La dieta della bellezza

La dieta della bellezza

C’erano una volta, in un paese orientale, due bellissime sorelle.
La prima sorella andò sposa al re, la seconda ad un mercante.
Con il passare del tempo, però, la moglie del re si era fatta sempre più magra, sciupata e triste.
La sorella, che viveva con il mercante accanto al palazzo reale, pareva farsi più bella ogni giorno che passava.

Il sultano convocò il mercante nel suo palazzo e gli chiese:

“Come fai?”
“È semplice:
nutro mia moglie di lingua!”
Il sultano diede ordine di preparare quintali di lingua di montone, di cammello, di canarino per la dieta della moglie.

Ma non successe niente.

La donna era sempre più smunta e malinconica.
Infuriato, il re decise di far cambio.
Mandò la regina dal mercante e si prese in moglie la sorella.
Nella reggia però, la moglie del mercante, diventata regina, sfiorì rapidamente.
Mentre la sorella, a casa del mercante, in poco tempo ridivenne bella e radiosa.

Il segreto?

Ogni sera il mercante e sua moglie parlavano, si raccontavano storie e cantavano insieme.

Brano tratto dal libro “C’è qualcuno lassù.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

O Dio! Fammi diventare come Giovanni!

O Dio! Fammi diventare come Giovanni!

In un centro di raccolta per barboni, un alcolizzato di nome Giovanni, considerato un ubriacone irrecuperabile, fu colpito dalla generosità dei volontari del centro e cambiò completamente.
Divenne la persona più servizievole che i collaboratori e i frequentatori del centro avessero mai conosciuto.

Giorno e notte, Giovanni si dava da fare instancabile.

Nessun lavoro era troppo umile per lui.
Sia che si trattasse di ripulire una stanza in cui qualche alcolizzato si era sentito male, o di strofinare i gabinetti insudiciati, Giovanni faceva quanto gli veniva chiesto col sorriso sulle labbra e con apparente gratitudine, perché aveva la possibilità di essere d’aiuto.
Si poteva contare su di lui quando c’era da dare da mangiare a uomini sfiniti dalla debolezza,

o quando bisognava spogliare e mettere a letto persone incapaci di farcela da sole.

Una sera, il cappellano del centro parlava alla solita folla seduta in silenzio nella sala e sottolineava la necessità di chiedere a Dio di cambiare.
Improvvisamente un uomo si alzò, percorse il corridoio fino all’altare, si buttò in ginocchio e cominciò a gridare:
“O Dio!
Fammi diventare come Giovanni!
Fammi diventare come Giovanni!”
Il cappellano si chinò verso di lui e gli disse:

“Figliolo, credo che sarebbe meglio chiedere:

Fammi diventare come Gesù!”
L’uomo guardò il cappellano con aria interrogativa e gli chiese:
“Perché, Gesù è come Giovanni?”

Brano tratto dal libro “Il segreto dei pesci rossi.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

Il baratto

Il baratto

Un uomo dovendo andare via per un lungo viaggio, lasciò come consegna alla moglie di vivere durante la sua assenza senza denaro, barattando solo con i frutti della loro terra.
Questo perché la donna non aveva dimestichezza con il denaro dato che era tarda a comprendere regole e valore.
Durante la sua assenza passò per la loro fattoria un venditore ambulante di pentole e propose alla donna l’acquisto della sua mercanzia.
Questa dimostrò interesse per un piccolo pentolino di rame, ma spiegò che non aveva denaro e che avrebbe semplicemente potuto fare un baratto.

Il commerciante disse:

“Cosa mi propone in cambio?”
La donna replicò:
“Mio marito conserva del metallo sotto il letto che io temo possa attirare i fulmini; può andar bene?”

“Mostramelo!” rispose lui.

Il commerciante sbalordito vide che erano tante monete d’oro e d’argento e le disse:
“Per questo metallo ti lascio tutto il carretto con le pentole e pure l’asino!”
La donna chiese:

“Cosa ne faccio di tutte queste pentole!”

“Mettile rovesciate sopra i pali della recinzione a mo di capello, così se piove non marciscono e farai felice tuo marito!”
Al ritorno l’uomo vide da lontano la sua proprietà adornata di pentole e allarmato chiese spiegazione alla moglie che spiegò:
“Ho fatto come mi hai comandato; con il tuo metallo che avevi sotto il letto ho barattato tutte queste pentole mettendo in salvo i nostri pali!”
Grande e inconsolabile fu la disperazione dell’uomo che dovette tenersi moglie e pentole.

Brano di Dino De Lucchi
© Ogni diritto sul presente lavoro è riservato all’autore, ai sensi della normativa vigente.
Revisione del racconto a cura di Michele Bruno Salerno

La ragazza ed il barbone

La ragazza ed il barbone

Un giorno, mentre passeggiava per strada, una ragazza notò un barbone che cantava in cambio di qualche monetina.
Non ci fece troppo caso ed entrò in una caffetteria.
Qualche minuto dopo aver presto posto ed aver ordinato, vide entrare il barbone.
Questi iniziò a contare le monetine, vicino a lei, ma con le offerte ricevute aveva raccolto solo poco più di un euro.

