Tonto Zuccone, la luna ed i complimenti

Tonto Zuccone, la luna ed i complimenti
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La luna

Un complimento

Il gentil sesso

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“La luna”

Era una sera con una bellissima e luminosa luna piena.
La mamma di Tonto Zuccone lo mandò a prendere un secchio d’acqua al pozzo di casa, dicendogli:
“Tonto, siccome sei tanto bravo e ti piacciono le storie, ti racconto, prima di andare, la storiella dell’asino di Bronte, della provincia di Catania, il quale, in una sera come questa, si bevve tutto di un fiato la luna del pozzo, riflessa nel secchio pieno d’acqua, tanto da gonfiarsi la pancia!”
A Tonto piacque tanto la storia e andò al pozzo più contento del solito e con sorpresa constatò che anche lui, riempiendo il secchio, aveva catturato la famosa luna del pozzo, pur non essendo di Bronte.

Velocemente, felice come mai,

con il suo secchio colmo d’acqua corse a casa per mostrare a sua mamma la luna piena appena catturata dal loro magico pozzo, ma questa gli fece osservare che non vedeva nessuna luna dentro.
Tonto, fattosi serio, si scusò:
“Forse, mamma, è fuoriuscita insieme ad un po’ di acqua caduta per strada mentre stavo rientrando di fretta a casa, solo perché volevo fartela vedere!”

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“Un complimento”

Tonto aveva in sospeso un piccolo conto nel bar che di solito frequentava.
Era momentaneamente senza soldi.
Il locale era molto frequentato e animato soprattutto il giorno del mercato e, su tutti i clienti, spiccava una eccentrica signora, che tentava approcci non tanto chiari con gli avventori.
Il barista disse a Tonto:
“Ti cancello il debito delle consumazioni se dai pubblicamente a quella signora il titolo che si merita, poiché infastidisce i miei clienti e sei l’unico che può farlo, sia per la tua innocenza sia perché non sei mai stato compromesso!”

Tonto accettò la sfida e, vedendo entrare la signora, esclamò:

“Buona donna di una signora, che bel capellino che porti, così ben intonato con il resto!”
La signora, tutta contenta, esultò per l’inaspettato complimento sul suo ricercato abbigliamento, alla quale teneva tanto, e fu talmente contenta da esultare per la gioia.
Elargì un radioso sorriso a tutti, non badando minimamente al titolo che lo aveva preceduto.
Insistette, inoltre, affinché Tonto accettasse da bere per sdebitarsi del complimento.

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“Il gentil sesso”

Tonto Zuccone era molto invidioso di un suo amico, che di nome faceva Felice e di cognome Fortunato, poiché, contrariamente a quanto succedeva a lui, era sempre attorniato da belle ragazze, una più desiderabile dell’altra.
Tonto gli chiese di svelargli, da amico, quale fosse il suo segreto con il gentil sesso per avere così tanto successo.

L’amico non si fece pregare e gli confidò:

“Dico solo il mio nome, che sono Felice Fortunato di conoscerle e alle più timide faccio l’occhiolino!”
Tonto alla prima occasione che ebbe di incontrare una ragazza, fece tesoro dello stratagemma dell’amico e disse:
“Sono Tonto Zuccone di incontrarti!” e tentò di fare l’occhiolino e invece gli venne una buffa smorfia.
Si aspettava di incontrare lo stesso successo del fortunato amico e invece per poco non ricevette un sonoro schiaffo.
Ancora oggi Tonto sta rimuginando il suo insuccesso con l’altra metà del cielo, non capendo il perché del fallimento, nonostante avesse scandito il suo nome senza balbettare…

Brani di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione dei racconti a cura di Michele Bruno Salerno

Il nuovo principe (Un granello alla volta)

Il nuovo principe
(Un granello alla volta)

In uno sperduto angolo del regno d’Etiopia, viveva un re che amava le favole più di ogni altra cosa al mondo.
Diventato vecchio, però, si annoiava perché ormai le conosceva tutte.
Così un giorno fece annunciare in tutto il Paese che avrebbe dato il titolo di principe a chiunque gli avesse saputo raccontare una favola nuova, in grado di suscitare la sua attenzione e la curiosità di conoscere il finale.
Numerosi cantastorie vennero da tutti gli angoli del reame e dai Paesi vicini, ma nessuno riuscì ad interessare le orecchie reali, sempre tristi e distratte.
Un giorno un povero contadino bussò alle porte del palazzo per raccontare al vecchio re la storia di un agricoltore che aveva ammassato nel suo granaio il raccolto più ricco della sua vita.
Ma c’era un piccolo buco nel granaio e, quando tutto il grano fu portato dentro, una formica vi entrò e portò via un chicco.

“Molto interessante, continua.” disse il re.

Il contadino proseguì:
“Il secondo giorno un’altra formica passò nel buchino e portò via un altro chicco di grano, il terzo giorno accadde la stessa cosa…”
Il re era ormai molto preso dalla storia del contadino e chiese di tagliare corto sui dettagli per sapere come andava a finire tutto quel via vai di formiche nel granaio.
“Vai avanti, non mi annoiare!” urlò il re rosso in viso.
Ma il contadino continuava.
“Basta!

Vai avanti!” ordinò il re.

Il contadino sembrava sordo e proseguiva con la sua cantilena di formiche e chicchi di grano.
Si interruppe per dire:
“Mio re, questa è la parte più importante della storia:
il granaio è ancora pieno di chicchi di grano.”

Allora il sovrano esclamò:

“Hai vinto tu!
Ho capito che bisogna saper ascoltare gli altri con pazienza e umiltà.
I racconti più belli non sono quelli che ci stupiscono con grandi eventi, ricchezze, rivoluzioni e storie d’amore impossibili.
Sono quelli che, come succede nella vita di ogni giorno, ci fanno sperare di riuscire a vedere i risultati dei nostri sforzi.”

Brano senza Autore, tratto dal Web