Nessun fiore nasce inutile

Nessun fiore nasce inutile

Fare il venditore a porta a porta richiede una certa abilità poiché molti rifiutano qualsiasi approccio con questa determinata categoria.
Il protagonista di questa storia, un giorno, decise di raggiungere una famiglia in aperta campagna per proporre la sua gamma di robot da cucina.

Questa abitazione era stata segnalata come impossibile da trattare per la sua ostilità.

Pensò bene di usare tutte le strategie apprese e si presentò nel cortile della loro modesta abitazione.
Notò a ridosso della casa dei bellissimi gerani coltivati in vaso e pensò di usare questi come approccio.
Ne lodò con molta enfasi la beltà e rarità dicendo che, se li avesse visti, sua moglie sarebbe rimasta stupefatta.
La donna entusiasta dei complimenti, si offrì di donargli delle talee per la moglie, le recise con cura incartandole in un foglio di giornale inumidito.

Vendere il robot una volta “addomesticata” la cliente fu facile.

Il venditore, percorso un chilometro di strada, gettò fuori dal finestrino della machina il cartoccio delle talee, ormai inutili, in un fosso dove scorreva l’acqua corrente, anche perché era celibe.
Fece lo stesso tragitto, alcuni giorni dopo, per completare la zona e notò il suo cartoccio molto più avanti rispetto al posto in cui lo aveva gettato.
Qualche giorno prima che lui ripassasse con l’auto, in quel luogo c’era stato un tragico incidente mortale che aveva lasciato evidenti segni del disastro.

I fiori avevano preso vigore e sembravano messi lì apposta,

con stupore constatò che il suo cartoccio gettato si era trasformato in un bouquet, per segnalare ai passanti il luogo esatto della tragedia.
Da quel giorno imparò la lezione: nessun fiore nasce inutile.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

L’alberello ed il palo di frassino

L’alberello ed il palo di frassino

Al fragile tronco di alberello, il giardiniere legò un robusto palo di frassino che gli facesse da tutore e lo aiutasse a crescere diritto.
Quando il vento invitava alla danza, l’albero adolescente agitava la chioma sempre più folta e incominciava a dondolare, e gridava:
“Lasciami, per favore, perché mi tieni così?
Guarda tutti gli altri si lasciano cullare dal vento.

Perché solo io devo stare così rigido?”

“Ti spezzeresti!” ripeteva inflessibile il palo di frassino, “Oppure prenderesti delle brutte posizioni, diventeresti brutto e tutto storto!”
“Sei solo vecchio e invidioso, lasciami, ti dico!” diceva il giovane albero mentre si divincolava con tutta la sua forza.
Ma il vecchio palo resisteva tenacemente, più saldo e ostinato che mai.
Una sera d’inverno, annunciato da tuoni e lampi, accompagnato da violente sferzate di grandine, un uragano si abbatte sulla zona.
Ghermito dai furiosi tentacoli del vento, l’alberello scricchiolava in tutte le giunture, con la chioma che a tratti sfiorava la terra.
Le folate più forti quasi strappavano le radici dal terreno.

“È finita!” pensava l’alberello.

“Resisti figliolo!” gridò invece il vecchio palo di frassino, che raccolse le forze ancora presenti nelle annose fibre e sfidò la bufera.
Una lotta dura, lunga, estenuante.
Ma alla fine l’alberello era salvo.
Il vecchio palo di frassino invece era morto, spezzato in due miserabili tronconi.
L’albero giovane capì e cominciò a piangere.

“Non mi lasciare!

Ho ancora bisogno di te!”
Ma non ebbe risposta.
Un pezzo di palo di frassino era rimasto ancora stretto al giovane tronco dal laccio.
Come in un ultimo abbraccio.
Oggi, i passanti guardano meravigliati quel robusto alberello che, nei giorni di vento, sembra quasi che stia cullando teneramente un vecchio pezzo di legno secco.

Brano senza Autore.

Cacciatori di scimmie

Cacciatori di scimmie

I cacciatori di scimmie hanno escogitato un metodo geniale e infallibile per catturarle.
Quando hanno scoperto la zona della foresta in cui più spesso si radunano,

affondano nel terreno dei vasi con il collo lungo e stretto.

Con molta attenzione coprono di terra i vasi, lasciando libera solo l’apertura a pelo d’erba.
Poi mettono nel vaso una manciata di riso e bacche, di cui le scimmie sono molto ghiotte.

Quando i cacciatori si sono allontanati, le scimmie ritornano.

Curiose per natura, esaminano i vasi e, quando si accorgono delle ghiottonerie che contengono, infilano le mani dentro a abbrancano una grossa manata di cibo, la più grossa possibile.
Ma il collo dei vasi è molto stretto.
Una mano vuota vi scivola dentro, quando è piena non può assolutamente venire fuori.

