Il vecchio ed il sorriso

Il vecchio ed il sorriso

Un vecchio decise che, per un giorno almeno, avrebbe sorriso alla vita; e lo avrebbe fatto in modo concretissimo, dispensando il suo sorriso a tutti.
La sera prima, infatti, aveva letto una frase che lo aveva molto colpito:
“Se non sorridi tu agli altri, come puoi pretendere che gli altri sorridano a te?”
Uscendo di casa, il primo che incontrò fu un cane.

Gli sorrise e ne ebbe un vivace contraccambio:

la bestiola agitò festosamente la coda.
La seconda persona che incontrò fu un bambino.
Il vecchio gli sorrise e il bimbo rimase a guardarlo con occhi spalancati.
“Forse,” pensò il vecchio, “i bimbi d’oggi sorridono così!”
Incontrò poi una giovane donna che, al suo sorriso, volse decisa lo sguardo dall’altra parte.

“Sempre così le donne,” pensò il vecchio,

“dietro un sorriso vedono chissà cosa…”
S’imbatté poi in un gruppo di uomini che stavano discutendo.
Sorrise loro e notò che si guardavano gli uni gli altri facendo strani gesti con la mano.
“Mi hanno preso per un vecchio scemo!” pensò l’anziano pentendosi del suo proposito.
E fu così che, quando vide un vecchio come lui uscir di casa, non gli sorrise affatto.

“Figurarsi se i vecchi rispondono a un sorriso…” pensò.

Rimase invece stupefatto quando costui gli fece un sorriso largo come il sole.
Al sorriso non rispose, e fece male.
Non poteva sapere che quel vecchio si era proposto, proprio come lui, che quel giorno avrebbe sorriso alla vita; e ignorava che, diversamente da lui, aveva avuto in sorte, uscendo di casa, d’incontrare non un cane, ma un vecchio.

Brano senza Autore.

Il galletto, il gatto ed il topolino

Il galletto, il gatto ed il topolino

Un Topolino inesperto, che non conosceva ancora nessuna delle insidie che riserva il mondo, un giorno corse il rischio di essere catturato e raccontava alla mamma la sua brutta avventura in questo modo:
“Mi dirigevo verso le montagne che circondano il paese e camminavo veloce come un qualunque topolino che voglia dimostrarsi abile e coraggioso,

quando ad un certo momento mi accorsi di due strani animali che erano sulla strada.

Uno di questi sembrava tranquillo e di bell’aspetto, l’altro invece era agitato, fiero e turbolento, aveva sul capo un elmo di un bel rosso fuoco e, ogni tanto, apriva le due braccia nel tentativo di spiccare il volo.
Questo strano animale aveva una voce stridula e feroce ed una coda simile ad un pennacchio, ricca di piume e di colori.”
Il Topolino intendeva parlare di un gallo, ma lo dipinse in un modo così strano, neppure fosse un’orca, uno sciacallo o un animale misterioso.

Poi continuò:

“Avessi visto, mamma, si batteva i fianchi con le due braccia, strillava e faceva un chiasso tale che sembrava il diavolo in persona.
Io stesso che, grazie a Dio, sono coraggioso, ho provato una paura tale che ho seriamente pensato di fuggire.
Ma, subito dopo, mi sono pentito perché avrei veramente avuto il desiderio di fare amicizia con quell’animale così gentile.
Aveva infatti il pelo liscio e striato, simile al velluto, quasi come il nostro, una coda morbidissima e bellissima, e uno sguardo così mite e luminoso che ognuno potrebbe innamorarsene.
Credo che sarebbe molto amato anche fra i topi.
Che cosa pretendi oltre a questo?

Aveva perfino le orecchie come le abbiamo noi.

Se non ci fosse stata quell’altra bestia a ricacciarmi indietro, gli sarei corso tra le braccia.”
“Male per te, figliuolo,” gli disse la madre, “perché quell’animale grazioso e gentile, sotto quelle false apparenze è un nemico crudele, mentre l’altro che ti ha fatto così paura è un animale innocuo… Il Gatto invece, che ti è sembrato così mite, divora i topi come fossero gustose polpette.
Finché vivrai non dimenticare che non è saggio giudicare la gente dall’apparenza.”

Brano tratto dal libro “Le Fiabe degli Animali.” di Jean de La Fontaine. Fratelli Melita Edizioni.