L’alpinista e Dio

L’alpinista e Dio

Si narra che un alpinista, fortemente motivato a conquistare un’altissima vetta, iniziò la sua impresa dopo anni di preparazione.
Deciso a non spartire la gloria con alcuno, iniziò l’impresa senza compagni.
Iniziò l’ascesa ma si fece tardi, sempre più tardi, senza che egli si decidesse ad accamparsi, insistendo nell’ascesa.

Ben presto si fece buio.

La notte giunse bruscamente sulle alture della montagna e non si poteva vedere assolutamente nulla.
Tutto era tenebra, il buio regnava sovrano, la luna e le stelle erano coperte dalle nubi.
Salendo per un costone roccioso, a pochi metri dalla cima, scivolò e precipitò nel vuoto, cadendo a velocità vertiginosa.
Nella caduta, l’alpinista poteva appena vedere delle macchie scure e sperimentare la sensazione di essere risucchiato dalla forza di gravità.

Continuava a cadere…

In quegli attimi angosciosi, gli passarono per la mente gli episodi più importanti della sua vita.
Rifletteva, ormai vicino alla morte.
D’improvviso avvertì il violento strappo della lunga fune che aveva assicurato alla cintura.
In quel momento di terrore, sospeso nel vuoto, non gli rimase che gridare:
“Dio mio, aiutami!”
Improvvisamente una voce grave e profonda dal cielo gli domandò:

“Cosa vuoi che io faccia?”

“Mio Dio, salvami!” supplicò l’alpinista.
“Credi realmente che io possa salvarti?” chiese la voce.
“Sì, mio Signore. Lo credo.” replicò l’alpinista.
“Allora, recidi la corda che ti sostiene!” esclamò la voce.
Ci fu un momento di silenzio; poi l’uomo si avvinse ancora più fortemente alla corda.

Il resoconto della squadra di soccorso, afferma che l’alpinista fu trovato, ormai morto per congelamento, fortemente avvinghiato alla corda… a soli due metri dal suolo!

Brano senza Autore

Signore, lasciami prendere il tuo posto

Signore, lasciami prendere il tuo posto

Il vecchio eremita Sebastiano pregava di solito in un piccolo santuario isolato su una collina.
In esso si venerava un crocifisso che aveva ricevuto il significativo titolo di “Cristo delle Grazie.”
Arrivava gente da tutto il paese per impetrare grazie e aiuto.
Il vecchio Sebastiano decise un giorno di chiedere anche lui una grazia e, inginocchiato davanti all’immagine, pregò:
“Signore, lasciami prendere il tuo posto.
Voglio soffrire con te.
Voglio stare io sulla croce.”
Rimase silenzioso con gli occhi fissi alla croce, aspettando una risposta.

Improvvisamente il Crocifisso mosse le labbra e gli disse:

“Amico mio, accetto il tuo desiderio, ma ad una condizione:
qualunque cosa succeda, qualunque cosa tu veda, devi stare sempre in silenzio!”
“Te lo prometto, Signore.” rispose Sebastiano.
Avvenne lo scambio.
Nessuno dei fedeli si rese conto che ora c’era Sebastiano inchiodato alla croce, mentre il Signore aveva preso il posto dell’eremita.
I devoti continuavano a sfilare, invocando grazie, e Sebastiano, fedele alla promessa, taceva.
Finché un giorno…
Arrivò un riccone e, dopo aver pregato, dimenticò sul gradino la sua borsa piena di monete d’oro.

Sebastiano vide, ma conservò il silenzio.

Non parlò neppure un’ora dopo, quando arrivò un povero che, incredulo per tanta fortuna, prese la borsa e se ne andò.
Né aprì bocca quando davanti a lui si inginocchiò un giovane che chiedeva la sua protezione prima di intraprendere un lungo viaggio per mare.
Ma non riuscì a resistere quando vide tornare di corsa l’uomo ricco che, credendo che fosse stato il giovane a derubarlo della borsa di monete d’oro, gridava a gran voce per chiamare le guardie e farlo arrestare.
Si udì allora un grido:
“Fermi!”
Stupiti, tutti guardarono in alto e videro che era stato il crocifisso a gridare.
Sebastiano spiegò come erano andate le cose.
Il ricco corse allora a cercare il povero.
Il giovane se ne andò in gran fretta per non perdere il suo viaggio.
Quando nel santuario non rimase più nessuno, Cristo si rivolse a Sebastiano e lo rimproverò:

“Scendi dalla croce.

