Dipende dalle mani in cui si trova

Dipende dalle mani in cui si trova

Un pallone di basket nelle mie mani vale 20 euro.
Nelle mani di Michael Jordan vale circa 30 milioni di euro.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Una palla da baseball nelle mie mani vale 4 euro.
Nelle mani di Mark McGuire vale circa 17 milioni di euro.

Dipende dalle mani in cui si trova.

Una racchetta da tennis nelle mie mani è praticamente inutile.
Nelle mani di Venus Williams è la vittoria in un torneo.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Un bastone nelle mie mani tiene lontano un animale selvatico.
Un bastone, nelle mani di Mosè, divise il Mar Rosso.

Dipende dalle mani in cui si trova.

Una fionda nelle mie mani è un giocattolo per bambini.
Una fionda nelle mani di Davide è un’arma straordinaria.
Dipende dalle mani in cui si trova.

Due pesci e cinque pani nelle mie mani sono una buona merenda.
Due pesci e cinque pani nelle mani di Dio sfamano moltitudini di popoli.

Dipende dalle mani in cui si trovano.

I chiodi nelle mie mani possono produrre una cuccia per cani.
Nelle mani di Gesù Cristo producono salvezza per il mondo intero.
Dipende dalle mani in cui si trovano.

Come vedi, tutto dipende dalle mani in cui gli oggetti si trovano.
Allora, metti i tuoi ragionamenti, le tue preoccupazioni, le tue paure, le tue speranze, i tuoi sogni, la tua famiglia e i tuoi rapporti con gli altri nelle mani di Dio, perché…
Dipende dalle mani in cui si trovano.

Brano senza Autore

L’orsacchiotto di peluche e la renna

L’orsacchiotto di peluche e la renna

Misha era un orsacchiotto di peluche.
Aveva le piante dei piedi in velluto avana, una sciarpetta e un nasetto, sempre di velluto, marrone.
Apparteneva ad una bambina capricciosa, che a volte lo colmava di coccole e a volte lo sbatteva di malagrazia sul pavimento prendendolo per le delicate orecchie di stoffa.
Così, un bel giorno, Misha prese la più grande decisione della sua vita: scappare.
Approfittò della confusione dei giorni che precedevano il Natale, infilò la porta e si riprese la libertà.
Se ne andò nella neve battendo i tacchi, felice come non era mai stato.

In ogni angolo faceva scoperte meravigliose:

gli alberi, gli insetti, gli uccelli, le stelle.
Misha sgranava gli occhi:
era tutto così incredibilmente bello.
Venne la sera di Natale, quella in cui tutte le creature sono invitate a fare una buona azione.
Misha sentì i sonagli di una slitta.
Era una Renna che correva tirando una slitta carica di pacchetti avvolti in carta colorata.
La Renna vide l’orsacchiotto, si fermò e gli spiegò, con molta cortesia che sostituiva Babbo Natale, il quale era troppo vecchio e malandato e con tutta quella neve non poteva andare in giro a piedi.

La Renna invitò Misha a salire.

E così Misha cominciò a girare città e paesi sulla slitta magica di Babbo Natale.
Era proprio lui che deponeva in ogni camino un giocattolo o un regalino confezionato apposta.
Si divertiva, era pieno di gioia.
Se fosse rimasto il piccolo saggio giocattolo, avrebbe mai conosciuto una simile notte?
Ed ecco che arrivò l’ultima casa: una povera capanna ai margini del bosco.
Misha cacciò la mano nel gran sacco, cercò, frugò: non c’era più niente!
“Renna, o Renna!
Non c’è più niente nel tuo sacco!” disse l’orsacchiotto.

“Oh!” gemette la Renna.

Nella capanna viveva un ragazzino ammalato.
L’indomani, svegliandosi, avrebbe visto le sue scarpe vuote davanti al camino?
La Renna guardò Misha coi suoi begli occhi profondi.
Allora Misha sospirò, abbracciò con un colpo d’occhio la campagna dove gli piaceva tanto gironzolare tutto solo e, alzando le spalle, mettendo avanti una zampa dopo l’altra, uno-due, uno-due, per fare la sua buona azione di Natale, entrò nella capanna, si rannicchiò in una scarpa e aspettò il mattino.

