La volpe ed il bramino

La volpe ed il bramino

C’era una volta un bramino, un sacerdote dell’India, un po’ ingenuo e molto buono.
Il religioso si muoveva spesso per andare a celebrare cerimonie religiose in luoghi lontani ed isolati.
Un giorno decise di andare a predicare in un villaggio lontano, per raggiungerlo dovette passare attraverso una foresta.
Lungo il cammino incontrò un leone rinchiuso in una gabbia.
Il bramino provò pietà per l’animale e decise di liberarlo, nonostante sapesse che i leoni potevano mangiare gli uomini.

Il leone gli disse:

“Ti giuro che non mangerei mai il mio benefattore!”
Così il buon bramino lo liberò.
A quel punto l’animale disse:
“Come hai potuto pensare che dicessi la verità?
Ho fame e ti mangerò!”
Allora il bramino gli chiese:
“Prima di mangiarmi, sentiamo cosa ne pensa questo albero!”

L’albero rispose:

“Gli uomini sono cattivi.
Io offro loro riparo e refrigerio, e loro per tutta ricompensa mi tagliano e mi uccidono.
Per me lo puoi mangiare!”
Il bramino decise di chiedere un altro parere:
poco lontano, in una radura, c’era un asino che stava brucando… gli fecero la stessa domanda e l’asino rispose:
“Gli uomini?
Creature perfide!
Ci sfruttano tutta la vita, e quando siamo vecchi ci abbandonano.
Mangialo pure!”
In quell’ istante, videro che stava arrivando una volpe:
“Chiediamo anche a lei, disse il bramino, e se anche lei dirà di mangiarmi, potrai mangiarmi!”

La volpe guardò i due e disse:

“Voi mi state prendendo in giro:
ma come faceva un leone così ciccione a stare in una gabbia così piccola?”
Il leone, un po’ alterato, rispose che invece era possibile, e la volpe continuò:
“Sì, e io vi credo!
Figuriamoci un po’… secondo me, mi state prendendo in giro!”
Arrabbiato, il leone entrò nella gabbia e immediatamente la volpe chiuse la porta di ferro e l’assicurò con la sbarra; poi si rivolse al bramino e disse:
“Nella vita non basta essere buoni e bravi, ci vuole sempre un po’ d’astuzia!”
Quel giorno il bramino non andò al villaggio, ma ritornò a casa a meditare su quello che aveva imparato dall’astuta volpe.

Fiaba Indiana
Brano senza Autore.

La vita è un racconto, ascoltalo

La vita è un racconto, ascoltalo

Prima di lasciare il suo corpo, mio nonno mi chiamò accanto a sé e mi volle svelare il “segreto della vita.”
Mi disse proprio così:
“Ora ti confiderò un segreto, il segreto della vita!”
A quel tempo ero un ragazzino e non capivo perché un uomo come mio nonno dovesse morire.
Proprio non lo capivo.
Era un uomo eccezionale mio nonno.
Un uomo di grande cultura; severo; onesto con sé e con il mondo in cui credeva; ironico.
Ed insomma in quel giorno che a me sembrava una tragedia, mi chiamò vicino a sé, mi prese la mano e mi disse:

“Io me ne sto per andare.

Ma non devi essere triste.
Me ne vado per un po’, perché questo mio corpo è un po’ stanco.
Poi ci rivedremo.
Ma ora voglio confidarti un segreto.
Il segreto della vita.
Oggi viviamo in un mondo dove sembra che non esista altro che il denaro e la violenza.
Ma non è così.
C’è solo una grande confusione.
Per vivere bene devi fare una semplice cosa.
Che ora ti dirò.
Intanto portami un bicchiere d’acqua che ho la bocca secca.”
Beh, come ho già detto, a me sembrava già una tragedia che dovesse morire lui.
Figuriamoci cosa mi importava delle violenze o del denaro!
Però quel discorso lo ricorderò per sempre perché mio nonno stava per svelarmi un segreto.
Ero col bicchiere d’acqua in mano e glielo poggiai sulle labbra.

