Lavorare troppo poco

Lavorare troppo poco

Nel 1984 mi trovai senza lavoro per il fallimento della fabbrica dove ero stato assunto.
Il riposo forzato durò solo otto giorni dato che degli amici universitari mi invitarono ad andare con loro a Cortina, visto che dovettero andare a cercare lavoro per la seguente stagione estiva.
Mentre attendevo il loro ritorno in macchina, improvvisamente mi vennero a chiamare.
In quell’albergo erano alla ricerca di un giardiniere tuttofare, ed insistettero affinché mi proponessi.

Alla fine venni assunto.

Il nuovo lavoro consisteva nel curare un piccolo giardino e nell’innaffiarlo.
Sfortunatamente l’estate piovosa rendeva tutto inutile, ma venivo comunque lodato per la bellezza momentanea del giardino.
Dovevo altresì aiutare il facchino a portare le valigie quando era oberato di lavoro, compito che svolgevo volentieri.
Siccome mi vergognavo, mi dileguavo subito dopo aver portato le valigie, senza attendere la mancia.
Gli ospiti quando mi incontravano, in un secondo momento,

insistevano affinché la accettassi.

La mancia era quasi sempre il doppio di quella del facchino che, diversamente da me, tendeva la mano.
Diventò geloso di quello che stava accadendo e mi chiamava sempre di meno.
Abituato al lavoro duro e costante della fabbrica, chiesi al direttore di farmi lavorare di più perché mi annoiavo.
Questi mi disse di mettermi nella hall dell’albergo e di stare con le mani dietro la schiena con la mia bella divisa per fare scena, compito che risultò essere di una sofferenza inaudita per me.

Allora decisi di inventarmi il lavoro, da solo.

Andavo in qualche stanza a svitare le lampadine e aspettavo che mi chiamassero per risolvere il problema; per la direzione divenni un bravo elettricista.
Un’altra invenzione che ebbe successo fu quella di appendere nell’ascensore, dopo averlo battuto a macchina, l’oroscopo del giorno, che copiavo con larga licenza da vecchi giornali, scrivendo solo belle parole per tutti i segni.
In alcuni momenti pensavo di essere anch’io un ospite del rinomato albergo e mi stupivo del fatto che mi pagassero.
Alla scadenza del mese, non ci crederete, mi licenziai, visto che mi facevano lavorare troppo poco, ed anche perché facevo le “notti piccole”, coinvolto nelle serate della mitica e tentacolare Cortina.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno