Hai ragione! (Il principe e suo figlio)

Hai ragione!
(Il principe e suo figlio)

Un principe afgano aveva un figlio molto intelligente ma poco disposto a seguire i pareri altrui.
“Vorrei poter decidere sempre in base alle mie idee!” confessava al padre.
“In certi casi è impossibile!” gli rispondeva questi, “Ci sono momenti nei quali i consigli degli altri sono di stimolo e chiarimento!”
Quel momento venne.
Per poter battere un potente nemico che si stava affacciando alle frontiere, il principe convocò i suoi tre più valenti generali e volle che al consiglio di guerra partecipasse il giovane erede.
“Secondo me,” disse il primo generale, “vinceremo lasciando via libera al nemico per coglierlo poi di sorpresa alle spalle!”

“Hai ragione!” rispose il sovrano.

Disse il secondo generale:
“Il mio parere è questo:
affrontare il nemico di fronte con tre armate a cuneo, così da disperdere le sue forze in mille rivoli!”
“Hai ragione!” osservò il principe.
“Penso sia meglio,” sostenne il terzo generale, “temporeggiare per individuare bene le sue mosse!”
“Hai ragione!” concluse il monarca.

E sciolse la riunione.

A questo punto il figlio osservò:
“Com’è possibile, padre, che tu dia ragione a tutti e tre?
Il tuo assenso non confonderà le loro idee, invece di rafforzarle?”
“Hai ragione,” gli rispose il padre, “ma avresti preferito ch’io dessi ragione a uno solo e torto agli altri due?
Questi si sarebbero sentiti umiliati e avrebbero seguito controvoglia i piani di battaglia altrui!”
“Hai ragione!” assentì il figlio, “Ma allora?”
“Allora condurrai tu la guerra, utilizzando, a seconda degli eventi, i piani che hai sentito esposti!”
“Lo farò.
Mi è già venuta in mente un’idea, mentre li ascoltavo.
Ecco, io direi…”

Il padre approvò e la guerra fu vinta.

Il principe, in più, aveva ottenuto una sua piccola vittoria personale:
era riuscito a predisporre all’ascolto l’intelligenza di suo figlio.

Brano tratto dal libro “Il Libro della Saggezza Interiore.” di Piero Gribaudi. Gribaudi Editore.

Gli insegnanti innamorati

Gli insegnanti innamorati

In una scuola primaria vicina al mio paese, tanti anni fa, arrivarono ad insegnare un maestro ed una maestra, freschi di nomina.
Il maestro era molto basso di statura e vistosamente tarchiato, mentre la maestra era esageratamente alta e magra, e ciò evidenziava un grande contrasto fisico tra di loro.

La bidella, appassionata di storia risorgimentale e con una vena satirica che gli era propria,

diede ad entrambi un soprannome, rispettivamente Curtatone e Montanara, evocando i luoghi della battaglia del 1848 vinta dalle truppe sabaude su quelle austriache in terra lombarda.
I soprannomi circolarono in maniera rapida, divertendo tutti, sia dentro che fuori dalla scuola e, in modo altrettanto rapido, i due insegnanti si innamorarono.
Il maestro era diventato per tutti Curtatone perché corto di statura e la maestra Montanara perché sembrava una guglia alpina.

Vederli passeggiare per le vie del paese a braccetto era uno spettacolo che nessuno voleva perdersi.

Con il tempo divennero coscienti di essere soggetti di commenti, molto, sarcastici e chiesero, ottenendo, di essere trasferiti per l’anno successivo.
Ci fu l’esame di quinta e, ad uno sprovveduto alunno, fu chiesto di parlare di Curtatone e Montanara.

La domanda era chiaramente riferita all’epica battaglia risorgimentale ma questi travisò e,

imbarazzato, rispose che il maestro Curtatone e la maestra Montanara lui sapeva fossero solo innamorati, come Romeo e Giulietta, e che l’amore livella le differenze fisiche, anche se a scuola non gli avevano ancora spiegato come mai questo accade.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

La luce nella caverna

La luce nella caverna

San Pacomio voleva conoscere il significato della vita e meditava ogni giorno le parole sacre e quelle dei sapienti per scoprirne il segreto.
Una notte il Signore lo accontentò e gli mandò un sogno.