Bevve un sorso.

Aveva le labbra quasi blu.
“Ecco cosa devi fare!” mi disse, “Oggi c’è gente che è andata sulla Luna e ci sono pure un sacco di medicine nuove.
Però come vedi alla televisione, la gente continua a morire.
Una volta tutte queste cose non si sapevano perché non c’era la televisione.
E con tua nonna la sera si andava a letto presto.
O magari si stava davanti alla finestra a guardare la neve e la gente che passava.
Poi quando le tue zie erano piccole stavamo a raccontare storie di fantasmi o di principesse.
Ed allora magari le tue zie si impaurivano o si innamoravano e poi si andava tutti a letto.
Ora le storie te le raccontano in televisione o magari le leggi sulle riviste dal barbiere.
E così le storie di fantasmi e di principesse non le raccontiamo più perché le raccontano meglio in televisione.
Non ti devi immaginare più nulla:
vedi le immagini e ti impaurisci o sogni come facevano le tue zie ascoltando le nostre favole.
Non è sbagliato tutto questo.

Mi dai un altro po’ d’acqua?”

“Certamente!” dissi.
Era in ospedale mio nonno.
Aveva approfittato dell’assenza di altri parenti per parlarmi.
Per svelarmi questo segreto.
Non l’aveva detto a nessuno.
Lo disse solo a me.
“Come ti dicevo:
la televisione, le medicine, i viaggi sulla Luna… non sono cose sbagliate.
Perché ti possono fare impaurire o sognare.
E provare certi sentimenti non è sbagliato perché noi siamo uomini!
E dobbiamo provarle certe sensazioni perché questa è la vita.””
Mentre mi parlava era come se non avesse paura di morire.
Mi era sempre più chiaro che non stava morendo ma stava solo intraprendendo un nuovo viaggio per portare questo messaggio (che mi stava comunicando) anche ad altre persone e ad altri mondi.

“Queste cose,” continuò, “non sono sbagliate.

Ma la cosa che le può rendere “cattive” è che le tue zie che si impaurivano o che si innamoravano sapevano bene che ciò di cui parlavamo io e tua nonna erano solo racconti.
Invece oggi se accendi la televisione credi che sia tutto vero; se prendi una pillola credi che non lascerai mai questo corpo; se vai sulla Luna credi che sei a un passo da Dio.
C’è una cosa bella in tutto.
Se ora ti affacci alla finestra per esempio c’è il sole.
Ed è una cosa bella perché fa vivere le piante con i suoi raccolti ma se non piove potrebbe farle anche morire.
Sono racconti diversi.
Uno ti fa sognare e gioire, l’altro ti fa impaurire.
Ma sono solo racconti.
Vedi ora io so che tu sei triste perché non capisci perché io me ne debba andare.
E te la prenderai con qualcuno:
magari con Dio, con te stesso, con il mondo che è ingiusto o crudele, con i medici che non mi hanno salvato.
Ma questo è solo un racconto.

Che magari ti impaurisce e ti intristisce.

Ed è giusto che sia così perché sei un uomo e devi provare queste cose.
Ma devi anche sapere che è solo un racconto.
Io vado solo da un’altra parte senza questo vestito che chiamiamo corpo.
Vado a vedere altre cose.
Forse vado anche sulla Luna, ma senza un missile.
Vado ad ascoltare altri racconti.
Non con queste mie orecchie, ma con altre orecchie.
Vado a vedere altri luoghi, ma non con questi occhi.
Vado a raccontare le mie storie ad altra gente, ma non con questa bocca.
La vita è un bel racconto:
che ti fa sognare, ti fa piangere, che ti fa gridare, che ti fa arrabbiare.
Perché sei un essere vivente.
Anche le piante si arrabbiano e pure il Sole.
Anche loro sognano e si impauriscono.

Ma il segreto è che è solo un racconto.

E così la paura passa perché era solo un racconto e rimane la gioia di poter vivere ed ascoltare nuovi racconti.
Anche con corpi diversi.
Quindi vivi, ascolta i racconti, anche quelli della televisione, che sono molto belli.
Ma sappi sempre che sono racconti altrimenti crederai di vedere la Verità dove Verità non c’è.
E sarai sempre triste o forse ti capiterà di essere un po’ triste e un po’ felice.
Ed invece devi essere felice per il semplice fatto che riesci ad ascoltare racconti che magari possono sembrare tristi.
Come io che sono sul letto e la gente poi ti dirà che sono morto.
Ma tu non credergli.
È un racconto.
Un racconto per farti paura.
Ma tu sai che non è la Verità.
Perché io non sono questo corpo ma sono molto di più.
Io sarò sulla Luna o magari in India ad ascoltare e raccontare nuove storie.
Non sarò di certo in qualche tomba!
Mi fa pure schifo!

Ecco il segreto:

“Per vivere la vita,” e mi fece un sorriso come quando stava per raccontare una delle sue barzellette, “per vivere bene la tua vita devi chiedere consigli agli altri.
Se non sai cosa fare, se non riesci a fare qualcosa … chiedi consiglio agli altri.
Ascoltali attentamente e poi informati se hai capito bene cosa ti hanno consigliato ripetendogli cosa ti hanno detto.
Per esempio: tu non sai se andare a lavorare a Roma o Milano e loro ti suggeriscono Milano.
Allora tu dopo aver ascoltato approfonditamente tutte le loro motivazioni, gliele ripeti e vedi se hai capito bene.
E poi alla fine gli dici:
bene, allora Milano sembra il posto giusto.
Ecco la cosa importante è soprattutto ascoltare le motivazioni, perché ovviamente se uno ti dà un consiglio a caso non serve a niente.
Mi passi un po’ d’acqua?”
Il nonno mi stava dicendo di ascoltare i consigli degli altri.
Ma soprattutto di vedere se erano ben motivati.

Era quello l’importante.

“Allora… stavo dicendo.
Quando finalmente saprai che gli altri ti hanno consigliato di andare a Milano, quando avrai capito bene le loro motivazioni, allora sarai pronto.
Fai le valigie e vattene di corsa a Roma!”
Forse non avevo capito bene o forse il nonno cominciava a dare i numeri!
E il nonno se ne accorse benissimo, sorrise e mi guardò negli occhi.
I suoi occhi erano stanchi.
E continuò così:
“Hai capito bene!
Ecco il segreto.
Vivi la tua vita ma mai quella di un altro.
Ognuno di noi è speciale ed unico.
È questa la vita: un racconto speciale.
Ed ognuno di noi non ha Verità ma solo racconti da raccontare.
Ma se ci mettiamo a raccontare racconti uguali finiamo per credere all’unico racconto che oggi compare in televisione.

Ed il mondo diventerà tutto uguale.

E tutti correranno dietro lo stesso racconto credendo che sia la vera vita.
Ma ognuno ha la sua vita ed ognuno ha i suoi racconti.
Quindi ridi e divertiti perché non moriamo mai.
Sono solo i racconti che cambiano, ed è giusto che sia così.
Il mio racconto sta per finire ma un altro ne sta per cominciare.
Un altro tutto nuovo, magari appena sono sulla Luna ne ascolterò mille nuovi e poi te li verrò a raccontare attraverso i tuoi figli o magari attraverso il sole.
Dai, ora vai, che ho sonno.
Ma prima dammi un bacio!”
Uscii dalla stanza.
Non rividi più mio nonno nel suo corpo.
Piansi tanto.
Ora quando mi guardo intorno o guardo la TV o ascolto qualcuno, sorrido.
E mi vengono in mente le parole di mio nonno, in quel giorno d’estate, quando il Sole era alto e con i suoi raggi raccontava al mondo un’altra delle sue meravigliose storie.

Brano senza Autore.