Brano senza Autore

Un giocattolo in regalo

Un giocattolo in regalo

Una giovane coppia entrò nel più bel negozio di giocattoli della città.
L’uomo e la donna guardarono a lungo i colorati giocattoli allineati sugli scaffali, appesi al soffitto, in lieto disordine sui banconi.
C’erano bambole che piangevano e ridevano, giochi elettronici, cucine in miniatura che cuocevano torte e pizze.

Non riuscivano a prendere una decisione.

Si avvicinò a loro una graziosa commessa.
“Vede,” spiegò la donna, “noi abbiamo una bambina molto piccola, ma siamo fuori casa tutto il giorno e spesso anche di sera.”

“È una bambina che sorride poco.” continuò l’uomo.

“Vorremmo comprarle qualcosa che la renda felice,” riprese la donna, “anche quando noi non ci siamo…
Qualcosa che le dia gioia anche quando è sola.”
“Mi dispiace,” sorrise gentilmente la commessa “ma noi non vendiamo genitori!”

Brano tratto dal libro “A volte basta un raggio di sole.” di Bruno Ferrero. Edizione ElleDiCi.

L’astronauta in viaggio (La scoperta del pianeta Terra)

L’astronauta in viaggio
(La scoperta del pianeta Terra)

Ciao mia cara,
Non vedo l’ora di poteri abbracciare!
Da quanto tempo è che non ci vediamo:
più o meno saranno 3000 anni luce.
Non puoi immaginare quanto mi manchi e mi sembra ieri quando ci siamo lasciati.
Quanta fatica, e per quanto tempo abbiamo sognato di poter raggiungere un pianeta abitato come il nostro.
Mi sembra ieri quando i primi pionieri del volo violarono la quiete del cielo sfidando le leggi della natura; sento l’eco delle loro grida di gioia che risuonano nel tempo.
Noi, noi siamo la storia!
Ma a dirti la verità non è proprio come me lo aspettavo…

Ah, come sta la piccola?

Dalle un bacio e dille che presto il papà tornerà a casa.
Qui, il pianeta è insopportabile:
c’è un atmosfera irrespirabile, umida e piena d’acqua, tanto che la senti infilarsi nella tua tuta spaziale.
Le terre emerse occupano solo un terzo della superficie e per di più gli abitanti del pianeta con le loro costruzioni la stanno devastando, per non parlare dei rapporti che hanno tra loro:
sembrano divisi in tribù, parlano in lingue diverse e si comportano differentemente:
alcuni godono di stima e si vantano di possedere delle pietre luccicanti; hai presente quel metallo che noi usiamo per fare i tappi, ecco quello, mentre altri non vengono nemmeno considerati.
Pensa che dopo tutto questo, ed è solo un piccolo assaggio, si credono la razza più intelligente dell’universo.

Ma dove andremo a finire?

Non sono capaci di organizzarsi, non sono ancora al nostro livello tecnologico, non fanno altro che mangiarsi il cibo l’un l’altro e per di più sono anche orribili nell’aspetto.
Quando siamo scesi ci hanno circondato con delle armi insignificanti, credendo di spaventarci, e ci osservavano come se fossimo dei marziani.
Potevo vestirmi di verde, così almeno li avrei fatti felici!
Sono veramente disgustosi:
hanno peli sul corpo per proteggersi dal clima del pianeta, a volte fa un caldo insopportabile mentre altre volte fa un freddo, forse mi sto ammalando…
Comunque dovresti vederli:
sono piccoli e gracili perché la forza di gravità è inferiore di due volte rispetto alla nostra.
Emettono degli strani suoni, un po’ stornanti e quasi mai dolci, mi sembra quasi di impazzire per quanto mi rimbombano nella testa.
Non sono per niente socievoli e si credono padroni di tutto, pensa che volevano farmi una miriadi di analisi come se fossi un giocattolo; tutti erano diffidenti con me.

E noi che eravamo venuti in pace!