Non sei degno di occupare il mio posto.
Non hai saputo stare zitto!”
“Ma, Signore!” protestò, confuso, Sebastiano, “Dovevo permettere quell’ingiustizia?”
“Tu non sai,” rispose il Signore, “che al ricco conveniva perdere la borsa, perché con quel denaro stava per commettere un’ingiustizia.
Il povero, al contrario, aveva un gran bisogno di quel denaro.
Quanto al ragazzo, se fosse stato trattenuto dalle guardie avrebbe perso l’imbarco e si sarebbe salvato la vita, perché in questo momento la sua nave sta colando a picco in alto mare!”

Brano tratto dal libro “C’è qualcuno lassù.” di Bruno Ferrero. Edizioni ElleDiCi.

Il salto nelle braccia di papà

Il salto nelle braccia di papà

Era una famiglia felice e viveva in una casetta di periferia.
Ma una notte scoppiò nella cucina della casa un terribile incendio.

Mentre le fiamme divampavano, genitori e figli corsero fuori.

In quel momento si accorsero, con infinito orrore, che mancava il più piccolo, un bambino di cinque anni.
Al momento di uscire, impaurito dal ruggito delle fiamme e dal fumo acre, era tornato indietro ed era salito al piano superiore.
Che fare?
Il papà e la mamma si guardarono disperati, le due sorelline cominciarono a gridare.

Avventurarsi in quella fornace era ormai impossibile…

E i vigili del fuoco tardavano.
Ma ecco che lassù, in alto, s’aprì la finestra della soffitta e il bambino si affacciò, urlando disperatamente:
“Papà! Papà!”
Il padre accorse e gridò: “Salta giù!”
Sotto di se il bambino vedeva solo fuoco e fumo nero, ma senti la voce e rispose:

“Papà, non ti vedo…”

“Ti vedo io, e basta. Salta giù!” urlò l’uomo.
Il bambino saltò e si ritrovò sano e salvo nelle robuste braccia del papà, che lo aveva afferrato al volo.

Brano tratto dal libro “C’è qualcuno lassù.” di Bruno Ferrero

La volpe con la pancia piena

La volpe con la pancia piena

L’inverno era ormai alle porte.
Gli alberi privi di foglie non offrivano più alcun riparo ed i piccoli animali si erano già preparati ad affrontare il freddo.
Una giovane volpe vagava solitaria in cerca di un po’ di cibo con il quale placare quella fame terribile che l’aveva colpita.

Erano molti giorni che non mangiava.

Le sue abituali prede si erano rifugiate in caldi ripari nutrendosi con le scorte alimentari raccolte durante l’estate ed era impossibile stanarli.
Così, il povero animale camminava sconsolato pensando che la fame era veramente una brutta nemica.
All’improvviso, un profumo delizioso le stuzzicò le narici.
La volpe si avvicinò al punto da cui si propagava l’inaspettata fragranza e finalmente vide un enorme pezzo d’arrosto premurosamente sistemato nell’incavo di una quercia.

Sicuramente era il pranzo dimenticato da qualche pastore.

L’animale si intrufolò nella cavità della pianta, riuscendo ad entrarvi con molta fatica.
Quando si trovò all’interno del buco poté placare la propria irresistibile fame, divorando la carne in un boccone.
Trascorsi alcuni minuti, la volpe con la pancia spaventosamente piena, decise di uscire dall’incavo per tornare all’aperto.
Ma appena tentò di oltrepassare il buco dal quale era entrata scoprì di non essere più in grado di superarlo!
Aveva mangiato troppo ed era diventata molto più grossa rispetto a prima.
Spaventatissima si sforzò così tanto per uscire che alla fine rimase irreparabilmente incastrata nella fenditura!
Lo sfortunato animale iniziò a gridare finché una seconda volpe passando la vide e saputo quanto accaduto disse:

“È inutile strillare.

Avresti dovuto avere pazienza ed aspettare tranquilla all’interno della pianta fino a quando la tua pancia non diminuiva.
Invece l’impulsività ti ha ridotto in questa condizione e dovrai comunque aspettare finché non smaltirai ciò che hai mangiato.”
Così, la povera volpe rimase incastrata nella cavità per più di un giorno, rimpiangendo il calduccio che avrebbe trovato se avesse aspettato paziente all’interno della quercia.

Brano di Esopo

Pagato in pieno!

Pagato in pieno!