L’astronauta in viaggio (La scoperta del pianeta Terra)

L’astronauta in viaggio
(La scoperta del pianeta Terra)

Ciao mia cara,
Non vedo l’ora di poteri abbracciare!
Da quanto tempo è che non ci vediamo:
più o meno saranno 3000 anni luce.
Non puoi immaginare quanto mi manchi e mi sembra ieri quando ci siamo lasciati.
Quanta fatica, e per quanto tempo abbiamo sognato di poter raggiungere un pianeta abitato come il nostro.
Mi sembra ieri quando i primi pionieri del volo violarono la quiete del cielo sfidando le leggi della natura; sento l’eco delle loro grida di gioia che risuonano nel tempo.
Noi, noi siamo la storia!
Ma a dirti la verità non è proprio come me lo aspettavo…

Ah, come sta la piccola?

Dalle un bacio e dille che presto il papà tornerà a casa.
Qui, il pianeta è insopportabile:
c’è un atmosfera irrespirabile, umida e piena d’acqua, tanto che la senti infilarsi nella tua tuta spaziale.
Le terre emerse occupano solo un terzo della superficie e per di più gli abitanti del pianeta con le loro costruzioni la stanno devastando, per non parlare dei rapporti che hanno tra loro:
sembrano divisi in tribù, parlano in lingue diverse e si comportano differentemente:
alcuni godono di stima e si vantano di possedere delle pietre luccicanti; hai presente quel metallo che noi usiamo per fare i tappi, ecco quello, mentre altri non vengono nemmeno considerati.
Pensa che dopo tutto questo, ed è solo un piccolo assaggio, si credono la razza più intelligente dell’universo.

Ma dove andremo a finire?

Non sono capaci di organizzarsi, non sono ancora al nostro livello tecnologico, non fanno altro che mangiarsi il cibo l’un l’altro e per di più sono anche orribili nell’aspetto.
Quando siamo scesi ci hanno circondato con delle armi insignificanti, credendo di spaventarci, e ci osservavano come se fossimo dei marziani.
Potevo vestirmi di verde, così almeno li avrei fatti felici!
Sono veramente disgustosi:
hanno peli sul corpo per proteggersi dal clima del pianeta, a volte fa un caldo insopportabile mentre altre volte fa un freddo, forse mi sto ammalando…
Comunque dovresti vederli:
sono piccoli e gracili perché la forza di gravità è inferiore di due volte rispetto alla nostra.
Emettono degli strani suoni, un po’ stornanti e quasi mai dolci, mi sembra quasi di impazzire per quanto mi rimbombano nella testa.
Non sono per niente socievoli e si credono padroni di tutto, pensa che volevano farmi una miriadi di analisi come se fossi un giocattolo; tutti erano diffidenti con me.

E noi che eravamo venuti in pace!

Fortunatamente è una sciocchezza imparare la loro lingua:
è semplicissima ed ha una struttura razionale primitiva; un po’ come sono loro fisicamente.
Quasi quasi assomigliano ai nostri progenitori nella loro evoluzione più arretrata …
Ormai, ad esser sincero, mi sto abituando:
sai com’è tutto il mondo è paese ed io non posso rinnegare la tolleranza e la solidarietà fraterna che mi hanno insegnato i miei genitori fin da quando ero piccolino!
Tutto sommato basta abituarsi alle diversità.
Ah ! Mi stavo dimenticando di dirti che ho fatto una nuova amicizia:
si chiama Giuseppe ed un essere umano della Terra!

Brano senza Autore, tratto dal Web

La verità è che il Cappellaio e Alice erano innamorati,

ma erano di due mondi completamente diversi.
Eppure nessuno si dimenticherà mai dell’altro e si sono promessi che un giorno si rincontreranno e continuano a sperarci senza mollare.
Si dice che lui diventò Matto, ma di lei, e che lei lo sogni ogni notte.
Si sono lasciati qualcosa di indelebile dentro, qualcosa che neanche la pazzia potrà cancellare.