Titubante e deluso si avviò verso l’uscita,

ma la ragazza, avendo assistito a tutta la scena, impulsivamente, decise di offrigli un caffè ed un bel panino.
Il barbone indeciso se accettare o meno si convinse solamente quando la stessa ragazza lo invitò al suo tavolo.
Nonostante fosse rimasto sorpreso e combattuto dalla proposta si sedersi con lei, alla fine la raggiunse.
Iniziarono a parlare ed il barbone le fece diverse confidenze.
Le raccontò che la maggior parte delle volte le persone erano cattive nei suoi confronti,

solo per il fatto che vivesse per strada.

Le ammise anche che furono le droghe a farlo finire per la strada e che per questo si odiava.
Lui continuava a sognare di essere il figlio del quale la propria madre possa essere orgogliosa, nonostante la donna fosse morta per un tumore diversi anni prima.
I due parlarono per più di un’ora, ma ad un certo punto la ragazza si rese conto che il tempo era trascorso in fretta e che si era fatto molto tardi.
Nel momento in cui la ragazza stava per alzarsi, il barbone le chiese di aspettare solo un momento e si mise a scrivere qualcosa su un foglietto tutto spiegazzato.
Le diede il foglio di carta in mano e le chiese scusa per la sua brutta lettera, poi si salutarono.
Quando la ragazza aprì il biglietto capì di aver fatto qualcosa di molto più importante che offrire un semplice pasto ad un mendicante.

Sul foglietto c’era scritto:

“Mi sarei voluto suicidare oggi, ma grazie a te non lo voglio più fare.
Grazie bella persona.”
A volte un gesto generoso o solamente un sorriso possono fare la differenza, più di quanto possiamo immaginare.

Storia vera, liberamente ispirata al racconto autobiografico di Casey Fisher

L’uomo che conosceva a memoria l’orario dei treni

L’uomo che conosceva a memoria l’orario dei treni

C’era una volta un uomo che sapeva a memoria l’orario ferroviario, perché l’unica cosa che gli dava gioia erano le ferrovie ed egli passava tutto il suo tempo alla stazione, guardava come i treni arrivavano e come ripartivano.
Osservava con meraviglia i vagoni, la forza delle locomotive, la grandezza delle ruote, etc, etc.
Conosceva ogni treno, sapeva da dove veniva, dove andava, quando sarebbe arrivato in un certo posto e quali treni ripartivano da quel posto e quando sarebbero arrivati.

Sapeva a memoria i numeri dei treni,

sapeva in che giorno viaggiavano e se avevano un vagone ristorante, se aspettavano o no delle coincidenze.
Sapeva anche quali treni avevano il vagone postale e quanto costavano i biglietti per le varie destinazioni.
Non aveva tempo per nient’altro nella vita, perché passava intere giornate alla stazione.
Quando poi, con la stagione, cambiava l’orario ferroviario, lui si studiava tutti i cambiamenti, imparava tutto a memoria.

Quando gli si chiedeva un’informazione, diventava raggiante:

non solo diceva l’orario di partenza e il numero del binario, ma aggiungeva anche tanti particolari superflui, come il numero dei vagoni, il numero del treno, tutte le possibili coincidenze, etc, etc.
Gli capitò che qualcuno lo piantò in asso, altrimenti il malcapitato avrebbe perso il treno.
In questi casi, si arrabbiava molto e gridava dietro alla persona che gli aveva chiesto informazioni:

“Lei non ha la minima idea di che cosa sia la ferrovia!

Lei non la conosce come la conosco io!”
Ma… lui personalmente non era mai salito su un treno in vita sua!
Li conosceva così bene dall’esterno che non sentì mai il bisogno di sperimentare che cosa fosse veramente viaggiare in treno.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il professore ed il contadino


Il professore ed il contadino

Un professore universitario stanco del proprio lavoro intellettuale decise di passare le vacanze in una fattoria.
In cambio dell’alloggio, si accordò con il contadino per eseguire qualche lavoro manuale.
Il primo giorno il contadino chiese al professore di svuotare il letame in fondo alla stalla e di spargerlo sul campo dietro la fattoria.
Alla sera quando il contadino ritornò dai campi trovò con grande meraviglia il lavoro già fatto.
Il secondo giorno il contadino chiese al professore di raccogliere e contare tutte le balle di fieno presenti nel terreno.

Alla fine della giornata quando il contadino tornò dai campi trovò il lavoro perfettamente eseguito.

Il terzo giorno il contadino, un po’ vergognandosi del lavoro pesante proposto al professore nei giorni precedenti, gli chiese di fare un’attività più modesta:
dividere le mele grosse dalle mele piccole e scartare le mele marce.
Quando il contadino alla sera ritornò dai campi, con grande meraviglia, vide che nulla era stato fatto.
Trovò il professore con in mano una mela che disse:
“È piccola o grossa?”

Brano senza Autore, tratto dal Web