Fortunatamente è una sciocchezza imparare la loro lingua:
è semplicissima ed ha una struttura razionale primitiva; un po’ come sono loro fisicamente.
Quasi quasi assomigliano ai nostri progenitori nella loro evoluzione più arretrata …
Ormai, ad esser sincero, mi sto abituando:
sai com’è tutto il mondo è paese ed io non posso rinnegare la tolleranza e la solidarietà fraterna che mi hanno insegnato i miei genitori fin da quando ero piccolino!
Tutto sommato basta abituarsi alle diversità.
Ah ! Mi stavo dimenticando di dirti che ho fatto una nuova amicizia:
si chiama Giuseppe ed un essere umano della Terra!

Brano senza Autore, tratto dal Web

Peter e il filo magico

Peter e il filo magico

C’era una volta Peter, un ragazzino molto vivace a cui tutti volevano bene: la sua famiglia, i suoi maestri e i suoi amici…
Ma Peter aveva un piccolo, grande problema.
Peter non riusciva a vivere il presente.
Non aveva imparato a godere della vita.
Quando era a scuola, sognava di essere fuori a giocare.
Quando giocava, sognava di essere già in vacanza.
Peter sognava sempre ad occhi aperti, non godendosi mai il presente che la vita gli offriva.
Un mattino, Peter stava camminando nel bosco vicino a casa.
Siccome si sentiva stanco, decise di fermarsi in una radura e di fare un pisolino.
Si addormentò come un sasso, ma dopo qualche minuto, si sentì chiamare per nome:
“Peter, Peter!” ripeteva una voce stridula.

Quando aprì gli occhi… sorpresa!

Si ritrovò dinnanzi una donna vecchia di almeno cent’anni, con i capelli candidi che le ricadevano sulle spalle come matasse di lana arruffata.
Nella mano rugosa aveva una pallina magica, con un foro nel centro da cui pendeva un lungo filo dorato.
“Peter,” disse la vecchia, “questo è il filo della vita.
Se lo tiri piano piano, in pochi secondi passerà un’ora, se tiri più forte, in pochi minuti passeranno giorni interi.
Se tiri con tutta la tua forza, in pochi giorni passeranno dei mesi o addirittura degli anni!”
Peter era eccitato dalla scoperta.
“Oh, mi piacerebbe tanto averlo!” esclamò smanioso.
Allora la vecchietta si chinò e gli diede la pallina con il filo magico.
Il giorno dopo, Peter era seduto nel suo banco a scuola, e si sentiva annoiato e irrequieto. Improvvisamente si ricordò del suo nuovo giocattolo.

Tirò il filo pian piano e si trovò subito a casa, a giocare nel suo giardino.

Rendendosi conto dei poteri del filo magico, Peter presto si stancò di andare a scuola e desiderò essere un ragazzo più grande, alla scoperta della vita.
Allora tirò il filo un po’ più forte e si ritrovò adolescente, con una ragazza di nome Elise.
Ma Peter non era ancora soddisfatto.
Egli non era in grado di cogliere la bellezza di ogni istante e di esplorare le semplici meraviglie offerte dalle diverse fasi della vita.
Sognava invece di essere già adulto, e così tirò di nuovo il filo, sicché gli anni passarono in un lampo.
Si ritrovò allora trasformato in un uomo maturo.
Elise era diventata sua moglie e Peter era circondato da tanti bambini.
Ma notò un’altra cosa:
i suoi capelli neri avevano iniziato a diventare grigi, e la sua dolce e adorata mamma era diventata vecchia e debole.

Eppure, Peter ancora non riusciva a vivere il presente.

Perciò, tirò un’altra volta il filo d’oro e attese la nuova trasformazione.
Adesso aveva novant’anni.
Ormai i suoi folti capelli scuri erano diventati bianchi come la neve e la moglie, un tempo bellissima, era morta già da qualche anno.
I suoi deliziosi bambini erano cresciuti ed erano usciti di casa per vivere la loro vita.
Così, a un tratto, Peter si rese conto di non essersi mai fermato a godere di nulla.
Non era mai andato a pescare con suo figlio, non aveva mai fatto una passeggiata al chiaro di luna con sua moglie, non aveva mai piantato un albero… e non aveva mai nemmeno trovato il tempo di leggere quei bellissimi libri che tanto piacevano a sua madre.
Era sempre andato di corsa, senza fermarsi a guardare le bellezze che adornavano il suo cammino.

Questa scoperta rattristò molto Peter.

Allora, per riordinare le idee e rasserenarsi un po’, decise di andare a fare un giro nel bosco dove era solito giocare da bambino.
Entrò nel bosco, si accorse che gli alberelli della sua infanzia erano diventati querce gigantesche; era stupendo, sembrava di trovarsi in un Paradiso Terrestre.
Allora si distese sull’erba di una radura e si addormentò profondamente.
Dopo qualche minuto, qualcuno lo chiamò: “Peter, Peter!”
Aprì gli occhi e con suo grande stupore rivide la vecchia che gli aveva regalato la pallina molti anni prima.
“Ti è piaciuto il mio regalo?” chiesa la vecchia.
“All’inizio è stato divertente, ma ora lo odio a morte.” disse Peter, “Tutta la vita mi è passata davanti agli occhi senza che potessi goderne un solo istante.
Certo, ci saranno anche stati dei momenti molto belli e altri molto tristi, ma non ho avuto la possibilità di coglierli.

Ora mi sento vuoto, mi manca il dono della vita!”

“Sei davvero un ingrato!” disse la vecchietta, “Ma ti concederò di esprimere un ultimo desiderio.”
Peter ci pensò un istante e poi rispose fulmineamente:
“Vorrei ridiventare bambino e riprovare a vivere daccapo!”
Poi si riaddormentò.
A un tratto sentì di nuovo che qualcuno lo chiamava, e si risvegliò.
“Chi sarà questa volta?” si chiese.
Quando aprì gli occhi, scoprì con gioia che era sua madre che lo stava chiamando, e che era tornata giovane, sana e forte.
Allora Peter si rese conto che la vecchietta aveva mantenuto la promessa e che l’aveva riportato all’infanzia.
“Su, Peter, dormiglione!
Se non ti sbrighi ad alzarti farai tardi a scuola!” lo ammoniva sua madre.
Naturalmente Peter scattò su dal letto e da quel momento incominciò a vivere come aveva sperato: una vita piena, ricca di gioie, soddisfazioni e successi…
Ma tutto ebbe inizio quando smise di sacrificare il presente per il futuro e si rese conto di dovere vivere nell’oggi.

Brano tratto dal libro “Il monaco che vendette la sua Ferrari.” di Robin Sharma

La grande fiera del giocattolo

La grande fiera del giocattolo

In una città con tantissimi bambini era finalmente arrivato l’avvenimento dell’anno:
la grande fiera del giocattolo.
Natale era infatti alle porte e ogni anno, in questo periodo, la città organizzava la fiera.
Era una fiera molto conosciuta:
i venditori venivano da tutte le parti del mondo per far conoscere la loro merce.
Là vi erano tutti i regali possibili che i genitori potevano fare ai loro bambini per renderli felici.
Per l’occasione, un ricco direttore di banca decise di prendere il pomeriggio della vigilia di Natale libero:
voleva anche lui visitare la fiera quest’anno!

Mentre si avviava, pensava tra sé:

“Questo Natale voglio regalare al mio bambino una cosa molto bella ed interessante.
Me lo posso permettere, ho lavorato sodo tutto l’anno e sono disposto a spendere molto, anzi, tantissimo!”
Quello stesso pomeriggio anche un giardiniere si recava alla fiera e camminando pensava:
“È stato un anno un po’ duro con il mio piccolo stipendio, però sono riuscito ugualmente a risparmiare un pochino, spero di poter comprare qualcosa di carino alla mia bambina!”
Intanto, le loro mogli erano rimaste a casa con i bambini e preparavano il pranzo di Natale.
Il bambino del direttore era nella sua cameretta.
Nonostante la stanza fosse molto bella e vi fosse un armadio colmo di pupazzi e giocattoli, egli era un po’ triste.
Pensava infatti al suo papà.

Lo vedeva così poco.

La sera tornava dal lavoro proprio quando lui doveva andare a letto.
Oppure era occupato, perché si portava anche del lavoro a casa.
Cercava di consolarsi pensando che domani sarebbe stato Natale e che avrebbe ricevuto altri bei regali.
Ma la cosa che più lo rasserenò era che finalmente il papà domani poteva essere a casa con lui tutto il giorno.
La bambina del giardiniere invece aiutava serenamente la mamma a preparare il pranzo di Natale.
Non aveva molti giocattoli, ma, grazie alla vivacità e alla fantasia dei suoi genitori, non si sentiva mai sola.
“Domani è Natale, chissà che bei giochi faremo tutti insieme!” pensava felice.
Giunto alla fiera, il banchiere cominciò subito a guardare con occhio critico ogni giocattolo esposto.

C’era tutto ciò che un bambino potesse desiderare:

dai trenini elettrici alle biciclette, dai pupazzi di peluche ai libri, ecc.
Voleva comperare qualcosa di veramente grande per suo figlio, ma soprattutto qualcosa che lo tenesse occupato e al tempo stesso lo divertisse.
Era sempre così impegnato e concentrato nel suo lavoro che non gli dedicava molto tempo per giocare insieme.
Il giardiniere, arrivato anche lui alla fiera, si guardava in giro con calma.
Era solo un po’ preoccupato perché sperava di trovare qualcosa che potesse piacere alla sua bambina e che non fosse troppo caro.
Anche se sapeva che non avrebbe potuto comprare molto, non si lasciò sfuggire niente.
Voleva raccontare e descrivere alla sua bambina ogni cosa vista.
Verso sera il direttore ed il giardiniere si incontrarono per caso davanti ad una stanza dove all’ingresso c’era un grande cartellone con la scritta:
“Qui puoi trovare il regalo più bello per tuo figlio.”
Videro entrare molta gente incuriosita, ma quasi tutti uscivano delusi e scontenti.

Incuriositi, a loro volta decisero di entrare.

Era una grande stanza con le pareti bianchissime, molto illuminata, era quasi vuota e non c’erano giocattoli.
In fondo alla stanza c’era soltanto un grande specchio antico appeso al muro e davanti ad esso, seduto ad una scrivania, un vecchio signore con una lunga barba bianca.
Egli scriveva ed ogni tanto guardava la gente che entrava e usciva.
Il direttore, perplesso e deluso, stava per uscire subito, ma quando vide il giardiniere avvicinarsi al vecchio chiedendogli gentilmente chi fosse, si avvicinò lentamente anche lui.
Sentì il vecchio rispondere:
“Sono molto anziano, per tutta la vita ho costruito giocattoli per i bambini del mondo.
Ma quest’anno ho portato qualcosa di particolare e prezioso, questo bellissimo specchio antico alle mie spalle.”
Il direttore ed il giardiniere si guardarono in faccia stupiti, poi riguardarono lo specchio.
Disorientato e quasi irritato il direttore si girò per andarsene, ma ancora una volta si fermò, perché vide il giardiniere stringere la mano al vecchio e con il volto felice esclamare:

“Ho capito!

Ora so cosa regalare alla mia bambina.
Non sono più preoccupato, arrivederci e grazie mille!”
Il giardiniere uscì poi felice dalla stanza.
Il banchiere, rimasto solo, guardò di nuovo lo specchio e pensò che cosa potesse fare un bambino con uno specchio così antico e fragile.
Non osando chiederlo al vecchio, che incuteva molto rispetto, uscì in fretta per cercare di raggiungere il giardiniere.
Non appena lo trovò gli chiese subito che cosa mai avesse capito.
“Mi dispiace, non posso dirtelo!” rispose il giardiniere “Devi arrivarci da solo.
Vedrai che un giorno capirai il perché questo possa essere il regalo più bello per tuo figlio!”
Il giorno di Natale, la figlia del giardiniere aprì il regalo e tutta felice ammirò con gioia le bellissime penne colorate ed i grandi fogli bianchi da disegno che suo padre le aveva comperato alla grande fiera del giocattolo.

