gli squali

Guizzino era un piccolissimo pesce nero in un grande mare; squa_me luminose lo ricoprivano.
Era molto agile e furbo, riusciva sempre a non cadere nella bocca di certi enormi pesci che passavano a volte nel suo spazio.
Vivevano insieme a Guizzino tantissimi altri pesciolini, che avevano il terrore dei grandi squali che passavano di lì.

Guizzino temeva per loro e siccome gli voleva bene,

pensò a lungo come poter aiutare i suoi amici.
Finalmente ebbe un’idea geniale:
“Amici!” disse tutto felice, “Ho trovato come vincere gli squali!”
“Come?
Lo sai come sono grandi?” risposero i pesciolini tremando solo al pensiero con quei bestioni!
“Ascoltatemi bene,” rispose Guizzino, “quando gli squali si presenteranno nel nostro mare noi ci riuniremo tutti vicinissimi, e così sembreremo un solo enorme pesce.

Io starò davanti a voi come l’occhio del corpo,

e così luminoso come sono, sembrerò un occhio minaccioso.
Venne il giorno degli squali, che si avvicinavano numerosi e affamati.
I nostri amici erano pieni di paura, ma si rinserrarono davanti a Guizzino, stretti l’uno all’altro, così tanto che diventavano una massa molto più grande di uno squalo.
I grandi pesci sembrarono un po’ disorientati, ma se ne guardarono bene dal disturbare quell’essere sconosciuto con quell’occhio minaccioso e lucente…

E decisero di andare altrove a procurarsi il cibo.

Felici, i piccolini si fecero attorno al loro amico Guizzino:
avevano capito che in tanti si può vincere facilmente.

Brano tratto dal libro “Guizzino.” di Leo Lionni. Edizione Babalibri.
Foto tratta dalle illustrazioni del libro stesso.

Scherzo in fabbrica

Scherzo in fabbrica

Qualche anno fa gli operai entravano in fabbrica per lavorare prestissimo.
Tantissimi ragazzi giovani portavano allegria nonostante operassero su complicati macchinari e nelle catene di montaggio.
Anche in questo ambito abbiamo fatto la nostra piccola rivoluzione del 1968, insieme agli studenti, che ha portato tantissimi cambiamenti.
Cose che ora vengono date per scontate, come la settimana ridotta, le ferie, i diritti ed i rappresentanti sindacali.

Ora, la fabbrica dicono sia anonima, con lavoratori che competono con i robot.

In quel periodo lavoravo allo stampaggio di un particolare per scarponi da sci.
Il numero di pezzi da fare era 250 in 8 ore, ed i ritagli di tempo libero li impegnavo a fare schizzi ed a comporre qualche poesiola.
I sindacalisti spesso portavano moltissimi pacchetti di fogli propagandistici di scioperi o altro che finito il loro scopo, io recuperavo per il retro immacolato e ne facevo buona scorta dentro il mio tavolo di lavoro.
Un giorno decisi di prendere un pacchetto di fogli di qualche anno prima con su scritto

“Giovedì sciopero per il Mezzogiorno!”

e li misi nell’apposito spazio dove venivano distribuiti per vedere cosa succedesse.
Il giovedì seguente, tre quarti degli operai della fabbrica rimase a casa essendo sia giorno di mercato sia giorno utile per cercar funghi, dato che proprio in quel periodo abbondavano.

Quando al venerdì incrociai il direttore, temevo il peggio, ma questi mi disse solamente:

“Bravo, ci hai risolto un problema perché abbiamo un calo di lavoro per qualche giorno.
La pausa non remunerata è stata utile ma non fare più di questi scherzi nemmeno a carnevale!”