Citazione Anonima.

Ancora cinque minuti papà!

Ancora cinque minuti papà!

Una donna si avvicinò ad un uomo seduto sulla panchina di un parco giochi.
“Quel bambino con la maglietta rossa sullo scivolo è mio figlio.” disse lei.
“È un bravo bambino.
Mia figlia invece è quella bambina in bicicletta, con il vestito bianco.” rispose l’uomo.
Poco dopo, guardando l’orologio, il padre della piccola si alzò per andare via:

“Che ne dici Melissa, ce ne andiamo?”

La figlia rispose pregandolo di rimanere ancora altri cinque minuti al parco.
Senza dire altro, l’uomo annuì tornando a sedersi sulla panchina.
I cinque minuti chiesti dalla bambina passarono in fretta e puntuale l’uomo le chiese nuovamente: “Andiamo?”
“Ancora cinque minuti papà, solo cinque minuti!” disse la bambina.
Il papà sorridendo rispose “Okay!”

La donna, stupita della calma dell’uomo gli disse:

“Caspita, lei è davvero un padre molto paziente!”
A quel punto l’uomo sorrise ancora…
“Il fratello di Melissa è stato ucciso da un automobilista ubriaco l’anno scorso.
Non abbiamo trascorso molto tempo insieme, e adesso darei qualunque cosa pur di stare cinque minuti con lui.
Ho promesso a me stesso che non avrei ripetuto quel terribile errore con Melissa…

… Lei crede che le vengano concessi altri cinque minuti per giocare…

La verità è che sono io a concedermi altri cinque minuti per vederla giocare!”

Con poche parole l’uomo è riuscito ad affrontare una questione molto importante:
nella vita non ci si deve mai lasciar sopraffare dagli impegni lavorativi e dalla carriera, a scapito degli affetti e di tutto ciò che è veramente importante.
Spesso non si ha una seconda possibilità!

Brano senza Autore

Il segreto della bilancia

Il segreto della bilancia

Un uomo gravemente ammalato fu accolto in una comunità e messo in una grande stanza insieme a molti altri ammalati.
Ma poco dopo essere deposto sul suo giaciglio, chiamò a gran voce il superiore.
“In che luogo mi avete portato?” protestò, “Le persone che ho intorno ridono e scherzano come bambini!
Non sono certe ammalate come me!”
“A dire la verità lo sono molto più di lei!” rispose il superiore, “Ma hanno scoperto un segreto, che oggi pochissimi conoscono o in cui, pur conoscendo, non credono più.”

“Quale segreto?” domandò l’uomo.

“Questo!” rispose un anziano dal letto confinante.
Estrasse dal comodino una piccola bilancia, prese un sassolino e lo depose su un piatto; subito l’altro si alzò.
“Che stai facendo?” chiese l’uomo.
“Ti sto mostrando il segreto!
Questa bilancia rappresenta il legame che esiste fra uomo e uomo.

Il sassolino è il tuo dolore che ora ti abbatte.

Ma mentre abbatte te, solleva l’altro piatto della bilancia permettendo ad un altro di gioire.
Gioia e dolore si tengono sempre per mano.
Ma bisogna che il dolore sia offerto, non tenuto per sé; allora fa diventare come bambini e fa fiorire il sorriso anche in punto di morte.”
“Nessuna scienza giustifica quello che tu dici!” fu la riflessione dell’uomo.
“Appunto per questo c’è in giro tanto dolore vissuto con amarezza.

Qui non è questione di scienza ma di fede.

Perché non entri anche tu nella bilancia dell’amore?”
L’uomo accettò la strana proposta.
E fu così che quando guarito, rivisse istanti di gioia, non poté non pensare alla sofferenza degli altri.
E si sentì legato agli uomini di tutto il mondo da un sottile filo d’oro.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

I bambini sono un miracolo!

I bambini sono un miracolo!

