La ricerca dentro di noi

La ricerca dentro di noi

Nei tempi antichi, il Creatore volle nascondere una cosa agli uomini fino a che non fossero stati pronti per vederla.
Così radunò tutte le altre creature del creato per chiedere loro consiglio.

L’aquila disse:

“Dalla a me e la porterò sulla montagna più alta del mondo.” ma il Creatore rispose:
“No, un giorno gli uomini conquisteranno quella montagna e la troveranno.”

Si fece avanti il salmone:

“Lasciala a me e io la nasconderò nelle profondità dell’oceano.” ma il Creatore rispose:
“No, gli uomini sono esploratori di natura e un giorno arriveranno anche lì.”

Fu la volta del bufalo:

“La porterò con me e la seppellirò nel cuore delle grandi pianure.” ma il Creatore rispose:
“No, un giorno persino la superficie della Terra verrà aperta e loro la troveranno.”
Le creature del creato non sapevano più cosa dire, ma poi una vecchia talpa cieca parlò:
“Perché non la metti dentro di loro? È l’ultimo posto dove andranno a cercare.”
Il Creatore rispose: “Così sia.”

Antica leggenda indiana.
Brano senza Autore, tratto dal Web

Una chiacchierata con un amico. (L’arte del saper ascoltare)


Una chiacchierata con un amico
(L’arte del saper ascoltare)

Una sera un caro amico mi chiamò.
Mi fece molto piacere la sua telefonata e come prima cosa mi chiese:
“Come stai?”
Non so perché gli risposi:
“Mi sento molto solo!”
“Vuoi che parliamo?” mi disse.
Gli risposi di si, e subito mi chiese:
“Vuoi che venga a casa tua?”

Io risposi di si.

Depose la cornetta del telefono e in meno di 15 minuti stava già bussando alla mia porta.
E così gli parlai per molte ore di tutto, del mio lavoro, della mia famiglia, della mia fidanzata, dei miei dubbi e lui sempre attento mi ascoltava.
Finché non si fece giorno, mi sentivo rilassato mentalmente, mi fece bene la sua compagnia, soprattutto il suo ascolto, mi sentii sostenuto e mi fece notare dove sbagliavo.
Mi sentii molto bene e quando lui si accorse che mi sentivo meglio, mi disse:
“Bene, ora me ne vado, perché devo andare a lavorare.”
Io mi sorpresi e gli dissi:
“Perché non mi hai avvisato che dovevi andare al lavoro?
Guarda che ora è, non hai dormito per niente, ti ho tolto tutto il tempo questa notte.”

Lui sorrise e mi disse:

“Non c’è problema, per questo ci sono gli amici!”
Mi sentii molto felice e orgoglioso di avere un amico così.
Lo accompagnai alla porta di casa e mentre lui camminava verso l’auto gli gridai da lontano:
“Ora è tutto a posto, ma perché mi hai telefonato ieri sera così tardi?”
Lui ritornò verso di me e mi disse a voce bassa che desiderava darmi una notizia, ed io gli chiesi:
“Cos’è successo?”
Mi rispose:
“Sono andato dal dottore e mi ha detto di essere molto malato!”
Io rimasi muto… ma lui mi sorrise e mi disse:
“Ne riparleremo, ti auguro una bella giornata.”

Si girò e se ne andò.

Mi servii un po’ di tempo per rendermi conto della situazione e mi chiesi più volte:
perché quando lui mi ha chiesto come stavo, io mi sono dimenticato di lui ed ho solo parlato di me?
Come ha avuto la forza di sorridermi, di incoraggiarmi, di dirmi tutto quello che mi ha detto, stando in quella situazione?
Questo è incredibile…
Da quel momento la mia vita è cambiata.
Ora sono meno drammatico con i miei problemi e godo di più per le cose belle della vita.
Adesso dedico il giusto tempo alle persone a cui voglio bene.
Auguro loro che abbiano una bella giornata e ricordino che:
“Colui che non vive per servire… non serve per vivere!”
La vita è come una scala, se tu guardi in alto, sarai sempre l’ultimo della fila, ma se tu guardi in basso, vedrai che ci sono molte persone che desidererebbero essere al tuo posto.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La storia del pacco di biscotti


La storia del pacco di biscotti

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di un grande aeroporto.
Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo.
Comprò anche un pacchetto di biscotti.
Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla.

Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un signore che stava leggendo il giornale.

Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l’uomo ne prese uno, lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro.
Tra lei e lei pensò:
“Ma tu guarda se solo avessi un po’ più di coraggio gli avrei già dato un pugno.”

Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l’uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno, ne prendeva uno anche lui.

Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò:
“Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!”
L’uomo prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà!

“Ah, questo è troppo.”

pensò e cominciò a sbuffare e indignata si prese le sue cose, il libro e la sua borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa.
Quando si sentì un po’ meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l’attenzione ed evitare altri dispiaceri.
Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando… nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.
Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quell’uomo seduto accanto a lei che generosamente aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell’orgoglio.

Brano senza Autore, tratto dal Web

La leggenda del bucaneve


La leggenda del bucaneve

Un’antica leggenda racconta che quando tutto ciò che vive prese la sua forma e il suo nome definitivo, solo l’uomo non fu contento, poiché la terra gli sembrava triste e deserta.
Egli sentiva che mancava qualcosa che rendesse bella e felice la sua vita.
Allora apparve la fata dei fiori, la quale, ascoltando le sue lamentele gli disse:
“Coprirò la terra con un ornamento originale che sarà per sempre la tua consolazione e la gioia dei tuoi occhi.”
E a un cenno della sua bacchetta magica uscirono all’improvviso dalla terra moltissimi fiori che si disposero gli uni accanto agli altri.
La fata allora immerse la sua bacchetta magica nei colori dell’arcobaleno e diede a ciascuno dei colori diversi.

Ben presto la terra si coprì di fiori coloratissimi di ogni tipo.

I fieri crisantemi poterono inorgoglirsi di essere splendenti e multicolori, le rose dei loro petali che sembravano preziosi velluti, i garofani, i gelsomini, i fiordalisi, le viole profumate…
Allo stesso tempo la fata dava a ciascuno un nome, indicandogli anche il luogo di residenza.
Non appena tutti i fiori furono pronti a confortare il genere umano, si udì da sotto un mucchio di neve come il sospiro di un bambino abbandonato.
“Io sono il solo ad essere stato dimenticato, buona fata,” diceva una vocina lamentosa “e sono rimasto senza colore e senza nome.
Quando i miei fratelli, sparsi sulla terra per compiere la loro missione, rallegreranno gli sguardi con la loro bellezza, io resterò qui e nessuno lo saprà!”

Commossa la fata rispose:

“Non essere triste piccolo fiore.
Tu che sei rimasto l’ultimo, sarai il primo.
Poiché sei stato dimenticato, piccolo bucaneve, sarai tu con i tuoi petali bianchi ad annunciare l’arrivo della primavera.
Alla tua vista tutti si rallegreranno!”

Leggenda popolare
Brano senza Autore, tratto dal Web