Si alzò e lo abbracciò:

“Grazie papà, così potremo disegnare insieme tutte le belle cose che hai visto alla fiera.”
“Non solo, bambina mia.” disse il padre “Potremo disegnare altre cose molto più belle, per esempio la neve!
Guarda fuori dalla finestra, sta ancora nevicando!
Sai, questa notte, dopo molti anni, ha nevicato tantissimo.
E siccome tu non hai ancora visto la neve, più tardi andremo con la mamma a fare una passeggiata tutti insieme e così potrai toccarla e giocare.
Potremo lanciarci palle e fare un pupazzo… vedrai che bello!”
Anche il figlio del banchiere era contento quel mattino.
Stava aprendo un grandissimo pacco ricevuto in regalo.
Con sorpresa non finiva più di tirare fuori dal pacco tanti piccoli vagoni di un treno; c’erano anche le rotaie e molte casette che figuravano da stazioni e case di campagna, verde per i prati, per i monti, alberi e siepi, e persino un fiumicello con i suoi ponti.

Era molto felice:

sicuramente il papà lo avrebbe aiutato a costruirlo!
Oggi finalmente era tutto il giorno a casa con lui e la mamma.
Ma, mentre si avvicinava per abbracciarlo e ringraziarlo, suonò il telefono.
Il padre si alzò dalla poltrona e andò a rispondere.
Il suo viso si fece serio.
Riattaccò e guardando un po’ triste la moglie ed il figlio riferì:
“Anche oggi il lavoro mi chiama!
Mi dispiace molto, ma domani devo essere a New York per una conferenza importante.
Devo partire subito!”
La moglie non disse nulla.
Era abituata.
Il bambino invece ci restò male.
Il suo viso si fece triste e gli spuntarono due lacrime.
Il papà lo notò e cercò di consolarlo:
“Non piangere!

Lo sai che ti voglio molto bene.

Poi, per il trenino, non occorre proprio che ci sia anch’io!
Potrai costruirlo con la mamma!”
Il bambino si girò e stava per scappare piangendo nella sua stanza, ma inciampò in un pacchetto tutto bianco avvolto con un nastro rosso.
Si chinò e seduto sul tappeto cominciò ad aprire il pacco.
Era triste e cercò di consolarsi con questo nuovo regalo.
I genitori si guardarono perplessi.
Quindi il padre chiese:
“Non credevo ci fossero altri regali, sei stata tu?”
“No!” rispose la mamma “Sono rimasta tutto il giorno a casa a preparare il pranzo.
Non so chi possa averlo messo sotto l’albero di Natale.”
Il padre si avvicinò preoccupato al bambino e al regalo.
Voleva sapere da dove provenisse e soprattutto assicurarsi che non contenesse qualcosa di pericoloso.
Il bambino intanto aveva aperto delicatamente il pacco e con sorpresa tirò fuori una palla rossa con tanti puntini bianchi, come tanti fiocchi di neve.
Il padre guardò il figlio ed il regalo e poi prese la scatola per vedere se c’era qualche bigliettino con il nome di chi lo aveva regalato.
Con stupore lo trovò:

“Babbo Natale.”

Chiuse gli occhi pensieroso e subito si ricordò del vecchio con la lunga barba bianca che incuteva tanto rispetto.
Poi si ricordò anche dello specchio e delle parole che erano scritte all’ingresso della stanza:
“Qui puoi trovare il regalo più bello per tuo figlio.”
E finalmente capì anche lui e si commosse.
Nello specchio aveva visto la sua immagine e si rese conto che lui stesso era il regalo più bello per suo figlio!
Questo il giardiniere l’aveva capito subito!
Abbracciò il bambino e piangendo di felicità esclamò:
“Oggi non parto.
Rimaniamo insieme!
Oggi sei tu più importante del mio lavoro.
Dai che usciamo in giardino, giocheremo con la palla nuova e la mamma farà il tifo per noi.”
Mentre tutta la famiglia usciva felice per giocare insieme, cominciò a nevicare anche là dove abitava il bambino che, da quel giorno, non si sentì più solo e triste.

Brano senza Autore, tratto dal Web

Il Sasso. La persona distratta vi è inciampata. Quella violenta, l’ha usato come proiettile.

L’imprenditore l’ha usato per costruire.
II contadino stanco invece come sedia.
Per i bambini è un giocattolo.
Davide uccise Golia e Michelangelo ne fece la più bella scultura.
In ogni caso, la differenza non l’ha fatta il sasso, ma l’uomo.
Non esiste sasso sul tuo cammino che tu non possa sfruttare per la tua propria crescita.

Citazione Anonima.