Un bambino risponde “grazie” perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia, non sostituirti a lui, ricorda che la sua implicita richiesta è “aiutami a fare da solo.”
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele, purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti.
Avrai modo più tardi di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose.

Lui capirà.

Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la lettura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori.
L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
“Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così!” è una frase da non dire mai.
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci; provate a portarlo il più possibile nella natura.

Un bambino troppo pulito non è un bambino felice.

La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve, sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo, non è malvestito ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande, ricorda che le tue parole sono importanti; meglio un “questo non lo so!” se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi sugli specchi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore, lo legge, attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi.

Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato, spiegagli perché sei triste, lui è dalla tua parte.

Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile, vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata, il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono, onoriamolo con cura.

Brano di Giorgio Gaber

Michele di Cristallo. Il bambino trasparente.

Michele di Cristallo.
Il bambino trasparente.

Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente.
Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l’aria e l’acqua.
Era di carne ed ossa e pareva di vetro.
Se cadeva non andava a pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente.
Si poteva vedere il suo cuore battere.
Soprattutto si vedevano i suoi pensieri.
Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere quella che sembrava essere una palla di fuoco dietro la sua fronte.

Disse poi la verità e la palla di fuoco si dissolse.

Per tutto il resto della sua vita il bambino trasparente non disse più bugie.
Crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo.
Ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e, prima che aprisse bocca, si potevano indovinare le sue risposte, quando gli si rivolgeva una domanda.
Egli si chiamava Michele, ma la gente lo chiamava Michele di cristallo.
Tutti gli volevano bene per la sua lealtà e per la sua onestà.
Vicino a lui tutti diventavano gentili.
Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore.
Cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo.

Chi osava protestare spariva senza lasciare traccia.

Chi si ribellava veniva fucilato.
I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi.
La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze.
Ma Michele non poteva tacere.
Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui.
Dietro la fronte di quello che una volta era il bambino trasparente, tutti leggevano pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno.
Di nascosto poi, la gente ripeteva i pensieri di Michele come modo per avere speranza nel futuro.

Il tiranno fece arrestare Michele di cristallo.

Poi ordinò di gettarlo nella più buia prigione.
Allora successe una cosa straordinaria.
I muri della cella in cui Michele fu rinchiuso, diventarono trasparenti!
Dopo di essi anche i muri dell’intero edificio, e infine anche le mura esterne.
La gente che passava vicino alla prigione poteva vedere Michele seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo.
Tutti continuavano a leggere i suoi pensieri.
Di notte la prigione emanava una grande luce.
Il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.
Michele di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il saggio e la verità


Il saggio e la verità

Una volta, un imperatore sognò di aver perso tutti i denti.
Si svegliò spaventato e fece chiamare un saggio in grado di interpretare il suo sogno.
“Signore, che disgrazia!” esclamò il saggio.
“Ciascuno dei denti caduti rappresenta la perdita di un familiare caro a Vostra Maestà.”

“Ma che insolente!” gridò l’imperatore.

“Come si permette di dire tale fesseria?”
Chiamò le guardie ordinando loro di frustarlo.
Chiese in seguito che cercassero un altro saggio.
L’altro saggio arrivò e disse:
“Signore, vi attende una grande felicità!
Il sogno rivela che lei vivrà più a lungo di tutti i suoi parenti.”

Il volto dell’imperatore si illuminò.

Chiese che venissero consegnate cento monete d’oro a quel saggio.
Quando costui lasciò il palazzo, un suddito domandò:
“Com’è possibile?
L’interpretazione data da lei fu la stessa del suo collega.
Tuttavia lui prese delle frustate mentre lei ebbe delle monete d’oro!”
“Mio amico.” rispose il saggio “Tutto dipende da come si vedono le cose…

Questa è la grande sfida dell’umanità.