Allora le scimmie tirano, tirano.

È il momento che i cacciatori, nascosti nei paraggi, aspettano.
Si precipitano sulle scimmie e le catturano facilmente.
Perché esse si dibattono violentemente, ma non le sfiora neppure per un attimo il pensiero di aprire la mano e abbandonare ciò che stringono in pugno.

Brano tratto dal libro “Il canto del grillo.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Il boscaiolo

Il boscaiolo

C’era una volta un boscaiolo che si presentò a lavorare in una segheria.
Il salario era buono e le condizioni di lavoro ancora migliori, per cui il boscaiolo volle fare bella figura.
Il primo giorno si presentò al caporeparto, il quale gli diede un’ascia e gli assegnò una zona del bosco.
L’uomo, pieno di entusiasmo, andò nel bosco a fare legna.
In una sola giornata abbatté diciotto alberi.

“Complimenti!” gli disse il caporeparto, “Va’ avanti così.”

Incitato da quelle parole, il boscaiolo decise di migliorare il proprio rendimento il giorno dopo.
Così quella sera andò a letto presto.
La mattina dopo si alzò prima degli altri e andò nel bosco.
Ma nonostante l’impegno, non riuscì ad abbattere più di quindici alberi.

“Devo essere stanco!” pensò.

E decise di andare a dormire al tramonto.
All’alba si alzò deciso a battere il record dei diciotto alberi.
Invece quel giorno non riuscì ad abbatterne neppure la metà.
Il giorno dopo furono sette, poi cinque, e l’ultimo giorno passò l’intero pomeriggio tentando di segare il suo secondo albero.
Preoccupato per quello che avrebbe pensato il caporeparto, il boscaiolo andò a raccontargli quello che era successo, e giurava e spergiurava che si stava sforzando ai limiti dello sfinimento.

Il caporeparto gli chiese:

“Quando è stata l’ultima volta che hai affilato la tua ascia?”.
“Affilare?
Non ho avuto il tempo di affilarla: ero troppo occupato ad abbattere alberi!”

Brano tratto dal libro “Lascia che ti racconti. Storie per imparare a vivere.” di Jorge Bucay

Una donna in barca

Una donna in barca

Un mattino un uomo tornò dopo molte ore di pesca e decise di fare un sonnellino.
La moglie, sebbene non fosse pratica del lago, decise di uscire in barca.
Accese il motore e si allontanò dalla riva per una breve distanza:
spense il motore, buttò l’ancora, e iniziò a leggere il libro che aveva portato con sé.

Una Guardia Forestale arrivò con la sua barca e si avvicinò a quella della donna chiedendole:

“Buongiorno, Signora.
Le posso chiedere che cosa sta facendo?”
“Sto leggendo un libro, vede?” rispose lei.
“Signora, lei si trova in una zona in cui è vietata la pesca!” esclamò la Guardia Forestale.
“Agente, io non sto pescando.

Sto leggendo il mio libro!” replicò la signora.

“Signora, lei però ha con sé in barca tutta l’attrezzatura necessaria alla pesca.
Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.
Devo portarla con me e fare rapporto!” spiegò la Guardia Forestale.
“Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale!” ribatté la donna.

“Ma se non l’ho nemmeno toccata!” disse la Guardia Forestale.

“Questo è vero, ma possiede tutta l’attrezzatura.
Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento!” concluse decisa la signora.
“Le auguro buona giornata, signora.” e dopo aver salutato, la guardia se ne andò.

Morale: mai discutere con una donna che legge, è probabile che sappia anche pensare.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Le lenzuola sporche


Le lenzuola sporche

Una giovane coppia di sposi novelli andò ad abitare in una zona molto tranquilla della città.
Una mattina, mentre bevevano il caffè, la moglie si accorse, guardando attraverso la finestra, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria.
“Guarda che sporche le lenzuola di quella vicina!

Forse ha bisogno di un altro tipo di detersivo…

Magari un giorno le farò vedere come si lavano le lenzuola!”
Il marito guardò e rimase in silenzio.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento.

Dopo un mese,

la donna si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva le sue lenzuola pulitissime, e disse al marito:
“Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato!
Chi le avrà fatto vedere come si fa?”
Il marito le rispose:
“Nessuno le ha fatto vedere; semplicemente questa mattina, io mi sono alzato più presto e, mentre tu ti truccavi, ho pulito i vetri della nostra finestra!”

Così è nella vita!

Tutto dipende dalla pulizia della finestra attraverso cui osserviamo i fatti.
Prima di criticare, probabilmente sarà necessario osservare se abbiamo pulito a fondo il nostro cuore per poter vedere meglio.
Allora vedremo più nitidamente la pulizia del cuore del vicino.

Brano senza Autore, tratto dal Web