Pacomio vide che il mondo era una immensa caverna nera e buia.

In essa gli esseri umani si aggiravano a tentoni, urtandosi, talvolta ferendosi, incespicando, sempre più sfiduciati e depressi perché non riuscivano a trovare una via d’uscita.
Poi, improvvisamente, un uomo (o una donna) accese una luce.
Una luce minuscola, ma non esiste tenebra così profonda da non poter essere vinta da una luce anche piccolissima.
Con una luce si può sempre trovare una via di scampo, così tutti si misero dietro alla persona che aveva il lumino.
Dapprima si accalcarono, ostacolandosi a vicenda, poi cercarono di mettersi in fila indiana.

Ma erano tanti e il buio era profondo e la luce appena percettibile.

Alla fine trovarono la soluzione adeguata:
si presero tutti per mano.

Brano tratto dal libro “Ma noi abbiamo le ali.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Pace e le sue sorelle

Pace e le sue sorelle

Quando il mondo iniziò ad esistere, quando il grande sole giallo riscaldava la terra e di notte la bianca luna tutto illuminava, nacquero in una tiepida mattina d’autunno Pace e le sue sorelle.
Adagiate su una foglia di ninfea che faceva loro da culla, le piccole creature del bene si guardavano intorno incuriosite da tanta bellezza:
prati verdeggianti, animali liberi, un cielo azzurro e pulito, cascate limpide e cristalline.
Quando Felicità svolazzava nei prati, era solita fare a gara con le farfalle a chi raggiungeva prima la grande quercia.
E dove passava lei era felicità ovunque.
Armonia, poi, amava dondolarsi pigramente su un’altalena di liane, canticchiando dolci melodie ai suoi amici animali che, catturati da tanta soavità, rimanevano ore ed ore ad ascoltare quella meravigliosa voce.

E quando cantava lei era armonia ovunque.

Di notte Silenzio raggiungeva a piedi nudi la collina e, seduto sull’erba baciata dalla rugiada, rimirava quel paesaggio incantevole rischiarato da luna e stelle e ne assaporava la quiete.
E quando il sonno li rapiva, era silenzio ovunque.
Amore e Amicizia insegnavano agli abitanti di quel paradiso ad ascoltare il proprio cuore e ad essere sempre pronti ad aiutarsi a vicenda.
E quando parlavano loro, tutti si volevano bene ovunque.
Pace, dal canto suo, regnava sovrana ed era tanto felice nel vedere che era facile mantenere quell’equilibrio così ben costruito dal Buon Dio.
E fino a che lei regnò vi fu pace su tutta la Terra.
Poi arrivò l’uomo.
Era un essere umile e buono, rispettoso e gentile verso i suoi simili:
ma non fu così a lungo.
L’uomo iniziò a coltivare dentro di sé il seme della gelosia e dell’invidia, voleva possedere sempre più cose per essere il padrone indiscusso su tutto.
Gelosia, Invidia e Potere, creature del male senza fissa dimora, giunsero nel regno di Pace e tutto distrussero.

E al loro passaggio vi fu desolazione ovunque.

Infine arrivò Guerra, e dopo lei Tristezza.
Il mondo si tinse dei toni del nero, gli animali cercavano riparo nei boschi, l’uomo si scagliava contro i suoi fratelli, disseminando dolore ovunque.
Pace e le sue sorelle piansero per giorni e giorni, non trovando il modo per rimettere ordine sulla Terra.
In disparte, in un cantuccio, se ne stavano silenziose le due sorelline più piccole, Uguaglianza e Fratellanza, timide e un po’ impaurite.
Pace fissò a lungo i loro occhi e, avvicinandosi, disse:
“È giunto il tempo di far sentire la vostra voce.
Il mondo così sta morendo:
l’uomo lo sta rovinando con le sue stesse mani e noi dobbiamo fermarlo.
A me sta a cuore il futuro dei bambini che così non avranno più case, patiranno la fame e non giocheranno più.
Il loro mestiere è quello di fare i bambini, non vivere tra lo scempio delle guerre dei grandi.”
Uguaglianza e Fratellanza partirono subito.