Da ciò deriva la felicità o l’infelicità, la pace o la guerra.
La verità va sempre detta, non c’è alcun dubbio, ma il modo come la si dice…
È quello che fa la differenza.
La verità deve essere comparata ad una pietra preziosa.
Se la rinfacciamo a qualcuno, può ferire, provocando rivolta.
Ma se l’avvolgiamo in una delicata confezione e la offriamo con tenerezza, sarà sicuramente accettata con più felicità.”

Brano senza Autore, tratto dal Web

L’elefante e i sei saggi ciechi


L’elefante e i sei saggi ciechi

C’erano una volta sei saggi che vivevano insieme in un piccolo villaggio.
I sei saggi erano ciechi.
Un giorno, un principe straniero che attraversava il paese si fermò con la sua corte davanti alle mura di questo villaggio.
Subito tra gli abitanti del villaggio si diffuse la voce che il principe montava un animale straordinario.
Si trattava di un elefante.
In quel paese non esistevano elefanti, e la gente non aveva idea di come potessero essere fatti quegli animali.
I sei saggi volevano vederlo, ma come avrebbero potuto farlo essendo ciechi?
Così decisero di andare a toccare l’animale, in modo da poterlo descrivere.
Al loro ritorno, i sei ciechi furono accolti dalla popolazione impaziente di sapere a cosa poteva assomigliare un elefante.
“Bè,” disse il primo, “un elefante è come un enorme ventaglio rugoso.”

Gli aveva toccato le orecchie.

“Assolutamente no,” intervenne il secondo, “E’ come un paio di lunghe ossa.”
Gli aveva toccato le zanne.
“Ma proprio per niente!” esclamò il terzo, “Assomiglia ad una grossa corda.”
Gli aveva toccato la proboscide.
“Ma cosa state dicendo? Piuttosto è compatto come un tronco d’albero!” disse il quarto che gli aveva toccato le zampe.
“Non capisco di cosa state parlando…” disse il quinto, “Un elefante assomiglia ad un muro che respira.”
Gli aveva toccato i fianchi.
“Non è vero,” gridò il sesto, “Un elefante è come una lunga fune.”

Gli aveva toccato la coda.

I sei ciechi cominciarono a litigare, ciascuno rifiutando di ascoltare la descrizione degli altri cinque.
Attirato dalle loro urla, il principe venne a vedere che cosa stava accadendo.
“Sire,” disse un vecchio, “i sei saggi sono venuti a toccare l’elefante per capire com’è fatto e ognuno dice una cosa diversa.
Non si sa a chi credere.”
Il principe ascoltò i sei ciechi che descrissero di nuovo l’elefante.
Dopo un lungo silenzio, egli dichiarò:
“Tutti e sei dicono la verità, ma ognuno di essi ha toccato solo una parte dell’animale, e quindi conosce solo quella parte di verità.
Finché ognuno crede di essere il solo ad avere ragione, nessuno conoscerà la verità intera.

I diversi colori del caleidoscopio non si mescolano forse per formare un solo e splendido disegno?

Il principe descrisse allora l’elefante mettendo insieme le sei descrizioni e gli abitanti del villaggio seppero finalmente che aspetto aveva quello straordinario animale.”
Tutti noi abbiamo la nostra personale visione del mondo ed essa è basata su ciò che attraverso i sensi percepiamo ed interiorizziamo e che costituisce la nostra esperienza diretta sulle cose.
Ma proprio perché personale e quindi filtrata dai nostri sensi, tale visione non è detto che sia corrispondente alla realtà in se stessa.
Accettare l’idea che i diversi punti i vista possono tutti essere validi e che il loro insieme fa la realtà della cose, ci aiuta ad essere più disponibili verso il punto di vista dell’altro e a rispettarlo tanto quanto vogliamo che sia rispettato il nostro.
Ascoltare significa anche porsi nella condizione di recepire ciò che ci viene detto come un possibile fertile spunto di riflessione, un punto di vista diverso che potremo scartare o accettare in funzione di ciò che riteniamo utile per noi ma che in linea di principio non è più sbagliato o più giusto del nostro, ma solo diverso…

Brano senza Autore, tratto dal Web