La guerra non dichiarata

La guerra non dichiarata

Una catena di montagne, ricche di ghiacciai e torrenti, che le tormentavano e le rendevano pressoché inespugnabili, segnava il confine di due nazioni.
Erano due nazioni quasi gemelle, abitate da popolazioni che si assomigliavano quasi in tutto, e perciò erano in continua lite.
I due popoli si contrastavano con ferocia in tutti i campi, da quello economico, a quello diplomatico, a quello sportivo.

Finché, ad un certo punto,

fra i due popoli confinanti divenne inevitabile la guerra.
I comandanti delle due armate inviarono agenti segreti ad informarsi sulle località dove fosse più facile un’irruzione in terra nemica.
I messaggeri fecero ritorno ed entrambi riferirono la stessa cosa.
“Esiste solo un punto, sul confine fra le due regioni, dove si possa riscontrare tale possibilità!”
I generali, da una parte e dall’altra, sorrisero soddisfatti e puntarono il dito sulla carta geografica:
“Ed allora è lì che attaccheremo con le nostre colonne corazzate!”
Già pregustavano il rombo dei cingolati, il fuoco delle artiglierie, la rapida vittoria, la gloria e le medaglie.

Da entrambe le parti, tuttavia,

gli agenti segreti si mostravano a disagio:
“Proprio in quel posto, però, abita un piccolo contadino, laborioso, in una piccola casa insieme alla moglie, molto graziosa.
Si amano e si dice che siano le persone più felici della terra: hanno anche un bambino.
Se noi dovessimo attraversare il loro podere ed accamparci nelle loro vicinanze, certamente distruggeremmo la loro felicità!”
Sulla faccia dei generali si spense il sorriso.

Tacquero sconcertati.

“Non si può fare questa guerra!” dissero all’unisono da una parte e dall’altra del confine.
E la guerra non fu dichiarata.

Brano senza Autore

Il re e la montagna di rose

Il re e la montagna di rose

C’era una volta un re che abitava una montagna dove migliaia di rose di tutti i colori crescevano rigogliose per tutto l’anno.
In quel regno uomini, donne e bambini vivevano in pace tra loro e con i paesi confinanti.

Un giorno arrivarono nel Regno delle rose dei messaggeri che portarono cattive notizie.

Il re di un paese lontano aveva cominciato un lungo e terrificante viaggio con i suoi eserciti, alla conquista di tutti i regni che incontravano sul loro cammino.
Gli uomini dell’imperatore conquistatore proposero al re delle rose di arrendersi.
“Mai,” rispose lui, “il mio regno dovrà restare libero da ogni schiavitù o imperialismo!”
Purtroppo dopo pochi giorni arrivarono i cavalieri stranieri che iniziarono a distruggere i roseti e le case che incontravano sulla via per la fortezza.
Il re che voleva difendere il suo regno, fu fatto prigioniero e portato in una terra lontana.

Riuscito a fuggire, tornò al suo regno.

Sulla strada del ritorno, da lontano, riusciva a vedere la montagna, ma niente altro.
Infatti l’imperatore aveva distrutto tutte le piante di rose.
Per vendicarsi, il re decise che avrebbe ricostruito tutto come era prima.
Ora che aveva sconfitto il potente imperatore e aveva scatenato contro di lui i popoli conquistati, non rimaneva che ricominciare.
Il re ripensò allo splendore del suo giardino di rose sotto il sole e comprese che cosa aveva attirato gli stranieri sulla sua montagna.

Erano state la serenità e la gioia di un paese bello e semplice come un fiore.

Ma invece di arrendersi al grigio di una natura nascosta, il re volle accrescere l’abbondanza di colori e di vita del suo giardino.
All’arrivo della bella stagione, la montagna era tornata la patria della felicità.
Ormai i roseti arrivavano fino ai piedi dell’altura, non si fermavano come prima della guerra, intorno al castello.
Da tutti i popoli confinanti, quella era conosciuta come la “Montagna di rose!”

Brano senza Autore, tratto dal Web