Anche Amore si unì alle due sorelle.

Dall’alto, lo scenario era tanto triste:
guerra e dolore ovunque.
“Dove saranno i bambini?” si domandavano.
Poi li videro:
chiusi nelle case con le loro mamme, senza sorriso, spaventati.
“Ci pensiamo noi, piccoli.
Venite, seguiteci, fate presto e non abbiate paura!” disse a gran voce Amore.
E così, poco a poco, si formò una catena di bambini che via via diventava sempre più forte e sempre più lunga:
un vero e proprio esercito di chiassosi bimbi.
Al loro passaggio, come per magia, la terra si ricopriva di profumati fiori: fiori ovunque.

Fiori che uscivano dai fucili, dalle macchine da guerra.

Fiori nelle stanze dei bottoni, fiori che cadevano dagli aerei in volo come una pioggia colorata.
Gli uomini così non poterono più fare la guerra e finalmente capirono e si vergognarono tanto per ciò che avevano fatto.
Riposero le armi e la cattiveria e ritornarono nelle loro case, dalle loro famiglie.
Pace tornò così a regnare sulla Terra.
“La guerra è stata vinta dai bambini!” dissero le tre sorelle al loro ritorno.
Pace le accolse con gioia e disse:
“Durante la vostra assenza è venuta alla luce un’altra sorellina. Venite, vuole abbracciarvi!”
Mai i colori della Terra furono meravigliosi come in quel giorno, un giorno da ricordare.
Era nata la Speranza.

Fiaba di Greta Blu

Pagato interamente con un bicchiere di latte!

Pagato interamente con un bicchiere di latte!

Un giorno un ragazzo povero, che per pagare i suoi studi vendeva beni di porta in porta, si accorse che gli era rimasta solamente una monetina da dieci centesimi, e aveva fame.
Così decise di chiedere da mangiare alla prossima casa.
Ma si smontò subito quando vide che ad aprire la porta era una giovane donna.
Invece di un pasto, gli riuscì solo di chiedere un bicchier d’acqua.
Lei però lo vide così affamato che pensò di portargli un bicchierone di latte.
Lo bevve lentamente e poi chiese:

“Quanto le devo?”

“Non mi deve niente!” rispose lei, “Mamma ci ha insegnato a non accettare mai compensi per una gentilezza!”
Lui disse:
“Allora la ringrazio di cuore.”
Quando Howard Kelly lasciò quella casa, non si sentiva più forte solo fisicamente, ma anche la sua fede in Dio e nell’uomo si erano rafforzate.
Poco prima era stato quasi sul punto di lasciarsi andare…
Anni dopo, quella giovane donna si ammalò gravemente.
I dottori locali non sapevano come cavarsela e alla fine la mandarono nella grande città, perché degli specialisti studiassero la sua malattia rara.

Anche il Dottor Howard Kelly fu chiamato per un consulto,

e quando sentì il nome della città da cui proveniva, una luce strana riempì i suoi occhi.
Immediatamente si levò e corse giù verso la sua camera d’ospedale.
Avvolto nel suo camice da dottore andò a visitarla e subito la riconobbe.
Uscì da quella stanza determinato a fare tutto il possibile per salvarle la vita.
Da quel giorno riservò grandi attenzioni al caso e, solo dopo una lunga lotta, la battaglia fu vinta.

Il Dottor Kelly chiese all’amministrazione di comunicargli il conto, per la sua approvazione.

Dopo averlo visionato, scrisse qualcosa in un angolo e lo fece recapitare nella stanza della donna.
Lei temeva di aprirlo, perché sapeva che ci avrebbe messo una vita per pagarlo tutto.
Alla fine lo lesse, e alcune parole attirarono la sua attenzione a lato del conto:
“Pagato interamente con un bicchiere di latte!
Dottor Howard Kelly.”

Brano senza Autore, tratto dal Web