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

Gli abeti

Gli abeti

Una pigna gonfia e matura si staccò da un ramo di abete e rotolò giù per il costone della montagna, rimbalzò su una roccia sporgente e finì con un tonfo in un avvallamento umido e ben esposto.
Una manciata di semi venne sbalzata fuori dal suo comodo alloggio e si sparse sul terreno.
“Urrà!” gridarono i semi all’unisono, “È arrivato il nostro momento!”
Cominciarono con entusiasmo ad annidarsi nel terreno, ma scoprirono ben presto che l’essere in tanti provocava qualche difficoltà, ed esclamavano:
“Fatti un po’ più in là, per favore!”
“Attento!
Mi hai messo il germoglio in un occhio!”

E così via.

Comunque, urtandosi e sgomitando, tutti i semi si trovarono un posticino per germogliare.
Tutti meno uno.
Un seme bello e robusto dichiarò chiaramente le sue intenzioni:
“Mi sembrate un branco di inetti!
Pigiati come siete, vi rubate il terreno l’un con l’altro e crescerete rachitici e stentati.
Non voglio avere niente a che fare con voi.
Da solo potrò diventare un albero grande, nobile e imponente.

Da solo!”

Con l’aiuto della pioggia e del vento, il seme riuscì ad allontanarsi dai suoi fratelli e piantò le radici, solitario, sul crinale della montagna.
Dopo qualche stagione, grazie alla neve, alla pioggia e al sole divenne un magnifico giovane abete che dominava la valletta in cui i suoi fratelli erano invece diventati un bel bosco che offriva ombra e fresco riposo ai viandanti e agli animali della montagna.
Anche se i problemi non mancavano:
“Stai fermo con quei rami!
Mi fai cadere gli aghi!”

“Mi rubi il sole!

Fatti più in là!”
“La smetti di scompigliarmi la chioma?”
L’abete solitario li guardava ironico e superbo.
Lui aveva tutto il sole e lo spazio che desiderava.
Ma una notte di fine agosto, le stelle e la luna sparirono sotto una cavalcata di nuvoloni minacciosi.
Sibilando e turbinando il vento scaricò una serie di raffiche sempre più violente, finché devastante sulla montagna si abbatté la bufera.
Gli abeti nel bosco si strinsero l’un l’altro, tremando, ma proteggendosi e sostenendosi a vicenda.
Quando la tempesta si placò, gli abeti erano estenuati per la lunga lotta, ma erano salvi.
Del superbo abete solitario non restava che un mozzicone scheggiato e malinconico sul crinale della montagna.

Brano tratto dal libro “C’è ancora qualcuno che danza.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Sorridi…

Sorridi…

… al sole che illumina la terra e fa germogliare la vita.
… al passero che si posa sul tuo davanzale in cerca di poche briciole.
… al vecchio che ti regala i suoi saggi consigli e aiuta la sua mano tremante, ti benedirà.

Sorridi…

… all’amico quando cerca il tuo sguardo, ti chiede aiuto e sicurezza.
… all’ammalato senza speranza, il tuo sorriso sarà per lui la medicina più preziosa.
… al sorgere di ogni nuovo giorno perché è un dono di Dio.

Sorridi…

… al timido bocciolo di un fiore, anch’esso ti annuncia il miracolo della vita.
… al frastuono dei bimbi, essi sono la speranza di un mondo migliore.
… all’amore in qualunque forma si manifesti, esso vince il tempo e lo spazio.

Sorridi…

… davanti alle meschinità della gente senz’anima, il tuo sorriso forse le farà ricredere.
… quando ascolti note armoniose, la musica è linguaggio universale.
… al tuo fratello dalla pelle più colorata, è in tutto simile a te.
… e troverai la pace nel tuo cuore e in quello degli altri.

Brano di Ishak Alioui

Un maestro indù mostrò un giorno

ai suoi discepoli un foglio di carta con un punto nero nel mezzo.
“Che cosa vedete?” chiese.
“Un punto nero!” risposero gli allievi!
“Nessuno di voi è stato capace di vedere il grande spazio bianco!” replicò il maestro.

Citazione di Monsignore Gianfranco Ravasi.