Dopo aver vissuto una vita “decente”, il mio tempo sulla terra giunse alla fine.
La prima cosa che ricordo è che stavo seduto su una sedia nella sala d’aspetto di ciò che pensai fosse un’aula di tribunale.
Le porte si aprirono e mi comandarono di entrare e di prendere posto al tavolo della difesa.
Mentre mi guardavo attorno, vidi l’accusatore, era un malvagio dall’aspetto angelico, il quale ringhiava mentre mi fissava.
Sinceramente era la persona più malvagia che avessi mai visto.
Mi sedetti e guardai alla mia sinistra, lì c’era il mio avvocato, una persona dall’aspetto gentile e amorevole, mi era molto familiare.
La porta all’angolo si aprì e apparve il giudice, vestito di una tunica lunga, il quale emanava una meravigliosa presenza, mentre camminava verso il suo posto, tanto che non potevo fare a meno di guardarlo.

Quindi disse: “Cominciamo!”

L’accusatore cominciò e disse:
“Il mio nome è Satana e sono qui per mostrarvi perché quest’uomo appartiene all’inferno!”
Continuò mettendo in luce le bugie che dissi, le cose che rubai e quando nel passato tradii il prossimo e altre terribili perversioni, che sono state parte della mia vita e, più lui parlava più mi sentivo sprofondare giù.
Ero così imbarazzato che non riuscivo a guardare nessuno, nemmeno il mio avvocato.
Il diavolo parlava di peccati che avevo completamente dimenticato; ero talmente sconvolto all’udire tutte queste cose che Satana stava dicendo, ma lo ero anche perché il mio avvocato stava seduto in silenzio, senza offrire nessuna forma di difesa.
Sapevo di essere colpevole di quelle cose, ma avevo fatto anche delle cose buone durante la mia vita, non avrebbero potuto esse alla fine riparare i danni che avevo causato?

Satana concluse con forza dicendo:

“Quest’uomo appartiene all’inferno, egli è colpevole di tutto ciò che ho appena detto e nessuno può provare il contrario!”
Quando fu il suo turno, il mio avvocato prima di tutto chiese se si potesse avvicinare al giudice e gli fu concesso nonostante la forte obiezione di Satana, ma il giudice gli disse di farsi avanti.
Quando si alzò e cominciò a camminare, fui in grado di vederlo nel suo pieno splendore e maestà.
Capii perché mi sembrava così familiare.
Gesù era il mio Avvocato!
Egli si fermò davanti al giudice e dolcemente gli disse: “Ciao Padre!”
Quindi si rivolse alla corte:
“Satana ha detto bene dicendo che quest’uomo ha peccato, non negherò nulla di ciò che ha detto, ed è vero che la pena per il peccato è la morte e quest’uomo merita di essere punito!”
Gesù fece un profondo respiro e si rivolse al padre suo con le braccia aperte dicendo:
“Ad ogni modo sono morto sulla croce così che questa persona potesse ottenere la vita eterna e lui mi ha accettato come suo Salvatore, così che lui è mio!”

Il Signore continuò dicendo:

“Il suo nome è scritto nel libro della vita e nessuno può strapparmelo.
Satana ancora non l’ha capito del tutto!
Quest’uomo non deve essere consegnato alla giustizia ma alla misericordia.”
Quindi Gesù riprese il suo posto e tranquillamente fece una pausa guardando suo Padre, poi continuò:
“Non c’è altro che è necessario fare.
Ho già fatto ogni cosa!”
Il Giudice alzò le Sue potenti mani e diede la sentenza.

Le seguenti parole uscirono dalle Sue labbra:

“Quest’uomo è libero.
La pena per lui è stata pagata in pieno, il caso è chiuso!”
Mentre il Signore mi guidava fuori, potei sentire Satana infuriato gridare:
“Non mi scoraggio, vincerò sul prossimo!”
Quindi rivolgendomi a Gesù con gratitudine gli chiesi:
“Hai mai perso una causa?”
Cristo mi sorrise amorevolmente e mi rispose:
“Tutti coloro che vengono a me e mi chiedono di rappresentarli, ricevono lo stesso verdetto:
Pagato in pieno!”

Brano senza Autore, tratto dal Web

Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?


Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?

Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
“Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?”
“Gridano perché perdono la calma.” rispose uno di loro.
“Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?” disse nuovamente il pensatore.
“Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti.” replicò un altro discepolo.

E il maestro tornò a domandare:

“Allora non è possibile parlargli a voce bassa?”
Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò:
“Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati?
Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro.
D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente.

E perché?

Perché i loro cuori sono molto vicini.
La distanza tra loro è piccola.
A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano.
E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi.

I loro cuori si intendono.

E’ questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.”
Infine il pensatore concluse dicendo:
“Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.”

Brano di Mahatma Gandhi